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Società. ANORESSIA OGGI Quali reali responsabilità posso avere internet e facebook?

ANORESSIA OGGI
Quali reali responsabilità posso avere internet e facebook?

Secondo una indagine condotta su ragazze adolescenti trai 12 e i 19 anni, dall’università israeliana di Haifa, Facebook giocherebbe un importante ruolo di responsabilità sull’incremento dei disturbi del comportamento alimentare e in particolar modo l’Anoressia.

Il social network più seguito ruba dunque la scena alla Moda, che per anni era stata accusata di proporre modelli femminili eccessivamente magri, al limite della sopravvivenza. Tanto spingere a stabilire un codice etico, firmato da tutte le Camere Nazionali della Moda di tutti i Paesi in cui si tengono le fashion week, secondo il quale doveva essere negato l’accesso in passerella alle modelle al di sotto di un certo peso.

A tal proposito, Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia, lancia un appello per raccogliere le firme contro i siti pro-anoressia. E nel suo blog sul sito di Vogue Italia manifesta chiaramente il suo impegno a combattere l’Anoressia (Fonte Vogue.it http://www.vogue.it/magazine/blog-del-direttore/2011/03/18-marzo).

Ma cosa spinge una ragazza nel fiore dei suoi anni a rifiutare il nutrimento?  Lo abbiamo chiesto allo psicologo Stefano Benemeglio, padre delle Discipline Analogiche.

“Il rifiuto del cibo è un effetto traslato – riferisce Stefano Benemeglio-  Il cibo è di per sé un bersaglio virtuale, in quanto sostituisce il bersaglio reale che inevitabilmente nell’anoressia, così come nella bulimia, riguarda un genitore. In un soggetto femminile: anoressia è ‘assenza di padre’, bulimia è ‘assenza di madre’. Quindi il rifiuto del padre, nell’anoressica, si riflette nel rifiuto del cibo”.

Secondo Benemeglio dunque, il disturbo relativo all’anoressia è riferibile ad un disagio di non-accettazione della propria femminilità dovuta al contrasto con la figura paterna. Alla base del disturbo c’è sempre il rapporto genitoriale, facebook e internet non ne sono direttamente responsabili:

“La cultura sociale è portata a definire anoressica una persona che rifiuta il cibo oltre natura al punto anche di non accorgersene, magari pesa 35kg e dice di dover dimagrire. La percezione di se stessa  – spiega Benemeglio-  si basa sul concetto di ‘non accettazione’: l’anoressica deve attaccare la sua femminilità  perché la ritiene responsabile di questo contrasto molto forte con il padre, in quanto, a parer suo, il genitore avrebbe desiderato un maschietto anziché una femminuccia.
Di conseguenza l’anoressica tende ad abbassare la propria femminilità in tutte le sue curve e le sue espressioni”.

Ma come si può affrontare l’anoressia per risolvere il disturbo? Benemeglio è irremovibile a riguardo: “Per poter superare la sua non accettazione della propria femminilità, la ragazza che soffre di questo disturbo deve risolvere il problema con il genitore: Il padre nel caso dell’anoressia”.

Esiste anche una anoressia maschile? Stefano Benemeglio ne da una spiegazione diversa per la patologia: “Difficilmente abbiamo l’anoressia maschile, anche se viene diagnosticata come tale, l’anoressia è un effetto secondario di altro malessere. Spesso è una propria fobia dell’apparato gastro-intestinale. In realtà la troviamo conclamata in modo chiaro solo nel soggetto femminile”.

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