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Italia. Politica: A proposito di “Le cinque cause della sconfitta” di Cesaremaria Glori

3Chieti, 3 Giugno ’11 –  Venerdì,  S. Clotide, – Anno XXXII n. 195 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr.  Ch 1/81


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Ap – Lettera in redazione

A proposito di “Le cinque cause della sconfitta”

di Cesaremaria Glori


In relazione al mio articolo pubblicato ieri (v. Ap194), lo scrittore autore del pregevole saggio “La tragica morte di Ippolito Nievo (ed. Solfanelli) ha inviato la nota che segue:

Egregio Marino Solfanelli,

lei ha perfettamente ragione su molti punti ma con la necessità di qualche precisazione. Il mondo ecclesiale è molto, troppo variegato. Ci sono i preti dialoganti ad ogni costo, insomma i conciliari spinti. Quelli sono marxisti apertamente o criptomarxisti, mentre altri sono imbevuti di un buonismo tutto umano, una filantropia che ricorda il pensiero massonico. Martini, Tettamanzi, Giudici, Crociata etc etc. appartengono a questa categoria. Poi ci sono i preti tutto attivismo e niente preghiera; li vedi sempre indaffarati a fare molte cose e a sbrigare l’ufficio quotidiano liturgico come un noioso e non rinviabile compito. Ovviamente questa categoria prega poco, tutta presa dalle molte cose in cui si impegnano, spesso con apprezzabili risultati. Sono quei preti che fanno tanto movimento ma che hanno le chiese vuote e le loro omelie sono messaggi sociali più o meno mascherati. Tanta socialità e poco amore in definitiva. Poi ci sono i preti che pregano, una minoranza esigua. Sono circondati di donne, donnette e bambini, talvolta, se hanno un carattere aperto e gioviale, anche di giovani. Le loro chiese sono sorprendentemente piene e la loro presenza garantisce continuità nella preghiera. Come riconoscere queste chiese? Semplice: hanno esposto il Santissimo e sono sempre piene di fiori offerti dalla gente della parrocchia e si tratta di fiori, in genere, coltivati e non comprati. Ci sono infine i preti che seguono il Magistero di Benedetto XVI, specialmente sull’uso della liturgia tridentina. Sono pochi, anzi  pochissimi. Tra di essi c’è un nuovo Ordine che discende da San Francesco ma che se ne distingue anche per il saio, che è di color cilestrino e non marrone scuro o caffellatte. Sono i francescani dell’Immacolata (ci sono anche le suore) che sono tradizionalisti e che guardano al mondo moderno con orrore e compassione. Tra essi e certi vescovi (o vescovoni, come dice Bossi) c’è un abisso. Sono quelli che sostengono Roberto de Mattei e sono anche quelli che sono vicini a Medjugorie e ai suoi messaggi. Hanno anche una rivista settimanale, che si chiama appunto Il settimanale di Padre Pio. Se ne faccia inviare copia in omaggio e vedrà che sono diversi, diversissimi da quelli cui lei accenna nello scritto “le cinque cause della sconfitta”.

Quanto a CL è un movimento ove le idee sono molto aperte. La maggior parte è di destra ma  c’è una frangia che è sinistrorsa, specialmente quella più attiva nella Compagnia delle Opere. Comunque in CL la politica è lasciata ai margini e il voto è dato secondo le circostanze e gli uomini che chiedono il voto. Certo che Berlusconi non ha brillato per quella serietà e morigeratezza di costumi che avrebbero eliminato qualsiasi dubbio sulla sua personalità. Un conto sono le sue vicende giudiziarie connesse al mondo degli affari e altra cosa sono le vicende legate a donne di più o meno discutibile moralità. Era ovvio aspettarsi che su questo aspetto si scatenasse l’orgia perbenista e ipocrita della sinistra  (scrivo con la minuscola, perché non merita l’onore della maiuscola) ove froci, lesbiche, femminelli e ogni altro degenere vilipendio della natura umana è esaltato come una conquista del progresso. Immagini che cosa sarebbe potuto accadere senza quella debolezza berlusconiana dell’essere preda del sesso, anche se conforme a natura. Non è stato così. Ci vorrà del tempo e. forse, altra guida per meglio rappresentare la Destra. Forse il Berlusconi ci è già arrivato con l’ìnvestitura di Alfano, giovane brillante, serio e, almeno sinora, immune da

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ABRUZZOpress – N. 195 del  3 giugno ’11                                                                                                                              Pag 2

scivolate care al gossip. Forse Alfano potrà riprendersi le donne profumate e per bene cui lei

accenna. Ma quelle, stia sicuro, non sono mai state a destra. Sono le donne di casa, quelle con bambini e famiglia che hanno disertato le urne o votato per dispetto Pisapia.

Napoli, ovviamente, è un altro discorso. Lì ha trionfato l’odio per lo Stato. De Magistris, per il Meridione, è il simbolo dell’antistato, della rivolta rabbiosa e silenziosa contro lo Stato. A Napoli non ha trionfato la Sinistra ma l’anarchia e questa ha più affinità con la Sinistra che con l’opposto. Se andassimo alle urne ora ci troveremmo con una Italia divisa in due, ingovernabile, ove alla fronda nordista della Lega si contrapporrebbe una fronda meridionale apparentemente di sinistra ma in realtà antinordista. Si giungerebbe allo sfascio in poco tempo con gran sollazzo dei Tirolesi che non aspettano altro. Al sud non si rendono conto che la realtà ha creato nuovi interessi e nuove alleanze . IL Veneto e il Friuli-Venezia Giulia si sono resi conto che la loro economia è tutt’uno con la Slovenia, l’Austria e la Baviera. Se ne sono resi conto, se ce ne fosse stato bisogno, con la venuta del Papa ad Aquileia ove erano presenti anche le comunità richiamantesi all’antico Patriarcato, compresa la Croazia che ancora non è nella Cee, ma ove cospicui sono gli interessi del Triveneto.

Quello sprovveduto di Fini da fascista potrebbe essere definito, se le cose andassero male, lo sfascista, perché è lui ad avere distrutto il giocattolo e ora sta piagnucolare rivendicando un ruolo che la sua caratura e la sua storia personale non gli garantisce. Ricordo il giudizio che l’amico Giano Accame dette di lui. ” Fini non sa un c… ma lo dice molto bene.” Giudizio quanto mai pertinente ed azzeccato.

Colgo l’occasione per salutarla con stima e solidarietà.

Cesaremaria Glori

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