In bici alla scoperta dell’Abruzzo: dalla Scandinavia in arrivo dodici cycling stakeholders

Bici

Dalla Scandinavia con amore. Parte oggi il Tour di Bikelife Live Your Passion, che fino al 19 ottobre prossimo vedrà in Abruzzo una delegazione di dodici operatori turistici di Norvegia, Svezia, Danimarca e Islanda – tutti rigorosamente in bici – che sono sbarcati dal Nord Europa per scoprire le bellezze della nostra regione, ma soprattutto poter programmare altrettante settimane di vacanza con propri gruppi nel 2022.

La visita, realizzata nell’ambito della promozione sul turismo voluta dalla Regione Abruzzo con la collaborazione con Cna Turismo Abruzzo, si tradurrà in una vera e propria operazione di scoperta e scouting del nostro territorio e della destinazione “Abruzzo Cycling”: un tour sulle due ruote che attraverserà il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, la vallata del Sagittario con visita a Scanno, Villalago e Castrovalva fino a Sulmona. Per poi proseguire verso Campo di Giove e la Maiella orientale, da Palena a Fara San Martino, fino al traguardo fissato sulla suggestiva Costa dei Trabocchi.

Gli ospiti nordeuropei di questo vero e proprio “educational tour”, che chiude di fatto la lunga stagione di impegni del Tour Operator Bikelife, avranno modo di scaldare subito i muscoli prima di salire in sella: con un sentiero di trekking come assaggio, proseguendo poi con una arrampicata in falesia, e infine con un lancio col parapendio. Da domani, invece, via al primo tour esplorativo sulle due ruote di circa 85 chilometri, lungo il percorso naturale “Il Cuore D’Abruzzo”; lunedì seconda tappa da 60 chilometri sulle strade che hanno ospitato le tappe del Giro d’Italia e della Tirreno-Adriatica con i loro campioni, fino a Lanciano e San Vito Chietino; per concludere il tutto martedì 19 ottobre, con il terzo e ultimo tour di una quarantina di chilometri che si snoderà in gran parte lungo il litorale. Molta fatica, come si vede, che però vedrà ogni giorno i protagonisti vivere anche i giusti momenti di relax degustando a pranzo e a cena, in aziende agricole, ristoranti e cantine, i piatti e i vini della migliore tradizione gastronomica regionale.




Campli, a BorGo Sport entusiasmo alle stelle per Gaia Sabbatini

La campionessa teramana madrina dell’evento che, nel comune farnese, ha riacceso i motori delle attività targate CSI. Tante le esibizioni e i giochi in vari sport. Il volo di un paramotore nei cieli del borgo e larrampicata sulle mura del centro storico hanno generato lo stupore dei presenti.

da sx. Federico Agostinelli, Sindaco di Campli; Gaia Sabbatini, semifinalista sui 1.500mt alle Olimpiadi di Tokyo e Marco Ferracatena, vice campione del mondo di pesca sportiva.

È stato il trionfo dell’attività sportiva di base, con la ciliegina sulla torta rappresentata dalla presenza “olimpica” di Gaia Sabbatini. La prima edizione di BorGo Sport, evento organizzato dal CSI Teramo e dal Comune di Campli andato in scena ieri, è stata un successo certificato dalla presenza per le vie del centro storico farnese e della frazione di Sant’Onofrio di tantissime persone da pomeriggio a sera.
 
La manifestazione ha dato la possibilità a numerosi bambini e ragazzi, e ai loro genitori, di conoscere le opportunità sportive proposte da associazioni e società del territorio. Decine le realtà presenti che hanno messo in mostra le loro attività: rugby, escursionismo, ginnastica ritmica, basket, pallavolo, pattinaggio, mountain bike e ciclismo, calcio, danza classica, moderna, contemporanea e le specialità caraibiche, equitazione, nordic walking, yoga. E poi stand di bocce, pesca sportiva e parapendio con tutte le informazioni per praticare queste discipline. Proprio sul volo libero è stato suggestivo il sorvolo nelle 
 
Sul palco centrale allestito in piazza Vittorio Emanuele II ad aprire la manifestazione sono stati i saluti del presidente del CSI Teramo, Angelo De Marcellis, e del sindaco di Campli, Federico Agostinelli, che hanno rimarcato l’importanza di ripartire nel segno dello sport, dell’aggregazione e dei valori dopo il lungo periodo condizionato dalla pandemia. Presenti a Campli anche il presidente del Coni Abruzzo, Enzo Imbastaro, la delegata provinciale del CIP (Comitato Paralimpico), Michela Core, il presidente della Provincia, Diego Di Bonaventura, l’assessore regionale Pietro Quaresimale, l’arbitro teramano della Serie A di basket Federico Di Francesco.
 
Tutti hanno salutato i due ospiti d’onore di BorGo Sport, omaggiati con targhe celebrative consegnate dall’amministrazione comunale: il camplese Marco Ferracatena, medaglia d’argento nella gara a squadre ai mondiali di pesca con esche artificiali da riva, e la teramana Gaia Sabbatini, campionessa europea U23 dei 1500 metri e semifinalista alle Olimpiadi di Tokyo, dove ha fatto segnare il secondo miglior tempo italiano di sempre sulla distanza, dietro Gabriella Dorio. Per Gaia c’è stato un vero e proprio bagno di folla e una corsa al selfie in tutti i punti dimostrativi delle varie discipline visitati dalla campionessa. La testimonianza migliore di come lo sport, praticato con dedizione e passione, possa essere generatore di entusiasmo e contribuire alla diffusione della positività in questo delicato momento di ripartenza.
 
