Giulianova. Posizionata una delle due pietre di inciampo donate alla città dai giornalisti Walter De Berardinis e Roberta Mancinelli

da sx. Costantini, Vasanella, Pallotta e Melarangelo

Roberta Mancinelli e Jwan Costantini

Lidia Albani e Walter De Berardinis

Vincenzo Alleva

Realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig, ricordano il sacrificio dei giuliesi Vincenzo Alleva e Flaviano Poltrone, uccisi per mano nazista durante la Seconda Guerra mondiale. Sono state consegnate questa mattina le due pietre d’inciampo che, come altre 70.000 poste sulle strade di tutta Europa, ricordano e onorano le vittime della violenza nazi-fascista. Donate da Walter De Berardinis e Roberta Mancinelli, vincitori del Premio giornalistico “Polidoro”, i sampietrini d’ottone omaggiano la memoria di due giuliesi uccisi dai soldati tedeschi nell’ultimo scorcio della Seconda Guerra mondiale. Il servizio “Una donna, la guerra, i sentimenti” di Roberta Mancinelli, trasmesso da Rai 3 sulla scorta delle ricerche storiche di Walter De Berardinis, si è aggiudicato la XIX edizione del Premio. I due vincitori hanno scelto di destinare la somma loro attribuita alla memoria di Vincenzo Alleva e Flaviano Poltrone. Non essendo stato possibile individuare l’abitazione del primo, la pietra a lui dedicata è stata posta ieri mattina in corrispondenza dell’ingresso principale del municipio. La seconda, in ricordo di Poltrone, sarà collocata invece il prossimo 12 Giugno, dinanzi alla sua casa, in via Mulino da Capo. Erano presenti questa mattina alla cerimonia di consegna delle pietre da parte dei due giornalisti, il Sindaco di Giulianova Jwan Costantini, il Vice Sindaco Lidia Albani, i Presidenti dei Consigli comunali di Giulianova e Teramo, rispettivamente Paolo Vasanella ed Alberto Melarangelo, il Tenente Colonnello dell’ Esercito Italiano Massimo Ardito, il Presidente dell’ Ordine dei Giornalisti d’ Abruzzo Stefano Pallotta, il Direttore dell’ Archivio di Stato di Teramo Ottavio Di Stanislao, il Direttore della Biblioteca Bindi e dei Musei civici Sirio Maria Pomante. Il parroco di San Flaviano don Enzo Manes ha impartito la benedizione; all’attore Roberto Di Donato è stata affidata la lettura di testi significativi. De Berardinis ha portato i saluti del Sindaco di Campli Federico Agostinelli e della famiglia Alleva, impossibilitati a partecipare. Le pietre d’inciampo sono tributi alla memoria di persone che, anche in luoghi marginali rispetto ai grandi scenari bellici e in circostanze che spesso sfuggono ai libri di storia e alle ricostruzioni ufficiali, hanno perso la vita in difesa della libertà e della democrazia. Sui loro nomi è giusto che “inciampi”, cioè si arresti e rifletta, la memoria collettiva e la coscienza delle comunità locali. Queste di Giulianova fanno seguito all’unica pietra finora esistente in provincia, collocata a Teramo per ricordare Alberto Pepe. “Ringraziamo gli ideatori e i promotori di quanto accaduto oggi – ha detto il Sindaco Jwan Costantini – Altre iniziative, sono certo, seguiranno, ancora nel segno della conoscenza storica e della riconoscenza, umana e morale, a chi ha pagato con la vita i valori su cui si fonda la nostra Repubblica e il quotidiano di ciascuno.” “ Che questi ideali siano resi noti e testimoniati ai più giovani – ha aggiunto il Vice Sindaco Lidia Albani – E’ questo l’obiettivo dell’impegno di noi amministratori, dei giornalisti, di chi educa e fa cultura. Le pietre d’inciampo siano il segno di una promessa, di un continuo e condiviso lavoro per promuovere consapevolezza e nuovo senso civico”. La traccia comune dei numerosi interventi è andata nel senso del riconoscimento dell’altezza e della bellezza dell’ iniziativa che, generosamente, non ha solo commemorato persone e fatti, ma ha costituito di per se stessa un passaggio storico- culturale atteso, un gesto dovuto.




