Cultura & Società

Esposimetro d’Oro alla Memoria a Franco Delli Colli

 

Maestro della luce dei film di genere e delle opere prime

 

Con il cugino Tonino ha lavorato con i più grandi registi italiani

 

 

Va a Franco Delli Colli l’Esposimetro d’Oro alla Memoria della 24^ edizione del Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica Gianni Di Venanzo. Il riconoscimento, assegnato dalla giuria presieduta dal critico e saggista cinematografico Stefano Masi, sarà ritirato il 12 ottobre prossimo a Teramo dalla figlia di Franco, Laura Delli Colli, giornalista e critico cinematografico, Presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, l’organismo che dal 1946 assegna annualmente i Nastri d’Argento.

Il nome di Delli Colli segue quello già annunciato di John Bailey a cui la giuria del Di Venanzo ha deciso di assegnare l’Esposimetro d’Oro alla Carriera. Restano da assegnare l’Esposimetro d’Oro per la Fotografia Straniera e l’Esposimetro d’Oro per la Fotografia Italiana.

Tutti i riconoscimenti, i quattro esposimetri e le targhe speciali, compresa la Targa Marco Pannella per l’Integrazione e la Solidarietà, saranno consegnati il 12 ottobre prossimo nella consueta gran cerimonia di premiazione che si terrà nel cinema Comunale di Teramo alla presenza di tante stelle del mondo del cinema.

 

 

<Franco Delli Colli, nato a Roma il 2 marzo 1929, deceduto a Roma il 22 aprile 2004, cugino di Tonino Delli Colli, ne seguì le orme per tutti gli anni Cinquanta lavorando come suo operatore di macchina in decine e decine di produzioni, tra le quali occorre ricordare numerose commedie di Dino Risi… A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta fu operatore di macchina in due importanti coproduzioni internazionali fotografate dal cugino Tonino, Il ladro di Bagdad (1960), diretto da Arthur Lubin e Bruno Vailati, e Le meraviglie di Aladino (1961), diretto da Henry Levin e Mario Bava; ma fece parte anche della troupe del kolossal viscontiano Il gattopardo (1960) in qualità di operatore alla macchina aggiunto e seguì l’esordio cinematografico di Pier Paolo Pasolini in Accattone (1961) e Mamma Roma (1962). In quest’ultimo film curò anche la fotografia nelle prime due settimane di riprese…i primi film da direttore della fotografia per Franco Delli Colli furono due pellicole di genere dirette da Nick Nostro, il film avventuroso Il sangue e la sfida (1962) e il mélo La cieca di Sorrento (1963). Negli anni Sessanta girò film di genere, dalla fantascienza di L’ultimo uomo della Terra di Ubaldo Ragona (1964) al pregevole western di Giulio Questi Se sei vivo spara (1967)…Negli anni Settanta Franco Delli Colli  firmò la fotografia di action-movies diretti dall’ex operatore Massimo Dallamano, da La polizia chiede aiuto (1974) a Il medaglione insanguinato (1975) e i polizieschi d’azione di Stelvio Massi, da La banda del Trucido (1977) a Poliziotto sprint (1977). Soltanto al principio degli anni Ottanta si avvicinò al cinema autoriale, collaborando con Pupi Avati in due pellicole, Aiutami a sognare e il poetico ma sfortunato Zeder (1983). Nello stesso periodo girò il primo il primo giallo del giovane Lamberto Bava, Macabro (1980)…Verso la fine degli anni Ottanta iniziò un intenso sodalizio artistico con il giovane cineasta Beppe Cino, girando dapprima Intimo (1988) e Fatal Temptations (1988), quindi il più ambizioso Diceria dell’untore (1990)>. (Da: Stefano Masi “Dizionario mondiale dei direttori della fotografia”).

 

Franco e Tonino Delli Colli,  “maestri” della luce del nostro cinema, erano cugini, talmente simili, da essere  spesso considerati fratelli, ha ricordato Laura Delli Colli, figlia di Franco e nipote di Tonino, degna esponente della stirpe.

Racconta Laura Delli Colli: «I periodi fondamentali nella fotografia di mio padre, Franco,  sono sostanzialmente tre, legati ad altrettanti autori: Pasolini, Leone e Fellini. E posso dire che i primi due sono quelli che sentiva piu’ vicini a se’. Fellini aveva avuto altri direttori della fotografia, Pasolini invece è nato come regista con lui. Credo che proprio papà lo abbia aiutato a trovare la propria chiave espressiva attraverso l’immagine, e così sono nati film come Accattone e Mamma Roma».

 

 

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