ASSOCIAZIONI PRESENTI

NOME SOCIETÀ

DISCIPLINA

A.N.A.D. Mina Pulsoni

DANZA CLASSICA, MODERNO E CONTEMPORANEO

Amatori Rugby Teramo

RUGBY

CAI Val Vibrata Monti Gemelli

ESCURSIONISMO

CAM Ritmica Teramo

GINNASTICA RITMICA

CBA Campli Basket Academy ASD

BASKET

Circolo Bocciofilo Città di Campli ASD

BOCCE

Correnti Ascensionali

PARAPENDIO

Farnese Pallacanestro

BASKET

Fortitudo Volley Teramo

PALLAVOLO

GSD Aprutino Teramo Pattinaggio Artistico

PATTINAGGIO

Lions Handball Teramo

PALLAMANO

Monti Gemelli Bike Campli

MTB

Nova Basket Campli

BASKET

Omnia Sport Nordic Walking

NORDIC WALKING

Pro Bike Teramo

CICLISMO

Scuola Calcio Torricella

CALCIO

Scuola di Ballo Magic Dance – Danze Caraibiche

DANZE CARAIBICHE

Scuola Mountain Bike Prati di Tivo

MTB

Team Horse San Pietro ad Lacum

EQUITAZIONE

Virtus Volley Teramo

PALLAVOLO

YAP Integral Yoga Centre

YOGA

Alakatanga

ANIMAZIONE BAMBINI

Lago Vecchio Mulino

PESCA SPORTIVA

OIPA Teramo

PROTEZIONE ANIMALE

Si ringraziano:
– Ass. Carabinieri
– Protezione Civile 
– Farnese Soccorso
– Croce Rossa Italiana



Le vittorie 2016 del volo libero e le nuove sfide per il 2017

I principali successi del volo libero italiano nel corso del 2016 sono stati il trionfo agli europei di deltaplano e le medaglie d¹argento e di bronzo nel pari campionato di parapendio, teatro univoco il cielo della Macedonia la scorsa estate.

Con il quarto titolo europeo e gli otto mondiali, il team azzurro di volo in deltaplano si conferma il più forte al mondo. Individualmente il trentino Christian Ciech è campione del mondo e d¹Europa in carica.

Dal 6 al 19 agosto 2017 la squadra sarà impegnata nel campionato del mondo a Brasilia.

Nel parapendio argento per l¹alto atesino Joachim Oberhauser e medaglia di bronzo a squadre. Gli azzurri affronteranno dall¹1 al 15 luglio il loro mondiale, ospitato per la prima volta in Italia, esattamente vicino Feltre (Belluno).

Si svolgerà sotto l¹egida dell¹Aero Club d¹Italia, organizzato dall¹Aero Club Feltre e dal Para & Delta Club Feltre. A quest¹ultima associazione spetterà l¹esecutività pratica sul campo per accogliere ed assistere 150 piloti provenienti da 40 nazioni.

Sede operativa dell¹evento il grande Centro del Volo in località Boscherai a Pedavena (Belluno), due ettari di terreno adibito ad atterraggio con annessa struttura munita di uffici, aule e servizi. Accanto una tensostruttura di 900 mq per ospitare l’Espo Dolomitipark, fiera dedicata agli sport outdoor ed ai prodotti delle Dolomiti bellunesi.

Il decollo ufficiale è sito in località Campet sul Monte Avena. Per garantire lo svolgimento della competizione con qualsiasi condizione meteo, saranno disponibili decolli ed atterraggi alternativi in provincia di Treviso: Cima Grappa e Monte Cesen sopra Valdobbiadene, nel primo caso, Vidor e Revine Lago nell¹altro.

Molti eventi faranno da contorno, come la Mostra dell¹Artigianato di Feltre, competizioni di ciclismo e podismo, la Festa dell’Orzo Birreria Pedavena, serate a tema ed intrattenimenti vari al Centro del Volo ed altro.

 

Ancora le Dolomiti, patrimonio dell¹umanità, saranno lo spettacolare scenario nel quale si svolgerà la Dolomiti Super Fly, primo evento tutto italiano come percorso ed organizzazione di hike and fly, cioè escursionismo e volo, una disciplina che attira sempre nuovi praticanti.

Organizzato dall¹associazione Trentino Volo Libero, al via dalla piazza di Levico Terme (Trento), il 28 maggio saranno schierate 40 squadre composte da piloti italiani e stranieri. La sfida durerà una settimana tra Alto Adige e Trentino, 275 km da percorrere volando in parapendio o camminando sacca in spalla. Premiazione il 3 giugno lungo le rive del Lago di Levico.




Volo libero in Trentino ed Alto Adige tra innovazione e nostalgia

Nel magnifico contesto delle Dolomiti di Fassa, esattamente in località
Ischia a Campitello di Fassa (Trento), dal 25 al 27 settembre
l’associazione
Icarus Flying Team organizzerà l’edizione 2015 della Fassa Sky Expo.
E’ una fiera del mondo del volo libero, presenti i principali
produttori di
parapendio, deltaplano e strumentazione tecnica, ospitata nel vasto spazio
ai piedi del Col Rodella (2360 m.).
I visitatori che ancora non volano potranno informarsi su come funzionano
questi mezzi che si reggono in aria senza aiuto di motore, sfruttando le
correnti ascensionali scaturite dall’insolazione del territorio. Sono
mezzi
semplici, ecologici, eppure entusiasmanti, con i quali si può veleggiare per
valli e pianure e scavalcare montagne, sulle ali del vento. Basta citare i
record mondiali, 700 km in deltaplano, 478 quello maschile in parapendio e
376 quello femminile. Quest’ultimo, stabilito dalla pilota friulana
Nicole
Fedele, ci rende particolarmente orgogliosi.
I piloti già esperti potranno testare le ultime novità prodotte per un
mercato sempre alla ricerca di nuova tecnologia, migliori prestazioni e
maggior sicurezza, sorvolando ii magnifici scenari del Sassolungo, Sella,
Pordoi e Marmolada. A fianco dell’esposizione funziona una funivia che
in
cinque minuti porta in vetta circa 120 passeggeri per volta. Utilizzeranno
il decollo vicino al rifugio Des Alpes, atterrando nella zona
dell’esposizione. Incontri con i campioni Aaron Durogati e Jimmy Pacher,
tendone gastronomico con feste e musica durante le tre sere competano la
manifestazione.
L’edizione dello scorso anno ha quantificato 1400 visitatori ed oltre
3800
ingressi totali.

