Italia. AZIONE NONVIOLENTA, Rivista illustre, fondata nel 1964 da ALDO CAPITINI e diretta da MAO VALPIANA, propone una recensione di LAURA TUSSI del numero di Marzo 2011, dedicato al centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.

AZIONE NONVIOLENTA, Rivista illustre, fondata nel 1964 da ALDO CAPITINI e diretta da MAO VALPIANA, propone una recensione di LAURA TUSSI del numero di Marzo 2011, dedicato al centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.

La Rivista rievoca la figura di Aldo Capitini, come testimone della storia, che ha posto le basi della Nonviolenza come “punto della tensione più profonda tesa al sovvertimento di una società inadeguata”. Infatti la Nonviolenza a livello planetario è la via d’uscita da posizioni insufficienti, per lanciare ponti di relazioni, reti di dialogo che sviluppino strategie di liberazione, per tessere la memoria e ricomporre l’infranto, come prova suprema di amore, per riprogettare il futuro e aprire varchi di speranza in società migliori fondate sulla libertà, la giustizia, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani.

http://nonviolenti.org/cms/index.php?mact=News,cntnt01,detail,0&cntnt01articleid=25&cntnt01origid=15&cntnt01returnid=238

1861-2011

Unità (militare) d’Italia

Recensione del numero di Azione nonviolenta, marzo 2011

di Laura Tussi

Il numero di marzo 2011 di Azione nonviolenta è dedicato al centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.

Potrebbe apparire una riflessione azzardata tentare di ricomporre la storia della nascita dello Stato italiano alla luce del concetto della pratica della Nonviolenza, in un contesto storico in cui l’efferatezza degli eserciti europei assunse dimensioni devastanti. All’interno di questo contesto esteso di violenze e di guerra, con fatti sanguinosi ed efferati, si distinguono, invece, episodi e personaggi che determinarono, proprio in quello specifico contesto, una nuova modalità di pensiero, un innovativo atteggiamento critico, nel concepire la collettività, la popolazione e i rapporti tra cittadini, come fecero i primi disertori, i renitenti e gli obiettori alla leva obbligatoria.

Dal travaglio rivoluzionario risorgimentale, purtroppo, non si sviluppò l’idea cosmopolitica di una società planetaria e internazionale, ma si impose la condizione di un’umanità ordinata in Stati Nazione, sovrani e indipendenti, dalla cui singola volontà di potere si produssero una serie interminabile di conflitti armati, tra cui due guerre mondiali e un mondo sull’orlo del suicidio atomico e della catastrofe ambientale.

Fin dal ‘700, eruditi ed intellettuali della penisola avevano manifestato di condividere il pensiero del sogno cosmopolitico di una Repubblica universale, come Mazzini, che auspicava un’umanità futura, in cui le divisioni nazionali sarebbero state cancellate, ma con l’epopea risorgimentale l’ideale cosmopolitico svanisce e subentra il nazionalismo più aggressivo ed esasperato.

La nazione è il prodotto di una coazione ideologica del potere, perché gli Stati moderni hanno creato il sentimento soggettivo della personalità e del legame nazionale, ma in modalità artificiali e coatte, imposte dal potere politico.

La pace, la tolleranza, la spiritualità sono dunque messaggi di speranza in un progresso sociale, volto alla costruzione di società libere fondate sulla Nonviolenza e sul non interventismo, per far evolvere l’umanità in un futuro caratterizzato dall’alto sentire di unità universale cosmopolita, oltre il culto eroico del potere nazionalistico, per andare oltre la retorica patriottica, che svuota il Risorgimento, come anche la Resistenza, delle effettive valenze storiche e sociali, per cui un intero popolo ha combattuto contro il sopruso, contro la dominazione e l’imposizione: ma tutto questo portato di ideali alti e nobili è stato fermato e limitato. Ancora una volta il potere ha frenato lo slancio libertario delle moltitudini, ma è utile, doveroso e importante ricordare il momento in cui un popolo si emancipa dall’imposizione, dalla personificazione autoritaria del potere e dall’assolutismo di politicanti di mestiere e riesce a conquistare un barlume di vera e autentica libertà.

Il popolo italiano sembra senza memoria, privo di attenzione per la propria storia e per il passato che gli appartiene, manifestando un qualunquismo generalizzato, che ormai ha completamente attecchito nelle nuove e, addirittura, nelle vecchie generazioni, perse nell’idea perversa del successo e della plastificazione esistenziale. Invece, è necessario fare memoria e ricordare la nascita dello Stato italiano e degli Italiani come popolo, per il sacrificio di moltitudini di persone che hanno versato il proprio sangue e dato la propria vita, nel segno dell’eguaglianza sociale ed economica, della libertà di espressione, del rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani e della fratellanza, ideali alti che il pensiero culturale e politico egemone attualmente sta scardinando in nome di fittizie libertà e di egoismi velleitari, che consistono nel favoreggiamento della corruzione ad alti livelli del potere politico.

Laura Tussi

Istituto Comprensivo via Prati – Desio

(Monza e Brianza)

http://www.youtube.com/lauratussi

Azione nonviolenta

Rivista mensile del Movimento Nonviolento

Fondata da Aldo Capitini nel 1964

Anno 48 n. 567

Marzo 2011

www.nonviolenti.org

an@nonviolenti.org




Italia. MONI OVADIA presenta Laura Tussi a Nova Milanese, 11 Marzo 2011.

MONI OVADIA presenta Laura Tussi a Nova Milanese, 11 Marzo 2011.

Moni Ovadia, alla fine dello spettacolo dal titolo “Il Registro dei Peccati”, presso l’Auditorium di Nova Milanese, all’interno della Stagione Teatrale, ha ringraziato Emergency, Associazione Internazionale di medici volontari, fondata da Gino Strada, che offre cure mediche e chirurgiche gratuite a tutte le vittime della guerra, delle mine antiuomo e della povertà, senza distinzione di opinione politica, di sesso, di razza, di condizione sociale ed economica e di appartenenza culturale, politica e religiosa. Moni Ovadia ha ribadito al pubblico che Emergency rappresenta l’Italia che splende nel mondo, “perché Emergency ci da l’onore di essere Italiani e abbiamo ancora il diritto di sentirci onorati di essere Italiani”.

