Teramo e Provincia

Colonnella: “REALIZZAZIONE DELLA CITTA’ EUROPEA DEL BENESSERE SOCIALE”

Sono Giuseppe Di Giminiani, un medico psichiatra e criminologo di Colonnella;in merito al progetto presentato dalla lista “Insieme per Colonnella” sto inviando un documento alle varie Associazioni e Centri che si interessano di disagio.Premetto che tali riflessioni non hanno una connotazione politica nel merito delle prossime elezioni comunali ma sono considerazioni di tipo tecnico da parte di chi da oltre 30 anni lavora su questi settori e si è battuto e continua a battersi contro idee e progetti che rievocano  istituzioni totali di passata memoria; ho lavorato per tanti anni in un manicomio e conosco bene lo stigma della ghettizzazione e dell’emarginazione.Vi invio questo documento per dovere di conoscenza e al di là dei risultati elettorali sarà una battaglia ideologica a cui mi dedicherò sensibilizzando quanti da sempre si battono contro tali istituzioni  a iniziare da “Psichiatria Democratica” di cui mi onoro da sempre di farne parte.

DAL PROGRAMMA PRESENTATO DALLA LISTA “INSIEME PER COLONNELLA” CON CAPOLISTA AUGUSTO DI STANISLAO PER LE PROSSIME ELEZIONI DEL 15 E 16 MAGGIO 2011.

“REALIZZAZIONE DELLA CITTA’ EUROPEA DEL BENESSERE SOCIALE”

Il progetto si propone di coniugare il benessere fisico con quello mentale migliorando anche l’integrazione sociale delle categorie svantaggiate. Gli abitanti di questa città ideale saranno giovani meno giovani, disabili e persone della terza età, all’insegna del fatto che sebbene sia importante curare le patologie è ancor più importante prevenirle. Non solo: la struttura permetterà anche  il reinserimento sociale e lavorativo, tramite terapie riabilitative che favoriscano il recupero nel più breve tempo possibile, a tutte le persone incorse in incidenti invalidanti. Queste persone avranno opportunità di essere ricollocate nel mondo lavorativo mediante un programma di formazione e di avvio all’esercizio di attività artigianali i cui lavoratori saranno ubicati nella “Città del benessere sociale” potendo così, uniti alla commercializzazione di prodotti tipici locali, dar luogo all’esercizio di attività artigianali e commerciali che conferiranno attrattiva vitale per gli utenti della struttura. In questo contesto si vuole creare un centro d’eccellenza a portata di famiglia, con un alto livello di professionalità e competenza per i vari cicli educativi e riabilitativi. Impianti tecnologicamente avanzati utilizzati da personale altamente qualificato e specializzato per le diverse tipologie di uenza accolte nelle strutture”.

Alla presentazione del progetto gli organi di stampa riportano:

“CRONACA-COLONNELLA- Sarà realizzata a Colonnella su un’area di 50 ettari e si chiamerà “Città europea del benessere sociale”. Si tratta di una grossa struttura ideata dall’AMIL, l’Associazione Mutilati e Invalidi del Lavoro Orfani e Vedove.

Il progetto è stato presentato stamane in conferenza stampa dal presidente nazionale Amil Osvaldo Travaglini, dal parlamentare Augusto Di Stanislao e dal Sindaco di Colonnella Marco Iustini. Grazie ad un finanziamento pubblico-privato di circa 350milioni di euro sarà realizzato un polo composto da comunità alloggio per disabili, riabilitativa, educativa per adolescenti disabili anche psico-fisici, anziani, ex detenuti, donne vittime di violenza. Nel progetto sono statio coinvolti le Regioni Marche e Abruzzo. Sarà garantita entro i cinque anni un’occupazione di circa 1200 addetti” (poi diventati 1800).

Dal volantino diffuso dalla lista “INSIEME PER COLONNELLA”, a firma del capolista Augusto Di Stanislao, la popolazione di 5000 residenti dovrebbe essere così composta:

“alcolisti, persone con disturbi mentali, disabili, minori disabili, adolescenti disabili, disabili varie tipologie, adulti in difficoltà, anziani, anziani disabili, anziani soli, donne vittime di violenza, vittime della tratta a fine sfruttamento sessuale, madri sole con figli a carico”.

Effettivamente a Colonnella mancava un moderno (sic)  “manicomio”!

