Cultura & Società

Ap – 6 agosto del 1945, alle ore 8.16 locali, l’Enola Gay del colonnello Paul Tibbets sganciò sulla città giapponese di Hiroshima “Little Boy”

Chieti, 6 Agosto ‘10, Ven, Trasfigurazione – Anno XXXI n. 310 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr.  n. 1/81


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Ap – 6 agosto del 1945, alle ore 8.16 locali, l’Enola Gay del colonnello Paul Tibbets sganciò sulla città giapponese di HiroshimaLittle Boy”: la prima bomba atomica della storia dell’umanità. La deflagrazione, avvenuta a 600 metri di altezza, provocò la morte di oltre 140.000 persone e circa il 90% degli edifici venne completamente raso al suolo. Appena 3 giorni dopo, il 9 agosto, la terribile scena si ripeté sulla città di Nagasaki, con le stesse modalità, 80.000 morti.

Quando volano gli “Angeli del bene”

di Filippo Giannini

Leggo su “Orientamenti” e trascrivo un pensiero di George Bernard Shaw: «Gli Stati Uniti d’America sono l’unico Paese occidentale ad esser passati da uno stato di barbarie ad uno di decadenza senza aver attraversato neanche per un giorno quello della civiltà.»Questo articolo vale come premessa per un altro che intendo presentare alla pazienza dei miei lettori e che riguarderà l’isola di Pantelleria nel periodo quando il suo cielo era oscurato da volo degli Angeli del Bene. Questa espressione fu coniata da Winston Churchill per indicare i “liberatori” angloamericani.

Qualche tempo fa “Radio 24” ha trasmesso un “editoriale” (trascrivo a memoria): «Gli iracheni usano i civili come scudi umani, approfittando della riluttanza dei piloti anglo-americani nel colpire i civili.» L’impudenza e il senso del servilismo di certi “editorialisti” non conosce limiti. Infatti è impossibile che un giornalista che si presenta alla radio o alla televisione, quindi persona qualificata, non conosca la verità (quella vera) e, qualora non la conoscesse, è meglio che torni a casa ad aiutare la moglie nelle faccende domestiche.

Quando la querula, leziosa alchimia di parole che si ascoltano, ormai da decenni, lascerà, finalmente, il posto alla Storia seria, solo allora sarà chiara la “tecnica” messa in atto da secoli, dai Paesi plutocratici – ieri l’Inghilterra, oggi gli USA – “tecnica” di ricorrere a quell’arma preferita, infallibile, che il ricco adotta, con sadica infamia, contro il povero per piegarlo, mettendo cioè in atto l’assedio della fame, l’assedio del terrore. Quando tutto ciò sarà più chiaro agli occhi del mondo, solo allora potremo prendere atto dell’entità reale dei danni che regimi, realmente tirannici, hanno arrecato alla civiltà e al mondo.

Qualche tempo fa scrissi (e lo ripropongo) che allo scoppio del secondo conflitto mondiale gli angloamericani idearono le “bombe intelligenti”. In realtà le bombe concepite in quel periodo dagli Alleati si dividevano in tre categorie: “intelligenti”, “intelligentissime” e “geniali”.

Le bombe “intelligenti”, erano e sono, quelle che colpivano e colpiscono edifici civili; quelle “intelligentissime” polverizzavano e polverizzano chiese, monumenti, ospedali, scuole. Ad esempio quella bomba che centrò, in quel lontano 19 luglio 1943, la mia tomba di famiglia al Verano, a Roma, dopo aver distrutto, l’adiacente Basilica di San Lorenzo, e interi quartieri popolarissimi, era una bomba “intelligentissima”. Di quelle “geniali” parlerò più avanti, non prima di aver aperto una pagina di storia riconducendo alla verità una favola secondo la quale è stato Hitler a scatenare il terrore sulle città inglesi. La verità è completamente diversa.