Moni Ovadia, in seguito, ha presentato al pubblico “Laura Tussi studiosa e ricercatrice militante e appassionata che da anni con perseveranza, abnegazione, coraggio compie un lavoro certosino, in una grande opera di creazione e ricostruzione della memoria”. Moni Ovadia ha detto ancora “Laura Tussi non smette mai di studiare ed è animata dallo spirito ebraico della ricerca inesausta, senza fine. Laura Tussi tesse la memoria per ricomporre l’infranto, per progettare un futuro fondato sulla libertà, la giustizia, il rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani, l’uguaglianza e i grandi principi della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.”

http://www.youtube.com/lauratussi#p/u/1/uORrUNGH6lg

http://www.youtube.com/lauratussi#p/u/0/smm80_NDtaA




Italia. MONI OVADIA e Laura Tussi a Nova Milanese. “PER NON DIMENTICARE”

MONI OVADIA e Laura Tussi a Nova Milanese. “PER NON DIMENTICARE”

Venerdì 11 Marzo 2011 ore 21.00- AUDITORIUM -Nova Milanese (MB)

ISTITUTO COMPRENSIVO VIA PRATI – DESIO (MONZA e BRIANZA)

MONI OVADIA

in IL REGISTRO DEI PECCATI

(Stagione Teatrale 2010/11)

Dopo lo spettacolo

MONI OVADIA presenta

LAURA TUSSI, docente, scrittrice e giornalista, autrice dei libri Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il Dovere di Ricordare (Aracne 2010), Il Pensiero delle Differenze (Aracne 2011). Promotrice del Progetto “PER NON DIMENTICARE”

Con il Patrocinio di:

Città di Nova Milanese

Città di Bresso

Città di Varedo

Comune di Cesate

Comune di Cormano

Comune di Cinisello Balsamo

Comune di Sinalunga

In collaborazione con:

ANPI, ANED, APEI, ARCI (ARCINOVA), CAMPAGNA DI OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLE SPESE MILITARI, CASA DELLA CULTURA-Milano, CENTRO STUDI SERENO REGIS-Torino, CENTRO INTERDISCIPLINARE DI SCIENZE PER LA PACE-UNIVERSITÀ DI PISA, FLC-CGIL, DIFESA AMBIENTE, EMERGENCY, FONDAZIONE GIANFRANCESCO SERIO, IL DIALOGO.org, OSSERVATORIO NAZIONALE ED EUROPEO PER IL RISPETTO DELLE PARI OPPORTUNITA’-ONERPO, PEACELINK, RETE ANTIFASCISTA NORD OVEST MILANO, TEATRO DELLA COOPERATIVA, LAVORATORI LARES METALLI PREZIOSI….e tanti altri.

http://www.youtube.com/lauratussi

http://www.peacelink.it/calendario/event.php?id=8250

http://www.peacelink.it/pace/a/33387.html

Per informazioni e prenotazioni: tel. 036243498




MONI OVADIA e Laura Tussi a Nova Milanese. “PER NON DIMENTICARE” Venerdì 11 Marzo 2011 ore 21.00- AUDITORIUM Nova Milanese (MB) ISTITUTO COMPRENSIVO VIA PRATI – DESIO (MONZA e BRIANZA)

MONI OVADIA e Laura Tussi a Nova Milanese. “PER NON DIMENTICARE”

Venerdì 11 Marzo 2011 ore 21.00- AUDITORIUM Nova Milanese (MB)

ISTITUTO COMPRENSIVO VIA PRATI – DESIO (MONZA e BRIANZA)

MONI OVADIA

in IL REGISTRO DEI PECCATI

(Stagione Teatrale 2010/11)

Dopo lo spettacolo

MONI OVADIA presenta

LAURA TUSSI, docente, scrittrice e giornalista, autrice dei libri Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il Dovere di Ricordare (Aracne 2010), Il Pensiero delle Differenze (Aracne 2011). Promotrice del Progetto “PER NON DIMENTICARE”

Con il Patrocinio di:

Città di Nova Milanese

Città di Bresso

Città di Varedo

Comune di Cesate

Comune di Cormano

In collaborazione con:

ANPI, ANED, APEI, ARCI (ARCINOVA), CAMPAGNA DI OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLE SPESE MILITARI, CASA DELLA CULTURA-Milano, CENTRO STUDI SERENO REGIS-Torino, CENTRO INTERDISCIPLINARE DI SCIENZE PER LA PACE-UNIVERSITÀ DI PISA, FLC-CGIL, DIFESA AMBIENTE, EMERGENCY, FONDAZIONE GIANFRANCESCO SERIO, IL DIALOGO.org, OSSERVATORIO NAZIONALE ED EUROPEO PER IL RISPETTO DELLE PARI OPPORTUNITA’-ONERPO, PEACELINK, RETE ANTIFASCISTA NORD OVEST MILANO, TEATRO DELLA COOPERATIVA, LAVORATORI LARES METALLI PREZIOSI….e tanti altri.

In




Milano. La Trasmissione Radiofonica AGORA’- RADIO CITTA’ BOLLATE (MI) ospita Laura Tussi

La Trasmissione Radiofonica AGORA’- RADIO CITTA’ BOLLATE (MI) ospita Laura Tussi, che presenta i suoi libri, i cui contenuti spaziano dalla Memoria Storica delle deportazioni politiche e della Shoah all’attualità dell’intercultura, dal Pensiero delle Differenze all’Azione Nonviolenta, per una cultura di Pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani…   http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1297174906.htm http://www.peacelink.it/storia/a/33330.html (contiene file mp3 con registrazione trasmissione)
Di seguito l’elenco dei libri di Laura Tussi editi dalla Editrice Missionaria Italiana e da ARACNE.
http://store.aracneeditrice.com/it/autore.php?id=20

Il pensiero delle differenze. Dall’intercultura all’educazione alla pace.

isbn 978-88-548-xxxx-x, formato 17 x 24 cm, 144 pag., 10,00 euro  ARACNE 2011

L’erranza del soggetto è un pensiero di pace che travalica le frontiere in nome di un sentire umanitario che coinvolge le differenze. Riconoscendo il nomade e il migrante che è in ognuno di noi, possiamo superare intolleranze e discriminazioni a favore di una cultura del conoscere volta al bene comune.

