APRILE 1817 MISURE DEL COMMISSARIO SANITARIO A GIULIANOVA PER SCONGIURARE L’EPIDEMIA

di Ottavio Di Stanislao *

Giulianova era stata già duramente provata nel corso del 1815 quando era stata percorsa dalle truppe di Murat che nel marzo erano avanzate verso nord e, immediatamente dopo, subita la disfatta, quando erano rientrate nel Regno sempre attraverso il suo territorio. A maggio arrivarono poi truppe tedesche dell’esercito imperiale che si trattennero alcuni mesi. La città era già esausta quando al cosiddetto “anno senza estate” del 1816, che provocò la terribile carestia, seguì un’epidemia di tifo petecchiale. Il Commissario Sanitario giunse a Giulianova nel pieno della pandemia; con le autorità locali concordò alcune misure di profilassi per contrastare il diffondersi dell’epidemia che stava decimando la popolazione. Fu infatti deciso: lo spostamento dell’ospedale e dei malati dall’interno del paese all’ex convento dei celestini soppresso da qualche anno; il trasferimento del carcere dai locali sotto il palazzo ducale giudicati non idonei fin dal 1813; la disinfezione degli ambienti, una maggiore pulizia delle strade; la chiusura delle “fosse carnaie” e l’attenzione nelle sepolture. In particolare, si raccomandava di realizzare fosse profonde in maniera da poter interrare sufficientemente i cadaveri, facendo comunque sempre uso della calce, e di assistere i poveri assicurando almeno un pasto giornaliero. Nel corso del 1817 si registreranno ben 777 morti, circa un quarto degli abitanti. La popolazione del comune nel 1810 era infatti di 2779 abitanti (Archivio di Stato, Atti demaniali Giulia). Per avere una idea della drammaticità del fenomeno basta confrontare il numero dei morti del 1817 con quello degli anni immediatamente precedenti e successivi: 117 nel 1813, 93 nel 1814, 87 nel 1815, 222 nel 1816, 61 nel 1818 e 45 nel 1819.

(C) Archivio di Stato di Teramo

“Oggi giorno 17 del mese di aprile 1817 essendoci riuniti col sig. dott. Don Fulgenzio de Petris qui arrivato ieri in qualità di Commissario Sanitario, unitamente ai dottori fisici di questo comune, egli dopo un ragionamento fatto con essi (…) si è portato a visitare gli ammalati tanto nel paese che nella campagna, nonché l’ospedale civile, le carceri, le chiese, camposanto e tutte le strade dell’abitato e poi riunitosi col sig. Giudice di pace, sig.ri membri di carità e galantuomini principali del comune si è risoluto concordamente di traslocarsi l’ospedale nel soppresso monastero dei Celestini sito in campagna e distante bastantemente dall’abitato, chiudersi l’ospedale dopo disinfestato con sfumicazioni muriatiche, farsi chiudere tutte le sepolture delle chiese con lamia e mattonato, facendoci prima buttare molta calce, e non più aprirsi, farsi spazzare maggiormente le strade del paese due volte la settimana, come anche farsi chiudere vari locali terranei abitati da poveri già morti, con disinfettarli prima con le sopradette fumicazioni muriatiche, vari fondaci che servono d’occasione d’immondezze; trasferirsi il carcere attuale ridotto in pessimo stato nel torrione della casa del sig. don Francesco Ciafardoni siti nella Rocca; chiudersi ermeticamente le due sepolture del cimitero, con farsi uso per l’avvenire giornalmente dei scavi della profondità secondo il numero dei morti, che vi saranno alla giornata, e quindi dopo averci buttata della calce coprirsi almeno con quattro palmi di terra e mattonato. (…) inoltre si è risoluto farsi un notamento esatto dei poveri atti alla fatiga ed obbligarsi giornalmente d’andare al travaglio delle strade, come anche farsi una nota degli altri poveri impotenti e ricoverarli nell’Ospedale dove dovranno essere provveduti coi sussidi del Governo, dell’Ospedale stesso e dei buoni cittadini, dandosi loro una zuppa economica.…
Fulgenzio De Petris Commissario Sanitario, Egidio Bucci sindaco, Andrea Castorani arciprete-parroco.”
Archivio di Stato Teramo, Stato civile Giulianova, ultima pagina del registro dei morti: 28 dicembre 1817, numero d’ordine settecentosettatnasette.
* direttore dell’Archivio di Stato di Teramo



Giulianova. 1952, L’ANNO DEI DUE VESCOVI

di Ottavio Di Stanislao*
Locandina per la festa della Madonna dello Splendore del 1952.
Proprio il 20 aprile faceva l’ingresso in diocesi il nuovo vescovo Stanislao Amilcare Battistelli e don Alberto invitava i giuliesi ad accoglierlo alla stazione di Giulianova. La messa del 22 sarebbe stata celebrata da mons. Adolfo Binni, già sacerdote diocesano, appena nominato vescovo di Nola.

