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A scuola col Computer
di Carlo Bordoni
Comincia la scuola e ricomincia il tormento dei cellulari e di tutta una serie di gadget elettronici in classe. Distraggono dalle lezioni, disturbano, fanno saltare i nervi agli insegnanti. Il computer è ormai un accessorio indispensabile, da mettere in cartella assieme al diario e alla merenda. La riduzione del formato del PC, come del resto l’accessibilità alla rete dei telefonini più sofisticati (Blackberry, i-Phone, Smartphone), ha reso possibile la sua utilizzazione in ogni condizione e in ogni luogo. Permette di collegarsi a internet, navigare, chattare, aggiornare i propri dati, utilizzare identità virtuali o semplicemente giocare mentre si è a scuola.
Il sociologo Dalton Conley della New York University osserva che, mentre fa lezione, i suoi studenti, invece di prendere appunti, aggiornano le loro pagine su Facebook, guardano video, mandano messaggi, navigano, magari controllando su Wikipedia ciò che l’insegnante sta dicendo. In altri tempi questo comportamento sarebbe stato considerato una grave mancanza d’attenzione (e di rispetto) e subito censurato, invitando lo studente colto in fallo a ripetere ciò che era stato appena detto dal docente.
Invece ora, se gli studenti armeggiano col cellulare e col notebook senza neppure nascondersi più di tanto, il loro insegnante non si inquieta affatto e lo giudica un comportamento adeguato o quanto meno preparatorio alla vita che li attende là fuori, nelle città ipertecnologizzate e caotiche, dove si corre sempre più in fretta. Infatti il professor Conley considera questo comportamento come un’evidenza dei tempi, il segno di un cambiamento significativo del comportamento umano e, in particolare, di una nuova tendenza definita “multitasking”, che prepara ad affrontare i compiti di un’attività professionale richiesta in una contemporaneità di azioni e in una rapidità di spostamenti da un interesse all’altro, da un aspetto all’altro, per far fronte un’esigenza che mescola sempre più vita professionale e familiare, lavoro e svago, informazione e comunicazione. Tutto insieme, senza soluzioni di continuità.
Si possono fare entrambe le cose, assistere alle lezioni e smanettare sul computer. Un’attività marginale che scarica la tensione, dà l’impressione di fare più cose nello stesso tempo, di avvantaggiarsi rispetto al proprio ruolino di marcia e, soprattutto, rassicura. Forse può aiutare la concentrazione (non è provato, anzi dubitabile), ma è necessario tener conto che l’attenzione degli studenti ha una durata assai limitata (3-15 minuti) e di andamento oscillante. Va opportunamente stimolata, lasciata cadere per il tempo necessario a seguire l’andamento sinusoidale e rafforzata da immagini e frasi ad effetto.
L’atteggiamento o il comportamento che gli americani definiscono “multitasking”, con un termine che rende bene la simultaneità di più azioni, che coinvolgono funzioni e sensi, è però indicativo di un disagio sociale e, insieme, di una mutata esigenza di avvertire il tempo. Così, se vedete vostro figlio o vostra figlia che, nella loro camera, ascoltano la musica, studiano e, insieme, mandano sms, telefonano e navigano in rete, sappiate che sono già predisposti ad affrontare il futuro. Grazie agli strumenti adeguati, si preparano a sostenere la complessità della nuova società globalizzata.
New York: Londra: Milano:
Lino Manocchia, Linoman98@aol.com Emiliana Marcuccilli, emilianamarcuccilli@libero.it Alessandra Nigro alessandra.nigro@gmail.com
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