Giulianova. Matteo Signorini presenta “Una piccola pace”al Kursaal lido, sabato 17 febbraio, ore 17.30

“Una piccola pace” di Matteo Signorini. La presentazione, sabato 17 febbraio al Kursaal, organizzata dal Forum delle Associazioni familiari d’Abruzzo, con il patrocinio di Comune di Giulianova e Anci. Invitati a partecipare  dirigenti didattici, associazioni, famiglie, tutti i cittadini.

 

Il 25 dicembre 1914, quando la Prima Guerra Mondiale era purtroppo solo all’inizio, soldati francesi, inglesi e tedeschi, abbandonarono le trincee e uscirono allo scoperto. Si strinsero la mano, si abbracciarono, seppellirono i caduti. Furono celebrate una Messa e una funzione funebre. Dalla “tregua di Natale”, e dalla storia vera di due giovani soldati protagonisti dell’episodio, trae ispirazione “ Una piccola pace” (Feltrinelli 2022) di Mattia Signorini. Il libro sarà presentato sabato prossimo, 17 febbraio, alle 17.30, al Kursaal. L’evento, patrocinato dal Comune di Giulianova e da Anci, è organizzato dal Forum delle Associazioni familiari dell’ Abruzzo presieduto da Paola D’Alesio, moderatrice del dibattito. Oltre all’autore sarà presente Elvira Di Santo, mediatrice familiare.  Porterà i saluti istituzionali il Vice Sindaco Lidia Albani.

“Ci si sta abituando all’orrore della guerra – sottolinea Paola D’Alesio – Il mondo sembra aver dimenticato la parola “pace”. C’è tanto bisogno, invece, di raccontare, specie ai nostri giovani, spaccati di vita improntati alla fratellanza, alla solidarietà, alla convivenza pacifica, per restituire fiducia e speranza nel futuro.  L’ autore, Mattia Signorini, in un romanzo intenso e commovente, racconterà come sia stato possibile deporre le armi e come tutti, nella propria vita, possiedano gli strumenti per far fiorire la pace. Dialogherà con lui Elvira Di Santo, che donerà alcuni preziosi contributi sull’importanza delle relazioni familiari come spazi  privilegiati di educazione all’amore e alla generosità.”




San Benedetto del Tronto. Arte: “I Disastri della Guerra ” di Francisco Goya, a cura di Rosalba Rossi. Inaugurazione sabato, 10 dicembre, ore 17.30, Palazzina Azzurra. Evento in ricordo del gallerista Alfredo Paglione

Seneca affermava che non esistono parole per descrivere i grandi dolori, in questo caso però  abbiamo la possibilità di osservarli n diretta, attraverso gli sguardi di Francisco Lucientes Goya, che ci restituiscono la sua percezione della violenza, della guerra, dell’incertezza della condizione umana, attraverso il linguaggio universale dell’arte. Le 40 incisioni, per la prima volta in mostra nelle Marche, a La Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, offerte in prestito dal Museo Universitario di Chieti, che ha ricevuto la preziosa collezione dalla Fondazione Immagine Arte e Scienza di Alfredo e Teresita Paglione, danno testimonianza a questa iniziativa, a cui il Mecenate teneva moltissimo, nata sotto altri auspici. Nelle lunghe conversazioni con rinnovato, instancabile entusiasmo, mi incitava a creare ponti tra luoghi e persone per la diffusione della Bellezza,  motore di grandi ideali, contro la bruttezza annientatrice della dignità umana . Mai avrei potuto immaginare che lunedì 28.11, quando aveva voluto impaziente vedere il catalogo della recente mostra sull’arte ceramica di Sassu , alla Sala Ipogea di Teramo, sarebbe stato il nostro ultimo saluto.

Mentre lo sfogliava appagato e felice, per il successo ottenuto, attendevo quella nota critica, immancabile quasi, da esigente  perfezionista quale era, invece mi aveva sorpreso, dicendomi, per la prima volta in tutti questi anni, che non aveva proprio nulla da correggere. Chissà perché le sue parole non mi sortivano nessuna soddisfazione, un sottile insinuante presagio avanzava. Allora, abbiamo scherzato, gli ho detto che un errore doveva pur trovarlo, perché lui era il mio Maestro ed ancora molto aveva da insegnarmi.
Alfredo Paglione, il pastore che ha scalato il grattacielo, così  lo definì Enzo Fabiani, e’ stato tante cose insieme, ha avuto una vita avventurosa, piena di sfide, appassionata, coraggiosa, ha ricevuto onorificenze, riconoscimenti prestigiosi. Impresario teatrale, gallerista in tutto il mondo, mecenate nella sua amata terra, oltre 2000 le opere donate e non solo in Abruzzo, anche nelle Marche, nel Museo della S. Casa di Loreto, 33 dipinti “La Bellezza della Croce” , di 14 artisti del XXsec,  ma soprattutto è stato un Faro, una Luce, per tutti coloro che ne hanno condiviso la ricerca, la tensione, la sete di più ampi orizzonti e la forza propulsiva al Bene. Il senso della sua Attenzione ed Azione l’ha rivolta ai giovani, il vero filo conduttore del suo Amore  per nutrirli di quei Valori Universali, per lui imprescindibili.
Lunedi aveva trascritto uno ad uno nella sua  rubrica, ciascun nome della bellissima squadra, senza la quale  questa mostra non si sarebbe realizzata. Aveva per ciascuno voluto notizie ed informazioni, aveva già iniziato a scrivere la sua dedica personalizzata,  sul libro di cui li avrebbe omaggiati, per poi invitatarli nella sua bellissima Casa Museo, a Giulianova.
Dovevamo rivederci sabato 3 dicembre  con Gianni Marcantoni, il poeta che tanto aveva apprezzato, Simonetta Simonetti, la storica dell’arte, porto sicuro, guida anch’ella amorevole di tanti giovani studenti, con la quale attendeva di  confrontarsi ed Agnese Monaldi, la grecista, come la chiamava lui, di cui così  aveva amato l’intervento per la mostra Xlorisonia di Maurizio Romani. All’improvviso, invece, il Faro si è spento, frantumato ed ora rimetto in sesto i pezzi della Stella cometa della sua e della mia esistenza, della Bellezza, della Conoscenza e della verità. Mi ha insegnato tanto, è stato un esempio, un padre tenero seppur rigoroso, di innata delicatezza e sensibilità, profondamente  rispettoso dell’ universo femminile, a cui riconosceva una indiscussa  “superiorita” di animo e di sentire, affermando che nessuna guerra ci sarebbe mai stata se la società fosse stata ispirata a principi matriarcali.