A Campo Tures (Bolzano), il 12 e 13 settembre di terrà un raduno
internazionale di piloti di deltaplano, sotto il nome di “Fledge
Meeting –
Coppa Erwin Ausserhofer”.
La manifestazione è organizzata dal Falken Club Valle Aurina che celebra il
suo quarantesimo anniversario e commemora Erwin Ausserhofer che fu campione
italiano di deltaplano nel 1978.
L’evenyo contempla un raduno dei modelli ancora esistenti del famoso
deltaplano “Fledge”, un’ala ricordata con nostalgia dai
pionieri del volo
per le eccellenti prestazioni per quei tempi.
L’Alto Adige-Sud Tirolo è considerata la patria del volo in deltaplano,
disciplina ampiamente praticata dai nostri concittadini di lingua tedesca e
no. In particolare la Valle Aurina ha ospitato i primi campionati.
Favoriscono il volo libero la conformazione del territorio e la particolare
aerologia della regione.




O voli, o cammini. In sintesi è tutta qui la Red Bull X-Alps, evento biennale alla settima edizione.

Oltre 1000 chilometri attraverso sei paesi, tra le montagne più alte
d’Europa, dalla storica Salisburgo in Austria fino al Principato di
Monaco.
Chilometri da consumare volando in parapendio od arrancando a piedi quando
non si trovano le condizioni favorevoli per librarsi in cielo con questo
entusiasmante mezzo che sfrutta le forze della natura per volare, forse il
più ecologico al mondo.
O voli appeso sotto un’ala di tela, chiuso nel bozzolo
dell’imbrago, la
sella sotto la quale scorrono valli e montagne, sfilano boschi e rocce.
Oppure cammini lungo le vallate, t’arrampichi per sentieri e pareti
rocciose, per vie ferrate, attraverso ghiacciai, cercando uno spazio
propizio per spiccare un nuovo volo e poi sfruttare le correnti
ascensionali, guadagnare quota e la possibilità di andare avanti lungo
l’arco alpino, tra scenari spettacolari e mozzafiato, verso le spiagge
del
Mediterraneo. Avanti, avanti ancora, hiking e parapendio, abilità di pilota
nel manovrare l’ala e resistenza d’atleta alla fatica.

Naturalmente il prossimo 5 luglio, quando la piazza dedicata a Wolfgang
Amadeus Mozart vedrà scattare i concorrenti alla straordinaria maratona di
volo e di gambe, i 33 piloti scalpitanti di percorrere i cieli alpini in
rappresentanza di 18 paesi, due sole donne, la tedesca Yvonne Dathe e
l’americana Dawn Westrum, sperano di volare molto e camminare poco, il
meno
possibile.
Lo spera Aaron Durogati, di Merano, 29 anni, professionista del parapendio e
figlio d’arte, pilota combattivo e di talento con la competizione nel
sangue. Al suo attivo la vittoria nella Coppa del Mondo 2012 insieme a
Nicole Fedele (coppa tutta azzurra quell’anno!), un curriculum denso di
successi, unico italiano a volare o marciare insieme al resto della truppa
internazionale. Debuttò nel 2013, settimo posto, ottima prova, visto che i
numeri delle precedenti X-Alps dicono che appena il 12 per cento dei piloti
arriva a meta. Lo spera Christian Maurer, detto Chrigel, elvetico di
Unterseen, nel cantone di Berna, 33 anni, che di Red Bull ne ha già vinte
tre. Nell’ultima ce la fece in 7 giorni meno una ventina di minuti,
l’uomo
da battere.
Lo sperano anche gli assistenti, uno per ciascun pilota, con il compito di
seguire via terra le peripezie del compagno di squadra, rifornirlo,
consigliarlo, incoraggiarlo. Necessaria per entrambi molta esperienza di
volo e d’alpinismo, perché alla X-Alps non può andarci chiunque sappia
usare
un parapendio, ma serve la giusta preparazione per entrare nei ranghi
insieme a gente altamente qualificata. Il supporter di Aaron Durogati si
chiama Ondrej Prochazka, Repubblica Ceca, ottimo pilota di cross ed
acrobazia, già suo compagno nel 2013. Insieme hanno studiato il percorso per
elaborare un piano di volo efficace, perché anche la tattica ha grande
importanza.

L’itinerario del 2015 pare sia più difficile delle scorse edizioni a
partire
dai 1038 km, solo una manciata in più rispetto al 2013. Il percorso è
contrassegnato da precisi punti di svolta, una decina di “boe
aeree”, per
così dire, o cancelli terrestri. Le une sono da aggirare in volo, gli altri
da attraversare a piedi. Obbligatoriamente.
Il primo è sul monte Gaisberg, 1287 metri sopra Salisburgo, a cinque
chilometri dal via. Ci si arriva lavorando di scarpe e poi via per il cielo.
Seguono il ghiacciaio Dachstein, altezza 2995 ed il Kampenwand montagna di
1669 metri evidenziata da una croce alta dodici, vicino al Chiemsee, terzo
lago della Germania, detto anche “mare bavarese”, nel cuore delle
montagne
di quella regione. Poi giù verso sud-ovest a passare lo Zugspitz al confine
con l’Austria, 2962 metri, la più alta montagna tedesca. Ancora a sud e
si
entra in Italia per raggiungere Cima Tosa, quota 3173, torre rocciosa delle
Dolomiti del Brenta.
Le vallate ampie e profonde del tratto italiano potrebbero riservare
sorprese. Infatti, nel volo libero, cioè il volo in parapendio e deltaplano
senza motore, uno degli ostacoli da superare è quello degli attraversamenti
di valli e pianure dove il pilota non trova le condizioni favorevoli dei
pendii montani per reggersi in aria. Nel caso della Red Bull significa che,
se obbligato ad atterrare, dovrà arrampicarsi a lungo prima di scovare un
pendio adatto al decollo e proseguire la gara.

