“Quota Mille” a Villetta Barrea, nel borgo del poeta pastore

Villetta Barrea (Aq), 990 metri sul livello del mare: come la vicina Civitella Alfedena, anche Villetta nasce a seguito della distruzione di Rocca Intramonti, intorno al 1400.

Adagiata lungo il fiume Sangro e dominata dai vicini monti, Villetta Barrea è ricca di scorci ed è famosa per le splendide escursioni naturalistiche che partono da qui: il vicino lago, i monti marsicani e la splendida Camosciara sono solo alcune delle mete raggiungibili.

Il suo destino è stato strettamente legato all’andamento dell’industria armentizia: transumanza e pascolo degli ovini infatti sono stati l’ossatura del sistema economico di Villetta, come oggi ci ricorda il suo Museo della Transumanza– spiega lo scrittore abruzzese Peppe Millanta che, insieme a Sem Cipriani e le telecamere Rai, ha raggiunto questo caratteristico luogo per una nuova puntata della rubrica a cura di Paolo Pacitti, “Quota Mille”.

Come prosegue Millanta: “Qui, comunque, a farla da padrona è la natura: non sarà affatto difficile infatti fare incontri particolari lungo le suggestive vie del borgo. A Villetta Barrea c’è anche uno dei simboli più famosi del parco, e quando ci si trova ai suoi piedi è facile intuirne il motivo ed è il Faggio del Pontone: si tratta di un albero monumentale alto ben 25 metri e con un diametro di più di 8. Si pensa che sia il risultato di più alberi cresciuti insieme e poi fusi in uno, diversi secoli fa. Pensate, per alcuni è qui a dominare il bosco addirittura da 750 anni. Potremmo definirlo il ‘faggio madre’, perché è stato salvato dal taglio per la legna affinché potesse spargere i suoi semi per far crescere nuovi faggi”.

A Villetta Barrea, dove un tempo c’era un’umile casa, ha inizio una delle storie più incredibili dell’Abruzzo montano: quella di Benedetto Virgilio, il poeta bifolco, che dai pascoli abruzzesi arrivò a suon di versi fino a Roma.

Nacque nel 1602 da una famiglia di umili origini, dedita alla pastorizia e all’agricoltura. Ed è proprio durante le pause che l’attività di pastore gli concedeva, che il giovane Benedetto, da autodidatta, impara a leggere e a scrivere, dilettandosi nello studio dei maggiori poeti italiani: Dante, Ariosto e Tasso.

Dopo alcune composizioni estemporanee, Benedetto decide di lanciarsi addirittura nella composizione di un poema, che dedica alla vita di Sant’Ignazio da Loyola, padre dei Gesuiti.

L’opera ebbe un’eco incredibile sia nel Regno di Napoli, che poi in tutta Italia, tanto che il Poeta Bifolco, come iniziarono a chiamarlo, fu invitato a trasferirsi a Roma dai Gesuiti. Presto entrò nelle grazie di Papa Alessandro VII, che gli concesse una stanza in Vaticano, una pensione da 70 scudi annui e la croce di Cavaliere di Cristo, uno dei riconoscimenti più prestigiosi del Vaticano.

Dopo aver continuato a comporre versi nei migliori salotti romani, Benedetto morì nel 1666 e fu sepolto addirittura nella Basilica di San Pietro, dove ancora oggi riposa, vicino a Papi e Santi.

E proprio Papa Alessandro dettò per lui questo epitaffio, riportato sulla targa: “Non sarei stato inferiore a Virgilio se la sorte avesse fatto nascere me cittadino e lui agricoltore”.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile saperne di più anche sulla puntata dedicata a Villetta Barrea.