Giulianova, l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese torna con un nuovo concerto al Kursaal

 

 

Dopo il grande successo del concerto inaugurale tenutosi lo scorso gennaio, l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese (ISA) torna a ad esibirsi a Giulianova, al Palazzo dei Congressi Kursaal, venerdì 5 aprile alle ore 18.30, con un recital pianistico a cura di Antonio Di Cristofano, con musiche di Beethoven, Liszt, Brahms e Rachmaninoff.

 

L’evento è organizzato e promosso dall’Associazione Culturale Musicale “Nota Fulgens”insieme all’Assessorato alla Cultura del Comune di Giulianova, a testimonianza di un solido sodalizio avviato già nei mesi scorsiper diffondere anche nella cittadina giuliesel’attività concertistica di questa rinomata realtà. L’ISA è infatti tra letredici istituzioni concertistico-orchestrali italiane riconosciute dal Ministero della Cultura allo scopo di promuovere e coordinare attività musicali nel territorio di riferimento.

CosìSusy Rizzo,presidente dell’Associazione “Nota Fulgens”, commenta l’evento: “Giulianova è pronta a vivere un altro importante appuntamento all’insegna della grande musica grazie al sostegno di ‘Nota Fulgens’. Finora i cittadini hanno risposto in maniera molto positiva rispetto alle attività proposte dalla nostra associazione, per cui siamo veramente felici dipoter promuovere questo nuovo concerto dell’ISAal Kursaal e contribuire così alla crescita artistica e musicaledella cittadina giuliese.Pensiamo infatti che l’educazione all’ascolto passi attraverso eventi di qualità e concerti di spessore, quali appunto quelli proposti dall’Orchestra Sinfonica abruzzese, che svolge attività concertistica, lo ricordiamo, oltre che in Italia anche all’estero. Desidero ringraziare pertanto il sindaco di Giulianova Jwan Costantini e in particolare l’Assessore alla Cultura Paolo Giorgini per la disponibilità dimostrata nel voler portare avantiun percorso musicale che si configuradi altissimo livello,con l’inserimento della 49^ stagione dei concerti dell’ISA nel panorama culturale di questa città”.

 

 

Info: www.sinfonicaabruzzese.eu – tel.: 0862 411102

Ideale cortese:

LIBERALITA’

MAGNANIMITA’

MISURA

CULTO DELLE BELLE FORME

AMOR CORTESE

Valori LAICI:

intervento della CHIESA.

XIII sec. Crociata degli Albigesi e

fine della splendida civiltà cortese

 




Ercole Luciani, il poeta atriano caduto nell’oblio.

Ercole Luciani, il poeta atriano caduto nell’oblio.

Di Walter De Berardinis

Nell’era di internet, dove un mare magnum di notizie ti fa perdere l’orientamento, certe volte scopri autori quasi del tutto sconosciuti al grande pubblico, soprattutto se nati nel finire dell’800 e con una forte carica di oblio che ne ammanta l’intera esistenza. Il caso dell’eclettico atriano Ercole Luciani è veramente singolare. Mentre cercavo alcune notizie storiche sui letterati giuliesi vissuti tra il finire dell’ottocento e gli inizi del novecento, ecco che mi compare una recensione della rivista “Picenum” – rivista marchigiana illustrata diretta dalla scrittrice e giornalista marchigiana Nada Peretti (anche lei caduta nell’oblio) – dell’aprile 1913. Nell’articolo veniva citato un brillante oratore presente alla serata futuristica indetta il 13 aprile nei locali del Circolo culturale “Novana” di Portocivitanova, paragonandolo proprio al più famoso Marinetti, con una conclusione al quanto audace per quei tempi: “ il Luciani ha il pregio della sincerità. Pregio rarissimo ai nostri tempi, e una base, ci perdonino i… saggi, di… saggezza. Non per nulla il “Picenum” ha sempre concesso una sua pagina ai versi futuristi.” La sincerità e l’intraprendenza letteraria di questo giovane atriano colpì sicuramente un altro collega affermato come il giornalista napoletano Teodoro Rovito (Theo) del “Roma” che lo inserirà nella seconda edizione del volume “Letterati e giornalisti italiani contemporanei – dizionario bio-bibliografico” edito dallo stesso autore nel 1922 a Napoli. Proprio nel dizionario compariva la voce: “nato ad Atri nel 1884 e domiciliato a Giulianova”. Questo mi ha dato lo spunto per incuriosirmi e indagare sullo “sconosciuto” poeta di Atri. Lui era già reduce da un piccolo successo con “Mamma!…: novellina semplice”, edito nel 1907 per la Tip. Ed. Sannitica di Agnone e “Rintocchi”, edito nel 1920 per la Casa editrice del Lauro di Teramo. Quest’ultimi versi furono accolti favorevolmente dalla critica, tanto che il famoso poeta e romanziere romagnolo, Marino Moretti, dichiarò: “…dei molti volumi e volumetti di versi ricevuti, quello che preferisco è il suo (Luciani, ndr): versi, veri versi e molto spesso poesia. Un suo verso mi è rimasto nell’ anima : « Soffro, sorella, di malinconia ». E’ il male di cui soffriamo tutti!».” Ma di lui avevano già recensito critici e poeti di chiara fama come: Giuseppe Lipparini, Adolfo De Bosis, Fausto Maria Martini, Salvatore Di Giacomo, Angiolo Silvio Novaro, Enrico Cavacchioli, Olindo Giacobbe, ed altri. Sempre nel dizionario, ma di cui non abbiamo certezza dell’avvenuta pubblicazione, si dava annuncio dell’uscita di: “Il demone che ride” e “Concubina”. All’epoca, siamo alla vigilia dell’avvento del fascismo, collaborò con il  Giornale d’Italia, Nuova Lettura dello Streglio di Torino diretta allora da uno scrittore brillantissimo come Carlo Dadone; Il Paese di Roma, l’Idea Abruzzese di Castellamare Adriatico e in tante riviste letterarie. Non trascurò neanche il teatro come autore ed interprete scrisse: “La rivolta”, dramma in due atti mandato in scena per la prima volta nella sua città natia al Teatro Comunale di Atri; successivamente interpretò “Papirio” una commedia di Filippo Casari e l’operetta “Tromperie” del Maestro Bernardino Lanzi.