Secondo le precedenti esperienze, un momento difficile è in agguato in
corrispondenza della sesta “boa” in Svizzera, nel cantone dei
Grigioni, il
Piz Corvatsch che si innalza fino a 3451 metri nel massiccio del Bernina.
Siamo nei pressi di St. Moritz, quasi a mezza strada, 540 chilometri prima
di vedere il mare, ma i piloti hanno ancora da lasciarsi alle spalle il
Matterhorn, cioè il nostro Cervino, che svetta a 4478 metri, e poi il Monte
Bianco, massima cima d’Europa, 4810 metri, da passare sul versante
francese.
Nel caso delle “boe aeree” basta entrare in cilindri virtuali,
come quello
del Cervino, raggio 5,5 km, centro sulla vetta, sviluppo da terra
all’infinito. Pertanto non è obbligatorio scavalcare le montagne nel
punto
più alto, però la quota aiuta il volo ed è sinonimo di sicurezza, nonostante
molti credano il contrario. I cancelli a terra, invece, bisogna traguardarli
a piedi, camminando anche per pochi metri. Atterri in prossimità del punto
prefissato, lo passi, firmi la lavagna e te ne rivai in volo. Camminare poco
e volare tanto, perché i modelli più avanzati di parapendio viaggiano a
quasi 70 km/h, perché le lancette dell’orologio girano implacabili e gli
altri non stanno ad aspettare.

Dal Bianco si scende verso Annecy, comune di 52 mila abitanti nell’alta
Savoia, sulla sponda settentrionale dell’omonimo lago, storica culla del
parapendio, dove è obbligatorio attraversare un traguardo posto sul decollo
del sito di volo di Planfait. Poi l’ultimo tratto, circa 250 km con
rotta
meridionale, fino alle Alpi Marittime e Peille, piccolo paese arroccato alle
spalle della Costa Azzurra, dove il tempo ufficiale si ferma. Mancano solo
due chilometri all’atterraggio, più giusto chiamarlo ammaraggio, su una
zattera galleggiante nella baia del piccolo principato. Ultimo giorno utile
per tuffarsi in mare il 17 luglio.

Per monitorare la gara, per esempio verificare il corretto aggiramento dei
punti di svolta, l’organizzazione fornisce ai piloti uno strumento
integrato, GPS più live tracking, cioè un dispositivo che permette di
conoscere in ogni momento la posizione dei volatori e registrare una traccia
dei loro percorsi. Grazie a tanta tecnologia, chiunque può seguire la Red
Bull X-Alps dal proprio computer ed aumenta la sicurezza: se un pilota ha
bisogno d’aiuto, la base sa dove trovarlo.

O voli, o cammini con l’attrezzatura in spalla, regola severa, ma non è
l’unica. Niente passaggi su mezzi motorizzati e no, proibito usare
gallerie
per abbreviare il percorso, farsi aiutare in fase di decollo, volare dalle
21 alle 6 del mattino, proseguire a piedi dalle 22,30 alle 5. E’
permesso ad
ogni atleta sottrarsi all’obbligo di sosta notturna una sola volta e
solo
per proseguire a piedi, ma tre piloti lo potranno fare due volte.
Infatti, il 2 luglio, tre giorni prima del via, attorno a Fuschl am See,
piccolo comune di un migliaio e mezzo d’abitanti ad ovest di Salisburgo
nell’area chiamata Salzkammergut, a cavallo tra Alta Austria, il
Salisburghese e la Stiria, i partecipanti si sfideranno in un prologo alla
Red Bull X-Alps. Dovranno volare e camminare in un contesto contrassegnato
da laghi, aree pianeggianti, montagne di moderata altezza e no, e tornare a
Fuschl am See. I primi tre guadagneranno cinque minuti di vantaggio alla
partenza, oltre che un secondo permesso per camminare di notte.
A Fuschl am See si trova la sede centrale dello sponsor che ha dato il nome
alla manifestazione, produttore della nota bevanda energetica. Ce ne sarà
bisogno.




TORNERO’ SUL GRAN SASSO PER VOLARE DALLA VETTA VERSO I CIELI D’ABRUZZO

 

 

all’ amico Toni Valeruz

 

 

L’AQUILA – E’ un sabato, un giorno diverso dagli altri poiché di riposo. Ed è per questo che, lentamente, mi avvio verso l’università dopo avere consumato il solito caffè nel locale da me preferito. Come ogni fine settimana nella quiete del grande istituto di fisica avrò modo di guardare, con attenzione, prima d’iniziare i miei studi, l’ambiente circostante dopo il risveglio dovuto alla primavera.

 

Da qualche giorno soffia un gradevole vento tra i monti dell’Appennino centrale. Un vento che

sa dell’estate: attorno a me noto un paesaggio assai riposante. I dorsali delle montagne

precedentemente coperti dal ghiaccio dell’inverno, si sono trasformati in immense distese di verde.

Su in alto, tra le vette emergenti, ancora gli ultimi nevai che giornalmente si assottigliano sotto i

raggi del sole della calda stagione. Toni mi ha chiamato dal Trentino confermandomi la sua nuova decisione: vuole tornare in Abruzzo per volare, questa volta, con il parapendio dalla vetta orientale del Gran Sasso fino in basso tra i prati dell’abitato di Isola. E’ la prima volta che un uomo si avventurava volando da quella parete verticale sulla quale, nel precedente mese di aprile, era sceso facendo sci estremo.