Sacro. Parole delle fedi – n. 32.

Codice 1868-5, formato 11,5×15,5 cm, 64 pag., 4,50 euro EMI 2009

L’autrice analizza il termine dal punto di vista storico, teologico e sociologico, il rapporto tra realtà e mito, la sacralità della natura, la persistenza del sacro e la percezione da parte dell’uomo. Dal punto di vista sociologico il sacro si manifesta innanzitutto come opposizione al profano. Tuttavia si evince che la distinzione tra sacro e profano non riguarda i due concetti in sé, quanto due modi diversi di porsi nel mondo. Due diverse situazioni esistenziali.

Memoria e olocausto: il valore creativo del ricordo per una “pedagogia della resistenza” nella differenza di genere.
isbn 978-88-548-2284-9, formato 17 x 24 cm, 252 pag., 15,00 euro ARACNE 2009

Dalle riflessioni di Moni Ovadia, regista, attore e opinionista, esponente in Italia e cultore della tradizione ebraica Yddish, si evince che la forma di resistenza più straziante e lancinante concepibile dalla mente umana si rivela attraverso il mezzo sublime della “follia creativa”, della “creatività artistica”, in una sorta di “pedagogia della resistenza” finalizzata alla salvezza ed alla sopravvivenza della dignità umana contro la barbarie della violenza, dimostrando che il carnefice non potrà mai reprimere, mai “uccidere”, annientare la dimensione umana individuale, la singolarità personale, il suo spirito costruttivo, creativo, ricreativo, rigenerante, catartico anche attraverso l’esecuzione, la pratica, l’espletazione di ogni tipo di forma artistica: dalla musica, al teatro, dalla pittura, alla danza. La didattica della Storia ha preso ipotesi da quando è stata istituita, per volere del parlamento italiano, il 27 Gennaio 2001, la Giornata della Memoria, per cui si è presa l’abitudine di trattare questo tema anche nelle scuole…

Il Disagio Insegnante nella scuola italiana contemporanea. Un’analisi critico-pedagogica dei vissuti professionali e formativi del docente.

isbn 978-88-548-2283-2, formato 17 x 24 cm, 220 pag., 14,00 euro ARACNE 2009

Il Dovere di Ricordare. Dalla Shoah all’attualità dell’intercultura.

isbn 978-88-548-3278-7, formato 17 x 24 cm, 141 pag., 10,00 euro  ARACNE 2010

Oltre agli ebrei, il sistema nazifascista ha schiavizzato e assassinato milioni di persone, tra cui zingari, disabili fisici e mentali, polacchi, prigionieri di guerra, sovietici, sindacalisti, avversari politici, obiettori di coscienza, omosessuali e ancora altre tipologie di persone diverse e colpevoli solo di esistere in quanto tali. È importante trasmettere la conoscenza degli eventi alle nuove generazioni partendo dal dialogo e da percorsi di memoria individuale e collettiva, dalla conoscenza di sé e degli altri, dei propri compagni di classe e degli insegnanti nell’ambito della comunità educante. Come sostiene Moni Ovadia, la “bella utopia” è un mondo dove non esistono patrie e nazioni, frontiere e burocrazie, limiti e confini, ma comunità educanti aperte all’accoglienza, al dialogo, al cambiamento rivoluzionario, al progresso costruttivo, senza stereotipi e pregiudizi, nel rispetto delle culture altre, nella coesistenza pacifica che agevola il confronto tra diversità interculturali e differenze di genere e intergenerazionali.

BiografiaAutore:

LAURA TUSSI     laura.tussi@istruzione.it

http://www.youtube.com/lauratussi

Docente, giornalista e ricercatrice, si occupa di tematiche sociopedagogiche, psicologiche e storicoculturali. Ha conseguito cinque lauree specialistiche nel 2009 in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Collabora con l’Istituto Comprensivo via Prati Desio (MB) e con diverse riviste di settore e telematiche come: Rassegna dell’Istruzione (Mondadori- Le Monnier- MIUR), Scuola e Didattica (La Scuola) Rivista dell’Istruzione( Maggioli)

www.peacelink.it

www.politicamentecorretto.com

www.ildialogo.org

Per informazioni:

EMI Editrice Missionaria Italiana 051/326027

ARACNE Editrice 06/93781065

L’ANTOLOGIA libreria via Mariani Nova Milanese 02/39264183 – 0362/367265

Note:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1297174906.htm




Italia. Cara Amica, Caro Amico, Ti presento i miei libri editi dalla Editrice Missionaria Italiana e da ARACNE. Un caro saluto, Laura Tussi http://store.aracnee

Cara Amica, Caro Amico,

Ti presento i miei libri editi dalla Editrice Missionaria Italiana e da ARACNE.

Un caro saluto,

Laura Tussi

http://store.aracneeditrice.com/it/autore.php?id=20

Sacro. Parole delle fedi – n. 32.

Codice 1868-5, formato 11,5×15,5 cm, 64 pag., 4,50 euro EMI 2009

L’autrice analizza il termine dal punto di vista storico, teologico e sociologico, il rapporto tra realtà e mito, la sacralità della natura, la persistenza del sacro e la percezione da parte dell’uomo. Dal punto di vista sociologico il sacro si manifesta innanzitutto come opposizione al profano. Tuttavia si evince che la distinzione tra sacro e profano non riguarda i due concetti in sé, quanto due modi diversi di porsi nel mondo. Due diverse situazioni esistenziali.

