Cultura & Società

Berlino. WO_MEN (points of view) curated by Francesca Referza

WO_MEN (points of view)

curated by Francesca Referza

Elena Arzuffi

Giulia Caira

Mariana Ferratto

Silvia Giambrone

+

Elena Bellantoni

Monica Carocci

Loredana Di Lillo

Valentina Vetturi

WO_MEN 2 Elena Bellantoni, Monica Carocci, Loredana Di Lillo, Valentina Vetturi

Opening: September 17th, 2011

Time: 19.00
WO_MEN 1 Elena Arzuffi, Giulia Caira, Mariana Ferratto, Silvia Giambrone

exhibition dates: June 13th – July 2nd  2011

91mQ
Art project space
www.91mq.org
Landsberger Allee 54
10249 Berlin
0049 1635473412

Il doppio appuntamento di WO_MEN (giugno/settembre) si è naturalmente sviluppato attraverso un dialogo interno ai lavori delle otto artiste, utile a fornire spunti di riflessione e punti di vista complementari. Nel primo appuntamento Elena Arzuffi e Silvia Giambrone hanno usato la parola in due modi diversi per rivendicare l’identità femminile. Le due artiste in Che tu sia per me il coltello (2011) e Noi siamo il passato oscuro del mondo (2010) hanno infatti utilizzano due fonti differenti, la Arzuffi perché il testo facesse da sfondo ad un segno grafico, evocativo (senza essere descrittivo) di una situazione o di una sensazione, la Giambrone, invece, ha isolato dal testo una frase che, riprodotta con lettere bianche su parete bianca, funzionava un po’ come uno statement femminista, forte nel significato, eppure delicato alla vista. Giulia Caira e Mariana Ferratto, invece, hanno usato il video in loop per parlare diversamente di distanze fisiche ed emozionali, geografiche e culturali. Ciao (2011) di Mariana Ferratto mette in loop l’incontro e la separazione di una coppia all’arrivo/partenza di un treno, Giulia Caira invece, con Uncertain border (2005) parla degli incerti confini sociali e culturali che stabiliscono i codici di comportamento di una donna verso l’uomo e la società in generale, a seconda di dove si nasca e a quale latitudine del mondo si viva.

Nel secondo appuntamento di WO_MEN il riferimento all’elemento femminile risulta meno evidente immediatamente, ma si pone comunque come punto di partenza di tutti e quattro i lavori in mostra, riproducendo il sistema binario già innescato nel primo appuntamento. Avevo pensato ad un lavoro in particolare per la mostra di Berlino – spiega Loredana Di Lillo.  Si tratta di una coperta ricamata nei punti laceri che vanno a formare un grande pugno bianco. Fa parte di un ciclo di coperte del dopoguerra e degli anni Cinquanta che sto facendo ricamare da più donne. E’un lavoro lungo e lento.

Loredana Di Lillo e Monica Carocci, in mostra, parlano della donna in due modi opposti, eppure complementi La Di Lillo con una stoffa cucita da mani esperte e pazienti, da una parte sottolinea il ruolo domestico svolto dalle donne da sempre, ancora oggi, dall’altro, però, con l’immagine di un pugno chiuso, sottolinea la forza e la tenacia proprie del cosiddetto sesso debole. Evoca un’ idea di matriarcato, ancora diffusa in certe società. La fotografia di Monica Carocci, pur partendo dalla realtà, nella sua pratica artistica, si trasforma come fosse materia pittorica. Dunque la sua Ballerina (2011)  è un’immagine mentale. Più che una identità precisa, infatti, l’immagine in bianco e nero realizzata da Monica Carocci traduce l’idea di un femminile apparentemente delicato e fragile, ma al tempo capace di grande disciplina e bellezza interiore.

Elena Bellantoni e Valentina Vetturi, invece, sembrano misurare la prima una geografia urbana familiare e popolare (Roma), la seconda una dimensione metropolitana più dispersiva e meno rassicurante (Santiago del Cile), attraverso il movimento, lo spostamento, il viaggio. Entrambe le artiste hanno utilizzato il video come documentazione della loro performance che, in entrambi i casi, è stata impegnativa sia dal punto di vista psicologico che fisico. Elena Bellantoni, trascinandosi dietro una tenda colorata, sorta di casa-paracadute, indaga empiricamente la l’economia urbana della città, le tracce della sua storia passata, la verità della sua identità attuale e dunque, inevitabilmente, ne mette in luce anche le contraddizioni.