Ercole Ulrico Giuseppe Luciani era nato ad Atri alle 23,30 del 28 marzo 1884 da Carlo e Marina Vincenza Teresa Ricci, essendo figlio di benestanti fu mandato a studiare nel collegio Boccarini di Amelia (Terni) e successivamente quello di Terni, qui coltivò la passione per la musica imparando a suonare il violino, la chitarra e mandolino ed anche nella scrittura della musica. Il 15 settembre 1905, la rivista “Il Concerto” di Bologna, lo premierà per aver scritto “Torna, petite valse romantique” per chitarra e mandolino. Diplomatosi ragioniere, successivamente entrò nelle ferrovie statali ed approdò sulla costa adriatica, come Capostazione tra le Marche e l’Abruzzo. Il 15 luglio 1911 sposa, nella casa nella borgata di Rosburgo del comune di Montepagano (oggi Roseto degli Abruzzi – in Via Regina Elena al numero 5), alle ore 18,30, per indisposizione della sposa, Emma Lidia Celommi, figlia del già famoso pittore Pasquale. L’anno successivo nasce Vera, nel 1915 Bianca e nel 1918 Carlo. A causa della sua intensa attività letteraria e di qualche articolo inviso al regime, nel 1928 il pretore di Torre dei Passeri lo multa per aver violato gli articoli 112 e 114 del Regio Decreto, Legge del 14 aprile 1927, n° 593 sulla pubblica sicurezza. Da questa esperienza verrà schedato dalla polizia nel casellario politico centrale “Ferrovieri e sovversivi”. Ma già qualche problema lo aveva avuto anni prima quando, nel 1923, sempre per la sua attività giornalistica, viene spedito di gran fretta alla stazione di Sella di Corno di Scoppito (AQ) con la moglie e i tre figli piccoli. Il primo letterato famoso che gli andrà a far visita, per una battuta di caccia, sara il drammaturgo Luigi Antonelli. Sarà  subito ribattezzata da lui in “Cornisella”, lo stesso titolo che verrà usato, nel luglio 2020, dalle nipoti: Emma, Silvia e Rosaria Luciani, per dare alle stampe il pregevole libro “Cronache di Cornisella – diario di un capostazione al confino”. Un libro scritto in memoria di quel nonno che, come scrivono le nipoti, era stato però giovane e vivace, coraggioso ed eclettico, amante della compagnia, promotore di eventi culturali e ricreativi. Nel libro emerge, dalle stesse parole dell’autore del racconto, la descrizione in una prosa di altri tempi dove rivive la stazione di Sella di Corno e il territorio aquilano di oltre 100 anni fa. Dopo aver lavorato anche al nord d’Italia, tra il Piemonte e la Lombardia, Ercole tornerà a vivere da pensionato a Roseto degli Abruzzi dove si spegne nel 1957 (la moglie Emma lo aveva lasciato l’anno prima). Quest’articolo non sarebbe mai uscito se il mare magnum di internet non mi avesse messo sulle tracce della nipote Emma, una delle nipoti del poeta dimenticato, la stessa che da Londra mi spedì il libro e mi ha concesso oggi l’uso di alcune e preziose foto di famiglia del giornalista e poeta atriano che abbiamo riscoperto e fatto tornare agli onori della cronaca che gli compete.

Walter De Berardinis

(C) giulianovanews.it – 27 marzo 2023

Indirizzo web testo https://www.giulianovanews.it/2023/03/ercole-luciani-il-poeta-atriano-caduto-nelloblio/

 




GIULIANOVA, VALENTINA PICCIONE ENTRA IN “AZIONE” E LASCIA IL GRUPPO “GIULIANOVA TURISMO”

La consigliera comunale Valentina Piccione annuncia l’uscita dal gruppo consiliare “Giulianova
Turismo” e il suo ingresso nel partito “Azione”: “opposizione costruttiva da qui in avanti,
valuteremo i singoli provvedimenti”
Giulianova, 15 ottobre 2022 – “Dopo una lunga riflessione sono giunta alla decisione di lasciare la lista civica
“Giulianova Turismo” di cui sono capogruppo all’interno dell’Assise Civica e di aderire ad Azione. La mia
posizione politica in consiglio sarà di opposizione costruttiva, valuterò i provvedimenti di volta per volta,
senza alcun vincolo di maggioranza”. Così la consigliera comunale Valentina Piccione comunica la sua
adesione ad Azione insieme al segretario provinciale Michele Capanna Piscè.
“L’elezione del nuovo Presidente del Consiglio Comunale, ha reso evidente, a me e a tutta la comunità di
Giulianova, come il gruppo “Giulianova Turismo” abbia ormai perso quei principi e valori che mi hanno, da
sempre, convinta ad impegnarmi nell’esclusivo interesse della mia città. Proprio dal tentativo di ritrovare
questi valori nasce la mia volontà di entrare nel partito “Azione” in cui, oltre a ritrovare la mia amica e
collega Libera D’Amelio, membro del direttivo provinciale, rivedo i principi di politica leale, coerenza e
trasparenza in cui da sempre credo e che sono incarnati alla perfezione dal segretario regionale e deputato,
On. Giulio Cesare Sottanelli, persona competente e qualificata che rappresenta un punto di riferimento per
la nostra Provincia e la nostra Regione”.
“La notizia dell’ingresso di un membro del Consiglio Comunale all’interno del partito che rappresento nella
mia città mi riempie di entusiasmo.” – commenta la coordinatrice di “Giulianova in Azione” Nausicaa Cameli
– “L’ingresso di Valentina Piccione, persona che da sempre ammiro per l’impegno con cui lavora per la
comunità, rappresenta una grande occasione di arricchimento per il nostro gruppo che avrà, finalmente,
l’occasione di avere una voce all’interno del Consiglio Comunale in attesa di formare un vero e proprio
gruppo consiliare”.
Il segretario provinciale Michele Capanna Piscè commenta così il percorso di crescita di Azione nella
provincia di Teramo: “Giulianova è un comune molto importante della nostra provincia e l’adesione ad
Azione della consigliera Valentina Piccione testimonia il processo di crescita che, a livello comunale,
provinciale e regionale, il partito di Azione continua ad avere. La crescita sul territorio è dimostrata” –
continua il segretario provinciale – dall’aumento costante del numero di tesserati, tra i quali si registra una
crescita esponenziale di giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, e anche dall’interesse che diversi
amministratori stanno dimostrando, a livello provinciale, nei nostri confronti. Questo ci dà maggiore forza
ed energia per continuare ad impegnarci sempre di più”.




Giulianova, Ottobre 1881: il Consiglio Comunale di Giulianova delibera di chiedere alla Direzione delle Poste l’istituzione di una collettoria

Ottobre 1881. Il Consiglio Comunale di Giulianova delibera di chiedere alla Direzione delle Poste l’istituzione di una collettoria (Ufficio postale di grado inferiore) in prossimità della stazione ferroviaria e di nominare un portalettere per il recapito della corrispondenza.