 

Di questo suo nuovo programma ne avevamo parlato qualche tempo prima ad Alba di Canazei. Due mesi dopo la sua impresa, su quel muro di rocce e di ghiaccio, io mi recai in Austria nella valle dello Stubai; tra le montagne di Innsbruck. Tra quelle montagne che, assieme alle Dolomiti, sono state sempre di forte richiamo per tanti alpinisti. Nel tornare decisi di fermarmi, per qualche giorno, in val di Fassa per salutare il mio amico. In una di quelle sere, uscendo insieme a lui, a tarda ora, da una vecchia locanda del paese, mentre camminavamo lungo la strada che porta alla sua abitazione, fummo sorpresi da una insolita immagine del Gran Vernel. La sua montagna: quella dei molti ricordi dovuti alle sue tante discese, in sci estremo, sulla parete nord.

 

Si presentava in assenza di nuvole e nebbie: cosparsa di luce lunare, sovrastata da un cielo stellato tale da lasciare il fiato sospeso. Più volte ci fermammo osservando e fissando nella mente l’immagine che ci regalava. Solitari, nel silenzio della notte, continuammo a camminare lungo la vecchia valle. Forse per ispirazione dovuta al particolare momento mi disse: “Angelo, presto tornerò in Abruzzo, per salire di nuovo sul Gran Sasso e volare dall’alto con il parapendio”. Nella tarda mattinata del giorno successivo ripartii per tornare a casa. Rimanemmo d’accordo che a breve lo avrei aspettato in attesa di una migliore stabilità del tempo. Ed infatti, la settimana dopo il mio ritorno, all’improvviso, in un pomeriggio, lo vidi arrivare. Nelle ore successive parlammo di come organizzarci per la salita e di cosa portare negli zaini fino al rifugio Franchetti dove avremmo dovuto pernottare.

 

L’indomani, subito dopo aver consumato un pasto leggero, ci avviammo arrivando, prima della fine del giorno, alla piccola dimora. La notte pur volendo dormire non ci riuscimmo. L’insonnia fu di enorme fastidio a tal punto che alle due del mattino ci alzammo e decidemmo di salire sulla vetta per assistere al sorgere dell’alba, in lontananza, sulla superficie deserta e sconfinata del mare Adriatico. Non appena la palla di fuoco emerse dagli abissi, arrossando con le prime luci le vette appenniniche, lo sentii mormorare qualcosa. Girandosi verso di me aggiunse: “Se il mio legame con questa montagna è assai forte è solo dovuto ad un’unica ragione: quella che essa, dopo la salita, sa ricompensarti con qualcosa di nuovo e molto sorprendente”. Il suo sguardo, in quel momento, si perdeva tra gli spazi dei riflessi luminosi sulle acque di quel mare; verso quell’alba così tanto diversa dalle altre osservate in altri luoghi.

 

Mi rendevo conto che anche lui come me, poggiato su quelle umide rocce, cercava di dare una risposta ai tanti perché che, in quel mentre, affollavano la mente. Eravamo al cospetto di quel cielo infiammato: quel cielo che dava il presagio dell’avvicinarsi di una giornata serena. A quell’ora, nel freddo del primo mattino, immobili davanti a quell’evento, cosi tanto ammaliante, sembravamo due statue di pietra. Eravamo a contatto con il vuoto in quelle ultime ore della notte; mentre le tenebre, pian piano, lasciavano il posto alle tante luci sempre più intense. Come già detto in altri racconti, solo vivendo in questo modo la montagna, con i suoi tanti segreti, un uomo può capirla. Può essergli vicino come amico ed ascoltare la sua voce.

 

La voce di quel vento che sa di lontano e che, insistentemente, continua a soffiare tra le rocce ghiacciate come se volesse salutarti. Quel vento che, mentre tu sei a dormire in uno sperduto rifugio d’alta quota, sfiora le superfici fredde dei ghiacciai dandoti la sensazione che trasformi il suo mormorio in una ninna nanna alpina, venuta a conciliare il tuo sonno tra i tanti pensieri per l’atteso domani. Dormendo vestito in un letto a castello, di misere coperte, sei consapevole di avere come unico riferimento il tuo compagno di cordata. La sola persona con la quale puoi confidarti e condividere la stanchezza, il rischio, ma anche l’orgoglio di conquistare il traguardo; la vetta stabilita.

 

Non appena la montagna cominciò ad evidenziarsi nella sua completezza dall’oscurità, tornammo al rifugio. Facemmo una breve colazione: prendemmo ciò che avevamo lasciato per tornare di nuovo sulla cima aspettando l’ora propensa per il suo volo. Nell’attesa, lo vidi legare alla sua imbracatura le varie corde del parapendio. Cercò, più volte, di orientarlo nella giusta direzione per alzarsi senza mai riuscirci. Forse a causa della temperatura ancora bassa, c’era l’assenza delle correnti ascensionali dovute all’aria calda dirette verso l’alto. Quelle spinte che si sarebbero dovute formare dal calore dei primi raggi del sole e che avrebbero dovuto sollevarlo, come una piuma, ed allontanarlo dalle rocce.

 

Anche questa volta, come quella precedente, gli sono vicino. Quel volo, in confronto ai tantissimi fatti sulle Alpi, si presentava con maggiore difficoltà dovuta alla vicinanza del mare dal quale potevano arrivare folate improvvise di venti assai pericolosi. Di questo inconveniente lui si era già reso conto. Pertanto mi diceva che il primo movimento che avrebbe voluto fare appena il distacco dalla parete, era quello di allontanarsi, in fretta, per non essere spinto, con forza, su di essa da quei soffi inaspettati con conseguenze disastrose. Conoscendolo bene sapevo pure che per affrontare simili prove, oltre alla sua esperienza, si preparava nella giusta maniera per non essere sopraffatto dall’idea del pericolo.