Esaminiamo ora con meticolosità le analogie tra un nuovo progetto e vecchio manicomio così ci renderemo meglio conto di cosa parliamo:

– internamente in un’area circoscritta di migliaia di persone (i vecchi manicomi avevano aree molto estese al centro delle città con migliaia di “residenti”);

– si sradicano dal proprio ambiente di vita almeno 5000 persone, queste sono le cifre fatte circolare.

(Il vecchio manicomio di Teramo arrivava ad accogliere 2000 persone da ogni parte d’Italia e la nuova struttura pensata e in parte realizzata in contrada Casalena prevedeva di ospitarne 4000, per fortuna la legge 180 Bisaglia bloccò tale aberrazione).

– Vi è una commistione di sofferenza, patologie, e disagi di natura estremamente diversa tra di loro (i vecchi manicomi accoglievano malati di mente, pochi in verità, molti rinchiusi con diagnosi all’epoca di “immoralità costituzionale” – leggasi prostitute, omosessuali, minori illeggittimi, poveri senza casa, disabili fisici, vecchi dementi – gli attuali Alzheimer – bambini nati in manicomio, contestatori sociali e politici, traumatizzati da violenza-guerre, vittime di stupri ecc alcolisti, tossicodipendenti, paralitici, non autosufficienti ecc. ecc.;

– si ricreano patologie da istituzione e nuove cronicità in seguito a confronto con ambienti e soggetti disagiati, posti sotto controllo e regolamentati nelle proprie relazioni espressioni e gestione del quotidiano con orientamento a mestieri calati  dall’alto da “persone altamente qualificate e specializzate” (nei vecchi manicomi i controllori erano ugualmente specializzati – neuropsichiatri, tecnici qualificati per terapie a quei tempi d’avanguardia quali elettroshock, coma    insulinico ecc, tecnici artigiani per professionalità diverse-le famigerate ergoterapie).

Una vera grande” città dei diversi” le vecchie città dei matti, alla faccia della deistituzionalizzazione, della realizzazione delle case famiglia, dell’inclusione nelle realtà sociali della città, delle relazioni dirette e non mediate con le persone “sane”, della libertà di espressione e anche delle contraddizioni sociali nel rispetto delle regole, della valorizzazione delle risorse personali, dell’assistenza domiciliare e territoriale, del contesto abitativo “familiare”, delle piccole comunità autonome o assitite, della personalizzazione della propria vita ecc..

Ma alla fine chi paga il conto? di certo non lo stato o gli enti pubblici locali (si smantellano gli ospedali, si impoverisce il territorio, si contrae la spesa sociale ecc); è fuori dalla realtà ipotizzare convenzioni o assistenza pubblica di questi tempi e allora si tornerà all’equazione ricchezza-povertà: chi potrà (il ricco) accederà’ a tali servizi, chi non potrà (il povero) sarà in abbandono e si acutizzerà sempre di più il livello di esasperazione tra classi sociali.

Di questa proposta fa male soprattutto il rinnegare la storia e l’esperienza di quanti si sono battuti contro l’inclusione, l’emarginazione, la segregazione, lo stigma, la negazione di una dignità e di un posto nella società a un “diverso” pur sempre uomo con le proprie risorse e debolezze. E’ il rigurgito di vecchie culture rilucidate e riverniciate (“centro di eccellenza del benessere, alta professionalità e competenza per i vari cicli educativi e riabilitativi, impianti tecnologicamente avanzati, personale altamente qualificato e specializzato)” ma alla base rispondente a vecchie concezioni di “separatezza, ghettizzazione, emarginazione e sfruttamento” è annunciato un “finanziamento di circa 350milioni di euro pubblico-privato”: è nota la propensione in questa fase della vita nazionale all’impegno economico per lo sviluppo e la tutela dello stato sociale (scarsità di risorse e crisi finanziaria) e soprattutto lo spirito di “beneficienza e carità del privato!!!” e se tutto ciò fosse vero si verrebbe a togliere finanziamenti a iniziative e innovazioni di ben altra misura. Immaginare l’impatto di una nuova simile “città” così pensata nel contesto territoriale della val vibrata è da brividi. Se tutto ciò è nato da un “pensiero della sinistra politica” ed è plaudito da libertari, progressisti, riformisti ed ecologisti, è agghiacciante! E’ la dimostrazione chiara e inequivocabile della negazione della storia, dell’intelligenza dell’uomo e dell’abbrutimento della società.

Chiedo a quanti in indirizzo una prova di onestà politica e libertà intellettuale affinchè facciano sentire la loro voce e il loro dissenso verso una sciagura di proporzioni incommensurabili.

Giuseppe di Giminiani – psichiatra

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