Chieti, 5 Luglio ‘10, Lunedì, S. Antonio Maria Zaccaria – Anno XXXI n. 255 – www.abruzzopress.info – abruzzopress@yahoo.it – Tr. di Ch n. 1/81
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Ap – Interventi
Overdose d’estremo
Morire di pericolo per non correre il pericolo di morire di normalità
di David Ferrante
La settimana che si avvia alla conclusione si è caratterizzata da eventi tragici legati alla ricerca di emozioni forti: il 29 giugno la morte di Pietro Taricone per un lancio col paracadute, il 1 luglio muore a Bologna un tredicenne che pare facesse parkour sul tetto di una scuola. Ma anche eventi non tragici legati alla stessa causa: il solito politico di turno finito in ospedale dopo una seratina a base di droga, sesso e transessuali.
La moderna società occidentale si caratterizza per una fortissima avversione al rischio, da un notevole desiderio di tenere la propria esistenza sotto controllo, di sfuggire ai capricci del caso. È imperante la necessità di prevenzione legata indissolubilmente all’ideale di corpo incivilito. Restare nei dettati del civile. Il rischio evitabile è una dimostrazione d’ignoranza, d’incapacità di controllare il proprio sé [Lupton: Risk].
Ma a questa sicurezza ontologica, fatta di consuetudini e quotidianità che aiutano le persone ad affrontare la vita in quanto familiare, stabile e certa [Giddens: The consequences of modernity] corrisponde anche la possibilità che vi siano persone che cercano il rischio minando la propria condizione di sicurezza per esibire il proprio coraggio, la propria resistenza, la propria abilità, cercando scientemente di fornire un po’ di mordente alla propria vita [Giddens: Modernity and self-identity].
All’ideale del corpo/sé incivilito, mantenuto sotto stretta sorveglianza, si contrappone la voglia di fuggire dai vincoli del controllo e della regola: il desiderio intenso dei piaceri del corpo grottesco o primitivo [Lupton: Risk].
Nella nostra società è frequente vedere persone che cercano emozioni nell’edgework, nella volontaria assunzione di rischio, negli esperimenti estremi. Che per trovare piacere si avventurano sulla riva selvaggia, sul limine tra vita e morte, tra ordine e disordine, tra coscienza e inconscio, tra saviezza e pazzia [Lyng: Edgework]. Il piacere deriva dall’uso-abuso di sostanza alcoliche e stupefacenti. Dal brivido della velocità.
Il gusto dell’eccesso lo si trova nel sesso quando l’eccitazione proviene dalla trasgressione, quando lo si percepisce sporco, proibito. Le pratiche ritenute culturalmente devianti come l’adulterio, l’omosessualità, il rapporto con transessuali, il sadomasochismo sono eccitanti perché legati alla paura, all’ansia e alla colpa [Cohen, Taylor: Escape attempts; Miller: The anatomy of disgust].
Fare vacanze avventurose in posti avventurosi e impervi (survival), agenzie viaggi attrezzate per fornire villeggiature in quartieri malfamati e pericolosi, al seguito di un cacciatore di taglie, in luoghi costruiti ad hoc per essere estremi, eccetera.
Ma il piacere dell’eccesso nasce anche dal semplice sport quando diventa estremo. Gettarsi da tetti, scale, cancellate, fare acrobazie per le strade cittadine e quant’altro sia pericoloso e spettacolare (parkour, free running), percorrere le rapide di un fiume su un gommone (rafting), nuotare tra gli squali, affrontare discese ripide in sella a una mountain bike (downhill), lanciarsi nel vuoto da alture naturali, ponti e gru legati per i piedi con una corda elastica (bungee-jumping) o con un paracadute (b.a.s.e. jumping), oppure parapendio, paracadutismo e l’ancor più estremo skydiving (acrobazie in caduta libera posticipando il più possibile l’apertura del paracadute), eccetera.
La capacità di compiere queste azioni rischiose, questa fermezza, è percepita come una capacità innata. Ci si sente membro di una élite molto ristretta che possiede una dote, una
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ABRUZZOpress – N. 255 del 5 luglio ’10 Pag 2
qualità superiore: quella di affrontare il rischio senza subirne le conseguenze. L’esperimento estremo produce la sensazione di purificazione, di esaltazione. Vincendo la sfida si ha la sensazione di poter affrontare qualsiasi situazione [Lyng: Edgework]. L’essere parte di una classe eletta fornisce anche il piacere d’incontrare il proprio simile e legarsi ad esso in modo profondo. L’esaltazione collettiva proposta da Émile Durkheim in riferimento all’esperienza religiosa applicata alla moderna ricerca di sensazioni intense. Il terrore di eliminare il confine con l’Altro consente di rinunciare all’autocontrollo e di abbandonarsi alla volontà della collettività e si trasforma in piacere [Lupton: Risk].
L’avvicinarsi alle regole della natura, distanziandosi da quelle culturali, rende la vita più intensa. L’infrangere le regole della società, andare oltre i limiti del comportamento civile diventa un’esperienza sublime. Il piacere è rappresentato dal fuggire dalla sterilità dell’ossessione per l’ordine e del dominio del sé. È dato dalla precarietà, dalla semplicità, dallo riscoprire quelle sensazioni, quelle difficoltà, quei piacere quasi primitivi, lontani dalla civiltà: la sopravvivenza. È rinunciare a ciò che la società impone, respingere le attese, tornare spontanei. Chi si assume questo rischio si sente coraggioso due volte: perché ha affrontato il pericolo e perché ha contravvenuto scientemente alle norme culturali [Lupton: The emotional self; Lupton: Risk]
Sono tentativi di fuga dall’abitudinarietà della vita quotidiana, un’interruzione dello scorrere della vita con la probabilità di ledere la propria persona ma anche di arrecare danno a famigliari e amici. La routine è percepita come qualcosa di grigio e pesante con la necessità di sfuggirvi, di rompere la routine, di evadere dal senso di prevedibilità e di noia. Purtroppo anche il nuovo anti-noia diviene routine, un copione da seguire, diventa normalità [Cohen, Taylor: Escape attempts].
Anche chi sperimenta l’estremo tende all’esecuzione perfetta, al controllo della situazione. Non farlo significherebbe semplicemente il suicidio [Lyng: Edgework].
D.F.
New York: Londra: Milano:
Lino Manocchia, Linoman98@aol.com Emiliana Marcuccilli, emilianamarcuccilli@libero.it Alessandra Nigro alessandra.nigro@gmail.com
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