Don Alberto di Pierto (1907-1990) fu uno dei sacerdoti più conosciuti e più stimati della diocesi. Arciprete di Giulianova dal 1945, precedentemente era stato parroco prima a Torricella Sicura e poi a Controguerra. Durante gli anni ’50 e ’60 era considerato di fatto il capo dell’opposizione alle giunte social-comuniste per la sua ferma battaglia culturale contro il comunismo.

Don Alberto Di Pietro

1952 Giulianova

Vescovo di Teramo

Mons. Adolfo Binni (1902-1971) era originario di Monsampolo del Tronto, allora in diocesi di Teramo, prevosto di Corropoli per un ventennio era stato poi vicario generale. Nel mese di giugno di quell’anno (1952) prese possesso della diocesi di Nola (vedi foto). Un anno dopo fu alla ribalta delle cronache per essersi opposto, ad Ottaviano, ai “voli degli angeli” che caratterizzavano la processione di S. Michele, che riteneva per niente religiosi se non addirittura reminiscenze pagane, e per aver abolito la raccolta delle offerte in “presenza simulacro”, per cui le statue dei santi venivano ricoperte da corolle di banconote. Mons. Battistelli (1885-1981), frate passionista, già vescovo di Sovana e Pitigliano, in Toscana, fu vescovo di Teramo dal 1952 al 1967, quando si dimise per raggiunti limiti di età, anche se morirà solo nel 1981. La foto, di qualche anno dopo il suo arrivo a Teramo, lo ritrae in occasione della benedizione della prima pietra di un edificio IACP, con don Giulio Di Francesco, Luigi Lolli, presidente dell’IACP, il prefetto Di Pangrazio e alle spalle un giovanissimo Antonio Tancredi. Questa foto e quella giovanile di don Alberto provengono dal Fondo Nardini della Biblioteca Provinciale, ringrazio Fausto Eugeni che me le segnalò; la foto dell’ingresso in diocesi di Binni è in F. DI FILIPPO, “Maria icona di un popolo devoto”, Colonnella 2014.
*direttore dell’Archivio di Stato di Teramo



Giulianova. La cinta muraria: da struttura difensiva a mura ad tenimen.

di Ottavio Di Stanislao*
Ancora nel corso dell’Ottocento, all’occorrenza la cinta muraria era oggetto di lavori di restauro o di rifacimento vero e proprio. Ciò anche se ormai su gran parte di esse erano addossate le abitazioni civili. L’atto di concedere parti di mura o lo spazio attiguo però destava sempre qualche remora da parte di chi pensava alle esigenze difensive o comunque era geloso delle prerogative dell’interesse pubblico nei confronti delle particolari richieste dei privati. Tuttavia la stessa espressione comunemente usata: mura ad tenimen, che italianizzata diveniva “mura a tenime” o muratteinme”, ci indica che la funzione prevalente di queste era considerata quella di sostegno, di appoggio dell’edilizia privata.

Le mura di Giulianova antica

Giulianova antica

D’altronde lo stesso fenomeno era avvenuto anche negli altri borghi fortificati dei dintorni di Giulianova (Mosciano, Montone, Tortoreto, Montepagano), con case appoggiate alle mura e bastioni di proprietà di privati. Va comunque rilevato che il regolamento comunale di polizia urbana del 1823 (Fondo Intendenza borbonica Archivio di Stato di Teramo), tendeva a tutelare l’integrità della cinta muraria proibendo: “… di fare de guasti nelle mura che circondano la città e nelle porte che la chiudono (…)di tenere aperte le porticine dalle quali i proprietari delle case rispettive possono entrare ed uscire dall’abitato nel caso il paese sia chiuso dalle porte e da da mura ma dovranno chiuderle murandole (…) di fare nelle proprie case nuove aperture di finestre o di porte che riguardano una strada pubblica o vero un vico senza precedente permesso …”.

Nella prima foto avanzi di mura a scarpa del lato ovest inglobate in abitazioni civili (casa Massei).
Nell’altra foto (lato est), sono ancora visibili i caratteri del borgo fortificato, con avanzi di torricino e l’edificato delle abitazioni sulla linea delle mura.
* direttore dell’Archivio di Stato



Giulianova. Che cos’è una “scoperta archivistica”?

di Ottavio Di Stanislao *
La tavola che riporto, trovata più di 15 anni fa (Fondo Intendenza borbonica dell’Archivio di Stato di Teramo), richiamò subito la mia attenzione. Si tratta della pianta che rappresenta il perimetro delle antiche mura di Giulianova ed è una testimonianza unica. Tale documento consente di sciogliere i dubbi sulla conformazione delle mura di cinta di Giulianova, sui bastioni e sulle porte perché proprio la mancanza di documentazione grafica ed iconografica ha determinato imprecisioni e confusioni in vari autori, che hanno prodotto ricostruzioni ampiamente congetturali, come rilevò M. Bevilacqua nel pregevolissimo “Giulianova. La costruzione di una città ideale del rinascimento”, Napoli 2002.