Tent_action – scrive Elena Bellantoni – è un’azione documentata da un video. Ho realizzato una casa mobile, una tenda che ho trascinato per un giorno intero sulle mie spalle in giro per Santiago. Il paesaggio, la psico-geografia della città fatta di grandi contrasti, cambia durante la mia camminata: sono partita dalle zone più povere, sono passata da quelle molto ricche e ho alla fine concluso la mia azione di fronte al Palacio de La Moneda, la sede del Presidente della repubblica cilena, dove l’11 settembre 1973 è stato assassinato Salvator Alliende. Ho lasciato la mia tenda al centro della piazza, l’ho smontata lentamente… si è accasciata al suolo.

La ricerca di Valentina Vetturi vede la costante sovrapposizione ed intersezione di scrittura e performance in pubblico che, spesso suo malgrado, è parte attiva dei lavori.

Percorro quotidianamente la distanza che separa il quartiere di Tor Pignattara dalla stazione Termini – scrive la Vetturi. Per una settimana, otto ore al giorno, sono pendolare sul “trenino della Casilina”. Sperimento la condizione palindroma della pendolare, la noia apparente della ripetizione, il doppio legame con le stazioni di arrivo e partenza, la sospensione e il disorientamento causate dallo spostamento, la vicinanza forzata che si crea su questo mezzo di trasporto collettivo, portandola sino al suo limite.

I 45 fogli dattiloscritti che documentano e registrano in modo quasi automatico l’esperienza performativa vissuta da Valentina Vetturi ne La Pendolare (al femminile), sono una testimonianza di un modo di lavorare dell’artista, che della propria identità non fa mai l’oggetto dei propri lavori, ma la propria peculiarità.

WO_MEN (points of view)

curated by Francesca Referza

Elena Arzuffi

Giulia Caira

Mariana Ferratto

Silvia Giambrone

+

Elena Bellantoni

Monica Carocci

Loredana Di Lillo

Valentina Vetturi

Opening: September 17th, 2011

Time: 19.00

WO_MEN 2 Elena Bellantoni, Monica Carocci, Loredana Di Lillo, Valentina Vetturi
WO_MEN 1 Elena Arzuffi, Giulia Caira, Mariana Ferratto, Silvia Giambrone

exhibition dates: June 13th – July 2nd  2011

91mQ
Art project space
www.91mq.org
Landsberger Allee 54
10249 Berlin
0049 1635473412
WO_MEN (points of view)

a project curated by Francesca Referza

91mQ art project space

Berlin 17th September at 7pm

WO_MEN points of view is an exhibition conceived and developed in two appointments (June / September 2011), in collaboration with the no profit space 91mQ Berlin. Eight artists in the exhibition: Elena Arzuffi (Milan, 1964), Elena Bellantoni (Vibo Valentia, 1975), Giulia Caira (Cosenza, 1971), Monica Carocci (Rome, 1966), Loredana Di Lillo (Gioia del Colle, Bari, 1979 ), Mariana Ferratto (Rome, 1979), Silvia Giambrone (Agrigento, 1981), Valentina Vetturi (Reggio Calabria, 1979).

If work and determination, are usually declined as masculine prerogatives, here they developed into the link between the eight artists wo_men, by reflecting the dialogue established by the artists, starting from the works on display. The works shown are therefore the registration, through three generations, from the sixties to the eighties, of different points of view. The artists in the exhibition belong to different geographic origins, a single work and the different ways of dealing with their personal experiences, are the real theme of the exhibition. A gaze on the changes of the women’s role in the Italian society through the work of eight artist whose research ranges from photography to video, from installation to video animation.

The second appointment WO_MEN (points of view) has naturally developed through an internal dialogue in the work of eight  female artists. In the first appointment Arzuffi Elena and Silvia Giambrone have used the concept word in two different ways to claim the female identity. The two artists in Whether you are for me the knife (2011) and We are the dark past of the world (2010) have used two sources of text in two completely different ways. Mariana Ferratto and Giulia Caira, however, used moving images to speak differently to physical and emotional distance, geographical and cultural. Ciao! (2011) Mariana Ferratto loop puts the encounter and the separation of a couple on arrival / departure of a train, Giulia Caira instead, with Uncertain Border (2005) speaks of the uncertain social and cultural boundaries that establish behaviour codes of a woman to man and society in general, depending on where you born and the latitude you live in the world.