LA STELLA ROSSA SUL GRATTACIELO DI FIUME. UN DOPPIO SIGNIFICATO CHE NON CONSENTE LA SUA TEATRALIZZAZIONE PUBBLICA

L’artista parla di 2.800 schegge di vetro rosse quanti sono i partigiani morti per la battaglia di Fiume, ma le ricerche più serie parlano di circa 450 partigiani morti per la conquista di Fiume.   La stella rossa è un simbolo del regime comunista jugoslavo che ha certamente contribuito a sconfiggere il nazifascismo a Fiume e nella Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale; di questo fatto esiste già un monumento a Fiume-Rijeka e si trova lungo il fiume Eneo o Rjecina che divide Fiume da Sussak. La stella rossa purtroppo rappresenta anche un’ altra faccia e cioè  quella antidemocratica del regime di Tito, che a Fiume dietro la regia della polizia segreta Ozna ha causato tra il 1945 e il 1946 circa 600 liquidazioni sommarie di italiani, tra cui molte donne e semplici civili. In quel triste periodo per la vita democratica un certo numero di croati non comunisti furono eliminati anche a Sussak, tra essi il parroco Martin Bubanj. Inoltre il regime con la stellarossa di Belgrado ha dato il via all’ esodo di circa 38.000 fiumani. Inoltre l’artista parla di 2.800 schegge di vetro rosse quanti sono i partigiani morti per la battaglia di Fiume, quando le ricerche più serie parlano di circa 450 partigiani morti per la conquista di Fiume.  Se la democrazia in Croazia esiste oggi non è grazie al regime jugoslavo di Tito, ma grazie alla Guerra Patriottica iniziata dal presidente Tudjman nel 1991 e conclusasi definitivamente nel 1996. Nell’ odierna Unione Europea non vi è posto per simboli di poteri statali che hanno significato a guerra finita nuove dittature.La stella rossa ha un significato ambiguo perché simbolo della lotta comunista per la liberazione dal nazifascismo, ma di rimando diventò simbolo di regimi dittatoriali e antidemocratici. Dare alla stella rossa tutta questa evidenza rappresenta un atto divisivo e non conciliatorio. Inoltre sul grattacielo di Fiume svettava per decenni la stella rossa con la scritta Tito. Non è pertanto il ” neboder’ progettato dall’ architetto triestino Nordio il posto giusto per esibirla. Il luogo più adeguato per ospitarla sarebbe in un museo, con tutte le dovute spiegazioni relativa all’ opera dell’ artista. M. Micich Marino MicichArchivio Museo storico di Fiume-Studi Fiumani




CASOLI CITTÀ DELLA MEMORIA L’ambasciatore sloveno inaugurerà il “Memoriale europeo dell’ex campo fascista di Casoli (CH)” il 27 gennaio 2022 in occasione delGiorno della Memoria

 

CASOLI. Verrà inaugurato giovedì 27 gennaio 2022, nel pieno rispetto delle norme anti covid-19, in occasione del Giorno della Memoria, alla presenza e con la partecipazione dell’Ambasciatore della Repubblica di Slovenia S. E. TomazKunstelj, il monumento dedicato alla memoria degli internati nell’ex campo fascista di Casoli, uno dei 15 campi di concentramento abruzzesi allestiti dal regime fascista all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940. La cerimonia avrà luogo alle ore 10:00 in Piazza della Memoria. L’iniziativaha ricevuto i patrocini del Parlamento europeo, Regione Abruzzo, Arolsen Archives, Università degli Studi del Molise, Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Fondazione Fossoli, Memoriale della Shoah di Milano, Associazione “I Figli della Shoah”, Museo della Comunità ebraica di Trieste, Unione della comunità Romanès in Italia, Istituto Nazionale Ferruccio Parri, Giornale di Storia e ANPI nazionale, ed è sponsorizzata da “Mark Audio” di Marco De Virgiliis, leader di “Markbass”uno dei brand più noti al mondo per la produzione di amplificatori per bassi.