Pianta di Giulianova (C) Archivio di Stato di Teramo

La tavola è inserita in un progetto redatto da due tecnici giuliesi dell’Ottocento, gli ingegneri Gaetano De Bartolomei e Gaetano De Maulo (che erano anche cognati), contenuto in un fascicolo dal titolo “Accomodo del pomerio esterno del Comune di Giulianova”. Siamo nel 1853, il Decurionato, come opera pubblica al fine principale di impiegare i disoccupati nella stagione invernale, decise di iniziare il riempimento del fossato, “il pomerio esterno” esterno alle mura. L’opera avrebbe consentito l’impiego di molte braccia prive di specializzazione in quanto lavoro consistente nel movimento di terra: “uomini con zappe e pale, donne con panieri”. Si realizzava però un’opera utile dal punto di vista igienico perché nel fossato ” una mala intesa abitudine suole ammonticchiare letami in danno della pubblica salute”. Ma era presente anche un’esigenza di pubblico decoro:”regolarizzare le così dette terraje e convertire così tali siti insalubri in piazze e comode passeggiate”.

Da questa “scoperta” prese le mosse un’indagine archivistica sistematica sulla città acquaviviana di cui diedi conto prima con un saggio pubblicato nel vol. 7 dei “Documenti dell’Abruzzo teramano”, Tercas 2007, poi nella monografia “Giulianova. Le modifiche ottocentesche alla città acquaviviana”, edita nel 2012 dalla Banca di Teramo grazie a quel grande mecenate che è stato Tonino Tancredi.
*direttore dell’Archivio di Stato di Teramo



25 aprile: il Comune di Giulianova ricorda i giuliesi Poltrone ed Alleva, morti per mano nazista e la Garro, vittima dei bombardamenti degli alleati

 

Commemorazione Flaviano Poltrone

Oggi 25 aprile, in occasione dell’Anniversario della liberazione d’Italia,
il Comune di Giulianova ha voluto ricordare, in una commemorazione
simbolica dovuta alle restrizioni dell’emergenza sanitaria, i giuliesi
Flaviano Poltrone, Vincenzo Alleva (nato a Nocella di Campli e in seguito
trasferitosi a Giulianova) uccisi per mano nei nazisti e Maria Teresa
Garro (nata a Mazzarino), il simbolo delle donne morte sotto i
bombardamenti degli alleati.

commemorazione Vincenzo Alleva

Commemorazione Maria Teresa Garro

Alla loro memoria, questa mattina, nel cimitero monumentale di Giulianova,
la vice sindaco Lidia Albani ha deposto dei fiori, ornati con il
tricolore, ai piedi delle loro tombe mentre il ricercatore giuliese Walter
De Berardinis ha portato il saluto istituzionale dei sindaci di Mazzarino
e Campli e dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra.

“Oggi, giorno in cui festeggiamo la liberazione d’Italia dall’occupazione
nazista e dal regime fascista, abbiamo voluto ricordare a futura memoria
tutti coloro che hanno combattuto per la conquista della libertà e la
storia di tre giuliesi, vittime degli orrori della Seconda Guerra Mondiale
– dichiara la vice sindaco Albani – tra di loro, per la prima volta,
commemoriamo la figura di Maria Teresa Garro, simbolo delle donne morte
dotto i bombardamenti degli alleati. I nostri più sentiti ringraziamenti
al ricercatore storico Walter De Berardinis che, ancora una volta, ha
messo la sua conoscenza a disposizione della comunità e che lavora
incessantemente affinché non si perda la memoria di questi concittadini.
Ci tengo a ringraziare anche i sindaci di Mazzarino e Campli, Vincenzo
Marino e Federico Agostinelli, per averci inviato una missiva con la quale
hanno espresso amicizia e fratellanza alla nostra città, in ricordo dei
concittadini Alleva e Garro e l’Associazione Nazionale Vittime Civili di
Guerra che, anche in questa occasione, non hanno fatto mancare un
messaggio di cordoglio per il ricordo dei civili giuliesi morti durante le
due guerre mondiali”.

Di seguito le biografie di Flaviano Poltrone, Vincenzo Alleva e Maria
Teresa Garro.

Flaviano Poltrone

Flaviano Poltrone nasce a Giulianova il 4 luglio 1887, nella casa posta in
Via per Mosciano al civico 29, da Domenico (proprietario agricolo) e
Teresa Castorani. Il 20 aprile 1907 viene giudicato idoneo al servizio di
leva nel distretto militare di Teramo e il 19 ottobre viene chiamato alle
armi nel 56° Reggimento Fanteria – Brigata “Marche”. Il 9 settembre 1909
viene congedato nel deposito di Teramo del Reggimento Fanteria Genova e il
30 ottobre ottiene il visto per l’espatrio in America. Il 12 novembre
parte da Napoli con la nave Konig Albert ed arriva a New York il 25
novembre. Il 14 agosto 1911 viene dispensato dall’istruzione militare
perché all’estero con regolare nulla osta. Il 31 luglio 1915, all’indomani
dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, non si presenterà al distretto
militare di Teramo e il 6 settembre viene dichiarato disertore. Finita
l’avventura americana, torna in Italia e si sposa il 21 aprile 1924 a
Castellalto (TE) con Angeladea Fidanza (6 giugno 1891/23 dicembre 1975).
La coppia andrà a vivere sulla strada Nazionale per Teramo al civico 73
(oggi Via Mulino da Capo). Il 12 giugno 1944, alle ore 20,00, durante la
ritirata delle forze tedesche sulla dorsale adriatica, un soldato tedesco,
nel tentativo di requisire il suo cavallo, estrasse la sua pistola
uccidendolo (altre fonti parlano di alcuni fendenti per finirlo) per
essersi rifiutato di consegnare o negare di avere un cavallo. Moriva così
Flaviano all’età di 57 anni. Si deve al lavoro degli storici locali, tra
cui il ricercatore storico Walter De Berardinis il ricordo della sua vita
e della tragedia che lo colpì.