In the second round of WO_MEN (point of view) the reference to the female element is less immediate and obvious, by reproducing however the binary system already triggered in the first round. Loredana Di Lillo, Monica Carocci, talking about the woman in two opposite ways, yet complementary. Di Lillo with fabric sewn by experts and patients hands, she emphasizes the role played by women at home, on the other hand, however, with the image of a clenched fist, emphasizes the strength and tenacity their so-called weaker sex.. It  consists in a tattered blanket embroidered in points that form a big white hand.. this work long and slow, said Di Lillo a work that belongs to a cycle of blankets form the war period the fifties that some women are producing for me. The photograph of Monica Carocci, although starting from reality, it seems like a paint. So her Dancer (2011) is a mental image. More than a precise identity the image in black and white made by Monica Carocci translates the idea of a feminine delicate and seemingly fragile, yet capable of great discipline and inner beauty.

Elena Bellantoni and Valentina Vetturi, they seem to measure the urban geography familiar and popular such as (Rome), Vetturi, and a dimension underground dispersed and less reassuring (Santiago, Chile), Bellantoni, through movement, moving, travel. Both artists have used the video as a documentation of their performance, in both cases, there was a big effort in terms of psychological and physical approach. Elena Bellantoni dragged behind her shoulders a tent, sort of home-parachute, she empirically investigates the urban economy of the city, by tracing a physical map of its recent history.

Tent_action – says Elena Bellantoni – consists of a video and an installation. It’s the result of a street performance I did in Santiago : I walked into the city from 7am till 7pm dragging on my shoulders a tent that I build up with founded materials of the city.

The landscape the psico-geography of the city, made of strong contrasts, changes during my walk: I started my action in the poorest areas of the city I crossed the richest part and I finished my action in front of Palacio de la Moneda the set of the President of the Republic of Chile, where in the 11th of September 1973 died Salvator Alliende.

I left my tent in the middle of the square in front of the Moneda, I disassembled it slowly .. and slowly it collapsed on the round.

The search for Valentina Vetturi moves in a sort of constant overlap / intersection between writing and performance in public. The report / public reaction to the performance of Valentina Vetturi and many of ­the work of the artist. In La Pendolare – says Vetturi – I walk every day the distance that separates the district of Torpignattara from Termini station. For a week, eight hours a day, I commute on the “train Casilina”. I experienced the condition of the palindrome commuter apparent boredom of repetition, the double bond with the arrival and departure stations, the suspension and the disorientation caused by the displacement, forced the closeness that is created on this means of public transport, bringing it up to his limit.

The 315 typewritten pages, which document and record almost automatically performing the experience lived by Valentina in La Pendolare (deliberately feminine), are an example of an artist’s way of working, her identity it’s never the ‘ object of her work, but it’s her specificity.

The double appointment WO_MEN will be included in the catalog that documents the three years of 91mQ art project space  Berlin (2008- 2011) Francesca Referza, the curator, will present the project in a talk organized during ArtVerona  by Independents (6-10 October 2011), dedicated to new Independent Spaces.

Il doppio appuntamento di WO_MEN (points of view) si è naturalmente sviluppato attraverso un dialogo interno ai lavori delle otto artiste, utile a fornire spunti di riflessione e punti di vista complementari. Nel primo appuntamento Elena Arzuffi e Silvia Giambrone hanno usato la parola in due modi diversi per rivendicare l’identità femminile. Le due artiste in Che tu sia per me il coltello (2011) e Noi siamo il passato oscuro del mondo (2010) hanno utilizzano due fonti testuali in due modi completamente diversi. Elena Arzuffi ha fatto in modo che il testo narrativo facesse da sfondo ad un segno grafico, evocativo (senza essere descrittivo) di una situazione o di una sensazione, Silvia Giambrone, invece, ha isolato una frase che, riprodotta con lettere bianche su parete bianca, funzionava un po’ come uno statement femminista, forte nel significato eppure quasi invisibile all’occhio. Mariana Ferratto e Giulia Caira, invece, hanno usato le immagini in movimento per parlare diversamente di distanze fisiche ed emozionali, geografiche e culturali. Ciao (2011) di Mariana Ferratto mette in loop l’incontro e la separazione di una coppia all’arrivo/partenza di un treno, Giulia Caira invece, con Uncertain border (2005) parla degli incerti confini sociali e culturali che stabiliscono i codici di comportamento di una donna verso l’uomo e la società in generale, a seconda di dove si nasca e a quale latitudine del mondo si viva.