Laricostruzionedei fatti relativi all’istituzione ed al funzionamento delCampodi concentramento è un’operazione storicamente rigorosa e umanamente toccante che l’amministrazione comunale ha avviato sulla spinta del lavoro di ricerca storica dello studioso Giuseppe Lorentini, dottorando presso l’Università degli studi del Molise, ideatore, creatore e responsabile del Centro di documentazione on line del campo di fascista di Casoli www.campocasoli.org.

“È necessario – afferma il riconfermato sindaco Massimo Tiberini – che si faccia memoria degli internati civili stranieri, alcuni dei quali, in quanto ebrei, furono deportati ad Auschwitz. È altresì un impegno morale che si custodisca il loro ricordo come monito per le giovani generazioni, per tutti noi, per un’Europa solidale e unitasulla base del convincimento che gli studi storici e sociali rivestano un ruolo importante e insostituibile ai fini della conoscenza e della valorizzazione delle politiche della Memoria e della loro importanza, come vettore di sensibilizzazione delle moderne democrazie”.

Sull’onda del notevole interesse che il progetto di Lorentini ha suscitato e con il pieno sostegno dell’Amministrazione Comunale, è stata allestita la Piazza della Memoria ove, il 27 gennaio 2018 il Comune di Casoli ha apposto una targa contenente tutti i 218 nomi degli internati civili “ebrei stranieri” (108), per lo più tedeschi, austriaci, polacchi, e degli internati politici “ex jugoslavi” (110),per la maggior parte croati e sloveni, che tra gli anni 1940 e 1943 transitarono nel campo fascista di Casoli. Grazie ad un importante finanziamento regionale, il Comune di Casoli ha portato a termine i lavori di consolidamento del centro storico e del muraglione della Piazza della Memoria nella sua nuova veste monumentale di Memoriale europeo, opera dei progettisti ing. CristinzianoScutti e arch. Giuseppe Fortunato.

Tra gli internati spicca la figura dell’avvocato dottor FortunatMikuletič che nel 1943 proprio a Casoli scrisse in sloveno la sua testimonianza diretta dell’esperienza dell’internamento – inedita in lingua italiana e rimasta ignota anche agli addetti ai lavori – pubblicata postuma con il titolo esemplare di “Internatitis” (dall’editore GoriškaMohorjevadružba, 1974). Questa opera è parte fondamentale del progetto di ricerca del dottorato di Lorentini e sarà oggetto di traduzione in lingua italiana, studio e analisi storica, con l’obiettivo di pubblicarne i risultati nei prossimi tre anni sotto la supervisione del prof. Giovanni Cerchia, ordinario di Storia contemporanea all’Università degli Studi del Molise e coordinatore del dottorato in Innovazione e Gestione delle Risorse Pubbliche.

Parteciperanno alla cerimonia del 27 gennaio 2022 i discendenti della famiglia del dottor Mikuletič e del pittore accademico sloveno LjuboRavnikar, che realizzò numerosi schizzi e acquerelli che ritraggono scene quotidiane della vita del campo, nonché alcuni ritratti degli internati e della gente locale.A coronamento della cerimonia, lo storico Costantino Di Sante terrà un intervento dal titolo Memorie del “campo di concentramento” di Casoli e dell’internamento fascista a ottant’anni dell’occupazione della Jugoslavia.

Con l’occasione ci sarà anche la posa di sette pietre di inciampo, (Stolpersteine) realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig: un’iniziativa congiunta degli istituti scolastici superiori “Algeri Marino” di Casoli e liceo classico “V. Emanuele II” di Lanciano, diretta dal prof. Luciano Biondi e promossa e sostenuta dall’amministrazione comunale. Nello specifico l’iniziativa intende ricordare 7 persone internate a Casoli, (5 morti ad Auschwitz, una alla Risiera di San Sabba e una sola sopravvissuta a Bergen-Belsen). Il significato simbolico della messa in opera delle pietre d’inciampo nel contesto urbanistico, quale monito contro l’oblio, permetterà a Casoli di entrare così a far parte del più grande monumento diffuso, mosaico di memorie europee.