“… per comodità dei viaggiatori e negozianti che son obbligati di percorrere due chilometri circa per impostare una lettera e della gran moltitudine dei bagnanti che ne’ mesi di luglio, agosto e settembre si trovano nella nostra spiaggia. Assieme alla indispensabilità della collettoria evvi anche l’altra [necessità] di provvedere che le lettere siano dispensate a domicilio, massimamente in un comune il quale in tempo d’estate possiede una borgata popolata nella Marina …”
Ottavio Di Stanislao



Giulianova. Marialuisa De Santis: 7 su 7, un artista al giorno, Elvis Spadoni

Per sette giorni, ogni giorno, proporrò tre opere di un artista che, incontrato nel corso del mio lavoro, mi ha particolarmente colpito e ovviamente convinto della sua produzione. La mia è chiaramente una scelta di parte e tradisce il mio interesse verso una strada nuova per l’espressione sacra e verso un’arte che indaghi il mistero della vita e dell’identità, soprattutto femminile. In un momento in cui i tempi della nostra esistenza si allentano e sia pure forzosamente la fretta è abbandonata, le immagini possono avere finalmente l’attenzione che meritano. L’arte può essere carezza dell’anima o colpo al cuore e alla mente ma mai può lasciarci indifferenti: l’arte è un mondo altro eppure così legato e importante per quello della quotidianità. Adesso che torneremo ad uscire frequentiamolo di più: ci farà solo del bene.

Marialuisa De Santis*

 

Comincio con un pittore che dimostra chiaramente come la pittura figurativa non sia mai finita e come anzi possa diventare in certi casi un percorso attuale e affascinante.

Ecce homo (sono in te tutte le mie sorgenti) 2017 olio su tela 215x330cm

Elvis Spadoni, nato nel 1979 ad Urbino frequenta il seminario di Rimini per poi decidere che la sua strada è un’altra. Si iscrive quindi all’Accademia di Belle Arti della sua città ed affronta il complesso e oggi quasi negletto tema del sacro attraverso una pittura figurativa che  riesce a coniugare la grande tradizione pittorica del passato con lo spaesamento dello sguardo contemporaneo che si evidenzia  nella contrapposizione di presenza-assenza nei suoi quadri: la presenza forte e autorevole dell’immagine che si staglia sulla luce bianca misteriosamente invadente dei grandi spazi della tela. Quasi inutile sottolineare la sua straordinaria capacità di adoperare il disegno e il colore, spesso in tele di grandi dimensioni e di straniante atmosfera.

lazzaro 

Elvis Spadoni della sua arte e del rapporto col sacro scrive:

 

Il sacro per me non è qualcosa che si contrappone al profano ma è piuttosto una dimensione che pervade ogni cosa e la cui rivelazione dipende dall’occhi di chi guarda. Mi ritrovo nelle parole di Pier Paolo Pasolini e nel suo sguardo religioso sul mondo per cui poteva dire: “ogni oggetto per me è miracoloso”. Sacro e profano danzano insieme e circoscrivere il sacro è spegnere la musica più profonda che anima il mondo. L’arte gioca un ruolo cruciale in questo rapporto proprio per il suo ruolo “educativo” nei confronti dello sguardo. Il pittore, l’artista, presentano una visione del mondo che ha come tema sempre il rapporto fra le cose e la loro “anima”, offre sempre un ideale sguardo sulla verità delle cose. Il mio modo di dipingere che potrei definire in un certo senso realista nasce proprio dalla mia convinzione che il sacro è “diffuso”, appartiene alla superficie delle cose ed è mischiato alla creazione. É questa la bellezza a cui l’arte può convertirci.

Il fatto che spesso utilizzi narrazioni che provengono dalla tradizione religiosa ebraica e cristiana potrei dire che da questo punto di vista è secondario. Il “tema” del racconto è un ulteriore elemento di riflessione sul sacro che deve sommarsi alla pratica artistica senza essere un alibi alla ricerca estetica dell’artista nei confronti del sacro che parla sia la lingua dei racconti ma anche, e soprattutto, quella muta delle immagini e dei segni.

Spartizione delle Vesti, 2017

Un altro elemento che trovo n me quando mi rapporto al sacro, e che bilancia questo atteggiamento “profano”, di amore per il fango, è quello di una forte ritrosia nella manifestazione esplicita del sacro o dei punti più significativi di una rappresentazione. Per farmi capire: spesso elimino dalla composizione elementi che normalmente sono i punti focali, ad esempio il corpo di Cristo nella scena di una crocifissione, oppure amo nascondere i volti e i corpi, sia con forti luci o con ombre se non con arditi tagli di inquadratura. Voglio che lo spettatore si senta libero e non aggredito dall’immagine e dal racconto che propone.

Infine, la soluzione che più amo quando affronto il sacro è quella di utilizzare ampie porzioni del dipinto completamente bianche. É per me l’indispensabile spazio del silenzio, del nulla, dell’attesa, della riflessione, del dubbio, dell’invisibile, che di fronte al sacro è necessario affiancare. É il respiro del quadro che si alterna all’immagine reale e prosaica. É questo lo spazio di Dio e del suo contrario.

*direttrice del Museo d’Arte dello Splendore e Critica d’Arte

 




Giulianova. Mostra antologica del Maestro Gigino Falconi al MAS, giovedì 11 luglio ore 21,15

 

 

Giovedì 11 luglio alle ore 21.15 (nei manifesti compare erroneamente l’orario 18.30) Gigino Falconi torna ad esporre nella sua Giulianova con una ricca e importante antologica al Museo d’Arte dello Splendore.

Gigino Falconi 2019

Le opere datate dal 1986 al 2019 (le più recenti caratterizzate da un esplicitato riferimento a Gabriele D’Annunzio) costituiscono una sorta di ideale percorso della carriera di questo grande maestro della pittura figurativa italiana che attraverso la perfezione del fare crea un clima di sospesa bellezza e metafisica attesa.

Interverranno: Marialuisa De Santis, direttrice del Museo d’Arte dello Splendore, Dante Marianacci, poeta , scrittore e saggista, già presidente del Centro nazionale di studi dannunziani  e Caterina Falconi, scrittrice.

Alla prima mostra personale di Gigino Falconi, tenutasi nel 1961 alla Galleria Il Polittico di Teramo ne sono seguite numerosissime in Italia e all’estero presso prestigiose sedi pubbliche e accreditate gallerie. Autorevolissimi storici e critici d’arte si sono interessati ed hanno scritto di lui: Del Guercio, De Micheli, Crispolti, Sgarbi, Luzi, Fabiani, Chenis, Trombadori, Bossaglia, Guzzi e tanti altri.

Nel 2019 torna ad esporre nella sua città natale dopo essere stato invitato l’anno scorso, nel 2018, per la seconda volta alla Biennale Internazionale d’Arte contemporanea di Pechino e dopo che, sempre nel 2018, la Galleria d’arte Cinquantasei di Bologna, gli ha dedicato una grande mostra omaggio. La Regione Abruzzo gli ha conferito la medaglia alla carriera artistica e la Città di Pescara il riconoscimento del Delfino d’Oro.