Memoria e olocausto: il valore creativo del ricordo per una “pedagogia della resistenza” nella differenza di genere.
isbn 978-88-548-2284-9, formato 17 x 24 cm, 252 pag., 15,00 euro ARACNE 2009

Dalle riflessioni di Moni Ovadia, regista, attore e opinionista, esponente in Italia e cultore della tradizione ebraica Yddish, si evince che la forma di resistenza più straziante e lancinante concepibile dalla mente umana si rivela attraverso il mezzo sublime della “follia creativa”, della “creatività artistica”, in una sorta di “pedagogia della resistenza” finalizzata alla salvezza ed alla sopravvivenza della dignità umana contro la barbarie della violenza, dimostrando che il carnefice non potrà mai reprimere, mai “uccidere”, annientare la dimensione umana individuale, la singolarità personale, il suo spirito costruttivo, creativo, ricreativo, rigenerante, catartico anche attraverso l’esecuzione, la pratica, l’espletazione di ogni tipo di forma artistica: dalla musica, al teatro, dalla pittura, alla danza. La didattica della Storia ha preso ipotesi da quando è stata istituita, per volere del parlamento italiano, il 27 Gennaio 2001, la Giornata della Memoria, per cui si è presa l’abitudine di trattare questo tema anche nelle scuole…

Il Disagio Insegnante nella scuola italiana contemporanea. Un’analisi critico-pedagogica dei vissuti professionali e formativi del docente.

isbn 978-88-548-2283-2, formato 17 x 24 cm, 220 pag., 14,00 euro ARACNE 2009

Il Dovere di Ricordare. Dalla Shoah all’attualità dell’intercultura.

isbn 978-88-548-3278-7, formato 17 x 24 cm, 141 pag., 10,00 euro  ARACNE 2010

Oltre agli ebrei, il sistema nazifascista ha schiavizzato e assassinato milioni di persone, tra cui zingari, disabili fisici e mentali, polacchi, prigionieri di guerra, sovietici, sindacalisti, avversari politici, obiettori di coscienza, omosessuali e ancora altre tipologie di persone diverse e colpevoli solo di esistere in quanto tali. È importante trasmettere la conoscenza degli eventi alle nuove generazioni partendo dal dialogo e da percorsi di memoria individuale e collettiva, dalla conoscenza di sé e degli altri, dei propri compagni di classe e degli insegnanti nell’ambito della comunità educante. Come sostiene Moni Ovadia, la “bella utopia” è un mondo dove non esistono patrie e nazioni, frontiere e burocrazie, limiti e confini, ma comunità educanti aperte all’accoglienza, al dialogo, al cambiamento rivoluzionario, al progresso costruttivo, senza stereotipi e pregiudizi, nel rispetto delle culture altre, nella coesistenza pacifica che agevola il confronto tra diversità interculturali e differenze di genere e intergenerazionali.

Il pensiero delle differenze. Dall’intercultura all’educazione alla pace.

isbn 978-88-548-xxxx-x, formato 17 x 24 cm, 144 pag., 10,00 euro  ARACNE 2011

L’erranza del soggetto è un pensiero di pace che travalica le frontiere in nome di un sentire umanitario che coinvolge le differenze. Riconoscendo il nomade e il migrante che è in ognuno di noi, possiamo superare intolleranze e discriminazioni a favore di una cultura del conoscere volta al bene comune.

BiografiaAutore:

LAURA TUSSI     laura.tussi@istruzione.it            http://www.youtube.com/lauratussi

Docente, giornalista e ricercatrice, si occupa di tematiche sociopedagogiche, psicologiche e storicoculturali. Ha conseguito cinque lauree specialistiche nel 2009 in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Collabora con l’Istituto Comprensivo via Prati Desio (MB) e con diverse riviste di settore e telematiche come: Rassegna dell’Istruzione (Mondadori- Le Monnier- MIUR), Scuola e Didattica (La Scuola) Rivista dell’Istruzione( Maggioli)

www.peacelink.it www.politicamentecorretto.com www.ildialogo.org

Per informazioni:

EMI Editrice Missionaria Italiana 051/326027

ARACNE Editrice 06/93781065

L’ANTOLOGIA libreria via Mariani Nova Milanese 02/39264183 – 0362/367265




Italia. “RIVISTA DELL’ISTRUZIONE-Scuola e Autonomie Locali” propone gli studi di Laura TUSSI.

“RIVISTA DELL’ISTRUZIONE-Scuola e Autonomie Locali”, edita da MAGGIOLI e diretta da Giancarlo CERINI, è un importante ambito redazionale, che osserva, analizza e interpreta gli eventi culturali, organizzativi e professionali che coinvolgono il sistema educativo, per dare spazio al confronto e al dialogo tra i diversi interlocutori della vasta area dell’educazione.“RIVISTA DELL’ISTRUZIONE-Scuola e Autonomie Locali” propone gli studi di Laura TUSSI.

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/scuola/OpinioniAnalisi_1296488402.htm
http://www.peacelink.it/sociale/a/33256.html Da “RIVISTA DELL’ISTRUZIONE” n. 6-2010L’Educazione Interculturale: verso una società planetaria

di Laura TUSSI

L’educazione interculturale è condizione strutturale della società che presenta molteplici culture, perché il compito educativo, in questo tipo di tessuto sociale, assume il carattere specifico di mediazione tra le diverse realtà, animatore di un continuo attivo confronto tra modelli differenti.

Il confronto e l’interazione tra molteplici istanze culturali avvalora il significato della democrazia, perché la diversità valoriale e identitaria risulta una risorsa positiva per i complessi processi di crescita delle persone e del sistema comunitario e sociale multiforme.

La convivenza costruttiva all’interno dei singoli Stati democratici deve essere promossa nella prospettiva della ricerca della pace a livello mondiale, come processo che congloba lo sviluppo economico, la giustizia sociale, la difesa dell’ambiente, la democrazia, il rispetto della diversità e della dignità di ogni uomo e dei diritti umani.

La prospettiva interculturale permette di educare alle tematiche della pace che comportano il rispetto dell’ambiente e la sostenibilità dello sviluppo, perché viviamo in una società multiculturale composta di mosaici etnici in cui la diversità non è eccezione, ma norma.

La valorizzazione delle differenze sviluppa la capacità di favorire la comprensione dell’altro e l’eliminazione dei pregiudizi, con la consapevolezza che la compresenza di diverse culture testimonia l’apertura al plurale e permette di promuovere l’armonia interetnica e gli scambi interculturali, nello sviluppo di una migliore comprensione tra differenze, grazie all’evidenza di valori, attitudini, pratiche e credenze.