Alle ore 18:00 presso il Cinema-Teatro comunale seguirà il concerto “RomanòSimchà”- Festa Ebraica Romdi Alexian Santino Spinelli Group ed Enrico Fink con i solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo. Si garantisce il pieno rispetto delle norme anti covid-19.

 

 

 




Giulianova. Cerimonia di consegna di due pietre di inciampo in memoria dei giuliesi Vincenzo Alleva e Flaviano Poltrone.

Comune di Giulianova foto Walter De Berardinis

Giulianova.  Cerimonia di consegna e al
successivo posizionamento di due pietre di inciampo realizzate in memoria dei
giuliesi Flaviano Poltrone e Vincenzo Alleva, vittime del nazi-fascismo. La
cerimonia si terrà venerdì prossimo, 21 Gennaio, alle 9.30, in municipio. Alla
presenza del Sindaco Jwan Costantini, di autorità civili e militari, del parroco
di San Flaviano don Enzo Manes, saranno dunque consegnate e collocate nei
siti stabiliti le due pietre di inciampo donate dai giornalisti Walter De
Berardinis e Roberta Mancinelli, vincitori della XIX Edizione del premio
“Polidoro” con il servizio andato in onda su Rai 3 dal titolo “Una donna, la
guerra, i sentimenti”. In quell’occasione, i due colleghi decisero di destinare la
somma ricevuta in premio alla donazione di un ricordo-testimonianza della
violenza nazista in Abruzzo. Di qui l’idea di far arrivare a Giulianova due
pietre di inciampo, realizzate dall’ artista tedesco Gunter Demnig, che saranno
posizionate in ricordo di Vincenzo Alleva e Flaviano Poltrone. Dinanzi
all’abitazione di quest’ultimo sarà collocata, il prossimo giugno, una delle due
pietre. L’altra, poiché non è stata individuata l’esatta posizione della casa di
Alleva, troverà posto, già venerdì, in corrispondenza della sede municipale.
L’attore Roberto Di Donato leggerà brani legati al Secondo conflitto mondiale.




Roma. Premio FiuggiStoria 2021: i finalisti della XII edizione

Il Comitato Lettori della Fondazione Levi Pelloni, riunitosi martedì 18 gennaio 2022 in via Vittoria a Roma e presieduto da Pino Pelloni, ha annunciato i finalisti della dodicesima edizione del Premio FiuggiStoria2021. I libri selezionati, per questa seconda pandemica e ritardata edizione, sono stati segnalati dai vincitori le edizioni precedenti e dal Comitato di lettura composto dagli “Amici del FiuggiStoria”.

L’annuncio dei premiati avverrà da remoto martedì 25 gennaio 2022 prossimo mentre la premiazione in presenza si terrà in luogo e data da definirsi.

SAGGISTICA

La Resistenza ebraica in Europa di DANIELE SUSINI (Donzelli).

BIOGRAFIE

Vita di Marie-Anne Paulze Lavoisier di SANDRO TURINI (Biblioteca Clueb).

ROMANZO STORICO

Storia Aperta di DAVIDE ORECCHIO (Bompiani).

La voce d’oro di Mussolini di SANDRO GERBI (Neri Pozza).




ESERCITO ITALIANO: PUBBLICATO IL CONCORSO PER L’ACCADEMIA MILITARE DI MODENA

FOTO ARCHIVIO MODENA ESERCITO ITALIANO

 

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale IV Serie Speciale – Concorsi ed Esami n. 2 del 8 gennaio 2022 il Bando per il reclutamento di 146 Allievi Ufficiali del 204° corso dell’Accademia Militare di Modena.

Requisiti al Concorso:

  • essere cittadini italiani e godere dei diritti civili e politici;
  • avere compiuto il diciassettesimo anno di etàe non aver superato il giorno di compimento del ventiduesimo anno di etàalla data di scadenza del termine di presentazione delle domande (15 Febbraio 2022). L’eventuale periodo trascorso in qualità di Allievo delle Scuole Militari non è considerato valido ai fini dell’elevazione del limite di età;
  • aver conseguito o essere in grado di conseguire al termine dell’anno scolastico 2021-2022 un diploma di istruzione secondaria di secondo grado di durata quinquennale (diploma di maturità), previsto per l’ammissione ai corsi universitari.