Nel secondo appuntamento di WO_MEN  (punti di vista) il riferimento all’elemento femminile risulta meno evidente immediatamente, ma si pone comunque come punto di partenza di tutti e quattro i lavori in mostra, riproducendo il sistema binario già innescato nel primo appuntamento. Loredana Di Lillo e Monica Carocci, in mostra, parlano della donna in due modi opposti, eppure complementi. La Di Lillo con una stoffa cucita da mani esperte e pazienti, da una parte sottolinea il ruolo domestico svolto dalle donne da sempre, ancora oggi, dall’altro, però, con l’immagine di un pugno chiuso, sottolinea la forza e la tenacia proprie del cosiddetto sesso debole. Evoca un’ idea di matriarcato, ancora diffusa in certe società. Ho pensato ad un lavoro in particolare per la mostra di Berlino – spiega Loredana Di Lillo.  Si tratta di una coperta ricamata nei punti laceri che vanno a formare un grande pugno bianco. Fa parte di un ciclo di coperte del dopoguerra e degli anni Cinquanta che sto facendo ricamare da più donne. E’un lavoro lungo e lento. La fotografia di Monica Carocci, pur partendo dalla realtà, nella sua pratica artistica, si trasforma come fosse materia pittorica. Dunque la sua Ballerina (2011)  è un’immagine mentale. Più che una identità precisa, infatti, l’immagine in bianco e nero realizzata da Monica Carocci traduce l’idea di un femminile apparentemente delicato e fragile, ma al tempo capace di grande disciplina e bellezza interiore.

Elena Bellantoni e Valentina Vetturi, invece, sembrano misurare la prima una geografia urbana familiare e popolare (Roma), la seconda una dimensione metropolitana più dispersiva e meno rassicurante (Santiago del Cile), attraverso il movimento, lo spostamento, il viaggio. Entrambe le artiste hanno utilizzato il video come documentazione della loro performance che, in entrambi i casi, è stata impegnativa sia dal punto di vista psicologico che fisico. Elena Bellantoni, trascinandosi dietro una tenda colorata, sorta di casa-paracadute, indaga empiricamente l’economia urbana della città, le tracce della sua storia recente, la verità della sua identità attuale e dunque, inevitabilmente, ne mette in luce anche le contraddizioni. Tent_action – spiega Elena Bellantoni – è un’azione documentata da un video. Ho realizzato una casa mobile, una tenda che ho trascinato per un giorno intero sulle mie spalle in giro per Santiago. Il paesaggio, la psico-geografia della città fatta di grandi contrasti, cambia durante la mia camminata: sono partita dalle zone più povere, sono passata da quelle molto ricche e ho alla fine concluso la mia azione di fronte al Palacio de La Moneda, la sede del Presidente della repubblica cilena, dove l’11 settembre 1973 è stato assassinato Salvator Alliende. Ho lasciato la mia tenda al centro della piazza, l’ho smontata lentamente… si è accasciata al suolo.

La ricerca di Valentina Vetturi si muove in una sorta di costante sovrapposizione/intersezione tra scrittura e performance in pubblico. La relazione/ reazione del pubblico alle performance di Valentina Vetturi è molta parte del lavoro dell’artista. Ne La Pendolare – spiega la Vetturi – percorro quotidianamente la distanza che separa il quartiere di Tor Pignattara dalla stazione Termini. Per una settimana, otto ore al giorno, sono pendolare sul “trenino della Casilina”. Sperimento la condizione palindroma della pendolare, la noia apparente della ripetizione, il doppio legame con le stazioni di arrivo e partenza, la sospensione e il disorientamento causate dallo spostamento, la vicinanza forzata che si crea su questo mezzo di trasporto collettivo, portandola sino al suo limite.

I 315 fogli dattiloscritti che documentano e registrano in modo quasi automatico l’esperienza performativa vissuta da Valentina Vetturi ne La pendolare (volutamente al femminile), sono una testimonianza di un modo di lavorare dell’artista, che della propria identità non fa mai l’oggetto dei propri lavori, bensì la propria specificità.

Il doppio appuntamento di WO_MEN verrà inserito nel catalogo che documenta i tre anni di attività di 91mQ art project space (2008-2011). Le otto artiste di WO_MEN parteciperanno con la curatrice Francesca Referza ad una talk organizzata durante ArtVerona Independents (6-10 ottobre 2011), lo spazio dedicato alle nuove esperienze creative indipendenti.

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