L’interculturalità riconosce l’interdipendenza tra persone in un processo comune verso una società multietnica, dove non esista la divisione in razze, ma la concezione di un’unica specie umana, sperando in un avvenire di progresso per l’umanità, dove non esista una civiltà inferiore e superiore, ma diverse società creative.

L’interculturalità permette di tessere ponti tra le varie identità, dove l’incontro e il riconoscimento dell’altro conducano alla creazione di una collettività identitaria del nostro vissuto quotidiano, ricevendo gli apporti culturali dell’altro, in modalità positive, offrendo contemporaneamente le nostre ricchezze, nella solidarietà, nella tolleranza e nel confronto che valorizzi le alterità.

L’apporto interculturale si esprime con il rispetto nei confronti dell’altro, non necessariamente lo straniero, ma anche il portatore di handicap, il compagno di classe rumoroso che disturba, l’alunno che non capisce le lezioni, colui che non condivide o contrasta le idee altrui.

L’insegnante si incammina così verso la realizzazione di una pedagogia dell’interazione e non solo dell’integrazione, poiché la valorizzazione delle culture, delle identità, delle differenze altre equivale ad una pratica educativa che conduce oltre l’espressione di una solidarietà verso il più debole, in quanto, suscitando interazioni e il riconoscimento dei diritti del diverso, il formatore educa alla convivenza e alla democrazia culturale.

La pedagogia si occupa di organizzare le condizioni più favorevoli all’integrazione e all’interazione fra mondi di diversa origine e tradizione etnica, preoccupandosi di facilitare la conoscenza reciproca, la disponibilità all’incontro e allo scambio, ma anche il cambiamento vicendevole di chi ospita e di chi è ospitato.

Una mente formata in senso plurietnico è più complessa e ricca di capacità connettive, propensa alla teorizzazione e a comprendere le ragioni degli altri, in una vocazione cosmopolita e laica, attenta, più che alla difesa incondizionata del particolare e dell’interesse locale, all’interazione sistemica tra le parti, tra le persone e i soggetti interessati, in un ambiente di confronto, scambio e di cambiamento delle varie identità interagenti.

Compito della pedagogia interculturale è porre le condizioni per far convivere le diverse culture senza ignorarsi, perché la non conoscenza del pensiero dell’altro da sempre innalza muri, barriere, limiti e confini, aggravando stereotipi e pregiudizi e alimentando conflitti aperti e sotterranei.

La didattica dell’educazione all’interazione delle culture e allo sviluppo sostenibile conduce l’interessato a coltivare valori che condizionano realmente l’espletamento concreto del concetto di pace e, di conseguenza, dei diritti umani, delle pari opportunità, della tutela dell’ambiente, della solidarietà internazionale, dell’importanza del ricordo e della memoria storica, in un’ottica pluralista dei contenuti e dei concetti culturali e valoriali.

La didattica dell’educazione allo sviluppo sostenibile e all’interazione deve fornire agli alunni una cultura del vivere e costruire insieme un altro mondo, evidenziando e formulando i problemi dell’attualità, ponendosi in situazioni problematiche, incentivando la ricerca, lo studio, il sorgere di questioni aperte tra generazioni.

L’obiettivo di tale procedimento deve sfociare in una sensibilizzazione dei giovani ai concetti di solidarietà, tolleranza, diversità e uguaglianza culturale, nell’importanza di predisporre le menti a una costruzione del sapere critica e aperta al confronto, al cambiamento vicendevole e reciproco, al rispetto e alla valorizzazione delle differenze.

Ogni disciplina scolastica si deve fondare sull’insegnamento delle diversità concepite come propulsione al rispetto dell’ambiente del nostro pianeta, alla tutela ecologica, alla rievocazione della memoria storica dei diritti umani e delle pari opportunità, in una rivisitazione intergenerazionale dell’importanza di questi concetti valoriali, dove la storia si ponga come processo conoscitivo dialettico tra il passato e il futuro e tra le vecchie e giovani generazioni.

La costruzione dei programmi di ogni disciplina scolastica “deve permettere alla scuola di rinnovarsi, integrando continuamente le grandi risoluzioni tratte dalle conferenze internazionali organizzate dalle Nazioni Unite e rendere ogni disciplina scolastica il luogo ideale dove coltivare la solidarietà tra generazioni”[1].

L’educazione interculturale, tramite l’intera comunità educativa, deve orientare allo sviluppo sostenibile per creare negli alunni una coscienza di pace e di solidarietà internazionale, per la costruzione di un avvenire migliore, di un mondo globale di civiltà aperte e interagenti, di differenze diasporiche e diversità pensanti, in prospettive teoriche globali, cosmopolite ed internazionali.

Intercultura, ambiente e sviluppo sono profondamente connessi, perché l’educazione tra le culture pone in evidenza l’intreccio dei grandi problemi del mondo, facendo comprendere i legami tra il vicino e il lontano, il qui ed ora, il presente e il passato.

Il futuro dell’educazione è la cooperazione tra persone di culture diverse, nell’integrazione e nel rapporto tra identità e alterità, dove la società interculturale è la risultante di tensioni dialettiche che scuotono le certezze abitudinarie nel prendere consapevolezza della crescente dipendenza tra i popoli nella solidarietà, sancita dai valori di libertà e uguaglianza, per cui l’educazione non deve essere compensazione del diverso, ma evoluzione collettiva nelle diversità.

Laura Tussi, Istituto Comprensivo via Prati Desio (Monza e Brianza)


[1] Elamé E., Intercultura, ambiente, sviluppo sostenibile, EMI Bologna 2002



Italia. Cultura: L’importante Rivista EDUCATION 2.0, diretta da LUIGI BERLINGUER ed edita da LA NUOVA ITALIA, propone gli studi di LAURA TUSSI:

L’importante Rivista EDUCATION 2.0, diretta da LUIGI BERLINGUER ed edita da LA NUOVA ITALIA, propone gli studi di LAURA TUSSI:   http://www.educationduepuntozero.it/community/erranza-dell-errore-migrazione-come-esperienza-conoscitiva-40377995.shtml
Numerosi movimenti, istituzioni e realtà culturali attive operano per la Pace, sul territorio nazionale e a livello mondiale. La coscienza di questi organismi associativi pacifisti elabora una sorta di internazionale cittadina che potrà condurre al dialogo interculturale e interreligioso, attraverso la tutela dei più deboli, dei diversi, degli emarginati per un mondo di pace.

