Giulianova. 75 anni fa il passaggio dei polacchi in città.
Questa foto dovevamo mostrarla in occasione di un convegno sul 2° Corpo d’Armata Polacco a Giulianova (1944/1945). Ringrazio la bibliotecaria e documentarista
per l’omaggio librario e la storica, Anna Szukalska-Kus’ del Museo Narodowe w Poznaniu per la preziosa dedica. La foto di Giulianova, in formato gigante, è stata esposta nel 2019 in occasione del 100° centenario del corpo degli Ulani Poznanscy e della nascita della Grande Polonia. Stasera in tutti i balconi verrà accesa una candela in ricordo dell’entrata dei polacchi a Bologna.
Teramo. Questura: ricordato l’agente Settimio Passamonti ucciso il 21 aprile 1977
21 Aprile 2020: ricordato il sacrificio di Settimio PASSAMONTI
Roma, 21 aprile 1977: nel primo pomeriggio l’Università era stata appena sgombrata e la Polizia stava ai margini del quartiere San Lorenzo limitandosi a brevi cariche di alleggerimento, giusto per disperdere un esiguo gruppo di autonomi.
All’improvviso, le Forze dell’Ordine vennero fatte oggetto di una scarica di colpi d’arma da fuoco.
A terra restò l’Allievo Sottufficiale Settimio PASSAMONTI, aveva 23 anni.
Altri tre agenti ed un carabiniere furono feriti, ma si salvarono.
Una mano vigliacca scrisse sull’asfalto dove era appena caduto il giovane :” Qui c’era un carruba, LORUSSO è vendicato”. Il rito sacrificale di una logica aberrante era stato tristemente celebrato.
Questa è la fredda cronaca di uno dei tanti assassini che hanno costellato i c.d. “anni di piombo”, anni in cui sembrò a troppi che la violenza di piazza prima e, successivamente, la lotta armata ed il terrorismo fosse una scelta di vita praticabile ed uno strumento utilizzabile per modificare gli equilibri politici e la forma costituzionale dello Stato.
Il giudizio di questo fatto di sangue resta, ormai a distanza di quarant’anni, quel che era: il morto fu cercato a freddo per vendicare la morte di un altro giovane, senz’ altra motivazione politico-militare immediata.
Sono stati anni bui esaltati da una virulenza bieca in cui il conflitto di piazza assunse le sembianze di un tragico rito collettivo irrinunciabile e da un giornalismo settario che creò il mito della “P 38”, che fece della controinformazione uno stile e che artatamente determinò l’isolamento sociale di seri servitori dello Stato, in ciò creando i presupposti perché loschi assassini potessero continuare ad uccidere in nome di falsi ideali.
Gli eccidi , le stragi aumentarono la tensione in un ambito già infuocato. Il livello dello scontro si alzò: si parlò di opposti estremismi, di stragi di Stato e negli ambienti più estremi, si passò alla clandestinità.
Nacquero varie organizzazioni eversive sia di sinistra che di destra e nelle manifestazioni di piazza molti manifestanti iniziarono a presentarsi mascherati, spesso armati di spranghe, bombe molotov e talora anche della tristemente famosa P38.
Le forze migliori del Paese, prime fra tutte le Forze dell’Ordine, hanno avuto la forza di piangere i propri morti senza accettare provocazioni, ma traendo da questi lutti un rinnovato vigore per disarticolare sistematicamente, utilizzando esclusivamente le norme poste a tutela dello Stato democratico, le varie organizzazioni estremistiche.
Oggi, alle 9.30, è stato ricordato in Questura, ove è presente una lapide in ricordo, il quarantatreesimo anniversario dell’uccisione dell’Allievo Sottufficiale Settimio Passamonti a cui è dedicata la Caserma, con una cerimonia ristretta a causa della nota emergenza sanitaria in atto, alla presenza del Questore e con la benedizione del Cappellano della Polizia di Stato per la Provincia di Teramo, Don Carmelo Le Rose.