La mostra curata da Marialuisa De Santis, corredata da un catalogo per i tipi del MAS, rimarrà aperta fino all’otto settembre dal martedì alla domenica, dalle 17.30 alle 20.30; domenica mattina anche 10.00/13.00.

Il catalogo verrà distribuito gratuitamente durante la serata inaugurale.




Giulianova. Prima guerra mondiale: Biagio Abbondanza, disperso nella conquista del Monte Asolone (1.520 m.)

Biagio Abbondanza - foto Walter De Berardinis
(C) Biagio Abbondanza – foto  (R) Walter De Berardinis

In ricordo dei nostri caduti nella 1° guerra mondiale

Giulianova. Il soldato Biagio Abbondanza nasce a Giulianova il 2 febbraio 1883, alle ore 20:15, da Pasquale Abbondanza e Vincenza D’Ilio, entrambi agricoltori; sarà la stessa levatrice o/e mammina, Costanza Angelozzi, a dare la notizia in Comune per la registrazione del nascituro. Biagio, il 5 aprile 1913, nella vicina Mosciano Sant’Angelo, si unirà in matrimonio con Maria Crocetta Stipa. Nel 1901, nel distretto militare di Teramo verrà giudicato prima rivedibile e poi idoneo per il servizio di leva per la sua classe 1883, così verrà descritto: alto 1,54, capelli e occhi castani, di professione agricoltore, illetterato, idoneo con matricola 12490. Nel 1914 arriva la primogenita Splendora Abbondanza, nata il 26 febbraio 1914 a Mosciano Sant’Angelo poi trasferitasi a Morro D’Oro ed il 30 dicembre 1935 si sposa a Giulianova con Alfredo Gorgoretti.  Il 14 luglio 1915 nasce la secondogenita Carmina a Montepagano (Roseto degli Abruzzi) anche lei si trasferisce con la famiglia a Morro D’Oro, poi il 28 agosto 1923 tornerà a Giulianova. Intanto Biagio il 30 marzo 1916 viene messo rivedibile; il 5 maggio è lasciato in congedo illimitato; il 10 luglio parte per il fronte; il 29 luglio entra nel 59° reggimento di fanteria di stanza a Civitavecchia – parte della Brigata Calabria; il 7 novembre è in zona di guerra con la compagnia 353° mitraglieri Fiat con la dotazione della “Villar Perosa”, una pistola mitragliatrice – denominazione ufficiale. FIAT modello 1915.

(C) Walter De Berardinis - Foto Ufficiale dei caduti giuliesi
(C) Walter De Berardinis – Foto Ufficiale dei caduti giuliesi degli anni ’20

Dall’inverno del 1916 e fino al 13 gennaio 1917 parteciperà alla conquista di Cima Lana. Dal 13 gennaio 1917 viene spostato nella Brigata Caltanisetta e successivamente nel 21° reggimento di Fanteria della Brigata Cremona. Da questo momento in poi parteciperà alle battaglie per conquistare: l’Altipiano di Asiago; in particolar modo il Monte Ortigara e Monte Rasta; poi l’Altipiano della Bainsizza e Podlaka. Il 17 aprile 1917 nascerà il terzogenito Raffaele a Montepagano (Roseto degli Abruzzi) e successivamente si trasferisce con la madre a Morro D’Oro. Nel gennaio 1918, agli ordini del Colonnello Enrico Chiodi, inizia l’offensiva del Monte Asolone, ma dopo pochi giorni, nonostante l’alto valore dimostrato dal 21° e 22° reggimento fanteria, gli uomini devo arretrare. Purtroppo, nel combattimento del 14 gennaio 1918, il nostro Biagio Abbondanza, muore e rimane sul campo colpito da mano nemica. Il corpo non verrà mai più ritrovato. Oggi, il suo nome è iscritto nell’Albo d’Oro “Abruzzo e Molise” – (Vol II) del 1927 – Province: AQ – CB – CH – TE, Pagina: 1, Sub in Pagina:5, custodito presso l’Archivio di Stato di Teramo; sul monumento dei caduti posto sulla facciata del Duomo di San Flaviano; nella ristampa del libro di Francesco Manocchia “Quando C’Era la Guerra” della Artemia editrice e nella foto ufficiale stampata dopo la fine della guerra, edizioni degli anni ’20, ma solo il nome.

Abbondanza Biagio aveva anche una sorella, Mariagrazia Abbondanza, nata a Giulianova il 21 gennaio 1888, sposata con Pietro Di Pancrazio il 2 febbraio 1908 a Giulianova, poi morta il 9 maggio 1936.

Alla memoria, Biagio, è stato insignito della medaglia interalleata della Vittoria con Regio Decreto numero 1918 del 16 dicembre 1920; della medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia con Regio Decreto 19 ottobre 1922 numero 1362; della medaglia a ricordo delle Guerre 1916-1917-1918 istituita con Regio Decreto del 21 agosto 1920 numero 563.

 

Ps. Se qualcuno conosce gli eredi di questo soldato può mettersi in contatto con il sottoscritto

Walter De Berardinis

walterdeberardinis@gmail.com

Monumento della Prima Guerra Mondiale a Giulianova
Monumento della Prima Guerra Mondiale a Giulianova

 

Questo è il primo caduto in ordine alfabetico, seguiranno altri medaglioni dedicati ai caduti giuliesi di tutte le guerre.

Libro Quando C’Era la guerra di Francesco Manocchia




Giulianova, presso il Santuario della Madonna dello Splendore, “Contro la paura, no fear”.