Domanda al Concorso:

La domanda di partecipazione per il 204° corso dell’ Accademia Militare deve essere presentata dal 12 Gennaio al 15 Febbraio 2022, esclusivamente online, tramite il Portale dei Concorsi del Ministero della Difesa




PESCARA. L’ITALIA REPUBBLICANA COSTRUZIONE, CONSOLIDAMENTO, TRASFORMAZIONI (1989-2020)

La Brigata Maiella a Bologna

 

In relazione alle note a stampa pubblicate in data odierna si evidenzia che il Convegno nazionale di studi storici promosso dalla Fondazione Brigata Maiella in data 9 e 10 dicembre u.s. si è svolto, come chiaramente evidenziato nel comunicato che segue, diffuso al tempo a tutti gli operatori del settore, nel plesso al n.87 e non nella “Sala convegni della Fondazione Pescarabruzzo”, per problemi di inagibilità.

Lo stesso convegno ha avuto carattere di sessione di studio con storici di chiara fama nazionale e le riprese dei lavori, da cui si evince chiaramente la sede del loro svolgimento, sono tutt’ora presenti sui canali social della Fondazione Brigata Maiella e visionabili ai link di seguito riportati.

Ogni diversa interpretazione è una manipolazione della verità puramente funzionale ad alimentare una bagarre che non ha nulla a che vedere con la Fondazione Brigata Maiella e le sue attività, bensì solo l’evidente tentativo di alimentare ad ogni costo polemiche sterili, che esulano dallo stile che si dovrebbe osservare quando si intende correttamente contribuire al dibattito pubblico.

 

https://fb.watch/awXq2IfOo4/

https://fb.watch/awXrVX-0wW/

https://fb.watch/awXsIP-KYH/

 

 

Alessandra De Nicola

(Fondazione Brigata Maiella)

 

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Segue comunicato del  7 dicembre 2021

 

 

 

 

 

 

 

COMUNICATO 

07 dicembre 2021

 

L’ITALIA REPUBBLICANA COSTRUZIONE, CONSOLIDAMENTO, TRASFORMAZIONI (1989-2020)

Convegno nazionale di studi storici promosso dalla Fondazione Brigata Maiella alla sua terza edizione

 

Confluiranno di nuovo a Pescara storici di rilievo nazionale e internazionale. Torna, infatti, il tradizionale convegno di storia contemporanea organizzato dalla Fondazione Brigata Maiella con il patrocinio Sissco – Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea – e con la collaborazione della Fondazione Pescarabruzzo.

Il convegno è il terzo ed ultimo appuntamento di un ciclo di incontri nel corso dei quali rileggere e ripensare, anche in forme critiche, la storia dell’Italia repubblicana.

Durante le due giornate di studio, che si svolgeranno giovedì 9 dicembre e venerdì 10 dicembre 2021 in Corso Umberto I, 87, gli storici, i docenti universitari e i ricercatori convenuti a Pescara focalizzeranno la loro attenzione sul periodo compreso tra il 1989 e il 2020, racchiuso nel tema “La Repubblica tra mondo globale, crisi di transizione e tempo presente”.

Il taglio di questo appuntamento scientifico privilegerà da un lato un affondo interpretativo sui principali nodi strutturali della vicenda repubblicana italiana; e dall’altro lato offrirà una riflessione storica aperta agli orizzonti attuali nello scenario del mondo globale.

Sarà possibile seguire il Convegno sia in presenza (con ingresso libero fino ad esaurimento posti e green pass obbligatorio), sia in streaming.

Di seguito i link per seguire il convegno a distanza tramite la piattaforma Zoom:

1° giorno – https://zoom.us/j/97634125438

2° giorno – https://zoom.us/j/95300933769

In allegato il Programma dettagliato dell’evento.

