Appello al Presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso: chi salva le Biblioteche Provinciali abruzzesi?

 

 

 

Caro Presidente,

le quattro Biblioteche Provinciali, ad oggi, non sono di nessuno: non più delle Province, ma non ancora di altro Ente pubblico. Dopo lo “spettacolare” pronunciamento, con una seduta di Giunta dedicata alle Biblioteche ormai quasi un anno fa, abbiamo atteso un segnale di vita, concreto, dalla Regione Abruzzo. Non è arrivato. Anzi, il silenzio è stato assordante. La Regione Abruzzo vuole accollarsi la responsabilità di aver definitivamente fatto morire le Biblioteche Provinciali abruzzesi? Forse si può ancora invertire la rotta, ma il tempo stringe.Libri

Le nostre Biblioteche non sono soltanto le più antiche istituzioni culturali abruzzesi, ma soprattutto offrono da anni servizi pubblici, qui e ora. Non stiamo quindi parlando di scaffali polverosi. Se ci sono, infatti, in Abruzzo “luoghi” delle pubbliche amministrazioni vivi, frequentati da giovani, in grado di fornire servizi quotidiani, come veri e propri punti di aggregazione sociale, questi sono i presidi bibliotecari sul territorio. Per rendersene conto, basterebbe recarsi presso di loro. Eppure, sembra incredibile, proprio le Biblioteche Provinciali abruzzesi e i loro servizi pubblici quotidianamente garantiti, sono nel pieno della più grave crisi della loro storia degli ultimi decenni.

Sono trascorsi ormai ben due anni dalla promulgazione della Legge 56/2014, la cosiddetta Delrio, che, coinvolgendo le Regioni, intende(va) riorganizzare le funzioni delle Province, pur non essendo certo esse le uniche fonti di spreco. Qui in Abruzzo siamo terribilmente indietro rispetto ad altre Regioni. Sono stati due anni di rinvii, attese, disillusioni rispetto all’applicazione della Legge. La maggior parte delle funzioni già gestite dalle Province sono in profonda crisi, con gravi ricadute sui cittadini, poiché non più svolte dalle Province, ma non ancora assorbite da alcun altro Ente pubblico. Un limbo micidiale, nel quale però sono soprattutto le Biblioteche a soffocare, perché ogni giorno che passa senza attenzioni istituzionali, fondi a disposizione, personale tecnico, comporta un aumento del divario rispetto alle più avanzate realtà bibliotecarie italiane. Non tutte le funzioni pubbliche, infatti, sono uguali. Alcune di esse hanno un valore civile e un’utilità in termini di servizi (lo sanno le centinaia di migliaia di cittadini che frequentano ogni anno le Biblioteche: alcuni giorni fa ne ha parlato, non a caso, “La Repubblica” in prima pagina) tali da renderle essenziali, per una società che voglia funzionare e avere un futuro. Senza le biblioteche, specie in una realtà arretrata come quella abruzzese, non c’è futuro: dovrebbe essere ben chiaro.

Eppure, le quattro Biblioteche Provinciali si erano mosse per tempo, addirittura nel 2012, prima della Legge Delrio, proprio al fine di scongiurare la situazione in cui oggi vengono a trovarsi per disattenzione politica. Da allora, dopo vari incontri e approfondimenti, abbiamo anche formulato una proposta di legge regionale per l’istituzione di un unico Servizio bibliotecario abruzzese capace di razionalizzare i costi e rilanciare i servizi in rete. Tutto vano.

Nel frattempo, il tema delle Biblioteche non ha neppure avuto l’onore di essere mai inserito come punto a sé nell’ordine del giorno dei tavoli regionali che stanno cercando di applicare la normativa vigente. Siamo così giunti ad aprile 2016, parte del personale tecnico delle Biblioteche è stato mandato in pensione anticipata, qualcuno è persino morto nel frattempo, tutte le restanti unità sono in mobilità e in tempi strettissimi dovranno decidere dove ricollocarsi, ma dalla Regione nessun segno di vita.

Colpisce l’assoluta nebbia che avvolge tempi e modalità con cui, eventualmente, le funzioni e il personale delle Biblioteche dovrebbero essere assorbiti dalla Regione Abruzzo. Le ricordiamo che le Biblioteche non sono soltanto un inestimabile patrimonio (bibliografico, documentario, artistico, edilizio, quantificato in decine e decine di milioni di euro), bensì hanno in sé uno straordinario patrimonio di dipendenti con competenze tecnico-bibliotecarie e culturali. I bibliotecari che vi lavorano, infatti, non sono personale fungibile, sostituibile con altro personale generico magari già oggi dipendente della Regione. Anche voler solo acquisire la mera funzione-Biblioteche senza i suoi bibliotecari, significa contribuire a quella lenta morte a cui accennavamo all’inizio.

 

I dipendenti delle Biblioteche Provinciali di Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo