In rilievo, Ricordi di guerra, Storie giuliesi

Nicolò Ledwinka e la Regia Scuola Tecnica Industriale di Giulianova

GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 19
di Sandro Galantini*
Nicolò Ledwinka, direttore della Scuola tecnica industriale di Giulianova nel 1940, continuava ad esserlo anche nel 1941, anno in cui alla sezione falegnami ed ebanisti veniva aggiunta quella per maestri d’ascia affidata a Gino Menetto, docente di meccanica e macchine marine, fisica, chimica, tecnologia e disegno delle costruzioni navali. Si trattava di una disciplina opportuna per una città a vocazione marinara come Giulianova, e a cui Ledwinka teneva particolarmente. Nato a Zara il 5 dicembre 1899, con il mare Ledwinka aveva infatti avuto sempre un rapporto intenso. Conseguita nella città istriana la maturità tecnica, dopo la guerra si era iscritto ai corsi di ingegneria navale presso l’università di Genova. Nel 1919, allorché la Dalmazia settentrionale veniva assegnata, contro la volontà dell’Italia, al nuovo regno serbo-croato-sloveno, come dirigente zaratino del Gruppo studenti dalmati aveva sottoscritto il manifesto relativo alla grande manifestazione indetta per il 6 maggio di quell’anno a Roma per Spalato italiana, per poi arruolarsi tra i legionari fiumani dove gli era stato assegnato il grado di caporale. Dopo la laurea si era impiegato nel Registro Navale Italiano di cui, rimanendo ispettore, il 5 novembre 1928 veniva nominato agente. E qualche giorno dopo, il 20 novembre, giungeva la nomina a insegnante titolare stabile di tecnologia, meccanica e macchine nella Scuola industriale “P. Bakmaz” della sua Zara, dove sarebbe rimasto per sette anni. Appassionato di costruzioni navali (partecipa nel marzo 1930 al concorso per battelli per pesca meccanica con il progetto di una imbarcazione di 23 metri con motore diesel da 180 cavalli), disegnatore dotato di un certo talento (espone per la prima volta in una manifestazione artistica del ’32), ed iscritto alla società canottieri “Diaspora” di Zara, Ledwinka nel 1933 pubblica il suo primo libro, Remi sull’Adriatico, con prefazione del celebre Filippo Camperio, ammiraglio e fondatore della sezione milanese della Lega Navale di cui sarà presidente.
Nel 1936 lascia Zara per trasferirsi a L’Aquila dove insegna meccanica, macchine e disegno nella Scuola tecnica industriale “T. Patini”, rappresentandola oltretutto al congresso internazionale dell’insegnamento tecnico tenutosi a Roma.
Nel 1937 c’è il salto di qualità con la nomina di direttore a Corridonia, dove rimane sino al 1939. Ed è proprio durante il suo periodo marchigiano che Ledwinka, nel frattempo iscrittosi al Regio Yacht Club Italiano in quanto proprietario di un panfilo di 2 tonnellate armato a Lussingrado, incontra, innamorandosene, una giovane civitanovese, Alda Pagnanini, laureanda all’università di Urbino e supplente di italiano, storia, geografia e cultura fascista alla Scuola secondaria di avviamento professionale della sua città. I due, dopo un breve fidanzamento, si sposano divenendo genitori proprio nel 1940, l’anno in cui entrambi vengono a Giulianova.
E dopo? Al termine della 2^ guerra mondiale Ledwinka (che aggiungerà al cognome il termine Liburnico) è uno dei tanti istriani senza più patria, rimasto fedele alle sue radici. Sicché non sorprende la sua presenza, il 22 maggio 1949 a La Spezia, alla commovente cerimonia della benedizione della bandiera dell’Istria. Tornato all’insegnamento, coltivando la saggistica e l’arte (nel 1955 pubblica il volume Le ali dell’Egeo e cinque anni dopo allestisce a Napoli una sua mostra), è tra i relatori a Roma, dove ha fissato intanto la sua residenza, al 2° Convegno nazionale sui problemi della scuola italiana. Terminata la sua attività di impegnato docente, per la quale viene insignito del titolo di Cavaliere ed Ufficiale al merito della Repubblica, Nicolò Ledwinka si trasferisce a Torre Annunziata operando come libero professionista. Consigliere, dal 1963, del Libero Comune di Zara in esilio, membro della Società Dalmata di Storia Patria, oltre ad alcuni saggi d’indole storica sulla “Rivista Dalmatica” Ledwinka nel 1967 firma il suo terzo libro: Dav il saracino. Un brano di storia dimenticata di Napoli. Sarà, quella, la sua ultima pubblicazione. Di qui a pochi anni Nicolò Ledwinka chiuderà le sue palpebre definitivamente.
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