Vincenzo Alleva

Sempre grazie alla ricerca storica di De Berardinis possiamo ricostruire la
vita di Vincenzo Bruno Mario Alleva, figlio di Paolo e Vittoria Iaconi,
nato a Nocella di Campli (TE) il 27 novembre 1914. Si trasferisce a
Giulianova il 10 maggio 1923 e si stabilisce con la famiglia prima in Via
Quarnaro e successivamente in Viale Vittorio Emanuele III (oggi Via Turati
– SS16). Dal 1 aprile 1935 al 31 agosto 1936 farà il servizio di leva nel
9° Reggimento Bersaglieri a Zara. Il 13 maggio 1939 emigra a Roma con la
moglie, Igina Buccella, di Cugnoli di Campli, sposata a Giulianova il 4
settembre 1935 nella Chiesa della Natività di Maria Vergine da Don
Raffaele Baldassarri. Vincenzo, a Roma, è impiegato come operaio per il
Genio militare Marittimo e ritarda la chiamata alle armi. Il 28 agosto
1941 viene richiamato in guerra come pilota di carrarmati con il grado di
Sergente. Dopo i noti fatti dell’8 settembre 1943, Vicenzo rientra a
Giulianova con tutta la famiglia il 28 settembre. Sfollato in località
Convento di Mosciano Sant’Angelo, la mattina del 10 gennaio 1944, con un
carretto, si recherà a Giulianova lido nel tentativo di recuperare alcuni
suppellettili. Nel risalire Via XXIV maggio, nei pressi di una curva a
gomito dove persiste la ex fabbrica di liquori e confetti “Orsini”, Alleva
taglierà o raccoglierà un filo del telefono per legare le masserizie. Un
soldato della Wehrmacht, appostato sul belvedere della città, lo segnalerà
agli altri commilitoni per poi farlo arrestare. Portato dentro il comando
tedesco di Villa Migliori, nella parte alta della città, verrà interrogato
e subito condannato alla fucilazione, nonostante le suppliche del
prigioniero. Alle 16,30 verrà fucilato e sotterrato nei pressi della
stessa villa. Aveva 29 anni. Sarà il Commissario straordinario, Col.
Giovanni Piccinini, implorato dai familiari, a trattare con i tedeschi per
il recupero del corpo che avvenne probabilmente il 12 gennaio, quando alle
or 11,00 si presenterà in Comune per dichiarare la morte di Alleva
l’imprenditore giuliese, Luigi Iaconi, alla presenza di due testimoni. I
funerali, sempre da documenti vergati dall’arciprete Tito Nespeca del
Duomo di San Flaviano, furono fatti il 14 gennaio.

Alla fine della guerra, il 18 luglio 1945, alla memoria gli fu concessa la
Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

Maria Teresa Garro in Abbondanza

Maria Teresa Garro nasce a Mazzarino in provincia di Caltanissetta il 29
gennaio 1899, in Via Collegio, da Sebastiano e Luigia Iannelli (trasferiti
ad Ascoli Piceno). Sposata con Leonida Abbondanza, avrà dei figli.
Trasferita a Giulianova, inizierà l’attività d’insegnamento dal 18 maggio
1934 quando prende alloggio in Piazza Roma e successivamente in Via Thaon
De Revel, 5. La sera del 5 novembre 1943, alle ore 20,30, una serie di
bombardieri attaccano, per la prima volta, la parte alta della città. Il
bilancio sarà pesante: 2 morti e 3 feriti. Maria Teresa Garro muore
all’età di 44 anni nei pressi dell’androne di una casa in Via Migliori
(davanti l’attuale palestra dello stadio Rubens Fadini) e Michele
Splendiani, 50enne, abitante in Via Cupa (oggi parcheggio dello stadio).
Il giorno successivo, tra la paura generale di ulteriori bombardamenti,
furono fatti i funerali nel Duomo di Giulianova dall’Arciprete Tito
Nespeca.