Giulianova. Martedì 21 aprile, alle ore 21,00, una candela accesa per ricordare il II Corpo d’Armata Polacco che liberò l’Italia
Martedì 21 aprile alle ore 21.00 una candela accesa nelle finestre per ricordare coloro che liberarono Bologna e l’Italia
Furono i soldati polacchi del II Corpo d’armata del generale Władysław Anders, gli eroi di Montecassino, i primi ad entrare a Bologna da porta Maggiore quel 21 aprile 1945, dopo aver piegato le ultime resistenze dell’esercito tedesco. Quest’anno, nel 75” anniversario della liberazione della città, non potremo incontrarci al cimitero militare polacco di San Lazzaro di Savena per rendere omaggio ed esprimere gratitudine ai soldati polacchi per il loro coraggio e la fedeltà agli ideali di libertà e fraternità. Ma ricorderemo quegli uomini valorosi martedì 21 aprile alle ore 21.00, esponendo sui balconi o sui davanzali delle finestre d’Italia una candela accesa.
Il 21 aprile festeggiamo il 75° anniversario della liberazione di Bologna, un momento importante che ricorda la resistenza della popolazione, la lotta delle forze degli Alleati e dei partigiani. Oggi un’altra battaglia importante ci impedisce a radunarci a Bologna fisicamente, ma siamo chiamati a rimanere uniti nel ricordare il sacrificio di tanti e la gioia della libertà e pace ripristinata, nonché nel trasmettere la memoria alle future generazioni.
Nella liberazione di Bologna fu coinvolto il 20 Corpo d’Armata Polacco, parte del VIII Armata Britannica, il cui nucleo fu formato nel 1941 dagli ex deportati in Unione Sovietica sotto il comando del generale Władysław Anders. Dall’Unione Sovietica attraverso Persia, Palestina e Egitto il 20 Corpo d’Armata Polacco fu trasferito a cavallo tra il 1943 e il 1944 in Italia per affiancare gli Alleati sul fronte italiano. Guidato dal motto “Per la nostra e la vostra libertà” nella profonda convinzione che il nemico era comune e l’impegno militare nella Penisola Appenninica avrebbe contribuito a ripristinare l’indipendenza della Polonia. Si distinse nella conquista di Montecassino, liberazione di Loreto e Ancona e lo sfondamento della Linea Gotica.
Dall’ottobre del 1944 il 2° Corpo Polacco fu impegnato nella campagna sull’Appenino emiliano-romagnolo. Avanzò verso Bologna attraversando la zona montuosa nella valle del Bidente, Predappio, lungo la valle del fiume Montone, Forlì e Faenza. Nella primavera del 1945 l’offesiva riprese sul fiume Senio, lungo la via Emilia, con la liberazione di Castel Bolognese, Imola, Castel San Pietro per entrare finalmente alle ore 6:00 di mattina a Bologna.
Quell’ingresso a Bologna è commemorato dalla lapide appesa alla Porta di Strada Maggiore, una tra le tante testimonianze della storia che unisce l’Italia e la Polonia. Nel cimitero militare polacco di San Lazzaro di Savena a Bologna riposano 1432 militari polacchi caduti durante le battaglie sulla Linea Gotica, sull’Appenino emiliano-romagnolo e durante la lotta per la liberazione di Bologna.
L’Odissea di coloro che sono sopravvissuti proseguì dopo la Seconda guerra mondiale. Alla maggior parte di loro non fu dato ritornare nella loro patria. La memoria dell’esercito “scomodo” per l’ordine istituito dopo la Seconda guerra mondiale fu cancellata nella Polonia comunista e da vari tentativi di riscrivere la storia in chiave ideologica.
L’Ambasciata della Repubblica di Polonia insieme al Consolato Generale della Repubblica di Polonia a Milano invitano tutti a rendere omaggio ai soldati del 20 Corpo Polacco esponendo sui balconi o sui davanzali delle finestre una candela martedì 21 aprile alle ore 21.00 nell’attesa delle celebrazioni solenni di questa importante ricorrenza posticipate per l’anno prossimo.