Venerdì 17 marzo è stato presentato, in conferenza stampa,. il programma per esteso dell’evento che si terrà a Giulianova, presso il Santuario della Madonna dello Splendore, “Contro la paura, no fear”. Durante le due giornate del 1 e 2 aprile , dalle ore 10,00 alle ore 19,00 il piazzale antistante il Santuario sarà animato dalla presenza di molte specie animali, dai rapaci, ai lupi fear1 fear2cecoslovacchi, cavalli, cani, fino agli insetti più rari al mondo. La mattinata del sabato 1 aprile, dedicata soprattutto alle scuole primarie e secondarie, darà principalmente spazio ad attività didattiche con Riccardo De Marzi e l’Ass. “Vivendo in Branco” , ma anche ludiche con passeggiate a cavallo con gli istruttori del Centro Ippico Wild West. Dal sabato pomeriggio la piazza si riempirà anche di stand con prodotti artigianali tipici abruzzesi e accoglierà attività sportive di Tiro alla Fionda con Giorgio Pompa, alla presenza dei campioni europei e italiani Marco Brunetti e Mario Rondelli, dimostrazioni di falconeria con Giovanni Granati, noto falconiere a livello internazionale. La domenica 2 aprile sarà un susseguirsi di molteplici dimostrazioni, ad iniziare dalle unità cinofile della Croce Rossa, i cani del Centro Cinofilo “Alta Valle Aterno”, esposizione dei Pastori maremmani-abruzzesi e dei cani da slitta del Gruppo sportivo “Antartica dell’Aquila” e la tanto attesa “Arte spagnola a Cavallo” di Giovanni Granati, per terminare con l’unità cinofila dei Carabinieri. La domenica pomeriggio vedrà un “evento nell’evento”, alle ore 17,00 la presentazione del libro “Un cane in famiglia” di Marialuisa Cocozza della nota rubrica di Canale 5 “L’arca di Noè”. Interverranno inoltre: Giacinto D’Alessio, storico allevatore del cane da pastore, dott. Alfredo Garbati, espertissimo cinofilo e il dott. Roberto Palozzi, documentarista dell’Arca di Noè. Moderatore lo scrittore e giornalista Walter De Berardinis. L’evento terminerà alle ore 18,00 con un gran finale di “Falconeria a Cavallo” , dimostrazione particolarmente suggestiva eseguita dal falconiere Giovanni Granati e la sua equipe di Falcong. 17192653_1883173848633490_6674949783859595124_o
La manifestazione è organizzata dall’Associazione UNICA BEACH per promuovere e realizzare un progetto di supporto psicologico, tramite la pet-therapy, alle popolazioni dei paesi colpiti dal sisma. Quindi l’ingresso è a offerta e il ricavato devoluto per coprire le spese degli operatori che andranno a lavorare nei comuni dell’entroterra abruzzese. Parte del ricavato verrà utilizzato per l’acquisto di medicine e vaccini dei cani vittime del terremoto dell’ass. “Zampa Amica”.
Durante l’intero week end, il piazzale sarà sotto il controllo dello staff di UNICA BEACH e l’assistenza veterinaria, responsabile la sottoscritta Dott.ssa Giusy Branella. Gli animali presenti e i loro proprietari potranno quindi ricevere supporto per qualsiasi necessità, dalle ciotole con l’acqua, alle bustine igieniche, all’ombra , agli spazi più tranquilli per i “più esuberanti”.
Invitato il sabato mattina, per i saluti istituzionali e per dare inizio alla manifestazione di solidarietà, il Sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro.

Centro Veterinario “ZAR” s.a.s.
Clinica Veterinaria Privata
Dir.San. Dott.ssa Giusy Branella Med.Vet.



Giulianova. Morte Lino Manocchia: anche la matita del “DISTE” ricorda il collega giuliese scomparso a New York

Giulianova. Anche il nostro collaboratore e sagace vignettista della Artemia edizioni , Vladimiro Di Stefano, ha dedicato una sua vignetta al collega scomparso ieri a New York, dal titolo “un giuliese in paradiso”. Proprio il nostro collaboratore – Di Stefano – disegnò diversi schizzi per onorare la lunga carriera di Lino. Ringraziamo Vladimiro per averci concesso l’utilizzo delle immagini

Vignetta per Lino Manocchia dal DISTE
Vignetta per Lino Manocchia dal DISTE

Poi seguirono altre vignette già viste dal grande Lino

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Giulianova. A New York è morto il decano dei giornalisti giuliesi, Lino Manocchia

E’ scomparso il decano dei giornalisti giuliesi, Lino Manocchia

(Giulianova, 20 febbraio del 1921 – New York, 4 marzo 2017)

 

Giulianova, 4 marzo 2017. Oggi, a New York, intorno alle 10,00 del mattino, le 16,00 italiane, è scomparso il decano dei giornalisti giuliesi e italo-americani, Lino Manocchia. Ne danno notizia i familiari, la direttrice della casa editrice “Artemia” di Mosciano Sant’Angelo, Maria Teresa Orsini e il collega di giulianovanews.it, Walter De Berardinis, amico personale del giornalista giuliese. Nonostante avesse da poco compiuto 96 primavere, l’anno scorso ancora dialogava via cavo e skype con la direttrice e i collaboratori della Artemia editrice, con cui si stava lavorando per l’ennesimo lavoro editoriale che seguiva lui stesso da New York.

Lino Manocchia
Lino Manocchia

Sono addolorata – afferma Maria Teresa Orsini – un giornalista dai modi cortesi e affabili. Una grande personalità e caparbietà, dovuta – continua la Orsini – al fatto che aveva perso il papà (il giornalista Francesco Manocchia) sotto i bombardamenti degli angloamericani a Giulianova nel 1943/1944; ed era reduce dalla prigionia in Germania, dopo essere stato sul fronte balcanico. Abbiamo perso – conclude Maria Teresa – un grande italo-americano, sicuramente nei prossimi mesi lo ricorderemo come giusto che sia per le grandi personalità.

Maria Teresa Orsini, Stefano Pallotta e Walter De Berardinis
Maria Teresa Orsini, Stefano Pallotta e Walter De Berardinis

Targa di giulianovanews,it a Lino Manocchia Targa dell'ODG a Lino Manocchia

Anche il collega Walter De Berardinis lo ricorda così: alla fine del 1998 e gli inizi del 1999, in qualità di redattore del quotidiano online giulianova.it, di proprietà della società “Genesi” di Marco De Merulis, decidemmo di dedicare una rubrica da New York con il grande Lino Manocchia e successivamente emigrò nella mia testata giulianovanews.it; poi seguì la biografia mia e quella della scrittrice Alida Scocco Marini e successivamente due libri “Lino e il microfono” (le sue migliori interviste con i grandi dell’epoca) e “Quando c’era la guerra” ( dove si ricordava il papà nella 1° guerra mondiale), entrambi editi dalla Artemia editrice di Mosciano Sant’Angelo. Perdo un amico, un collega ed anche un pezzo di storia giuliese. Frequenti e notturne, le tante telefonate che Lino mi faceva perché dimenticava il fuso orario tra New York e Giulianova. Devo ringraziare il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Stefano Pallotta, che durante il premio “Polidoro” a L’Aquila ci consegno una targa d’argento alla carriera per Lino Manocchia. Mi dispiace che le varie giunte regionali abruzzesi, nonostante mie sollecitazioni, non attribuì mai la prestigiosa medaglia “Aprutium” premio dedicato agli abruzzesi che si sono distinti fuori dai confini nazionali.