Nel suo cammino etico, attraverso l’estetica, di lui, da subito, mi aveva sempre colpito il grande rispetto e venerazione per la figura dell’artista, che considerava un tramite tra l’umano ed il divino, dentro ciascuno di noi. Mi ripeteva, mentre lavoravamo nel suo studio, che senza Arte non si può vivere, che la vita per questo era Bella, perché  l’artista da colore e forma al mistero della vita. Non ha mai smesso di cercare il dialogo, creare legami di amicizia, non solo con le più grandi personalità del mondo letterario, artistico, poetico musicale, ma dando  soprattutto fiducia ai giovani, a quelle figure agli inizi della loro carriera, oggi note, favorendo incontri ed incontro tra le arti, promuovendo sino alla fine iniziative e musei. Passato e futuro, tradizione e modernità, ispirazione e mestiere, realtà e fantasia, materia e spirito, queste dualita’ le ha sempre vissute come una dimensione imprescindibile nella sua  vita e nell operare artistico, convinto che solo quando i due poli si incontrano si determina il capolavoro che sfida il Tempo. Consapevole che una società senza memoria produce l’effimero, la deride, la abbandona ed il brutto regna sovrano. Questa mostra è dedicata a lui che ha sino alla fine seminato la Bellezza che non sfiorisce e testimonia la bruttezza della Guerra a noi vicina, di tutte le guerre,  l’ assenza di Pace e Giustizia, attraverso un pittore visionario e fustigatore dei mali del mondo, quale è Goya. Invitandoci a che al fallimento delle idee, si può e si deve opporre la Bellezza Autentica. Il grande Maestro spagnolo esplora, con una analisi spietata ed assolutamente innovativa dell’ uomo e della società, il sottile confine tra la ragione e l’istinto, nelle paure primordiali dell ‘inconscio, affermando una prima incursione dell’ arte moderna in visioni e scene aberranti. Queste incisioni sono piene di crudeltà, violenze, ingiustizie, di cui tutti gli uomini sono vittime, permeate di amarezza,  evidenziano. come il conflitto faccia venir fuori il peggio della natura umana e conseguenze devastanti. Per la prima volta rileviamo aspetti mai messi in risalto prima, come ad esempio le miserie della prostituzione. Quando nel saggio epistolare  “Tre ghinee”, Virginia Woolf si trova di fronte alle immagini della guerra di’ Spagna non si chiede chi ne sia l’autore, ma cosa si deve fare per prevenire la guerra. Un ideale dialogo, quanto mai attuale, pur nella distanza di secoli, tra il pittore e la scrittrice,nel segno di radici di una forma mentis alternativa a quella dominante. La guerra è una follia degli uomini, estranea alla storia delle donne ed uscire dalla logica patriarcale significa togliere ossigeno allo spirito che conduce alla guerra,in nome dell’ordine dell’amore e della cura che genera la vita. Sono onorata di dedicare questa mostra ad Alfredo Paglione, nel segno sempre della continuità della sua opera, ringraziando per la sua presenza la nipote Silvia Paglione.
Grata a tutti coloro che l’hanno resa possibile:
Marino Capretti, storico dell’arte,
Franco Mercuri arch, progetto grafico,
Cristina Perozzi, avv.docente di diritto internazionale umanitario e dei conflitti armati,
Il soprano Giuseppina Piunti, insignita del premio Truentum 2022, per la sua partecipazione straordinaria come attrice,
Gianni Marcantoni, poeta,
Matteo Caviglioni, stilista e docente,
Chiara Di Carlo, dottoranda in storia dell’arte,
Vittoria Campanelli, studentessa liceo classico G. Leopardi Sbt,
Sindaco Antonio Spazzafumo,
Assessore alla cultura Lina Lazzari,
Presidente Fondazione Immagine Luciano Di Tizio,
Direttore Museo Universitario di Chieti Luigi Capasso.
Prof. Simonetta Simonetti
Dott. Francesca Amadio
Il quartetto dei Virtuosi di Kiev.
ROSALBA ROSSI