 

 

 

 

 

 

 

 

www.fondazionebrigatamaiella.it

085.4219109




Le Carte di Nino Nanni nell’Archivio di Stato di Teramo

 

 

Grazie al senso civico del Sig. Marco Guido Mazzoni, le Carte appartenute a Nino Nanni, Sindaco di Teramo dal 1923 e poi, dal 1926, podestà della Città, sono entrate a far parte del patrimonio documentario dell’Archivio di Stato di Teramo. Raccolte e conservate dall’Avv. Pio Mazzoni (1898-1963) le Carte Nanni sono quanto resta di un complesso di documenti conservati e utilizzati in vari periodi da Nanni e dal suo avvocato di fiducia in difesa del suo operato duramente contestato in seno al Partito fascista teramano e abruzzese all’interno di un acre scontro personale e politico che contrappose parte importante della nuova classe dirigente aprutina durante la fase di affermazione e assestamento del nuovo regime. Nino Nanni, che del primo fascismo teramano e abruzzese era stato figura eminente, fu protagonista nel corso degli Anni Venti del Novecento, di questo scontro che lo vide contrapposto con alterne vicende a personalità (da Giacomo Acerbo a Vincenzo Savini) che alla fine ne decretarono la sconfitta: la sua estromissione dalla carica podestarile  avvenuta nel 1928 ne rappresentò il momento culminante. Le Carte coprono un arco temporale che va dal 1921 fino a tutti gli Anni Trenta e costituiscono una fonte rilevante per ricomporre e comprendere dall’interno questo tormentato periodo storico che ha segnato la storia ancora recente della nostra città e della regione. Si tratta, solo in parte, di documenti personali; largamente presenti sono lettere, memoriali, documenti ufficiali del P.N.F., fonti governative in grado di lumeggiare le varie fasi e i contenuti di questo conflitto che acquista in tal modo significativo paradigmatico. La donazione, avvenuta grazie anche all’interessamento del Prof. Luigi Ponziani che per primo ha avuto modo di visionare e studiare le Carte Nanni, saranno messe a disposizione degli studiosi non appena l’Archivio di Stato di Teramo ne avrà ultimato il riordino.




Giulianova. Editoria: “Frammenti di un Prigioniero” di Lino Manocchia. Elso Simone Serpentini e Walter De Berardinis curano l’edizione in ricordo del giornalista giuliese detenuto nei lager tedeschi in Germania

Giulianova. Gli scritti del giornalista italo americano Lino Manocchia, pubblicati dalla Artemia Nova Editrice, sono gli appunti inediti scritti dal giornalista giuliese (scomparso nel 2017 negli USA) durante la sua permanenza in un campo degli Internati Militari Italiani (IMI) in Germania.

“Dopo la resa, ci fu una lunga odissea sui vagoni merci. I campi di internamento tedeschi non si potevano definire certamente “umani”, ma meglio della morte erano. Quando ancora oggi mi chiedono perché non scrivo un libro-ricordo di tutte le vicende italiane e americane, rispondo che la storia è quella che è, resta, ma il più delle volte si dimentica.”