 

 

100 foto di Lino Manocchia

 

 

 

“…Le avversità possono essere delle formidabili occasioni”

Thomas Mann, scrittore (1875-1955)

Lino Manocchia

L’Incredibile storia del decano dei giornalisti giuliesi

di Walter DE BERARDINIS*

 

Il papà di Lino Manocchia, Francesco Manocchia
Il papà di Lino Manocchia, Francesco Manocchia

Lino Manocchia militare
Lino Manocchia militare

Lino Manocchia prima di partire per gli USA
Lino Manocchia prima di partire per gli USA

Pasquale, Omero, Marino Manocchia, per tutti Lino, nasce all’alba (3,00) di un freddo mattino a Giulianova alta il 20 febbraio del 1921, nell’abitazione di Via XX settembre (centro storico) è il primogenito del giornalista e scrittore, il Cav. Francesco Manocchia, poi scomparso nel bombardamento su Giulianova del 29 febbraio del 1944, e di Filomena Spadacci, d’origini toscane. Quel giorno, davanti all’ufficiale dell’anagrafe si presento il papà Francesco con due suoi amici come testimoni: Tommaso Lattanzi, impiegato e Pasquale Galantini, proprietario. Dal matrimonio di quest’ultimi, nacquero anche i suoi tre fratelli: Franco, giornalista del Corriere della Sera; Omero (poi morto per malattia a 17 anni) e Benito (per tutti Benny), corrispondente della Rusconi dagli USA. In realtà il vero nome di Lino è Pasquale (nome del nonno paterno), Omero (nonno materno) e Marino (lo zio paterno di Pittsburgh). Anche se in famiglia lo chiamavano tutti con il diminutivo di Pasqualino, ma per tutti era semplicemente, Lino. L’infanzia a Giulianova viene vissuta soprattutto con i nonni paterni, Pasquale, noto calzolaio della città (poi morto all’età di 94 anni) e della nonna, Lucia Macellaro, casalinga (abitavano dietro l’odierna scuola elementare Edmondo De Amicis, in Via Diaz).

Piazza dove morì il papà di Lino
Piazza dove morì il papà di Lino

Si narra che aveva accarezzato il sogno della vita eclesiastica tanto da costruirsi un altarino in casa dove recitava preghiere e andava a suonare le campane nel vicino Duomo di San Flaviano. Tanto fu che il padre in una delle tante trasferte romane per lavoro contatto personalmente il cardinale Alessio Ascalesi (Afragola, 22 ottobre 1872 – Napoli, 11 maggio 1952) per farlo entrare al seminario di Teramo dove rimase solo due anni. Non mancheranno le occasioni per frequentare i nonni materni in Toscana, nel borgo di Montefollonico, frazione del Comune di Torrita di Siena ed anche a Montepulciano, dove viveva la zia, sposata con un ricco commerciante di stoffe. A Giulianova, gli amici più cari che frequentava erano: Carlo Marcozzi (poi sposato con la Branciaroli), Guido Pompei, Renato Campeti, Ernesto Ciprietti, l’affezionato Giancola e poi Giorgio De Santis, figlio del Sindaco, il geometra Bruno Solipaca, Dante Paolini (giocatore di serie A negli anni 40’/50), Poliandri, Rossi, Epimerio Taffoni, quest’ultimi noti sportivi giuliesi. Intanto il padre, cerca di investire i suoi risparmi nell’ acquisto di una cartoleria/edicola in città ed anche un piccolo appezzamento di terra. Nel frattempo la famiglia si sposta, vicino alla Chiesa di Sant’Anna, dietro il Torrione ed infine, alla fine degli anni ’30 nel palazzo dietro il Comune, dove viveva anche Renato Morganti, padre della sua maestra Maria. Finite le scuole del regno, si iscrive al Regio Istituto Tecnico Industriale “Raffaele Pagliaccetti in  Piazza Vittorio Emanuele II (oggi Piazza della Libertà), diretto dal Dott. Marucci. Alla fine degli anni ’30, quasi diciottenne, ebbe modo di conoscere e frequentare l’Avv. Attilio Re. Le prime battute dell’Avvocato furono profetiche: “perché non scrivi come tuo padre francescuccio, scrivi sul nostro Giulianova calcio. Se sbagli ti aiuto io”. Arrivò quel giorno, la squadra vinse e dovette mantenere la parola data. Poco dopo si recò al Caffè di Germano, nel cuore di Corso Garibaldi, l’Avvocato lesse l’articolo ed approvò. Scese in tutta fretta le scalette che conducono al lido e trasmise, con l’unico telefono pubblico, tutto l’articolo alla redazione.

Lino e Benny Manocchia
Lino e Benny Manocchia

Quel primo articolo gli consentì di prendere la tessera d’ingresso al campo. Il padre, severo, insistette per non farlo continuare, è gli ripeteva sempre: “ con questo mestiere ci si muore di fame”. Ma lui serafico rispondeva: “Ma papà, tu sei un morto di fame!”. Poi iniziò le cronache della famosa Coppa Alleva, in occasione della festa della Madonna dello Splendore del 22 aprile e la sua partecipazione a bordo della splendida Lancia Lambada di Pierino De Felice, con tanto di premiazione con la banda di Introdacqua, diretta dal noto maestro Di Rienzo. Poi tutte le cronache del calcio giuliese: vero, vivo, combattuto sempre nella lealtà, quello di Paolini, Taffoni, Poliandri, Rossi, contro squadroni del calibro della Maceratese, Sambenedettese, Fermana, Teramo, Chieti, Vasto ed altre.

Strano destino quello di Lino, un bel giorno la sua famiglia ricevette dai due fratelli paterni (Gino e Marino Manocchia, proprietari di una fabbrica di tabacchi in Pennsylvania) i biglietti che li avrebbe portati in America. Ma la nonna, Lucia Macellaro, di instabile salute, convinse suo padre a restare a Giulianova.

Con l’avvento del Fascismo, ma anche durante la sua formazione scolastica, partecipò con i movimenti giovanili dell’epoca. Con il tema “Guardo in alto, ammiro e penso”, partecipò agli Agonali Fascisti per le scuole giuliesi, piazzandosi ai primi posti. Poi ci furono le selezioni provinciali a Teramo. Arrivò prima, ma dopo un consulto della giuria, fu retrocesso al secondo posto con un diploma e il primo premio andò al nipote di un funzionario di stato. Si presentò anche agli Agonali sportivi della provincia, partecipò ai cento metri con un paio di scarpette bianche da ballo, mentre il rivale teramano, Lanciaprima, arrivò prima, ma con delle vere e proprie scarpe da ginnastica. Mestamente di accontentò del secondo posto tra gli applausi dei presenti. Dopo la fine della scuole superiori, trovò posto a Torino come supplente (Italiano e Tecnologia).

