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Teramo. Una conviviale estremamente piacevole che non ha tradito le attese. L’incontro con l’head coach della Banca Tercas Teramo Alessandro Ramagli, svoltosi nella serata di lunedì, presso la sede del Centro Sportivo Italiano di Teramo, rientrava nell’ottica del corso di allenatori di Pallacanestro promosso dal CSI.

Una conviviale estremamente piacevole che non ha tradito le attese.
L’incontro con l’head coach della Banca Tercas Teramo Alessandro Ramagli, svoltosi nella serata di lunedì, presso la sede del Centro Sportivo Italiano di Teramo, rientrava nell’ottica del corso di allenatori di Pallacanestro promosso dal CSI.
Ramagli ha rapito l’attenzione dei presenti per due ore esatte, esponendo i propri pensieri sulla “gestione della relazione allenatore – atleta/i”, con l’ausilio della propria esperienza maturata in tanti anni di quotidianità sul parquet, ideale per spiegare le forti discrasie presenti rispetto al passato.

Quattro i temi peculiari trattati dal tecnico livornese: le modalità di costruzione di un gruppo, il trattamento riservato ai giocatori, la tipologia dei ruoli loro assegnati e la chiarezza nell’affrontare le problematiche.

Proprio il benessere del gruppo, a giudizio del coach, è fondamentale: “per farlo – ha dichiarato l’allenatore biancorosso – non occorre imporsi in maniera autoritaria come si faceva nel passato, semplicemente perché i giocatori dovevano recepire ed eseguire quel compito come automi. Oggi, nel dare delle direttive, è necessaria una piena condivisione motivazionale con il team, nell’ottica di una chiara interazione tra le persone. Se non lo si fa, è destinato a perdere, perché la squadra eseguirebbe meramente l’ordine, senza comprenderlo a fondo.
I giocatori, poi, non sono tutti uguali, ma vanno trattati in modo equo, nel senso del giusto, perché per entrare empaticamente in contatto con ognuno, devi capirne appieno l’indole e il motivo di certi atteggiamenti”.
Il coach, poi, ha analizzato le differenti tipologie di persone presenti: le costruttive, senz’altro positive nel loro comportamento, le ostruzionistiche (negative) e le agnostiche, quelle che non prendono una posizione specifica, cui non importa né il bene personale, né tantomeno quello della squadra.

Tra interessanti e, a volte, stravaganti aneddoti sul mondo della palla a spicchi, “perché – ha ricordato l’ex allenatore di Biella – non sempre è giusto seguire le vie convenzionali, soprattutto quando si rischia di andare in overcoaching, cioè appesantendo i metodi di lavoro e infondendo troppa pressione al gruppo”, si è disquisito anche sulla gestione dell’emotività: “solitamente la gestione della tensione nervosa nell’arco di una settimana, va accresciuta fino al giovedì, per poi diminuirla per evitare che quella partita venga giocata dagli atleti prima della reale palla a due”.
La lezione è proseguita citando la celebre piramide del successo di John Wooden (cestista e allenatore a stelle e strisce), assunta a modello per il coach biancorosso, sottolineando come l’emozione sia il principale avversario da combattere e definendo i concetti chiave di leadership: “può essere carismatica – ha chiosato il gradito ospite Ciessino – quando le decisioni vengono assunte totalmente dal coach, burocratica quando è orientata al compito, oppure partecipativa – consultiva, responsabilizzando direttamente i giocatori”.
La serata si è chiusa, alla lavagna, con una pagina prevalentemente tattica, rispondendo alle curiosità espresse dalla platea.

Al meeting erano presenti anche Angelo De Marcellis, presidente del CSI Teramo e Antonio Cancellieri, responsabile per la commissione pallacanestro CSI.

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