La redazione de giulianovanews.it invita anche i cittadini giuliesi a rendere omaggio al II corpo d’armata polacco che arrivò a Giulianova nel giugno 1944
Giulianova. “L’Odissea Polacca” il film dell’Istituto Pilecki di Varsavia in onore del 2° Corpo d’Armato Polacco in Italia
Giulianova. Vincenzo Di Crescenzo, l’unico giuliese morto per i gas asfissianti.
Lana (Bolzano). Muore l’ex Maresciallo degli Alpini, Sergio Paolo Sciullo della Rocca, nativo di Sulmona
Giulianova. Martedì, 31 marzo 2020, a Lana (Bolzano), è scomparso Sergio Paolo Sciullo della Rocca, già Maresciallo Alpino, giornalista, poeta, scrittore, Presidente della Libera Associazione Abruzzesi Trentino Alto Adige e animatore culturale. La sua famiglia, originaria di Pescocostanzo, ma residente a Roccaraso, lo aveva fatto nascere a Sulmona il 18 settembre 1957. Dopo una brillante carriera militare, nel corpo degli Alpini, aveva scelto come residenza Bolzano. Lascia la moglie Maria, la figlia Petra con Michele, Ettore e Francesca e il figlio Franz Josef con Ulrike e Carmen Sofia, l’amata pronipote Francesca e il fratello Renato. “Buono, onesto ed operoso, amato e stimato da tutti, lascia sulla terra le tracce luminose delle sue elette virtù”, questo è il necrologio dei suoi familiari.
2 aprile 2020. Oggi, tra i tanti messaggi WhatsApp che affollano quotidianamente il mio telefonino, non volevo credere alla notizia che sei volato via sulla vetta più alta. Hai scelto il 31 marzo per andartene via, il giorno di San Beniamino, proprio un Santo che come te predicava la Via Maestra, rappresentata dal sentimento di amor patrio, del vivere la comunità e soprattutto, l’amore per la montagna. Mi piace ricordare l’amicizia intercorsa in tanti anni di condivisione nel ricordo della nostra gente, della Patria e dei comuni valori come l’essere abruzzesi sempre, anche se si vive fuori dalla propria terra. Ero lì, a Civitella del Tronto, quel 5 agosto 2015, quando ti conferirono l’onorificenza di “Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo”, come fondatore e Presidente dal 1993 della Libera Associazione Abruzzesi Trentino Alto Adige, cultore di storia patria, della montagna e dell’emigrazione, nonché per il merito di avere realizzato numerose opere alpine dando lustro alla Regione Abruzzo.
Ricordo ancora il nostro incontro a Pescocostanzo, con il comune amico e storico, Giuseppe Del Zoppo, in occasione della consegna del Premio Culturale Internazionale San Giovanni Crisostomo, nell’estate del 2013. Sei stato una personalità poliedrica e attenta al mondo culturale abruzzese, dove andavi fiero della tua vera opera d’arte: fondatore e ideatore progettuale del Sacrario Nazionale Mauriziano d’Italia a Pescocostanzo, dove troneggiano le insegne Gloriose delle unità Alpine, come la Julia, Tridentina, Cadore, Orobica, Taurinense e la Scuola Militare Alpina, sovrastata dall’immagine di San Maurizio martire. Come non accettare il tuo invito a L’Aquila per conto dell’Associazione Nazionale Alpina – sezione estera, all’88° raduno nazionale a L’Aquila il 17 maggio 2015, 100 anni dalla fine della 1° Guerra Mondiale. Una giornata indimenticabile, culminata con la presentazione del libro “Quando c’era la Guerra” di Francesco Manocchia, ristampa anastatica con la nota introduttiva di Sandro Galantini e le mie ricerche storiche sui caduti della 1° G.M. di Giulianova.