Mi preme, innanzi tutto, ricordare che Mussolini quando dichiarò la guerra alla Francia e all’Inghilterra, il 10 giugno 1940, impose di non sganciare alcuna bomba su territori avversari. Due giorni dopo, esattamente il 14 giugno, bombardieri inglesi infierirono su Torino e Genova, distruggendo edifici e causando numerosi morti e feriti.

Scrive lo storico americano George N. Crocker nel suo “Lo Stalinista Roosevelt”, pag. 210: «Lo stesso Hitler aveva fatto sinceramente di tutto onde raggiungere con l’Inghilterra un accordo per limitare l’offesa aerea alle zone di operazione.»

La teoria del “moral bomber” – come fu classificata nella cerchia di Churchill – risale al 1923 e massimo esponente fu sir Hugh (“Boom”) Trenchard il quale sosteneva che «il bombardiere centrerà sempre l’obiettivo,» come ha scritto Winston Churchill nel libro “The last lion”, pag. 313; è chiaro che l’”obiettivo” sarà il centro residenziale.

Questa “teoria” di Trenchard fu messa in atto dal Maresciallo in Capo del Comando Bombardieri, sir Arthur Harris, dai suoi subordinati chiamato “The Butcher” (il macellaio), per la fredda crudeltà con

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la quale effettuò l’offensiva aerea i cui obiettivi preminenti erano le popolazioni civili, anziché  quelli militari: cosicché «i massicci bombardamenti al cuore del territorio nemico, avrebbero ridotto in rovina le città, la sua gente alla disperazione e il Governo alla capitolazione.» Infatti, mentre la produzione

bellica tedesca e anche quella italiana era programmata su aerei per appoggio tattico, quella anglo-americana era stata impostata per la produzione di bombardieri pesanti. Quindi, da anni, era  stata accettata la filosofia di Trenchard e le popolazioni civili ne subirono le conseguenze. Questo è tanto vero che la RAF disponeva, già all’entrata in guerra, dei terribili mostri volanti quali erano i Lancaster e gli Halifax, apparecchi che potevano trasportare tonnellate di bombe sin nel cuore dell’Europa. Questo mentre, come poco sopra accennato, i tedeschi  possedevano piccoli bimotori tipo Junker Ju 88, o He111, aerei concepiti come appoggio nei campi di battaglia. Gli italiani principalmente dei trimotori S/79 o S/82, oppure bimotori tipo Caproni.

Non so come alcuni capiscioni prenderanno quanto sto per scrivere, ma riferendomi di nuovo a George Crocker riporto quanto egli ha scritto a pag. 210 del volume citato: «Lo conferma anche Spaight (Ministro dell’Aviazione inglese – nda), che Hitler aveva fatto sinceramente di tutto onde raggiungere con l’Inghilterra un accordo “per limitare l’offesa aerea alle zone d’operazioni” e che si decise a restituire pan per focaccia soltanto, suo malgrado, tre mesi dopo che la RAF aveva intrapreso i bombardamenti massicci sulle città tedesche.»

Una delle tante menzogne lanciate su tutto il mondo venne ampliata addirittura da uno dei più autorevoli giornalisti, Indro Montanelli; su Il Giornale dell’agosto 1993, ha scritto che «gli inglesi, quando scesero in guerra non avevano neanche gli occhi per piangere.» Quale idiozia! Gli inglesi nel settembre 1939 disponevano di un quantitativo di aerei superiore a quello della Germania. Che quanto ha scritto Montanelli sia un’idiozia viene confermato da Winston Churchill stesso; infatti a pag. 515, Vol 1° della sua Storia della 2° Guerra Mondiale, riporta una lettera datata 18 settembre1939, nella quale, fra l’altro è scritto: «Il Primo Lord al Primo Ministro: (…). Se l’industria aeronautica, come è organizzata al presente, con il lavoro di 360.000 uomini può produrre quasi 1.000 apparecchi al mese, mi sembra strano che debbano occorrere 1.050.000 uomini per una produzione di 2.000 velivoli (…).» 1.000 apparecchi al mese, con proiezione a 2.000, ed eravamo solo al settembre 1940!

