Cultura & Società, In rilievo, Storie giuliesi

Giulianova. La disgrazia dei due ragazzi giuliesi morti nel 1908 e le ripercussioni psicologiche sulla marineria giuliese.

La storia della morte di Ettore Bindi (17 anni) e Ernano Elia Ernesto Crocetti (10 anni)

Di Walter DE BERARDINIS

Giulianova. Due riviste francesi, in due pubblicazioni diverse (1908 e 1909), si occuparono di due disgrazie  avvenute a Giulianova dove dei ragazzi giuliesi annegarono nell’estate del 1908. La prima a riportare la notizia fu “La Lumière” (la Luce), sul numero 331, dell’ottobre 1908, fondata e diretta da Lucie Grange (1839 – Parigi, 31 dicembre 1908 – medium francese e profetessa femminista con il nome mistico di “Habimélah”) e il 1 aprile 1909, sul numero 294, dall’Echo du Merveilleux (l’Eco del Meraviglioso), rivista bimestrale fondata e diretta da Gaston Mèry (Sens, 20 aprile 1866 – Parigi, 15 luglio 1909 – autore, traduttore, giornalista e consigliere del municipio di Parigi), entrambi pubblicarono l’articolo de Il Mattino di Napoli dal titolo “Avviso di morte:…una settimana fa, un giovane, Alfredo Bindi, di illustre famiglia, è annegato mentre faceva il bagno. Mercoledì sera, Giulio Crocetti, un bambino residente a Giulianova, ha avuto una visione terribile. Il giovane Bindi era entrato nella sua stanza con i vestiti zuppi d’acqua e avvicinatosi al suo letto, gli dice tutto: avrai la mia stessa morte!!. Il bambino spaventato, corso dalla mamma, raccontò la sua visione. Il venerdì successivo, il giovane della visione, Giulio Crocetti, mentre andava a giocare in riva al mare con i compagni, all’insaputa dei suoi genitori, cadde lentamente in acqua e annegò nonostante gli sforzi compiuti dai suoi compagni per salvarlo. La notizia si è diffusa in città e abbiamo appreso che tre pescatori, che vivono in case separate, con la stessa visione della stessa notte, non sono usciti. Da allora, i pescatori di questa città, non si sono più arrischiati in mare, convinti che anche per loro la previsione si potesse avverare.” La mia curiosità era tanta per non indagare sull’esistenza di questa storia e la presenza nella nostra città di questi nominativi citati nell’articolo. In realtà si trattava non di Alfredo Bindi (inesistente) ma di Ettore Bindi, giovane orefice, di anni 17, nato a Teramo e residente a Giulianova; figlio dell’avvocato Francesco Bindi (morto a Giulianova il 9 marzo 1907. Laureato nel 1881, Sottotenente della Milizia Territoriale nel 1885, fu Vicepretore a Loreto Aprutino e autore della sottoscrizione per il busto marmoreo dedicato a Giannina Milli. Successivamente ottenne il diploma per l’abilitazione all’insegnamento dell’italiano,  storia e geografia, e fu chiamato a Vittorio in Sicilia. Fu anche Segretario capo del Comune di Teramo e Presidente della Società operaia di Teramo. Nel 1902, dal Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, riceve il titolo di Diploma d’Onore del Regno d’Italia. Alcune sue pubblicazioni in tema giuridico sono conservati dalla Biblioteca Civica “Vincenzo Bindi”) e Elvira Battaglini. Il giovane, già residente nella cittadina adriatica, una calda domenica del 31 maggio 1908, alle ore 15, mentre era intento a farsi il bagno, moriva annegato. Ad assistere alla tragedia due contadini del posto: il 33enne Loreto Casaccia e il 43enne Donato Di Domenico, entrambi di Giulianova. Il giorno successivo, 1 giugno, entrambi si recarono in comune per dichiarare quanto avevano visto e denunciare la morte del giovane Bindi; alla presenza dell’Assessore Giuseppe Nanni, con la presenza di due testimoni: il capo guardia Giovanni Sestilli e l’impiegato Luigi Ricci, verrà redatto l’atto di morte. Una famiglia sfortunata quella dei Bindi. Dieci anni dopo la scomparsa del figlio, il 29 maggio 1918, nel campo di concentramento austriaco di Brusc, anche il soldato Michele Bindi, nato a Teramo il 9 Maggio 1898 (residente a Giulianova), dell’82° Reggimento Fanteria di linea, 1° compagnia, moriva di tubercolosi e veniva seppellito il 31 maggio (stessa data di morte del fratello Ettore) nello stesso campo al numero di tomba 1497 (solo il 23 dicembre 1926 arriverà il documento di morte dal Ministero della Guerra). L’unico della famiglia Bindi (ad oggi ritrovato) rimasto in vita fu Vittorio Bindi, nato a Teramo il 19 luglio 1885, di professione banchiere con ben 9 figli: Giuseppina, Francesco, Jolanda, Vincenzo, Elvira, Ernesto, Gilda, Anna e Alberto. Storia diversa per il bambino che sognò Bindi morto entrare nella sua camera da letto. In realtà non si trattava di Giulio Crocetti, ma di Ernano Elia Ernesto Crocetti, nato nel 1898 (coetaneo all’epoca di Michele Bindi), figlio di Raffaele Crocetti (benestante giuliese, figlio di Elia e Costanza Nanni, nato nel 1867 e aveva un fratello, Luigi Crocetti commerciante e imprenditore 1859-1933, sposato con Santa De Berardinis (in seconde nozze nel 1931; Giuseppe Crocetti 1875-1920, muratore, sposato con Giulia De Berardinis) e Giulia Ettorre, morto annegato all’età di 10 anni alle ore 14, del mercoledì 15 luglio 1908. Questa volta è il Sindaco incarica, Giuseppe De Bartolomei, a raccogliere la testimonianza di due concittadini che avevano assistito all’incidente: lo scrivano Giacinto Castrone e l’impiegato Luigi Ricci, entrambi 27enni. Oltre ai genitori, il povero Crocetti, lasciò nella disperazione le tre sorelle: Grazia (1891), Inea (1892), Igea (1896). Nell’ultima frase delle due testate francesi: “…da allora, i pescatori di questa città, non si sono più arrischiati in mare, convinti che anche per loro la previsione si potesse avverare”, non ho trovato riscontro sulle innumerevoli pubblicazioni scientifiche edite a Giulianova da valenti studiosi di storia patria, presumo perché qui a Giulianova non fu dato peso all’incredibile coincidenza. Per dovere di cronaca, mi corre l’obbligo, cito un vecchio post su Facebook del prof. Elso Simone Serpentini: BRICIOLE DI STORIA – Una pre-visione di morte a Giulianova, dove lo stesso citata questo fatto trovato sui giornali francesi. Possiamo supporre che la notizia, partita da Giulianova, possa essere stata enfatizzata dall’allora collega de Il Mattino di Napoli e dai corrispondenti transalpini su due riviste che trattavano di esoterismo ed altro. Non dimentichiamoci chi erano i due direttori e fondatori di tali riviste. La medium e femminista Lucie Poujoulat Grange, insieme al marito, il massone Adolphe Grange, erano attivisti del movimento spiritista repubblicano. Lei stessa, dopo la morte del marito, credeva di essere una nuova profeta facendosi chiamare con il nome mistico “Habimelah” o “Hab”. Altro personaggio notissimo fu Gaston Mèry, che con L’écho du merveilleux voleva dimostrare le visioni di Marie Martel nel Calvados e soddisfaceva l’esigenza di una discussione razionale dell’occulto.

© Walter De Berardinis per www.giulianovanews.it

 

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