Complessivamente i morti civili di Giulianova per bombardamento e
mitragliamento aereo furono 23 (10 donne) e 46 feriti; mentre tra i
militari si contarono 3 italiani (RSI) e 24 soldati della Wermacht. Oggi,
dopo quasi 78 anni, persiste intatta la lapide del loculo con il seguente
epitaffio: “fatale bellico ordigno strappo anzi tempo, Maria Garro in
Abbondanza, all’amore dei figli e del marito”. Per tali motivi il delegato
dell’I.N.G.O.R.T.P., Walter De Berardinis, ha fatto richiesta
all’amministrazione comunale di conservare il loculo e la lapide a futura
memoria come reale testimonianza di quei tragici giorni.




Giulianova. Un particolare invito alla festa della Madonna dello Splendore.

Controguerra. In occasione della solennità della Madonna dello Splendore di Giulianova, pubblico l’invito alla festa… del primo Ottocento! Nella speranza che si possa tornare presto a festeggiare ogni ricorrenza 😊 Si tratta di un documento della mia raccolta che illustra, con il linguaggio aulico del tempo, quali erano i divertimenti popolari più graditi: le corse degli asini, dei cavalli e nei sacchi, le bande musicali e i fuochi d’artificio.
Matteo Di Natale

Documento Madonna dello Splendore, cortesia (C) Matteo Di Natale

“Oh! Che festa! Oh che festa!! E quando? Nel giorno quindici corrente, per l’anniversario del miracolo di nostra Signora dello Splendore. Venite, venite, correte a rompicollo. Che vedrete? Che troverete? Vedrete corse di asini, di cavalli spallati, d’uomini dentro i sacchi, di aspiranti al premio d’un gallo appeso sotto un secchio d’acqua. Più sentirete lo sconcerto di stridole bande musicali, e di voci giuliesi che canteranno la messa e l’oratorio del bravissimo Bruschelli. Come dopo tanti spettacoli del giorno passere la sera? La passerete a vedere due bellissimi fuochi d’artificio, belli quanto li fa sperare il valore di ciascuno; il primo di 35 carlini, il secondo di 4 ducati. Voi ridete! Il mio piacere è di farvi ridere di più. Celia a parte desidero di rivedervi. Cogliete l’occasione suddetta per venire in casa mia a passare qualche ora in allegria. In fra troverete gran cuore e vera amicizia”.



GIULIANOVA. L’ANTICA TORRE DEL SALINELLO RIAPRE AL PUBBLICO. RIQUALIFICATA E ILLUMINATA 

 Da costruzione di avvistamento a bottega di vino, sarà possibile visitare liberamente la torre

Torre Salinello riqualificata e illuminata

Una foto della torre prima della ristrutturazione

Giulianova, 22 febbraio 2021 – Torna ad essere visibile e visitabile la Torre del Salinello, nota anche come Torre Mazzaufo, grazie a un intervento di riqualificazione realizzato dai proprietari-custodi, Cesare Sodo-Migliori e i fratelli Vincenzo, Francesco e Giovanni Cerulli-Irelli, che hanno deciso di destinare il locale inferiore dell’antico edificio alla “Bottega Migliori”, spazio espositivo e di vendita dell’azienda agricola di famiglia, Tenuta Cerulli Spinozzi di Canzano. Si riaprono così le porte al pubblico dopo tanti anni di chiusura, durante i giorni e gli orari di apertura della bottega, da lunedì al sabato, dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 20, sarà possibile a chiunque, nel rispetto delle regole imposte dall’emergenza sanitaria, visitare liberamente la torre e intrattenersi nel giardino circostante.

“La storia più recente del vino delle nostre colline si interseca con quella più antica della torre, la semplicità e l’imponenza della sua architettura sembra dialogare perfettamente con l’identità del Montepulciano d’Abruzzo. Spero vivamente che la città accolga con curiosità l’opportunità di poter visitare la torre, una delle poche che si sono conservate integre sulla costa e che ognuno di noi avrà scorso almeno una volta percorrendo la statale.” – commenta Enrico Cerulli Irelli, titolare della cantina Cerulli Spinozzi e presidente del Consorzio Colline Teramane Docg.

La torre si trova sul versante ovest della SS 16 nella parte nord di Giulianova ed è una delle quindici torri di avvistamento costruite tra il 1563 e il 1570 lungo la costa adriatica, da Vasto a Martinsicuro, in risposta alle frequenti incursioni saracene particolarmente frequenti a partire dalla metà del XVI secolo. La Torre del Salinello fu presidio militare fino alla seconda metà del ‘700, per poi passare sotto la custodia degli Invalidi ed essere utilizzata dal corpo telegrafico nella seconda metà dell’800. Fu acquistata dalla famiglia Migliori di Giulianova all’inizio del secolo scorso che negli anni ’20 effettuò un primo restauro, aprendo un accesso sul lato est, una seconda importante opera di ristrutturazione è stata realizzata successivamente nel 2003.