Mi avevi spronato. Ma la giornata più pregante e ricca di significato è stata il 2 giugno 2015, con il ricordo del primo marito di mia nonna, dove avevi sollecitato e indicato l’epigrafe della targa posta all’interno dell’aula consigliare del Comune, guidata dal dott. Mario Di Pietro, in collaborazione con l’ANA Abruzzi del Presidente Giovanni Natale, in memoria del Caporale Alpino, Carlo De Berardinis (Bellante, 1888 / Caoria di Canal San Bovo (TN), 1917). Questa fu la tua epigrafe: “Caporale degli Alpini Carlo De Berardinis: 1° Rgt. Alp. “Btg. Pieve di Teco”; 6° Rgt. Alp. “Btg. Verona”; 7° Rgt. Alp. “Btg. Feltre”, nato a Bellante il 3 maggio 1888, deceduto a Caoria di Canal San Bovo il 15 settembre 1917. Una morte bianca del Monte Cauriol”. L’anno dopo, in occasione del centenario della conquista del Monte Cauriol (tra il 22 e il 27 agosto 1916), la copia della stessa targa veniva consegnata agli amici Alpini dell’A.N.A., Luigi Caser e Renato Loss, il 27 agosto 2016 a Caoria, con la firma del nuovo Sindaco di Bellante, l’Avvocato Giovanni Melchiorre. Poi i tuoi messaggi di rallegramenti per l’iniziativa di riproporre l’evento a Roseto degli Abruzzi con il libro realizzato da Emidio D’Ilario e Luciano Di Giulio “Roseto degli Abruzzi – Caduti e Decorati – 1° Guerra Mondiale”, con l’intenso discorso del Sindaco, l’Avvocato Sabatino Di Girolamo. Abbiamo realizzato tante cose insieme, ma il regalo più bello è arrivato dal tuo amico di sempre, Giuseppe Del Zoppo, con la pubblicazione del libro “Un Soldato di Montagna – Sergio Paolo Sciullo della Rocca, Decorato Medaglia d’Oro Mauriziana della Repubblica Italiana”, dove ho scoperto l’Alpino Paolo, come amabilmente ti chiamavo, con una carriera militare di tutto rispetto: a Viterbo, nella scuola allievi Marescialli, 28° corso allievi destinati a incarichi di comando; ad Aosta, scuola militare alpina, qualifica di assaltatore e comando reparti di montagna; a Cesano di Roma, scuola di Fanteria, qualifica Pioniere esperto in maneggio di esplosivi; a Orvieto, scuola militare di educazione fisica, qualifica di educatore di attività fisica; a Pinerolo, scuola militare di veterinaria, idoneità a condurre reparti di salmeria in montagna – muli; a Monguelfo, Battaglione Alpini Trento, comandante di squadra assaltatori, di plotone mortai pesanti e fucilieri; per il lungo servizio svolto, il distintivo d’oro del battaglione. All’attività militare avevi legato anche il giornalismo e l’attività di saggista con opere come: “La palestra di roccia”, Tormento ed estasi”, “un volto barocco”, “Val Pusteria un paradiso nelle Dolomiti”, “la vita dell’uomo tra i monti”, “Alto Adige-storia dei cavalieri crociati”, “gli alpinisti del M. Rudlhorn”, “La Real Casa Normanna d’Altavilla”, “Il Sacrario Nazionale Mauriziano”, “Storia del Sacrario Nazionale Mauriziano d’Italia” e “Gli Alpini Abruzzesi a Bolzano”. Caro Paolo, dopo questa cavalcata di ricordi, non ti voglio salutare con i classici saluti Alpini, ma con una bellissima frase dello scrittore Mario Rigoni Stern, il quale avevi più volte incontrato ad Asiago: “Ho riscoperto la poesia, ho riscoperto il bosco, l’aria, il sole, le stelle di notte, e sembrava che i compagni fossero ancora con me.” Ciao Paolo.
Con infinita stima perenne
Walter De Berardinis
Giulianova. Domenico Giorgini, il finanziere dimenticato da tutti.
di Walter De Berardinis*
Su sollecitazione dell’ex consigliere comunale di Giulianova, Alessandro Giorgini e della sua famiglia, oggi voglio ricordare il caduto della 1° Guerra Mondiale, Domenico Giorgini.