L’ERRANZA DELL’ERRORE.

La migrazione come esperienza conoscitiva

di Laura Tussi

Numerosi movimenti, istituzioni e realtà culturali attive operano per la Pace, sul territorio nazionale e a livello mondiale. La coscienza di questi organismi associativi pacifisti elabora una sorta di internazionale cittadina che potrà condurre al dialogo interculturale ed interreligioso, attraverso la tutela dei più deboli, dei diversi, degli emarginati per un mondo di pace.

Diversità è l’errare nel molteplice significato di smarrimento, del perdersi nel cercare rifugio, il punto di approdo, il riferimento. Siamo tutti erranti nei nostri errori, nelle paure, nei timori, nello spaesamento quotidiano. Siamo tutti migranti nelle nostre ansie, angosce e paure, alla ricerca di un senso e di un significato per l’esistenza.

Nel percorso divergente che produce l’errore, come percorso per comprendere la complessità, l’erranza è la traccia incerta e malsicura dell’esperienza umana verso la giustizia, la verità e la libertà.

Il “clandestino”, il migrante, il senza fissa dimora, lasciano il proprio paese per incamminarsi verso una meta che intuiscono, ma  viene loro vietata dalla logica negativa del progresso capitalista, con le implicanze conseguenti di diseguaglianze e ingiustizie economiche, sociali e istituzionali. Come donne e uomini costruiamo un’unica e totale umanità nella pluriappartenenza cosmopolita e internazionale, in un cammino che trasmetta l’esperienza della pluralità, dell’incertezza, dell’emarginazione, della verità, del disagio, nel dubbio, nella precarietà del pensiero, nell’errore, come concezione diversa e alternativa della verità, dove l’erranza della migrazione e dell’esistere diviene esperienza conoscitiva.

Colui che crede di detenere la verità diventa insensibile all’errore, considerando negativo tutto ciò che contraddice i suoi presupposti e le sue certezze.

Il percorso per raggiungere la giustizia, l’uguaglianza, la libertà e la verità consiste in una ricerca senza fine che transita attraverso il tentativo, l’errore e l’ erranza senza meta, in percorsi itineranti, attraverso la prassi dell’esperienza, nello smarrimento interiore, nel disagio psichico, nel travaglio emotivo dell’avventura del conoscere, tra le cesure e le discontinuità della propria storia, contro ogni tendenza dogmatica, a dispetto dei fenomeni dell’arrivismo, dell’ambizione e dell’egocentrismo.

L’errore è aperto, evolutivo, affronta l’imprevisto, la novità, l’estraneità di un soggetto che cerca, conosce e pensa.

La complessità delle differenze consiste in un ordito di eventi, azioni, interazioni, così da presentarsi sotto l’aspetto inquietante della perplessità, di ciò che è inestricabile nel disordine, scomodo al perbenismo sociale, dell’ambizione personale, che si oppone a uno stile di vita caratterizzato dall’incertezza, dall’emarginazione e dalla precarietà dell’esistenza.

La sfida del nostro millennio è l’educazione al pensiero complesso delle differenze, nell’interazione e nella valorizzazione piena delle diversità, per un mondo orientato alla pace, privo di sperequazioni economiche, senza stereotipi, pregiudizi e conseguenti discriminazioni e ghettizzazioni, dove non si escluda il più debole, il bisognoso, con la riduzione in schiavitù dei diseredati del pianeta.

Il pensiero complesso delle differenze prevede due tipi di ignoranza: l’uomo che non sa, ma è proteso alla ricerca, all’apprendimento e l’ignoranza, molto pericolosa, di chi crede che la conoscenza sia un processo lineare, cumulativo, che procede, facendo luce nell’oscurità, ignorando che l’effetto della conoscenza produce anche ombre, errori, dubbi, perplessità e incertezze. Occorre imparare a camminare nell’oscurità, nell’instabilità emotiva ed esistenziale, nell’ignoranza, nella confusione e nel disordine caotico delle differenze.

Una domanda globale, multidimensionale, un pensiero indagatore e multilaterale possono aprirsi all’avvenire di un’era aperta alla mondialità, orientata all’avventura dell’umano, in una prospettiva di cittadinanza attiva, cosmopolita ed internazionale, nell’itinerario errante e multidimensionale per raggiungere una condizione di pace su tutto il pianeta. La mondializzazione dei diritti umani, della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità, dell’equità sociale e del valore universale della democrazia, favoriscono lo sviluppo di una coscienza che consideri la diversità culturale, non come realtà opposta all’unità dell’umanità borghese e benpensante, ma piuttosto quale fonte di ricchezza, di innovazione e cultura, nel superamento dei limiti, dei confini e delle frontiere nazionali, con l’emergenza di una coscienza cittadina transnazionale che manifesti chiaramente quanto i problemi mondiali richiedano risposte aperte al dialogo interculturale, contro gli effetti di una civilizzazione, in cui domina il quantitativo, il profitto, il prosaico, l’aggressivo.

Laura Tussi, Istituto Comprensivo via Prati, Desio (Monza e Brianza)




Italia. LA SCUOLA E I VALORI DELLA PACE di Laura Tussi

LA SCUOLA E I VALORI DELLA PACE

di Laura Tussi

http://www.peacelink.it/pace/a/33167.html http://scuolaedidattica.lascuolaconvoi.it/index.php?i_tree_id=57314&plugin=news&i_category_id=52&i_news_id=1806

La scuola, così come altri luoghi dell’educazione, è uno spazio interattivo che coinvolge nello stare insieme e nel trovare occasioni comuni di progetti, giochi, azioni, in un comportamento reciproco tra gli allievi che arrivano da lontano, con stili cognitivi propri, linguaggi diversi, forme culturali già interiorizzate, di cui gli educatori devono riconoscere il valore, il peso, la rilevanza.