Finito il periodo torinese, il padre lo iscrive al Regio Collegio Aeronautico “Bruno Mussolini” di Forlì, per istradarlo ad una sicura carriera militare nella Regia Aeronautica Italiana. Un bel giorno, in visita al Regio Collegio, arrivò il Duce in persona, da buon giuliese si fece avanti per stringergli la mano. Al termine della visita ufficiale, il redattore dell’EIAR (l’agenzia di stampa governativa) dettò il resoconto della visita, ma il suo collega aviere, preso dall’emozione non riuscì ad affilare una parola. All’ora il Colonnello lo chiamò e gli chiese di trascrivere il resoconto. Poi, dopo la stesura, lo stesso Mussolini lo visionò e si congratulò con lui e chiese chi era quel bravo ragazzo. Quando rispose con nome e cognome, il Capo del Fascismo sorrise ed esclamò: “…sei il figlio di Francesco?”. Infatti, il padre, allora era il corrispondente da Teramo per il “il Popolo d’Italia”, il quotidiano del Partito Nazionale Fascista. Poco dopo, allo scoppio la guerra, inquadrato nella Regia Aeronautica Italiana, verrà trasferito a Mostar, nell’ex Jugoslavia. Ebbe modo di incontrare con il concittadino, Elio Fracassa, già esattore delle giocate delle lotterie di stato. Dopo la resa dell’Italia dell’8 settembre, e dopo una lunga odissea dentro i vagoni merci, come giovane sottotenente, fu internato in uno stalag nelle zone di Francoforte sul Meno, in Germania. L’internamento era stato così duro, che anche oggi fatica a ricordare quei terribili giorni di sofferenza.

Dopo tre anni di dura prigionia, viene rimpatriato, ma fa l’amara scoperta che suo padre è morto a causa di un ennesimo bombardamento angloamericano su Giulianova. La bomba, caduta il 29 febbraio del 1944, aveva centrato in pieno il palazzo (dietro l’odierna sede comunale). Morirono molti condomini e per fortuna si salvarono la Madre e i suoi tre fratelli. Tra l’altro, uno dei fratelli, Benito, fu colpito da ben 30 schegge. Poi gli anni duri della ricostruzione, venticinquenne, con una vita tutta da inventare, con i primi lavori con il Comune di Giulianova, organizzando eventi per le feste d’estate, un modo per aiutare la madre ed i suoi tre fratelli più piccoli. Innamoratosi della sua concittadina, Ada Di Michele, figlia di emigranti italiani già negli USA, nata nell’Ohio, sfocerà in matrimonio il 15 luglio 1948, nella parrocchia del lido. Intanto aveva ripreso le collaborazioni con diverse testate giornalistiche italiane, molte delle quali dirette dai colleghi di suo padre Francesco. Ma anche a livello locale seguiva le vicende della sua città. Come quella dell’Avv. Riccardo Cerulli, che voleva “annettere” la frazione di Cologna (Roseto degli Abruzzi) a Giulianova. Poi la battaglia giornalistica in favore della salvaguardia dell’ex Colonia Rosa Maltoni Mussolini. C’erano anche le grandi serate al Kursaal, dove allestiva delle splendide serate con cantanti, sfilate di Miss, orchestre e balli, tutto intorno al mitico Trenino di Santa Fè, un trenino dove venivano approntati dei mini locali per servire gli avventori; successivanete cambio nome in “Il Calipso Fiorito” e poi la famosa “Lanterna Blu”; dove si esibirono i migliori cantati dell’epoca: Mina, Jula De Palma, Peppino Di Capri, Nicola Arigliano, Nico Fidenco, ecc. Nonostante l’impegno e la voglia di riscatto, per Lino si profilava la via dell’espatrio per accarezzare il sogno americano. Era nei primi giorni di marzo del 1949, quando, con il piroscafo Vulcania si imbarcò a Napoli insieme alla moglie (tratta Genova-Napoli-New York) alla volta degli USA. Salutò Giulianova con una serata indimenticabile a casa di Bruno Solipaca ed in compagnia di Giorgio De Santis, Dante e Renato Granata, Claudio Gerardini, Carlo Marcozzi e Renato  Lattanzi.