CENNI STORICI

La Torre del Salinello fa parte dell’antico sistema di costruzioni fortificate che avevano la principale funzione di avvistare l’eventuale approccio di navigli barbareschi e diffonderne la notizia alle altre torri vicine con segnalazioni luminose di notte e vistose fumate di giorno. L’architettura solida a forma di tronco di piramide quadrangolare dotata di merlature guelfe e di caditoie, serviva anche come contrafforte difensivo in caso di attacco: le torri erano infatti presidiate da guarnigioni di militi al comando di ufficiali spagnoli ed erano dotate di artiglieria. Ogni torre era fornita di un pozzo scavato all’interno, di un magazzino per lo stoccaggio degli alimenti e di un camino, per resistere in caso di attacco. Delle quindici torri originarie solo sei sono oggi ancora integre e poche di esse risultano visitabili. La Torre del Salinello fu presidio militare fino alla seconda metà del ‘700, per poi passare sotto la custodia degli Invalidi ed essere utilizzata dal corpo telegrafico nella seconda metà dell’800.




Il “caso” Margarete Wagner all’Istituto Istruzione Superiore Statale “Algeri Marino” di Casoli (CH)

Per il Giorno della Memoria 2021 si terrà in diretta streaming una videoconferenza dal titolo “Casoli città della Memoria” nata dalla collaborazione del Comune di Casoli con l’Istituto Istruzione Superiore Statale “Algeri Marino” di Casoli e con il Liceo Classico “V. Emanuele II” di Lanciano. La manifestazione sarà coordinata da Giuseppe Lorentini, ideatore e responsabile curatore del Centro di documentazione on line sul campo di concentramento fascista di Casoli www.campocasoli.org e dal prof. Luciano Biondi che si è occupato del progetto sulle pietre d’inciampo, ideate dall’artista Gunter Demnig, a Lanciano, a Castel Frentano ed ora a Casoli.

Nel corso della conferenza sarà presentato, per la prima volta, dall’architetto Giuseppe Fortunato, il progetto dell’opera architettonica monumentale in corso di realizzazione del Memoriale della Piazza della Memoria, già inaugurata lo scorso 27 gennaio 2018.

Tale iniziativa, che ha come obiettivo principale la diffusione della conoscenza storica dell’internamento civile nell’Italia fascista 1940-1943, è il risultato di un progetto avviato secondo lo studio tradizionale delle fonti documentarie dell’archivio storico comunale che ha contribuito non solo all’approfondimento storiografico del fenomeno concentrazionario monarchico-fascista, ma anche alla divulgazione mediatica e social, alla conservazione foto-digitale dei documenti, all’analisi, elaborazione, visualizzazione e trasmissione delle informazioni biografiche necessarie per ricostruire le vite degli internati, fino all’ispirazione progettuale architettonica per la messa in opera di un memoriale monumentale di rilevanza europea.

Sempre nella stessa mattinata il giornalista Walter De Berardinis terrà un intervento dal titolo “La borsa ritrovata: la storia d’amore di Margarete Wagner e Ignaz Hain internato in Abruzzo” che ripercorre la drammatica vicenda della cattolica tedesca Margarete che ha sostenuto e difeso l’ebreo tedesco Ignaz Hain dalle persecuzioni antisemite della Germania nazista e dell’Italia fascista, fino alla sua morte. Hain fu internato nel campo fascista di Civitella del Tronto (TE) e successivamente deportato ad Auschwitz e Mauthausen dove trovò la morte l’8 marzo 1945. La moglie Margarete, rimasta bloccata a Civitella del Tronto a causa della guerra, morirà per malattia all’ospedale di Giulianova il 14 gennaio 1945.

Di seguito il programma dell’evento:

Giorno della Memoria 27 gennaio 2021

Casoli città della memoria

Videoconferenza in diretta streaming sulle pagine Facebook e YouTube

dell’Istituto Istruzione Superiore Statale “Algeri Marino” di Casoli (CH)

 

ORE 09:00 Saluti istituzionali del vicesindaco di Casoli Domenico De Petra, dell’assessore alla Cultura Dina Colanzi e delle dirigenti scolastiche Costanza Cavaliere (IISS “Algeri Marino”) e Mirella Spinelli (Liceo Classico “V. Emanuele II”)

0re 09:30 Illustrazione del progetto “Il campo di concentramento di Casoli e le pietre di inciampo” a cura delle ragazze e dei ragazzi dell’Istituto Superiore “Algeri Marino” di Casoli e del Liceo Classico “V. Emanuele II” di Lanciano

Coordina: Luciano Biondi

 

interventi di

Giuseppe LorentiniIl campo fascista di Casoli dai documenti ai monumenti

Giuseppe FortunatoIl progetto del memoriale di Piazza della Memoria

Ore 11:30 L’Abruzzo tra internamento e deportazione

Coordina: Giuseppe Lorentini

 

intervento di

Walter De BerardinisLa borsa ritrovata: la storia d’amore di Margarete Wagner e Ignaz Hain internato in Abruzzo

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La Città di Giulianova ricorda il coraggio di Margarete Wagner con una targa commemorativa

Walter De Berardinis, Marilena Andreani e Jwan Costantini

La giovane tedesca, morta a Giulianova nel ‘45, difese il marito ebreo
tedesco dalle persecuzioni antisemite

Questa mattina, nella Sala Buozzi a Giulianova Alta, si è svolta la
cerimonia di scoprimento di una targa commemorativa intitolata all’apolide
Margarete Wagner, in occasione del 76° anniversario della morte, avvenuta
all’ospedale di Giulianova il 14 gennaio 1945.

