Teramo e Provincia

Atri. PD: Le notizie di stampa sulle decisioni raggiunte dal Comitato per il Percorso Nascita Regionale ci lasciano sbigottiti ed indignati.

Le notizie di stampa sulle decisioni raggiunte dal Comitato per il Percorso Nascita Regionale ci lasciano sbigottiti ed indignati. Non vogliamo richiamare in questa sede tutte le occasioni in cui l’ospedale “San Liberatore”, il nostro ospedale, è stato mutilato, perseguitato, ostacolato nel corso di questi ultimi anni. Avremmo buon gioco a farlo: ma non è questo il punto, perché la nostra non è una battaglia di campanile. Sul tavolo ci sono le necessità dei bambini e delle partorienti del territorio di ricevere un servizio sanitario efficiente: solo questa, non le preoccupazioni localistiche né lo zelo tecnocratico, è la stella polare che deve guidare l’azione di riforma della sanità abruzzese. È per questo che ci sentiamo ancora una volta di prendere posizione apertamente contro esponenti ben più importanti di noi nella gerarchia del PD abruzzese: perché, da cittadini del territorio, siamo tragicamente certi che il sistema sanitario regionale non può reggersi sui soli otto punti nascita lasciati in piedi dal CPNR.

Lo sappiamo: ci sono criteri stringenti stabiliti dalle commissioni tecniche (figli dell’Accordo Stato-Regioni del 2010) che dispongono la “riduzione progressiva” di tutti i punti nascita che non raggiungano i mille parti annui. Ma la politica non è solo tecnocrazia: se così fosse non ci sarebbe bisogno di consiglieri e assessori regionali, e neanche di un circolo PD ad Atri. La politica è saper ascoltare e interpretare le necessità del territorio. I dati tecnici sono importanti, ma bisogna tener conto che per il territorio abruzzese (e date lo stato vergognoso delle strade abruzzesi) non si possono applicare gli stessi criteri che si utilizzano per regioni a viabilità facilitata ed alta densità abitativa. Bisogna rendersi conto che l’Accordo del 2010 dispone la riduzione dei punti nascita con pochi parti soprattutto perché in quegli ospedali in media si ha una quota di ricorsi al parto cesareo molto superiore al normale: quota che ad Atri è  fra le più basse di tutta la regione. Il nostro punto nascita dovrebbe dunque essere premiato, non soppresso. Bisogna poi tenere conto che chiudere simultaneamente i punti nascita di Atri, Ortona e Penne, che nel 2013 hanno totalizzato insieme ben 1266 parti, vuol dire portare all’esplosione il punto nascita di Pescara, che supera già i duemila parti annui. Bisogna rendersi conto che chiudere il punto nascita di Atri significa creare artificialmente e scientificamente una mobilità interna dall’ASL di Teramo a quella di Pescara di circa 500 parti l’anno: cosa ne pensa il dg Fagnano? Bisogna, infine, rendersi conto che con la chiusura del punto nascita di Atri si rischia di dare al San Liberatore un colpo mortale, da cui potrebbe non riprendersi. Ma è un’eventualità alla quale non vogliamo neanche pensare.

La buona notizia è che per fortuna viviamo in una Repubblica la sovranità non è in mano alla tecnocrazia, ma alla politica, che è espressione della libera volontà dei cittadini. È per questo che, come circolo PD di Atri, contrasteremo con tutti i mezzi che la politica ci mette a disposizione la decisione del CPNR, che sarebbe l’ennesimo furto ai danni del nostro territorio e sarebbe funesta per i cittadini dell’intero nostro comprensorio.

Per fortuna, potrebbe non essere necessario. I dati di inizio dicembre, cui gli amministratori regionali possono avere facilmente accesso, dicono che quest’anno il punto nascita di Atri, nonostante da mesi non si faccia altro che minacciarne l’esistenza, supererà ampiamente i 500 parti, e la stessa norma che impone la “riduzione progressiva” dei punti nascita sotto i 1000 parti autorizza espressamente il mantenimento di quelli che superino i 500, purché esso sia imposto da “valutazioni legate alla specificità dei bisogni reali delle aree geografiche interessate con rilevanti difficoltà di attivazione” delle direttive. E recepire integralmente quelle direttive, per tutte le ragioni che abbiamo elencato, non solo è difficile: è impossibile.

In Abruzzo nascono diecimila bambini l’anno: c’è dunque spazio non per otto, ma per dieci punti nascita. Finora hanno parlato la burocrazia e le commissioni tecniche: ora deve parlare la politica. Dai nostri rappresentanti ci aspettiamo che non si limitino ad implementare alla lettera, con atto masochistico, le direttive del CPNR, e tengano conto di tutte le valutazioni, purtroppo fin troppo reali, sovra esposte. Se per questo avranno bisogno di affrontare qualche resistenza e sbattere qualche pugno sul tavolo, siano certi del nostro appoggio pieno ed entusiastico. Se ciò non accadesse, con lo stesso entusiasmo siamo pronti ad esporci ancora più esplicitamente di quanto non abbiamo fatto finora, insieme a chi vorrà darci una mano.

 

CIRCOLO DI ATRI

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