 

Prima di sollevarsi in volo mi disse: “Se ci riuscirò è mia intenzione atterrare sul piazzale del santuario di S. Gabriele dove ti aspetterò non appena sarai tornato giù nella valle”. Ad un tratto, a seguito di un breve rumore, determinato dal gonfiarsi di quella calotta di tela speciale, lo vidi alzarsi nel vuoto. Si allontanava sempre di più nello spazio fino a diventare un punto. Con lo sguardo lo seguii ancora per poco: poi decisi di riordinare lo zaino per scendere nel paese dove avevamo lasciato la macchina la sera precedente.

 

Nell’abbassarmi dalla vetta ogni tanto mi fermavo facendo piccole soste. Nei brevi riposi lo sguardo spaziava tra gli angoli della parete che, essendo velati di umidità, riflettevano i raggi del sole assomigliando a sorgenti di luci. Laggiù, a poca distanza, osservavo il tracciato del fiume, formato delle acque del ghiacciaio e dei nevai, dipanarsi come un filo tra le campagne teramane. Conclusa la lunga e scoscesa discesa, presi la sua macchina per raggiungerlo nel luogo dove mi stava aspettando. Nell’incontro, mi parlò di come era andata quest’ultima sua esperienza.

 

Camminando, lentamente, ci avvicinammo al convento dei frati Passionisti per pranzare con loro passando tra le varie persone venute per assistere al volo. Uscimmo nel tardo pomeriggio per tornare verso casa. Lungo la strada ci fermammo ad osservare, anche questa volta, la vecchia montagna. Seppure in veste diversa dall’incontro precedente, si presentava con il suo profilo come fosse poggiata su un podio di verde. Tramandava, come sempre, la voglia di evasione per tornare lassù. Dopo averla osservata attentamente, con lo sguardo proiettato verso l’alto, Toni tornò a dirmi:“ Con questa montagna resterà per sempre un forte legame: da essa ho avuto tutto”. “Ho avuto quel che volevo nel massimo rispetto delle sue regole”. “Adesso torno in Trentino tra le mie Dolomiti dove anche tu hai segnato, seppure in modo diverso dalla mia, la tua storia d’alpinismo e dove ti aspetterò come sempre”.

 

In quell’attimo leggevo nel suo volto il pensiero di un uomo intento a meditare sul suo lungo passato; anche su quello trascorso sulla vetta appenninica. Forse cercava con la mente di tornare indietro negli anni; quando, ancora ragazzo, usciva di casa per raggiungere la sua baita sui prati del Ciampac. Per avvicinarsi ed aggrapparsi sulle pareti annerite del Colac e poi su quelle verticali del Sella; là verso il mitico passo Pordoi. Ed è proprio in quei luoghi della sua fanciullezza che nacque e si rafforzò in lui il desiderio, la voglia di sottrarsi ad un mondo fin troppo rumoroso per rifugiarsi tra i silenzi delle vette. Tra quelle radure dove ogni piccolo processo di vita interagisce, nella maniera più completa e indisturbata, con il suo piccolo ambiente di appartenenza.

 

Nel passare degli anni della nostra amicizia ho saputo capire pienamente il suo carattere ed anche il suo destino. Quel destino diverso dal comune e che spesso ha voluto portarlo lontano per sottoporlo a confronti e a prove assai impegnative. Quelle prove che lasciavano intendere la stretta vicinanza a quel limite che indicava, e che indica sempre, la netta separazione tra il volere dell’uomo e il potere dominante della madre natura. Toni non ha voluto mai sfidare l’impossibile come si potrebbe immaginare. Ciò che ha voluto fare, da grande campione, lo ha fatto con la giusta competenza e consapevolezza dell’impegno e del rischio a cui era sottoposto. Quel rischio che, anche in momenti di cambiamenti improvvisi del tempo, come avverso compagno, lo seguiva mentre tornava verso le sue montagne.

 

Forse guardando il Gran Sasso, immerso nelle ultime luci sbiadite del tramonto, percepiva la speranza, la forza d’energia per continuare il suo cammino. Forse avvertiva di nuovo il suo richiamo: il desiderio di tornargli vicino. Due giorni dopo, non appena aver fatto visita nella val Raio a mia madre e a mio fratello Ezio, ci salutammo promettendoci di rivederci, al più presto, in val di Fassa. L’indomani rimaneva in me la convinzione che, pur avendo appagato il suo ultimo volere, avrebbe continuato a cercare altri incontri; altre storie da vivere tra le montagne vicine o lontane. Quelle storie uniche a dargli la forza costante e continua per proseguire il cammino della vita: quella forza indispensabile per pensare ed affrontare le tante incertezze dei sorprendenti domani.

 

Angelo Fusari

 




Dal 25 al 28 settembre la Val di Fassa ospiterà la fiera del volo, denominata Fassa Sky Expo, esattamente in località Ischia a Campitello di Fassa (Trento).