All’iniziativa, che è stata organizzata nel rispetto delle normative anti
Covid-19, hanno partecipato il Sindaco Jwan Costantini, la Vice Sindaco
Lidia Albani, la Presidente della Commissione Pari Opportunità Marilena
Andreani e il giornalista e ricercatore storico Walter De Berardinis,
autore degli studi sulla Wagner.

La targa commemorativa verrà posizionata all’interno del Cimitero giuliese,
in quel che negli anni, grazie al lavoro di studiosi nel campo, sta
diventando un piccolo Pantheon alla memoria, per tutte le vicende storiche
giuliesi che hanno interessato la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.

Da sx: Lidia Albani, Marilena Andreani, Walter De Berardinis e Jwan Costantini

Sulla targa è riportata la seguente citazione:
“Alla memoria di Margarete Wagner, per aver sostenuto e difeso l’ebreo
tedesco Ignaz Hain fino alla sua morte, dalle persecuzioni antisemite
della Germania nazista e dell’Italia fascista”.

Margarete Wagner, cattolica, era nata a Francoforte sul Meno il 30
luglio 1907 da Heinrich Karl Wagner e Crescentia Petzenhauser, era la
4° figlia di 6 (2 maschi e 4 femmine). Durante l’ascesa di Hitler al
potere si fidanza con un giovane procuratore legale, Ignaz Hain,
ebreo, nato a Ulmach il 29 giugno 1902, da Moses Hain e Pauline
Schuster (anche lui figlio di 6).

Con le leggi razziali, la giovane
coppia, si trasferisce a Milano il 17 marzo 1937, in Via Felice
Casati, 13, quartiere Lazzaretto (zona giardini pubblici Montanelli);
l’8 maggio in Via Padova, 33 a Milano e subito dopo a Corso Buenos
Aires, 18, per l’arrivo definitivo della compagna e fino all’arresto
di lui nell’agosto del 1940.

Jwan Costantini e Lidia Albani

A settembre, Hain arriverà alla stazione di Giulianova e verrà schedato al
Kursaal insieme ad altri deportati ebrei. In seguito verrà trasferito nel
campo d’internamento di Tossicia (Teramo) e successivamente a
Civitella del Tronto (Teramo), dove verrà raggiunto, in stato di
libertà dalla giovane compagna Margarete (la permanenza a Civitella
era sporadica, in base alle autorizzazioni che rilasciavano la
Questura di Milano e Teramo). Nel maggio 1944, l’uomo, prelevato dai
tedeschi, verrà condotto nel campo di smistamento di Fossoli (Carpi) –
Modena. Il 16 agosto 1944 verrà deportato ad Auschwitz e poi il 25
gennaio 1945 a Mauthausen, dove muore l’8 marzo 1945.

La moglie, rimasta bloccata a Civitella del Tronto per i noti eventi
bellici in
Italia e Germania, morirà per malattia all’ospedale di Giulianova il
14 gennaio 1945. Nel gennaio del 2020, all’interno dell’Archivio
comunale di Giulianova, viene ritrovato il suo atto di morte dal
ricercatore storico Walter De Berardinis.

I documenti di Margarete Wagner del Museo Nina di Civitella del Tronto (curatore Guido Scesi)

“Siamo riusciti a ricostruire la storia d’amore di Margarete e Ignaz grazie
allo storico Giuseppe Graziani – dichiara il giornalista e ricercatore
giuliese Walter De Berardinis – autore di un lavoro eccezionale di
documentazione sui campi d’internamento di Civitella e grazie al
ritrovamento di una borsa con tutti i documenti e le foto della coppia. Mi
preme ringraziare anche Guido Scesi, il curatore del Museo “Nina” e
proprietario della borsa. Grazie a loro e alla mia ricerca nell’archivio
comunale di Giulianova, siamo riusciti a ricostruire tutta la storia.
Quando Hain viene arrestato, nell’estate del ‘40, insieme ad altri ebrei
arriverà allo scalo ferroviario di Giulianova, dove due agenti ed un
funzionario di stato lo accoglieranno e lo porteranno al Kursaal, dove
Hain verrà schedato e trasferito nel campo di Civitella e successivamente
a Tossicia. La moglie, Margarete, non si arrende e pur di rivederlo
attraversa mille peripezie per raggiungerlo nel campo di internamento in
Abruzzo. Le leggi fasciste prevedevano che i parenti degli internati
potessero venirli a trovare e trascorrere con loro del tempo. Poter
collocare una targa intitolata alla Wagner all’interno del Cimitero
giuliese, dove già sono custodite le storie di molti, rappresenta
l’ennesima traccia che lasciamo alle future generazioni, sulla
ricostruzione storica ed i personaggi di quel tempo. Ringrazio
infinitamente il Sindaco Costantini, la Vice Albani e la Presidente della
Cpo Andreani per aver accolto con gioia la mia idea ed essersi
appassionati quanto me”.

