Cultura & Società, In rilievo

Teramo. Teatro: il tema dell’emancipazione femminile inaugura la Stagione di Prosa della Riccitelli.

 

Il Teatro Comunale di Teramo, dopo i lavori, riapre alla cittadinanza

di (C) Alessia Stranieri

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Uno dei capolavori del drammaturgo inglese George Bernard Shaw, “La professione della signora Warren”, con la regia di Sergio Sepe, ha inaugurato la Stagione di prosa 2014/2015 della Società “Primo Riccitelli” di Teramo. Giovedì 13 e venerdì 14, il Teatro Comunale è stato restituito alla cittadinanza e ai suoi numerosi fruitori, dopo un periodo di chiusura al fine di realizzare necessari lavori di adeguamento. La protagonista, interpretata dall’attrice Giuliana Lojodice, è la signora Warren, una donna matura in cui eleganza e rozzezza coesistono in armonia. La sua professione non è altro che il mestiere più antico del mondo che svolge con grande disinvoltura sociale al punto da diventare tenutaria di case di tolleranza sparse per tutta l’Europa, senza provare pentimenti e vergogna alcuna. “La professione della signora Warren”, terminata nel 1894 e censurata per oltre trent’anni, appartiene al ciclo delle “commedie sgradevoli” di Shaw. L’autore, nel rappresentare una donna priva di remore, per nulla toccata da critiche e giudizi altrui, denuncia l’ipocrisia di una società di benpensanti e moralisti, portando in luce le contraddizioni e i compromessi dell’epoca. L’altra protagonista femminile, Vivie, incarnata dalla giovane Federica Stefanelli, viene introdotta in scena sommersa da pile di libri, in cui si risveglia come da un mondo immaginario per scontrarsi con la dura realtà di una madre prostituta, la Signora Warren, che l’ha cresciuta negli agi, grazie alla sua facile ricchezza, ma negandole l’affetto di una famiglia. Il loro è un incontro-scontro generazionale, ma anche e soprattutto di valori. Entrambe tendono ad emanciparsi, in due epoche diverse, secondo ideologie totalmente contrapposte. La madre, ambiziosa, è legata alla sua condizione sociale ottenuta con il facile guadagno; la figlia, caparbia, le tiene testa per perseguire i suoi principi etici basati su fatica, coerenza e onestà, a costo di rimanere da sola. Le due donne sono accompagnate nella rappresentazione da quattro protagonisti maschili, tra cui Giuseppe Pambieri, che degnamente impersonano personaggi della società corrotta ed ipocrita che pervade l’atmosfera della commedia. La pièce teatrale si snoda in due atti caratterizzati da una scenografia scarna, in contrasto con la ricchezza decantata dalla signora Warren e dai suoi degni accompagnatori/amici. Le scene cambiano davanti agli occhi degli spettatori in una narrazione rallentata, solo a tratti esaltata da una eccessiva enfasi di rabbia e sdegno della figlia pseudo anticonvenzionale. Al contempo il personaggio della signora Warren è rozzo e lamentoso, mentre i protagonisti maschili sono relegati a cornice con l’unico guizzo di un reverendo/rockstar, in completo di pelle nera e occhialetti scuri. L’opera di Shaw tratta tematiche forti come l’emancipazione femminile e la prostituzione in una società moralista dove nessun personaggio è limpido, ma sulla scena non emerge altrettanta forza, nonostante gli interpreti d’eccezione.

(C) Alessia Stranieri

 

 

 

 

 

 

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