Nasce a Cologna paese di Montepagano (oggi Roseto degli Abruzzi) il 18 febbraio 1889, alle ore 03:20, da Flaviano Giorgini e Susanna Quaranta. Solo il 29 il padre lo registra al Comune di Montepagano alla presenza del Segretario delegato dal Sindaco, Achille Speranza Guerrieri e dei due testimoni: il 30enne Eumene Braccili e il 42enne Donato Ferrilli. Agli inizi del 1900 si trasferisce con la famiglia a Giulianova perché impiegato nel settore della pesca. Flaviano, prima di essere definitivamente arruolato in Marina, chiede di essere ammesso alla Regia Guardia di Finanza per 3 anni. Infatti, il 15 gennaio 1909, viene arruolato con fine ferma di 3 anni. Nell’arruolamento, i medici militari segnalarono una caratteristica del soldato, aveva una cicatrice vistosa sull’angolo esterno dell’occhio destro.
Intanto, Il 22 novembre, viene giudicato abile al servizio di leva e iscritto al Compartimento marittimo di Ancona per la ferma di anni 4 come marinaio, ma esonerato dal servizio per altro arruolamento. Il 15 gennaio 1912, sempre la Guardia di Finanza, gli rinnova la ferma di 3 anni.
Il 15 gennaio, dopo 6 anni di servizio della GdF viene definitivamente congedato. All’indomani dello scoppio della 1° Guerra Mondiale, il 27 maggio, viene chiamato alle armi in base al Regio Decreto del 22 maggio, n. 690 (Art. 1. E’ indetta la mobilitazione generale del R. esercito e della R. marina e la requisizione quadrupedi e veicoli).
Il 30 agosto passa in forza all’Esercito e il 14 settembre rientra nella Legione Territoriale di Bari e destinato ad un battaglione composto ad Ascoli Piceno. Il 1 dicembre, forse le temperature rigide, si ammala e viene curato nelle retrovie. Il 1 agosto 1917 rientra al corpo con la Legione Territoriale di Catanzaro e il 1 luglio 1918 con quella di Roma (per l’Albo d’Oro risulta della Legione di Milano). Per il riacutizzarsi della malattia, il 27 aprile 1919, alle ore 22:00, muore all’età di 30 anni, nell’ospedale Civile di Orbetello (Grosseto). La notizia ufficiale della sua morte giunge a Giulianova solo il 6 luglio, quando sarà lo stesso Sindaco, Giuseppe De Bartolomei a registrare l’atto di morte giunto dal Comune di Orbetello. Alla sua memoria gli furono concesse tre medaglie: la Commemorativa della Guerra Italo-Austriaca 1915-1918 o “coniata nel Bronzo nemico”, La medaglia a ricordo della Guerra Europea e la commemorativa a ricordo dell’Unità d’Italia. Il suo nome figura nell’Albo d’Oro (Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918) pubblicato dal Ministero della Guerra nel 1927, volume II – Abruzzo e Molise.
Purtroppo tutti si dimenticarono presto del povero Domenico Giorgini, non i familiari che chiesero di ricordarlo con la targhetta presente oggi sul Viale delle Rimembranze all’ingresso del Cimitero Comunale (Via Gramsci). Il Comune di Montepagano e Giulianova, per una svista, non fecero scolpire il nome del caduto. Solo recentemente è stato degnamente ricordato in due pubblicazioni: nella ristampa anastatica “Quando c’era la guerra “di Francesco Manocchia, con nota introduttiva di Sandro Galantini e le ricerche di Walter De Berardinis, edito nel 2015 per “Artemia Nova Editrice di Mosciano Sant’Angelo e “Roseto degli Abruzzi – caduti e decorati nella prima e seconda Guerra Mondiale” di Emidio D’Ilario e Luciano Di Giulio, edito nel 2018. Il presente ricordo vuole essere il giusto riconoscimento al caduto Giorgini per aver dato la propria vita alla Patria. Per le informazioni ricevute si ringrazia il personale e la direzione dell’Archivio di Stato di Teramo. #unitiperlapatria
*ricercatore storico sui caduti della 1° e 2° Guerra Mondiale