L’evento nasce per iniziativa dell’associazione Icarus Flying Team,
una
compagine di piloti praticanti il volo libero in deltaplano e parapendio.
Per “libero” s’intende il volo senza motore, sulle ali del
vento,
un’attività molto diffusa sulle vette e nelle valli delle Dolomiti, tra
scenari spettacolari.
L’esposizione sarà ospitata nel vasto spazio ai piedi del Col Rodella
(2360
metri), di fianco alla stazione della funivia che in cinque minuti porta in
vetta circa 120 passeggeri per volta. Hanno già confermato la presenza i
principali marchi di settore, dai produttori di parapendio e deltaplani, a
quelli di strumentazione tecnica in uso ai piloti. Gli appassionati in
visita alla fiera potranno provare i nuovi mezzi, salendo in funivia fino al
decollo vicino al rifugio Des Alpes e atterrando nella zona
dell’esposizione. Quindi, meteo permettendo, il cielo sopra Campitello
sarà
affollato di parapendio in volo, uno spettacolo di colori e d’emozioni
che
non mancherà di attrarre l’attenzione del pubblico. Nelle migliori
giornate
autunnali in questa zona si può volare fino a 4000 metri di quota, grazie
alle masse d’aria ascensionali scaturite dall’irraggiamento solare
del
suolo, il vero motore ecologico del volo in parapendio e deltaplano con
energia a costo zero.
Il programma prevede interventi di personaggi di rilevanza nel settore del
volo libero durante e dopo gli orari di apertura della fiera, a partire dal
pluricampione trentino Jimmy Pacher e dall’altoatesino Aaron Durogati
che
nel 2012 vinse la coppa del mondo di parapendio. I piloti del Nucleo
elicotteri della Provincia autonoma di Trento presenteranno “For your
Fun
and Safety”, una campagna di sicurezza dedicata a chi pratica la
montagna e
non solo per volare. Si terminerà la domenica con la premiazione del
campionato XcTrentino.




La Festa del Brutto Tempo concluderà il volo dal Friuli all’Olimpo

Dopo 42 giorni, nove paesi sorvolati, 1600 chilometri, forse di più,. le ali
dei deltaplani di Suan Selenati e Manuel Vezzi hanno toccato l’Olimpo,
il
monte degli dei.
Alle loro spalle il primo decollo dal rifugio Tamai sul monte Zoncolan, in
Friuli, i cieli d’Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia, Montenegro,
Albania,
Macedonia, Bulgaria e Grecia, con atterraggi e nuovi decolli dalle superbe
montagne dei Balcani, ed un mese e mezzo di fatiche, perché il tempo è stato
inclemente, pioggia, vento forte, condizioni inammissibili per il volo
libero, quello senza motore, con zero emissioni e la tutta la libertà del
cielo.
Il progetto prevedeva di dirigersi alla meta volando il più possibile,
atterrando in posti sconosciuti, tra gente che talvolta non ha mai visto un
deltaplano. In difetto, procedere a piedi alla ricerca di nuovi decolli
mentre un mezzo al seguito trasferiva i deltaplani insieme a provviste ed a
tutto l’occorrente ai due piloti.
I primi giorni tra Slovenia e Croazia sembrano promettere bene. Poi il tempo
muta in peggio ed i chilometri a piedi, anche 38 in un giorno, aumentano
oltre ogni previsione a discapito di quelli in volo. Le vesciche hanno il
sopravvento e Manuel e Suan entrano in Bosnia cavalcando un paio di
biciclette che lasciano inalterato l’impegno atletico dell’impresa,
concepita per il riconoscimento del volo in deltaplano e parapendio quale
sport olimpico.
Le ferite della guerra sono ancora ben visibili nel paese martoriato ed i
due campioni di deltaplano, ciclisti improvvisati, si muovono con difficoltà
tra avanzi di campi minati senza certezza di trovare buoni punti di decollo,
tanto meno buone condizioni atmosferiche.
E’ forse il momento più difficile. Dopo due notti trascorse
all’addiaccio a
quota 1900 metri in una postazione di cannoni abbandonata, trovano la forza
di decollare da una cresta a strapiombo su fitti boschi. Sotto nessun
atterraggio utile per un deltaplano, mentre il vento rende difficile salire
in quota e dirigersi verso sud alla ricerca di posti migliori.
Ce la fanno e decidono di deviare dal percorso prestabilito, evitare la
Serbia per dirigersi verso il sole ed il mare, lasciandosi alle spalle le
montagne della Bosnia per l’Albania, poi il Montenegro, la Macedonia e
nuove
avventure ed infine l’ingresso in Grecia, il monte Olimpo che appare
all’orizzonte, il sorvolo della casa degli dei e l’ultimo
atterraggio in
riva al mare.
Gli amici dell’associazione Volo Libero Carnia festeggeranno i
protagonisti
dell’impresa al campo volo Cercivento (Udine) i prossimi 5 e 6 ottobre
in
occasione della “Festa del Brutto Tempo”. Ogni riferimento alle
condizioni
meteo incontrate durante il sorvolo dei Balcani è puramente casuale:
l’appuntamento friulano esiste da una dozzina d’anni!

Gustavo Vitali
Ufficio Stampa FIVL – Federazione Italiana Volo Libero
http://www.fivl.it – 335 5852431 – skype: gustavo.vitali
vitali.stampa (AT) fivl.it

Foto
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Per ulteriori informazioni sul volo ZONCATAN-OLIMPO contattare
Barbara Valla – 3385823373 – barbara (AT) artistisenzanome.it
Suan Selenati – 329 8027672 – suan22 (AT) inwind.it
Sito ufficiale http://www.suanselenati.com/

Per ulteriori informazioni sulla FESTA DEL BRUTTO TEMPO contattare
Marzio Lazzara – marziolazzara (AT) alice.it –
http://www.vololiberocarnia.it/

Tutti i comunicati stampa FIVL all’indirizzo:
http://www.fivl.it/index.php?option=com_content&view=category&id=77&Itemid=1

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Italia. Domenica 15 settembre il Volo Libero Bergamo celebrerà il 33° anniversario.