Margarete Wagner, cortesia Museo Nina di Civitella del Tronto

“Oggi poniamo un nuovo tassello nella diffusione della nostra storia ed un
esempio di educazione civica importante per le future generazioni –
dichiara il Sindaco Jwan Costantini – sottolineando il fatto che anche la
città di Giulianova giocò un ruolo fondamentale nelle vicende della Prima
e Seconda Guerra Mondiale. Come ricorda il ricercatore De Berardinis, in
cui terribili giorni di orrore e deportazione, il nostro scalo ferroviario
ospitò l’arrivo di tantissimi ebrei, slavi e rom, che poi furono destinati
ai campi d’internamento d’Abruzzo. Questa storia va conosciuta,
raccontata, tramandata affinché certi fenomeni storici non si ripetano mai
più nella società moderna. Oggi celebriamo il valore ed il coraggio di una
donna che, per poter star vicino al marito, affrontò grandi prove,
raccontandoci una storia d’amore autentica che vince su tutto. Sulle
differenze, le discriminazioni, le difficoltà. Ringraziamo il concittadino
Walter De Berardinis per l’eccellente lavoro di ricerca storica, che porta
avanti con volontà e passione,e che ci permette oggi di poter commemorare
Margarete Wagner”.

Margarete Wagner e Ignaz Hain

“Grazie alla passione e alla professionalità del ricercatore Walter De
Berardinis aggiungiamo una testimonianza storica importante, in quel che
ormai è diventato il nostro pantheon alla memoria – dichiara la Vice
Sindaco Lidia Albani – ospitato all’interno del nostro Cimitero cittadino,
dove vengono raccontate le nostre storie. Margarete rappresenta un esempio
d’amore, di coraggio e di forza per tutte noi ed omaggiarla con una targa
commemorativa segna un’impronta importante sulla strada dell’uguaglianza,
dell’accoglienza e della lotta contro ogni forma di intolleranza e
razzismo”.

“Margarete Wagner è per noi una pioniera dei diritti di parità – dichiara
la Presidente della Cpo Marilena Andreani – e per noi è stato un onore
concedere il patrocinio della Commissione per poterla ricordare,
tramandare le sue azioni e l’amore grande che lo legava ad Ignaz, Lei
tedesca, lui ebreo, rappresentano per tutti noi una lezione importante da
apprendere e da diffondere per la rimozione di ogni tipo di
discriminazione”.

Targa ricordo per Margarete Wagner




Giulianova. Dopo 75 anni la nipote di un soldato polacco ritrova le sue origini giuliesi.

De Berardinis ha ricostruito con lei l’intera vicenda

Valentino Jarmel

Giulianova. Recentemente, nel novembre del 2019, l’Istituto Nazionale
per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, tramite il suo
delegato e ricercatore storico, Walter De Berardinis, aveva reso onore
ai combattenti polacchi del 2° Corpo d’Armata presenti a Giulianova
durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie al web, Rebeca Jarmel,
nipote diretta del soldato (autista e meccanico) polacco, Valentino
Jarmel, ha contattato il ricercatore storico giuliese per avere
maggiori informazioni sulla presenza della coppia nella città
adriatica. Incrociando i dati in loro possesso hanno ricostruito le
vicissitudini della giovane coppia. Valentino Jarmel, figlio di
Bronislavo e Elisabetta Bulckow, era nato a Szut nel 1917 (oggi nella
regione di Vilnius – Lituania).

Linda Brecciarolla e Valentino Jarmel

Dopo le note vicende del 1939, dove la
Germania e la Russia si spartirono il territorio polacco, lui aderì al
II Corpo d’Armata Polacco guidato dal Generale Władysław Anders. Nel
giugno del 1944, dopo la liberazione di Giulianova, molte truppe
polacche sostarono in città per motivi logistici (snodo stradale e
ferroviario per Pescara, Teramo e Ancona; per la presenza del porto e
di due ospedali: civile nella parte alta e militare al lido). 16 di
questi militari si sposarono con altrettante ragazze di Giulianova tra
il 1945 e il 1947. Uno di questi, Valentino Jarmel, si sposò con Linda
Brecciarolla (figlia di Alfonso e Emilia Martellini) il 15 giugno 1946
nella Chiesa della Natività di Maria al lido e l’anno dopo emigrarono
dal porto di Genova in Argentina, stabilendo la loro residenza a
Valentine Alsina. Dopo aver perso due gemelli durante il viaggio, in
Argentina nacquero 6 figli: Ana, Violeta, Ángel Sergio, Monica,
Claudia ed Eva. Valentino morirà nel 1976 e Linda nel 1992. La nonna
Linda ricordava sempre l’amore per il mare di Giulianova. “Ho voglia
di vedere il luogo natio di mia nonna, la città in cui è nato il loro
amore e il mare che ha visto nascere la storia della nostra famiglia
Jarmel” – ha dichiarato Rebeca al giornalista De Berardinis – “Voglio
camminare anche per le strade della Polonia, un luogo dove mio nonno
non poté tornare alla fine della guerra, nonostante avesse combattuto
per liberarla”.