Una pedagogia dello scambio prevede interazioni, intrecci di saperi e culture, nell’organizzazione del sistema educativo che non deve restare rigido su posizioni di prevaricazione, ma dovrebbe consentire spazi e tempi adeguati alle esigenze di ciascuno, strutturandosi in modo duttile e relazionale, collegandosi in modo positivo con il territorio, organizzando le differenze di abitudini, di cibo, di cultura orale, di scrittura e lingua.

Gli operatori scolastici hanno il compito di osservare la complessità che si origina dagli incroci delle differenze, attraverso un lavoro paziente e metodico che trova le sue radici nel dialogo e nell’interpretazione, in percorsi didattici per ricercare modi, spazi e tempi di coesistenza, nei quali la consapevolezza di sé, delle proprie origini, della propria cultura, riesca a coniugarsi con il rispetto dell’altro.

Il sistema scolastico deve favorire al suo interno relazioni complementari tra gli allievi che appartengono a culture differenti, stabilendo relazioni verso l’esterno, senza prevaricazione, con rispetto reciproco, evitando processi di ghettizzazione interni ed esterni, nella disponibilità al dialogo e al cambiamento, con la convinzione che l’apertura può limitare l’insorgere di conflitti ed è necessaria al rafforzamento delle identità reciproche, al mantenimento e alla sopravvivenza della propria cultura.

La storia dell’umanità è costituita di fusioni etniche e ibridazioni dialogiche di gruppi diversi, dove qualunque cultura non ha mai una sola origine, ma è narrazione storica di culture altre, lingue e saperi che si incontrano e continuano ad intrecciarsi, fondendosi e confondendosi gli uni negli altri, nel valore delle mescolanze, degli incontri, degli incroci che si originano dal movimento di donne e uomini, di culture, nel flusso continuo e inarrestabile di genti, idee e progetti.

Gli spostamenti dei popoli e le migrazioni di massa sono state necessità economiche di ogni epoca, perché sempre sono esistite popolazioni che hanno cambiato territorio, mutuato abitudini, scambiato strutture sociali, incrociato culture, meticciato economie, trasformandosi a vicenda.

La scuola e i suoi operatori hanno dunque il compito di impostare, con sempre maggiore fermezza, il rifiuto delle posizioni che rivendicano la purezza della razza, come idea pericolosa, sbagliata e criminale, che ingenera discriminazioni e razzismi di ogni sorta.

L’istituzione scolastica ha il dovere di spiegare e trasmettere alle nuove generazioni l’infondatezza delle teorie sulla purezza razziale, in quanto foriere di pregiudizi, stereotipi e conseguenti intolleranze e discriminazioni, all’interno del tessuto sociale multietnico, dove si insinua sempre il seme del conflitto culturale, della violenza e prevaricazione tra gruppi ed etnie.

La valorizzazione dell’idea culturale della pace e della nonviolenza, per un futuro ecosostenibile, a misura di persona, deve essere alla base della gerarchia epistemologica delle materie di insegnamento, che proclamino la necessità della coesistenza tra genti, gruppi e minoranze, nella necessità del dialogo portatore di cambiamento e progresso costruttivo, nella società pluriculturale, dove le etnie e i popoli si sono sempre incontrati ed incrociati in ibridazioni secolari e transculturali. La mescolanza, l’ibridazione, il meticciato tra civiltà costituiscono valori imprescindibili contro lo stereotipo preconcettuale dell’omologazione e del livellamento delle differenze, perché il significato di diversità è implicito in ogni singolo individuo e in ogni persona, a livello individuale e collettivo, nell’insieme dei popoli e delle genti che coesistono nel pluriverso delle culture e nell’insieme delle identità di tutti e di ciascuno.

La scuola deve farsi promotrice dei valori della pace dell’intercultura tra genti, gruppi e minoranze che costituiscono l’identità del soggetto umano a livello individuale e singolare. Il soggetto si declina in molteplici accezioni del concetto di differenza apportatrice di diversità, dove il singolo, costituisce lo specifico di un intero popolo, nella valorizzazione della persona, come pluriverso e microcosmo dell’identità plurima e plurale, molteplice e collettiva, composta di mescolanze e ibridazioni di identità soggettive, componenti un ampio insieme di gruppi etnici che si incontrano, si scontrano e si incrociano nel corso della storia di ogni tempo e ogni spazio.

La cultura della pace e della nonviolenza orienta le giovani e nuove generazioni alla convivenza e coesistenza pacifica delle differenze, ibridate nel percorso storico del contesto sociale e del tessuto culturale.

Nella scuola, come nella società, occorrono esempi di militanza per la tutela e il rispetto dei diritti civili, di etica umana e di interesse per gli altri che soffrono, parlando alle coscienze dei cittadini, facendo maturare il rifiuto della guerra, delle tante guerre, delle discriminazioni e delle schiavitù, considerando inaccettabili questi contenuti di morte, di sofferenza, di disumanità.

L’umanità dovrebbe imparare a non contemplare la guerra nella sua visione del mondo e della vita, compiendo lo sforzo intellettuale di evitare le guerre e di disegnare un mondo senza conflitti armati e soprattutto ritrovare quello che è rimasto di umano in ciascuno di noi, per trasformare l’utopia di un mondo senza conflitti e senza schiavitù, in progetti di cultura e di civiltà, opponendo la vita alla violenza di massa, alla discriminazione, alla disuguaglianza dei diritti, dove l’abolizione del conflitto armato è un cammino da percorrere individualmente e collettivamente.

Laura Tussi

Istituto Comprensivo Prati, Desio (Monza e Brianza)




Editoria. IL MIRACOLO SUPERFLUO. Perché possiamo essere cristiani. Libro di GILBERTO SQUIZZATO Recensione di LAURA TUSSI Editore GABRIELLI

IL MIRACOLO SUPERFLUO. Perché possiamo essere cristiani.

