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Marche/Abruzzo. La Sicurezza Pubblica e gli enti locali

 

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Il Comitato “Città Grande” promuove la Fusione dei consigli comunali a sud delle Marche e grazie all’esperienza con il Coordinamento Nazionale per la Fusione dei Comuni – l’Associazione FCCN – è in grado di leggere il territorio per aree omogenee e di individuare problematiche che altrimenti i confini comunali non riconoscerebbero, persino su tematiche complesse come la Sicurezza Pubblica.

 

La sicurezza dei cittadini e l’ordine pubblico assomigliano tanto a quelle clausole contrattuali scritte in piccolo, che nessuno legge fino a quando qualcuno dice che il contratto è stato annullato. E in questo caso il “contratto” è il programma elettorale dei comuni in cui si svolgono le elezioni.

 

Se i candidati sindaco intendono la sicurezza come una delega in bianco alle Forze dell’Ordine compromettono il territorio, dato che nel Medio-Adriatico, come per la Sanità e i Trasporti, anche il sistema sicurezza è soffocato dalla burocrazia e riduzione delle risorse, mentre la criminalità sfrutta le debolezze connesse ai confini amministrativi.

 

Porto Recanati (MC), Porto S.Elpidio (FM), Martinsicuro (TE) e Silvi (TE) sono alcune realtà di confine istituzionale in cui si annidano criticità irrisolte da anni. E nell’attesa di conoscere la statistica dei reati della provincia marchigiana di Ascoli P., analizzando la vicina Teramo, in Abruzzo, s’intravedono certi squilibri organizzativi che interessano tutta la costa, da Porto Recanati a Silvi.

 

Infatti, la logistica delle Forze dell’Ordine si ripete per i 120 km interessati dallo studio, costantemente distante dai luoghi in cui si commettono più reati: i presidi centrali nei capoluoghi, quelli dipendenti, come i Commissariati di Pubblica Sicurezza, sulla costa.

Rimane il dubbio che una certa rigidità istituzionale possa favorire l’associazione mafiosa in centri ritenuti erroneamente minori.

 

CONFISCHE PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA E proprio in occasione del 25esimo anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, oltre ai reati più diffusi, dovremmo preoccuparci di ben altri indicatori. Al di là delle relazioni dell’Antimafia (la D.I.A.) gli immobili sono forse i proxy migliori per valutare gli investimenti mafiosi. Nel frattempo che i reati più comuni diminuiscono,  apprendiamo dall’ANBSC che nella sola provincia teramana sono stati confiscati più beni (61) che in tutte le Marche (58). Significativo che nel breve tratto tra Grottammare e Roseto A. le confische (41 beni) siano maggiori dell’intera costa romagnola (40). Nel frattempo la piccola Martinsicuro (14 beni) supera “la città con più crimini d’Italia” Rimini (11) e tallona Pesaro (6) e Fano (9) assieme.

 

A completare il quadro, notiamo che la vicina Pescara viene preceduta solo da Ragusa, Reggio Calabria e Napoli nella classifica dell’Indice di Organizzazione delle Agromafie (IOC), come si evince dal Rapporto Eurispes-Coldiretti

 

I REATI PIU’ COMUNI. Per quanto esposto, non convincono pienamente le classiche tabelle ministeriali dei reati per provincia, anche perché il cittadino ricorre sempre più spesso alle tecnologie oppure non denuncia i reati di scarsa entità come furti e truffe. Tutto ciò incide sulle statistiche tradizionali come, del resto, anche i tagli al Comparto Sicurezza.

Ad ogni modo i dati dicono che bastano Alba Adriatica e Martinsicuro (molto vicine a S. Benedetto del Tronto) per eguagliare il numero dei reati di Teramo, che ha pure un territorio sei volte più esteso, con il doppio degli abitanti. E i flussi turistici nei primi mesi dell’anno c’entrano davvero poco.

Più in generale, nei soli sette comuni della costa teramana si commettono più reati (54%) che in tutta la provincia. Inoltre, sul litorale i residenti stranieri sono il triplo rispetto al capoluogo e necessitano di attenzione per via della loro particolare incidenza carceraria, per non parlare delle radicalizzazioni prossime alle dinamiche terroristiche.

In più una popolazione meno anziana, come quella costiera, è potenzialmente portata a commettere più reati (fonte Istat e detenuti).

Nonostante ciò nel Medio-Adriatico la maggior parte delle Forze dell’ordine si trova a 40-50 km dai “paeselli” marittimi, ignorando che una moderna lettura del territorio basata sui Sistemi Locali (Istat) fornirebbe un quadro socio-economico più reale. Infatti l’area funzionale tra Giulianova (5 comuni) e Martinsicuro (9 comuni) doppia i delitti commessi nel comprensorio di Teramo (21 comuni) 5.488 contro 2.491 e quintuplica quella di Pineto-Silvi-Atri 1.157 delitti.

 

IL COMMISSARIATO DI ATRI. La storia. In merito alle distanze, una storia emblematica è quella della costituzione del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Atri.

La distribuzione dei presidi delle Forze dell’Ordine venne effettuata in base a parametri ben definiti: gli oltre 300 Commissariati di Polizia furono collocati nei centri maggiori, anche per offrire servizi al pubblico, dall’immigrazione all’Ufficio Passaporti fino alle Armi e Licenze.

In Provincia di Teramo, invece l’unico Commissariato è stato collocato ad Atri. Tanto per intenderci è come ritrovarselo a Offida anziché a San Benedetto del Tronto.

In Italia non esistono altri Commissariati di P.S. ubicati in località con meno abitanti, ad eccezione di 26 realtà legate a esigenze di confine con l’estero o in territori dall’orografia impervia oppure con un’alta incidenza mafiosa. Atri non ha, né ha mai avuto, nessuna di queste caratteristiche.

 

Dal sito datiopen.it notiamo infatti che determinati Commissariati si trovano nel cuore della Sardegna (Ottana, Gavoi…), nel sud Italia (Corleone, Cittanova, S. Angelo dei L…), in certe località turistiche (Capri, Cortina d’Ampezzo) o al confine con l’estero (Brennero, Bardonecchia…).

L’incantevole Atri invece è un comune parzialmente montano confacente più ai Carabinieri-Forestali e i suoi palazzi istituzionali sono prerogativa della vigilanza privata.

Il sospetto che la mano “politica” abbia inciso rimarrà per sempre nella storia di questa Regione.

Peccato perché sul litorale teramano forse ci sarebbe stata una situazione socio-economica diversa. Tale assetto poi sembra poco congeniale agli infaticabili Carabinieri che nonostante il pregevole lavoro meritano di operare in condizioni migliori.

 

Occorre considerare che il PIL della legalità vale almeno 330 miliardi di euro, per questo è indispensabile riformare il Comparto Sicurezza e il Sistema Giustizia.

 

Per quanto riguarda la costa teramana, infine, si nota l’assenza di consorzi tra Polizie locali o di discussioni in merito all’ubicazione del Commissariato in provincia, forse per aver creduto che bastassero solo politiche sociali, un Posto di Polizia bimestrale o Protocolli simil-promozionali.

Sembra impossibile ignorare ancora l’appello del Questore di Teramo Aldo Vignati, il quale nel 2007 tentò saggiamente di ridisegnare l’organizzazione territoriale della Polizia.

 

E’ proprio su questi punti che ci attendiamo degli impegni chiari nei programmi elettorali da tutti i candidati alle elezioni comunali.

 

 

 

 

Carlo Clementoni

Segretario Comitato Città Grande

Segretario FCCN – Coordinamento Nazionale Fusione dei Comuni

 

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