Riprendiamo con ordine.

Sino al giugno del 1940 su Londra non fu sganciata una sola bomba, semplicemente perché il Führer attendeva che la Gran Bretagna si decidesse a trattare. Per confermare l’asserto, partiamo da un punto fisso: l’8 agosto 1940, giorno in cui Goering iniziò l’offensiva aerea sull’Inghilterra. Il già citato George N. Crocker (pag.209) ha scritto: «Fu soltanto la decisione presa a freddo dal Ministro dell’aviazione britannica, l’11 maggio 1940, e non la crudeltà di Hitler, a scatenare la cosiddetta guerra totale.» Infatti è sufficiente rileggere solo alcuni bollettini del Quartier Generale germanico per avvicinarci alla verità: «24 maggio 1940 – Anche nella notte scorsa il nemico ha rinnovato i suoi bombardamenti a caso su obiettivi della Germania (…).» 7 giugno 1940: «Gli attacchi aerei nemici contro la Germania interna (…)>. 22 giugno 1940: <Aeroplani nemici hanno compiuto incursioni aeree sulla Germania attaccando per la prima volta i dintorni di Berlino (…).» Così il 29 giugno e di seguito. Si può immaginare quanto sia costato confessare che la Germania veniva colpita da bombardamenti aerei, quando il Maresciallo Goering aveva autorizzato ad esser chiamato “Mayer” qualora una sola bomba fosse caduta sul territorio tedesco.

Inoltre esiste una testimonianza più che autorevole: quella di Charles De Gaulle, il quale nelle sue Memoirs, ha scritto: «Mi par ancora di vederlo (Churchill – nda) ai Chequers, un giorno d’agosto, alzava i pugni verso il cielo e sibillava: “Non vengono quei maledetti!”. “Ha tanta fretta” gli chiesi “di vedere le sue città ridotte in macerie?”. “Vede”, mi spiegò, “se bombardassero Oxford, Coventry e Canterbury, una tale ondata di indignazione si solleverebbe negli Stati Uniti che l’America entrerebbe in guerra”.»

Non solo De Gaulle, ma anche il citato J.M.Spraight, scriveva: «Se riuscivamo a portare la guerra nel cuore della Germania, la ritorsione era certa; o perlomeno era molto probabile che la capitale britannica ed i suoi centri industriali fossero purtroppo (!) risparmiati, se noi avessimo fatto l’errore di risparmiare i centri tedeschi.»

E così fu.

La determinazione con la quale vennero effettuati i bombardamenti sulle città, sui villaggi e sulle più isolate fattorie sparse nel territorio tedesco o italiano è documentato da questo messaggio inviato l’8 luglio 1940 dall’allora Primo Ministro britannico al Ministro della Produzione aeronautica inglese: «C’è una sola cosa che butterà ginocchioni (i capi dell’Asse – nda), ed è una serie di attacchi spaventevoli, sterminatori da parte dei nostri bombardieri pesanti contro la loro madrepatria.»

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Quando sir Arthur Harris il 22 febbraio 1942 assunse il comando del “Bomber Command” della RAF trasmise il seguente ordine: «Circa la nuova direttiva dei bombardamenti: suppongo sia chiaro che i punti di mira saranno le aree costruite. Non, per esempio, i cantieri navali o le fabbriche

d’aeroplani. Ciò va reso ben chiaro nel caso non fosse stato compreso.»

A guerra terminata, al Maresciallo dell’Aria inglese, sir Robert Saundby, furono poste alcune domande quale comandante e responsabile delle squadriglie aeree che avevano devastato, giorno dopo giorno, il territorio nemico, provocando la morte di centinaia di migliaia di civili. Saundby, pur ammettendo tutto ciò, concluse di non sentirsi minimamente colpevole di quelle distruzioni, avendo eseguito semplicemente gli ordini del suo superiore sir Arthur Harris. A sua volta Harris scaricò le sue responsabilità sul Ministro dell’Aria sir Archibald Sinclair. Questi declinò ogni colpa affermando di aver eseguito gli ordini del Primo Ministro Wiston Churchill.