Perciò desidero dimenticare anche la Germania ed i suoi lager». Lino Manocchia, giuliese, decano dei giornalisti abruzzesi in America, aveva dato questa risposta per anni, anzi decenni, anche dopo essere diventato un giornalista affermato e scrittore di valore. Incredibile, ma vero: Lino negli anni del suo internamento in un lager tedesco aveva tenuto quasi giorno per giorno un diario, scritto a matita, a volte con segno così debole da risultare quasi illeggibile, e aveva appuntato tutti i drammatici eventi che si erano susseguiti in un’esperienza dolorosa, iniziata all’indomani dell’8 settembre, dopo la resa dell’Italia che aveva fatto diventare nemici gli italiani agli occhi dei soldati tedeschi e accusati di essere “traditori”, alla liberazione all’arrivo degli americani. Quel libriccino, reso smagrito dal gran tempo trascorso per la perdita di non poche pagine e ingiallito in quelle conservate, era rimasto sempre con lui, anche quando era emigrato in America e lo aveva accompagnato fino agli anni di una ancora lucidissima vecchiaia, ma inedito. Era rimasto come un segreto covato gelosamente nel suo cuore e nella sua memoria. Tuttavia quelle pagine riportano alla memoria, rileggendole, giorni memorabili, dal primo giorno di una prigionia insopportabile fino all’ultimo. Le frasi e gli appunti del libriccino, vergate con una povera matita, contenevano riflessioni, pensieri, idee di un naufrago che il destino aveva reso tale, forzandolo a chiedersi ogni giorno quale sorte fosse toccata ai suoi famigliari. Le vicissitudini raccontate nel libriccino non andavano più nascoste. Così Lino anche per un personale rapporto di stima e di affetto con Maria Teresa Orsini, direttrice di Artemia Nova Editrice, glielo spedì da oltre Oceano, da Cambridge in USA, pregandola di curare un’edizione a stampa, insomma di farlo diventare un libro. Lo spedì che stava per compiere 95 anni. Per la casa editrice questo manoscritto era una reliquia, e poi lo affidò per la cura di stampa a due professionisti del settore della ricerca storica sul campo: Elso Simone Serpentini e Walter De Berardinis. Lino fece in tempo solo a vedere e ad apprezzare le prime bozze di questa sua rara e preziosa testimonianza sui lager tedeschi, poco prima di spegnersi, nel marzo 2017, pochi giorni dopo aver compiuto, il 20 febbraio, 96 anni. La sua morte aveva determinato un fermo del progetto editoriale della pubblicazione del suo “Frammenti di un prigioniero”, ma finalmente Artemia Nova Editrice ne annuncia la pubblicazione! A Lino Manocchia, già premiato alla carriera dall’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, è stata istruita la pratica per la concessione di una medaglia d’onore alla memoria essendo stato deportato ed internato in un lager nazista e destinato al lavoro coatto per l’economia di guerra nell’ultimo conflitto mondiale. In appendice al libro, grazie alla ricerca storica di Walter De Berardinis negli archivi tedeschi, polacchi e italiani, sono stati pubblicati tutti i nomi dei soldati giuliesi morti e sopravvissuti ai lager di Hitler: 26 morti e 37 tornati vivi.




Roma. Archivio Museo di Fiume: le radici, di Marino Micich

La Società di Studi Fiumani  e il suo Archivio-Museo storico di Fiume augurano Buon Anno 2022

a tutti gli amici, agli appassionati di storia e ai sostenitori!!

 

NIHIL DE NOBIS SINE NOBIS!

Nulla sarà fatto senza di noi!  

FIUME

Il Testimone nel Silenzio

Le origini dell’Archivio Museo storico di Fiume della Società di Studi Fiumani (fondato nel Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, 1963) 

Un veicolo di storia nazionale ed europea riconosciuto dalla  Legge 92/2004 – Il Giorno del Ricordo  

 

Dal Senatore Leo Valiani all’allora Ministro della Pubblica istruzione Oscar Luigi Scalfaro giunsero, nel 1972, i primi riconoscimenti e tutele.

Marino Micich – 27 dicembre 2021

Il Presidente Giovanni Stelli e il direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume Marino Micich ricordano, con questo articolo, che la Società di Studi Fiumani ha concluso quest’anno 2021 il 61° anniversario della sua rifondazione in esilio a Roma. La prima Società di Studi Fiumani fu fondata a Fiume nel 1923.

L’Archivio Museo storico di Fiume fu istituito dalla Società di Studi Fiumani nel 1963 nel Quartiere Giuliano Dalmata.

La rivista di studi adriatici “FIUME”, sorta nel 1923 a Fiume  dal 1990 viene edita e  curata dalla Società di Studi Fiumani

La Sezione scuola  e università organizza corsi e conferenze gratuiti per le scuole di ogni ordine e grado e master universitari sulla storia di Fiume e l’esodo dei giuliano-dalmati.

Aperto al pubblico dal lunedi al venerdì (ore 15.30-19.30).

Ingresso e consulenze storiche e archivistiche gratuite.

Archivio Walter De Berardinis

L’Archivio Museo storico di Fiume della Società di Studi Fiumani  

Ricordare l’Archivio-Museo storico di Fiume della Società di Studi Fiumani, sorto a Roma nel 1963, vuole essere un ulteriore stimolo per un approfondimento della storia taciuta, comunque sia erroneamente conosciuta, vissuta con grande dignità dalla popolazione fiumana in fuga dalla dittatura comunista jugoslava per conservare soprattutto la propria identità e libertà.