Arrivato a New York, visse un periodo nel Bronx, nel quartiere “Piccola Italia”, poi nella zona del Westchester, oggi nota zona residenziale. All’inizio si arrangiava facendo il macellaio con il suocero (già cittadino americano), ed inseguito, con un cuoco sorrentino aprì un ristorante “da Capri”. Uscito fuori dal mondo della ristorazione, per via degli inizi di collaborazioni con la “Voice of America” e anche come corrispondente dall’estero per giornali italiani. Iniziò anche con la tv americana, presentando un programma televisivo settimanale sulla rete “Wevd” e uno radiofonico sulla “Whom”. Mentre, si stavano aprendo le porte dei famosi studios americani con le “prime” mondiali del mondo della celluloide. Numerosi e tanti, furono gli attori ed attrici che ha intervistato e conosciuto dei quali conserva ancora preziose foto. Ha incontrato ed intervistato personaggi come: Frank Sinatra, Dean Martin, Perry Como, Rocky Marciano, Juan Manuel Fangio, Mario Andretti e tanti altri illustri personaggi. Durante il lavoro con Voice of America, Manocchia ha avuto modo di intervistare cinque Presidenti americani: Eisenhower, Kennedy, Johnson, Carter e Clinton. Manocchia trovava anche il tempo per inviare, tramite la Voice of America, servizi regionali per l’Abruzzo, con la Rai di Pescara, allora diretta dal noto giornalista Dino Tiboni. Iniziò come corrispondente del “Messaggero” di Roma, il “Secolo XIX” di Genova, la “Gazzetta di Mantova”, ed altri. Poi l’incontro con il grande giornalista Luigi (Gino) Palumbo che lo portò a “Sport Sud” e poi al “Corriere della Sera”, dove collaborò per nove anni, per poi passare alla “Stampa” di Torino. E’ stato anche cofondatore di “Stadio” di Bologna, assieme a Remo Roveri ed altri, poi divenuto “Stadio-Corriere dello sport”, la cui collaborazione continuò anche dagli Stati Uniti con interessanti reportage. E’ stato inviato speciale di importanti testate, narrando della “SAC”, la Linea aerea strategica degli Usa, un paio di lanci di satelliti in coppia col compianto collega Ruggero Orlando, ricevendo anche dalla Commissione della Rai il più alto elogio per una sua trasmissione sull’anno geofisico. Senza trascurare di intervistare tanti abruzzesi in America, narrando le loro “odissee”. Corrispondente ventennale con i settimanali automobilistici “Rombo” (con il giornalista teramano  Marcello Sabbatini, recentemente scomparso), “Autosprint” e “Controsterzo”, ora concentra la sua attività, malgrado le numerose primavere, ancora pubblica i suoi lavori su Internet. La sua famiglia è nata nel giornalismo, dopo Lino, emergono Franco, ex redattore del “Corriere della Sera” e poi Benny (Benito), anch’egli dagli Stati Uniti per la “Rusconi”. Manocchia ha avuto numerose offerte per scrivere qualche libro sulla sua attività americana e soprattutto sui 40 anni ad Indianapolis” la famosa 500 miglia, la corsa più spettacolare del mondo. Oggi Manocchia vive a Cambridge nello stato di New York, insieme a suo figlio Adriano (sposato anche lui con la giuliese, Teresa Schiavi), noto artista e suo nipote Adriano Jr, manager del reparto ricerche della Cornell University di Ithaca a New York. Nonostante l’età, sfidando spesso i disagi dei voli aerei, segue le varie manifestazioni motoristiche delle quali è un noto esperto, incontrando famosi attori americani, appassionati di motori, una passione nata da un’intervista a Tazio Nuvolari, prima di una Coppa Acerbo a Pescara. A cavallo della fine degli anni ’90 e gli inizi degli anni 2000 inizia una fitta corrispondenza via mail e via cavo con il sottoscritto, poi sfociata nella collaborazione con il mio giornale giulianovanews.it e successivamente con il giornale online diretto dal collega Ludovico Raimondi, giulianovailbelvedere.it. Successivamente inizia le collaborazioni abruzzesi con News Italia Press; la Gazzetta del Sud africa; primadanoi.it, abruzzopress.info del collega Marino Solfanelli,  Nell’aprile del 2008, proposi un riconoscimento pubblico a Lino tramite la Regione Abruzzo con il premio Aprutium e al Comune di Giulianova, con una targa di riconoscimento, ma senza esito in entrambi i casi. Nel dicembre 2014 fui più fortunato, grazie alla mia proposta e all’impegno profuso del Presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta e la commissione giudicatrice della XIII edizione del Premio Polidoro ritenne di assegnare un encomio per la carriera al “nostro” Lino Manocchia. La cerimonia di premiazione si svolse venerdì 12 dicembre, presso l’auditorium Bper a L’Aquila con la prestigiosa presenza del Presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Prof. Francesco Sabatini e la presenza delladirettrice della Artemia, Maria Teresa Orsini che ritirò il premio. In realtà a Lino il 24 ottobre 2013, a Giulianova, durante la presentazione del suo volume  dal titolo “Lino e il microfono”, fu omaggiato dalla sua Giulianova grazie proprio alla casa editrice Artemia Editrice diretta da Maria Teresa Orsini. Oltre agli innumerevoli riconoscimenti durante la sua professione ricevuti nella sua straordinaria carriera, Manocchia, il 23 aprile 1946, a firma del Ministro della Casa Reale Lucifero Falcone (Falcone Lucifero dei marchesi di Aprigliano (1898-1997)), fu nominato Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia. Oltre all’encomio, anche la la mia testata online www.giulianovanews.it ha ritenuto di omaggiare il giornalista giuliese con una targa di merito consegnata a L’Aquila nel 2014, che recita la seguente frase: “al decano dei giuliesi Lino Manocchia, dedico questa frase di Enzo Anselmo Ferrari (Modena, 18 febbraio 1898 – Modena, 14 agosto 1988) “Sono i sogni a far vivere l’uomo. Il destino è in buona parte nelle nostre mani, sempre che sappiamo chiaramente quel che vogliamo e siamo decisi ad ottenerlo.” Con l’opera “La lotteria, un campo tedesco per prigionieri di guerra” al commendatore Lino Manocchia vinse il premio “MONTEFIORE NEL MONDO”, era il 28 Settembre alle ore 15.00 presso il Teatri Malatesta di Montefiore Conca. Da non dimenticare le uniche due biografie pubblicate su Lino: una del sottoscritto sull’annuale storico “Madonna dello Splendore” e successivamente dall’amica e collega, Alida Scocco Marini nel secondo tomo di “Conosciamoci e facciamoci conoscere”; Poi lAccademia Culturale Internazionale di San Giovanni Crisostomo, presieduta dal Presidente, Giuseppe Del Zoppo il 17 agosto 2013, presso la sede del Centro Culturale San Nicola a Pescocostanzo (AQ), in occasione del Premio culturale Internazionale, “ SAN GIOVANNI CRISOSTOMO “ premiarono me e Lino per l’attività giornalista

 

Lino Manocchia: “Rifarei tutto, ma cancellerei i dolori della guerra”. Mentre scrivevo questo breve profilo biografico, gli ho chiesto: ricominceresti da capo senza cambiare nulla? Lui mi ha risposto: “Certo che accetterei. Ma cancellerei la parentesi della prigionia in Germania e la perdita di mio padre sotto le bombe. La vita mi ha dato tanto ed io le sono grato insieme alla Provvidenza che mi ha guidato, aiutato e sorretto,  facendomi acquisire una esperienza favolosa. Ringrazio anche il dono della capacità di volgere in gioco le più crudeli avversità di comunicare col pubblico, in un sapiente dosaggio di ruoli. La mia vita è un romanzo multicolore, bello, reso affascinante dalla moltitudine di soggetti incontrati e trattati.” Credo, alla luce di quanto raccontato, che questo illustre giuliese, ultra 90enne ed ancora in attività, abbia una miscela esplosiva di estro e di calcolo, di impulsività e scetticismo, condito dalla spregiudicatezza che accomuna molti giuliesi conosciuti fin adesso. Eppure non c’è stato interlocutore più amabile, agguerrito e conversatore come lo è lui. Uno che si reputa “artigiano” della penna. Un cronista chiaro nell’esposizione dei fatti raccontati. Che magnifico istrione questo Lino Manocchia,  nato a Giulianova quasi 96anni fa. Credo che la Città di Giulianova lo debba onorare con un encomio pubblico per aver portato il lavoro e la laboriosità di noi giuliesi fuori dai confini nazionali e con la speranza che lo faccia il CRAM Abruzzo per un abruzzese che ha onorato la sua regione.

Non so se farà piacere e se leggera questo mio pezzo Lino, il “monello” come lui e il collega Ludovico Raimondi amano spesso chiamarmi, spera che i posteri possano in seguito rileggere e riscoprire chi della giuliesità prima e l’italianità dopo, ha dimostrato di farsi valere fuori dai confini regionali; mentre scrivo quest’ultime righe penso a mio fratello Arino che ha dovuto emigrare per realizzarsi niente di poco meno che a Tokyo e alla sfortunata sulmonese Fabrizia Di Lorenzo che aveva appena accarezzato il sogno di realizzarsi fuori i confini nazionali. Non me ne voglia Lino, ma a queste due ultime persone va il mio pensiero di abruzzese e giuliese.

 

 

 

 

*giornalista e fondatore della testata giornalistica giulianovanews.it