Libro di GILBERTO SQUIZZATO

Recensione di LAURA TUSSI

Editore GABRIELLI

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1295257176.htm

http://www.peacelink.it/pace/a/33157.html

L’opera di Gilberto Squizzato, non vuole essere un trattato teologico, ma una prodiga ed estremamente genuina e spontanea autoriflessione, proponendo argomentazioni e concetti densi, documentati, costruttivi e appassionati, che costituiscono un illuminante percorso attraverso la storia dell’esperienza cristiana, nella voce di un credente che non può tacere l’avventura, l’utopia, il sogno in cui è coinvolto, per far uscire il Nazareno storico dalle prigioni mitiche e dogmatiche in cui un certo potere ecclesiastico lo ha rinchiuso. Dalla postmodernità al nichilismo, l’Autore indaga il pensiero dello smarrimento che disorienta, dello sguardo indagatore, dello spaesamento imbarazzante, nella sostanziale incertezza della società della globalizzazione, nell’inedita e irreversibile condizione di precarietà che chiama attualmente ad un nuovo tipo di responsabilità, in una condizione esistenziale caratterizzata dalla metafora, dal paradigma, che legano il singolo al resto dell’umanità, nel mancato incontro tra il mondo postmoderno e il Vangelo di Gesù, in un’epoca che imprigiona il cambiamento costruttivo antidogmatico e mortifica il messaggio vitale della predicazione evangelica comunitaria, dal basso, dalla base sociale, in enciclici linguaggi stantii, morti e superati.

A chi pretende di ancorarli ad una Verità indiscutibile, imprescindibile e assoluta, i giovani rinfacciano la “fluidità”, l’instabilità del mondo e della vita, la volatilità dei sentimenti, la volubilità dell’essere, la precarietà dell’esistenza umana, in quanto figli del nichilismo contemporaneo, che concepiscono la propria vita come un momentaneo florilegio, una drammatica effervescenza esistenziale, come una passeggera ed istantanea efflorescenza sgorgata casualmente dal nulla e destinata al nulla. È il tempo del relativismo, che tanto spaventa gli uomini di Chiesa, l’epoca in cui nulla di assoluto è accettato come tale e solo nella provvisorietà di relazioni autenticamente significative e vitali si riscoprono i valori dell’uomo e della donna, la plausibilità dell’esistenza, la praticabilità della vicenda storica dell’intera umanità. L’incontro con il Vangelo è sempre un evento personale, individuale, intimo e spirituale, oltre gli obblighi sociali e gli ipocriti schemi ecclesiali, oltre l’ateismo devoto, perché esploriamo concetti che crediamo univoci e universali e invece siamo in balia della variazione, della diversità, della varianza, della complessità, del vacuo e dell’effimero, nel “felice disagio” della condizione umana, nel senso profondo del sentirci su questa terra disorientati, perplessi, stupiti del fatto di scoprirci esistere senza averlo chiesto e preteso, in un moto intimo, immediato e incontenibile di approvazione per la straordinaria esperienza del nostro essere vivi, esistenti, nel presente, nel qui ed ora.

Queste pagine invitano a non farci paralizzare dall’attualità della cronaca, ad andare oltre la notte della sterile devozione, oltre il muro dell’ipocrisia e dell’egoismo, oltre le barriere innalzate dal razzismo, dall’ etnocentrismo, dal particolarismo, dal localismo, non dimenticando che l’essenza del cristianesimo consiste nella pietà, nell’accoglienza, nel dialogo, nell’apertura alle diversità, nella capacità di comprendere l’altro e non di avvilirlo e di annientarlo, riducendolo ad un oggetto da assoggettare alla Verità assoluta, al Verbo. Tutto questo in un mondo in cui prevale una politica politicante e una connivente Chiesa militante, talvolta militare, che irrimediabilmente persegue moralismi e ipocrisie, imponendo omologazione a modelli dettati da un sistema di norme morali asfittiche, che si contrappongono, invece, ad una spiritualità, religiosità e sapienza individuale e personale, non in senso moralistico e impositivo, ma nel significato di una ricerca intima e interiore che elabori l’esigenza di orientare positivamente la propria esistenza, partendo da interrogativi, angosce, paure, idealità ed esperienze. L’Autore attraversa l’intero corpo delle dottrine, delle rappresentazioni e dei linguaggi cristiani, per sfidare le liturgie, i dogmatismi e gli impianti ecclesiastici tomistici che si presentano come imposizione dogmatica della morale e dei fondamenti religiosi, in contrapposizione alle spinte ideali, ai valori, ai messaggi veritieri ed originari del cristianesimo e dell’Evangelo dal basso.

Il “Miracolo superfluo” è il luogo dell’accoglienza, il punto di riferimento, e al contempo l’ambito del vuoto antropologico ed esistenziale che ci disorienta, ignoti, in realtà molteplici di incontri e confronti, dialoghi, rapporti e progetti tra persone che credono nella laicità e nella spiritualità, nella parità tra donne e uomini, tra simili e diversi, tra liberi e schiavi, alla luce delle fedi e delle religioni di ogni tempo e ogni spazio, intese come dialogo costante di ricerca interiore, relazionale, esistenziale, con la capacità di relativizzare le verità, oltre le ortodossie e le appartenenze, oltre i vincoli dogmatici, le pretese salvifiche e le imposizioni identitarie di tutte le chiese.

L’Autore propone tematiche sociali e culturali, in lotte civili di verità, giustizia e libertà, sul fronte dell’accoglienza solidale, del dibattito politico, contro ogni discriminazione, per la tutela dei diritti degli altri, degli oppressi, dei più deboli, degli emarginati, dei diversi, di tutti gli ultimi della terra, di cui tutti siamo parte nell’attualità del presente, nella prospettiva del futuro e nella memoria del passato, dove noi, donne e uomini, siamo in continua ricerca e in costante confronto comunitario.

Laura Tussi, Istituto Comprensivo via Prati, Desio (Monza e Brianza)

Gilberto Squizzato,

(1949) appassionato cultore di studi biblici, giornalista, autore e regista. Ha girato centinaia di inchieste e reportage per i TG RAI, ha inventato il genere del docufilm e del real-movie. Alla figura di Don Primo Mazzolari ha dedicato il TV movie “L’uomo dell’argine”. Ha ottenuto il premio internazionale Flaiano per la fiction e molti altri riconoscimenti in tutta Europa. Insegna al Master di giornalismo dell’Università Statale e al Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano (…)