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Giulianova. Intervista ad Andrea Giacobazzi sul libro “L’Asse Roma-Berlino-Tel Aviv”

Giulianova. Intervista ad Andrea Giacobazzi sul libro “L’Asse Roma-Berlino-Tel Aviv”

sarà presentato prossimamente al Circolo Il Nome della Rosa

di Pietro Ferrari

1) Claudio Mutti e Alberto Rosselli hanno descritto l’infatuazione arabo-islamica per i regimi degli anni ’30 in Europa e il variegato e complesso intreccio di strategìe che coltivarono insieme in funzione antibritannica, lei come giudica questi rapporti alla luce della sua ricerca per certi versi speculare?

Il principio era simile. Mussolini aveva certamente meno pregiudiziali di Hitler nel confrontarsi con quel mondo ebraico che così insistentemente voleva avere un suo spazio nel Mediterraneo, un mare strategicamente importante per la Gran Bretagna e fondamentale per l’Italia. Ridurre però la questione all’aspetto anti-inglese non è corretto. I nazionalsocialisti, dal canto loro, non mancavano di guardare con attenzione al sionismo: li avrebbe facilitati nello svuotare l’Europa dagli ebrei. In questa ottica si svilupparono contatti, collaborazioni e accordi. Inoltre, c’è l’aspetto ideologico: anche il sionismo è un erede del nazionalismo e molti aspetti della cultura ebraica presenantano caratteri tutt’altro che inclusivi.

2) Quanto eredita il differenzialismo sionista dal clima culturale europeo del XIX Secolo e quanto invece, dal messianesimo del giudaismo novotestametario?

Il sionismo è una riedizione – ben impastata con elementi moderni – di ciò che era l’ebraismo tradizionale. Una riedizione certamente deformata, nazionale-statale, e contrapposta alla dottrina del rabbinato, i cui esponenti – per anni – guardarono con indifferenza o disprezzo ai tentativi di ricostruire uno stato ebraico. Molto si è scritto su messianismo e sionismo. Per come intesa dal rabbinato “ortodosso” la colpa del sionismo sta proprio nel voler forzare la volontà divina, fondando uno stato ebraico senza l’attesa del tempo messianico.

3) Cosa spinse Vladimir Jabotinsky ad avvicinarsi al nazionalista ucraino Simon Petliura, intriso di antigiudaismo?

Petliura e le sue “truppe” ucraine erano considerati pericolosi e violenti antisemiti dalle comunità ebraiche del paese. Nella lotta anticomunista che attraversava l’Ucraina dopo la prima guerra mondiale, Jabotinsky decise di studiare un accordo con il leader “nazionale” Petliura per scortare con una gendarmeria ebraica le sue truppe ed evitare così violenze ai danni dei giudei nella lotta che si stava conducendo contro i comunisti. La proposta generò moltissime accuse da parte ebraica contro Jabotinsky, che era un fervente anticomunista ed un ammiratore del nazionalismo.

4) La scissione di Avrham Stern dall’Irgun all’interno del revisionismo sionista, fu connaturata da differenze ideologiche rispetto all’altalenante Jabotinsky?

Stern era per natura un rivoluzionario, con tutta l’idealità e la “follia” che sono proprie dei rivoluzionari. Era pronto a tutto pur di debellare il giogo britannico sulla Palestina, anche di legarsi alle forze dell’Asse. Aveva studiato in Italia ed aveva ammirazione per molti aspetti della politica mussoliniana, il suo nazionalismo era – se possibile – ancor più forte di quello jabotinskyano, certamente era meno “politico”. Allo scoppio della guerra la sua linea entrò in netto contrasto con il leader revisionista e si arrivò alla scissione da cui nacque l’ “IZL in Israel”, poi “Lehi”, che tenterà di mettere in campo un’alleanza di guerra con la Germania di Hitler.

5) Quali caratteristiche della figura di Joseph Trumpeldor, addirittura ufficiale zarista, ispirarono la nascita del gruppo paramilitare del Betàr in Lettonia?

È il soldato-modello del Betar, il movimento giovanile di ispirazione sionista-revisionista. Il Betar sommava in sé elementi militaristi e nazionalisti. Trumpeldor era esattamente questo: un militare nazionalista pronto ad ogni sacrificio per la sua terra. Morì in un attacco arabo a Tel Hai nel 1920.

6) Secondo lei, la lettura del suo libro infastidirà più gli ambienti di una certa destra radicale o quelli moderati e/o progressisti imbevuti dalla storiografìa “ufficiale” (cioè di propaganda)?

Scrivere questo libro mi è servito per riscoprire la complessità del passato. La storia semplificata e propagandistica cessa di essere “storia” per diventare qualcosa di ideologicamente appagante. Ho riscontrato approcci molto trasversali sia per quanto concerne l’approvazione sia per le critiche. Va detto che siamo ancora in una fase iniziale. Colgo l’occasione per ringraziarVi di questo spazio e Vi auguro buon lavoro.

Pietro Ferrari

La scheda del libro:

ANDREA GIACOBAZZI
L’ASSE ROMA-BERLINO-TEL AVIV
I rapporti internazionali delle organizzazioni ebraiche,
dell’organizzazione sionista e del movimento sionista revisionista
con l’Italia fascista e la Germania nazionalsocialista

Ill., pp. 272, € 20,00

Il Cerchio Iniziative Editoriali – via Dell’Allodola n. 8 – 47900 Rimini

http://www.ilcerchio.it/ilcerchio/index.htm

Questo libro fornisce fatti, dati e documenti tanto importanti quanto ignorati nello studio della seconda guerra mondiale e, in particolare, nell’analisi degli intensi rapporti che hanno coinvolto diverse organizzazioni ebraiche (religiose, non religiose, socialiste, nazionaliste, sioniste, sioniste-revisioniste) e le gerarchie politiche dell’Italia di Mussolini e della Germania di Hitler: la presenza massiccia di ebrei tra i dirigenti dello stato fascista, il caso del giornale ebraico-fascista La Nostra Bandiera, gli intensi scambi tra i dirigenti sionisti e l’Italia di quegli anni in campo economico e politico, il rapporto privilegiato dei sionisti-revisionisti di Jabotinsky considerati i “fascisti del sionismo” e le organizzazioni di regime, l’esistenza di gruppi organizzati di ebrei “assimilati” favorevoli all’instaurazione del nazionalsocialismo, la consistente presenza di esponenti di origine ebraica nelle forze armate e negli apparati di potere tedeschi, le fonti finanziarie del regime hitleriano, i forti legami e gli importanti accordi “nazi-sionisti” tra cui l’Haavara (per il trasferimento delle proprietà ebraiche in Palestina) e gli Umschulungsläger (campi di addestramento per i pionieri sionisti presenti in Germania), le collaborazioni con i sionisti-revisionisti e in particolare la proposta di alleanza di guerra avanzata dal Lehi al Terzo Reich in cambio di aiuto per la creazione dello stato ebraico.

Questo lavoro è il risultato di quasi due anni di studi. In esso sono riportate decine di estratti di giornali dell’epoca e diversi documenti inediti trovati dall’autore nelle sue ricerche in archivi storici italiani e israeliani. I testi citati nella bibliografia sono in larga parte di autori di origine ebraica.

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