Oltre trent’anni di voli in deltaplano e parapendio, sulle ali del
vento,
anni scanzonati con la testa fra le nuvole, di giornate trascorse tra
l’atterraggio di Palazzago ed i decolli in Roncola, il più celebre, il
cosiddetto “pratino”, da dove hanno spiccato il primo volo
centinaia di
allievi e decollano i piloti brevettati oggi, con la speranza che il tempo
“tenga”, che il vento non sia troppo forte o le nubi troppo
minacciose.
Oppure da quello per i deltaplani poco sopra il paese, o il monte Linzone,
il più alto, quasi 1400 metri.
Nella storia del Volo Libero Bergamo ci sono tanti ricordi, a partire dalle
fatiche su e giù lungo il cosiddetto “campetto” per apprendere i
primi
rudimenti sotto l’occhio vigile degli istruttori, ai primi “voli
alti” con
la radio accesa sulla frequenza della scuola, le strigliate quando le
manovre non sono impeccabili, i quiz d’esame per conseguire
l’attestato di
volo da diporto e sportivo, una sorta di passaporto per visitare il cielo.
Poi, finalmente, via da soli!
Anni indimenticabili abbandonando il nido per i primi, timidi tentativi di
“cross country”, vale a dire volare il più lontano possibile e
tornare
indietro. E quando non si è stati capaci di farlo in volo, atterrare in un
campo, trovare un autobus, un treno, tentare l’autostop con la sacca del
parapendio in spalla, od aggrappati al telefono per chiedere ai colleghi di
venirci a recuperare in posti sperduti e rientrare così alla base a capo
chino, senza badare troppo agli sfottò.
Ci sono i racconti delle giornate di volo, quanto tempo trascorso in cielo
sfruttando le masse d’aria ascendenti, motore e benzina che portano in
alto
parapendio e deltaplano, quanto lontano si è volato, i monti scavalcati, le
altezze raggiunte, racconti che a volte pretendono di diventare storia,
leggenda, distanze e quote che altre volte aumentano con il tempo, come la
taglia del pesce nei racconti dei pescatori.
Ecco! Questo è in sintesi il Volo Libero Bergamo, un’associazione che
oggi
raggruppa un centinaio di appassionati di volo libero, cioè senza motore,
che ogni anno ricorda quanto è vecchia e contemporaneamente quanto è giovane
con una festa al campo d’atterraggio alla quale partecipano numerosi
piloti
delle altre associazioni, i loro famigliari, bimbi, amici.
A partire da mezzogiorno per tutto il pomeriggio i piloti decolleranno dalla
Roncola per tentare di centrare degli scatoloni posti in atterraggio. Ogni
scatolone un premio, ma non si sa quale! Si chiama “Coppa
Rompiscatole”, ma
ogni allusione alla noia è puramente casuale.

Gustavo Vitali




La più grande manifestazione di volo libero in Italia si espande e per l’edizione 2013, organizzata dall’aero Club Montegrappa dal 28 marzo al 1 aprile, non si fa mancare nulla.

La più grande manifestazione di volo libero in Italia si espande e per
l’edizione 2013, organizzata dall’aero Club Montegrappa dal 28
marzo al 1
aprile, non si fa mancare nulla.
Al Trofeo Expo Montegrappa, a Borso del Grappa (Treviso), sono attesi come
espositori i migliori marchi del settore e come competitori i più forti
piloti di deltaplano e parapendio provenienti da 33 nazioni. La lista delle
iscrizioni alle gare è quanto mai lunga, ma il tetto massimo di ammissioni è
fissato a 120 per i primi e 150 per gli altri.
Tra i partecipanti è certa la presenza dei team azzurri di deltaplano,
campione del mondo e d’Europa in carica, e parapendio anch’esso
campione
d’Europa, ed i loro portacolori Alessandro Ploner (Bolzano) e Luca
Donini di
Trento, vice campioni del mondo rispettivamente nell’una e
nell’altra
specialità. Un compito insolito attende Donini, quello di papà-coach del
figlio Nicola, 16 anni, il più giovane tra i piloti in gara. In lizza anche
Nicole Fedele di Gemona del Friuli (Udine), campionessa europea in carica e
detentrice della coppa del mondo di parapendio femminile, ed Aaron Durogati
di Merano che ha vinto identico titolo in campo maschile lo scorso gennaio.
Per la prima volta gareggeranno anche i paramotori, un mezzo che ha preso le
ali dal volo libero e la propulsione da quello ultraleggero a motore.
Saranno una dozzina i piloti guidati dal tecnico Oscar Mistri in
collaborazione con gli organizzatori che si daranno battaglia in
spettacolari slalom lungo un circuito contrassegnato da piloni gonfiabili,
eventi ai quali il pubblico potrà assistere come fosse allo stadio.
Le gare di parapendio e deltaplano, invece, saranno seguite dalla gente
presso lo stand del Consorzio Vivere il Grappa, sotto la grande
tensostruttura che ospiterà gli espositori presso l’atterraggio Garden
Relais a Semonzo. Grazie all’ormai collaudato sistema live tracking,
vale a
dire uno strumento elettronico in dotazione a ciascun pilota, saranno
visualizzate in tempo reale le posizioni dei contendenti su computer e
maxischermo, un po’ come accade in televisione per certe regate
veliche. Con
condizioni meteo favorevoli è possibile volare per oltre 100 km e
raggiungere località come Recoaro (Vicenza), Feltre (Belluno) e Aviano in
Friuli, sfruttando le correnti d’aria ascensionali, unico
“motore” a
disposizione di deltaplani e parapendio.
Alle competizioni faranno contorno il consueto carosello di eventi ed
attività collaterali: voli in parapendio biposto con istruttori, prove di
volo gratuite per i bimbi, arrampicata, nordic walking, rafting, mountain
bike, escursioni guidate, stand gastronomici e tanto altro per visitatori
grandi e piccini.

Gustavo Vitali

Ufficio Stampa FIVL – Federazione Italiana Volo Libero
http://www.fivl.it/ – 335 5852431 – skype: gustavo.vitali

Foto
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