GIULIANOVA – Un cronista deve occuparsi di tutto e non stupirsi di niente. Però leggere che un sindaco vuole effettuare la prova de Dna sulla cacca dei cani, manco fossimo in una remake satirico di CSI, lascia veramente attoniti. Non per il materiale escrementizio, che suscita ilarità nei bambini e nelle anime semplici, ma per la valutazione delle priorità che un amministratore si dà. E mica parliamo di un paesello, no, parliamo di Giulianova.
L’alzata d’ingegno, che assomiglia molto a un pesce d’aprile a ferragosto, è frutto della fervida e inesauribile mente del sindaco Francesco Mastromauro con la collaborazione del dirigente Maria Angela Mastropietro. “La lotta alle deiezioni canine è un impegno preso con gli elettori e che intendo mantenere” ha affermato il palestrato avvocato Mastromauro che pur di comminare una multa esemplare ai maleducati proprietari dei cani che lordano i marciapiedi e le aiuole della località balneare è disposto a spendere somme da capogiro e a dedicare parte della sua vita “ a combattere la piaga delle deiezioni canine non raccolte dai padroni” .
E’ evidente a molti che chi sporca o pulisce o paga, si tratta di un principio della vita quotidiana in una comunità civica regolata da norme, ma sparare a una mosca con un cannone è antieconomico e inutile. Una presa per il naso per la cittadinanza al solo fine di proclamarsi il nemico numero uno della cacca di cane senza una reale possibilità di applicazione né di alcun risultato concreto.
Si procederà dunque al prelievo di un campione del reperto delle feci spalmate sul marciapiede – e già qui sarebbe interessante sapere quale dipendente comunale sarà l’eletto -, lo si sottoporrà a test del dna – dove ? – e quindi dai risultati si potrà individuare l’animale responsabile e quindi il padrone in quanto , sostiene il sindaco, esiste una mappatura genetica dei cani ai quali è stato inserito il microchip identificativo.
Sono stati intervistati diversi veterinari oltretutto specializzati nella zooprofilassi disciplina che segue maggiormente le analisi e si sono messi a ridere quando hanno letto la rassegna stampa su “questa boiata”. Una volta riavutisi dallo shock hanno spiegato che ovviamente servirebbe un analisi del dna del cane associata al chip che il cane dovrebbe avere (dato aggregato che non esiste); quindi non esiste un’anagrafe del dna canino nè in Italia nè all’estero, inoltre anche una sola analisi sarebbe molto costosa quindi figuriamoci analizzare tutti i cani di Giulianova e comunque qualcuno in passato l’ha richiesta ma in Abruzzo e a Teramo non la esegue nessuno neanche nel pubblico. Esiste in via sperimentale qualcosa di simile ma esiste solo per animali selvatici per lo studio e la ricerca delle malattie degli stessi. Siamo quindi di fronte a una clamorosa frescaccia sbandierata ai quattro venti. Tanto per avere un riscontro formale potreste chiamare lo Zooprofilattico e simulare una simile richiesta per avere un riscontro ufficiale della castroneria affermata da Mastromauro…
Alberto Piccinini
(La città del 26 ottobre 2013)