Per quanto riguarda le bombe “geniali”, è necessaria una breve premessa. Durante uno dei tanti devastanti bombardamenti su Tokio, solo per una coincidenza si notò che concentrando le bombe, specialmente le incendiarie, su un’area ristretta, si otteneva un risultato ancora più devastante. Infatti l’enorme calore prodotto dalle fiamme tendeva, per un effetto fisico, a sollevarsi violentemente, creando un vuoto immediatamente riempito dall’aria fredda circostante; cosicché un forte vento facilitava ancor più la propagazione delle fiamme, con effetti facilmente comprensibili.

I “Liberatori” approfittarono della scoperta e la perfezionarono a danno delle popolazioni civili di Tokio, di Amburgo, di Dresda e di tante altre “fortunate” città. La loro impudenza arrivò al punto che le loro Fortezze Volati con le quali seminavano morte e distruzione, erano nominate Liberators.

Ma il fior fiore della “genialità” gli americani lo misero in atto negli anni 1943-1945 quando sulle nostre città gettarono dei giocattolini e penne, ovviamente destinati ai più piccoli, oggettini caricati di esplosivo. Un ragazzo, mio compagno di classe alla scuola media “Marconi” di Roma, trovò uno di questi “regalini made in USA”, lo aprì e gli esplose in mano: ebbe alcune dita della mano asportate e il viso colpito da schegge. Era il perfezionamento della tecnica del terrore.

Per concludere questa incompleta denuncia, perché non ricordare le “armi di distruzione di massa” in possesso monopolistico di USA e Gran Bretagna sganciate su Hiroshima e Nagasaki, in spregio alle Convenzioni di guerra allora vigenti, in quanto “armi non convenzionali” usate, oltretutto, per polverizzare centinaia di migliaia di civili? E cosa dire delle “Bombe a frammentazione” o di quelle a “uranio impoverito”? L’uso indiscriminato di questi ordigni non è “crimine contro l’umanità”?

I padroni del mondo hanno fatto proprio il “diritto della forza” per abbattere la “forza del diritto”. E allora da che parte sono i “criminali di guerra”? Di contro dobbiamo dar atto che essi sono stati da sempre abilissimi nell’imbonire l’opinione pubblica mondiale, trasformando le loro azioni di predoni in operazioni tese a portare democrazia, pace, benessere, nascondendo, con stupefacente destrezza i veri intendimenti delle loro cento e più guerre di aggressione.

Gli uni e gli altri, americani e inglesi (questi ultimi divenuti ormai la 51^ stella della bandiera USA) hanno avuto sempre la necessità di inventarsi dei nemici per affermare la loro sovranità sul mondo. Ieri erano gli indiani, i messicani, gli spagnoli, i tedeschi, gli italiani, i giapponesi, i cubani, i nord coreani, i vietnamiti, e così di seguito. Oggi i somali, i talebani, gli iracheni. Domani saranno i novelli Stati canaglia, cioè i siriani, gli iraniani, i libici, i venezuelani e così via fino a quando tutto il mondo non sarà globalizzato sotto la bandiera a stelle e strisce.

Per finire, qualcuno potrebbe chiedermi: «Se la verità è quella raccontata, perché quando entrarono i “liberatori” tutti li accolsero osannanti?»

Preciso: non tutti. In ogni caso quel ricordo tutt’ora mi turba e mi fa provare profonda vergogna.

F. G.

Questo articolo sarà pubblicato su “Il Popolo d’Italia”.

Visita il sito http://www.filippogiannini.it

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Lino Manocchia, Linoman98@aol.com Emiliana Marcuccilli, emilianamarcuccilli@libero.it Alessandra Nigro alessandra.nigro@gmail.com

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