RICONOSCIMENTI STATALI : Istituzione riconosciuta con decreto dell’allora Ministro della Pubblica istruzione on. Oscar Luigi Scalfaro, datato 12 luglio 1972, in cui risulta la qualifica di archivio di “eccezionale interesse storico”.

Nel 1987 la Soprintendenza Archivistica per il Lazio, pose l’Archivio fiumano, per il suo notevole interesse storico, sotto la disciplina di tutela prevista dall’articolo 38 del D.P.R. 30.91963, n. 1409.

La legge 92/2004, istitutiva del Giorno del Ricordo, riconosce all’Archivio Museo storico di Fiume la funzione di bene culturale della storia di Fiume e dell’esodo giuliano-dalmata.

Fiume, archivio Walter De Berardinis

La necessità di salvare la memoria a lungo negata

Molto significative, credo, per cominciare la narrazione dei fatti relativi al mondo della memoria degli esuli fiumani, sono le parole dello scrittore di origini ebraiche Paolo Santarcangeli (1909-1995), esule da Fiume, che nel suo libro “Il porto dell’Aquila decapitata” scrive:

No, nessun ritorno è possibile. Pensiamo piuttosto al perché della nostra assenza, della nostra dispersione nel mondo […]. Lasciamo allora la nostra città nelle stampe antiche e nelle vecchie fotografie, oppure innalziamola nel mondo intangibile dei sogni, facciamone il simbolo del patire umano, di un legame che va al di là dei fatti storici e politici. Scacciamo dai nostri cuori ogni risentimento, ogni sentimento di un’offesa patita e apriamoli piuttosto alla pietà per l’uomo, assai più virile, perché più difficile, perché esige coraggio, fede, pazienza: indeficienter!”.

Con queste nobili parole Santarcangeli ci introduce in un mondo superiore costituito dai valori dello spirito, della comprensione e della solidarietà, senza i quali molte persone, esuli e non, che hanno contribuito alla salvaguardia della memoria in tanti anni trascorsi da quelle tragiche vicende, non avrebbero avuto l’onore né il motivo per operare fino ad oggi. L’esodo da Fiume fu la risposta dei fiumani alla politica liberticida imposta dal regime comunista jugoslavo dopo la seconda guerra mondiale. Oltre il 90% della popolazione di Fiume abbandonò nel giro di pochi anni la città.

Nel corso del tempo, a partire dal 1946, numerose associazioni di esuli fiumani si costituirono in Italia, ma quasi tutte ora non esistono più, come le varie Leghe fiumane, la Società nautica “Eneo”, l’Orchestra d’Archi “Tartini” diretta dal maestro Nino Serdoz; altre invece, come la sezione fiumana del C.A.I. (Club Alpino Italiano), la sezione di Fiume della Lega Nazionale e soprattutto l’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in esilio (sigla AFIM), con sede a Padova, riescono ancora a svolgere, nonostante l’inevitabile calo fisiologico, un’interessante attività. Uno dei punti di forza è il notiziario La Voce di Fiume, sorto nel 1966, pubblicato dall’AFIM, che ancora oggi unisce idealmente il popolo fiumano esule in Italia e nel mondo. Il Presidente attuale Franco Papetti, subentrato recentemente a Guido Brazzoduro, assieme ai rappresentanti del sodalizio partecipano e promuovono iniziative nella città di Fiume, spesso congiuntamente alla Società di Studi Fiumani.

Nel novero delle associazioni fiumane storico-culturali più attive, quella a cui è stato affidato il compito di custodire, di valorizzare e di tramandare alle future generazioni la storia e l’identità culturale fiumana di carattere italiano è appunto la Società di Studi Fiumani con il suo Archivio-Museo storico di Fiume con sede a Roma.

La prima idea di raccogliere in un archivio-museo le memorie di Fiume era sorta già nel 1956, come risulta da una fitta corrispondenza intercorsa tra mons. Luigi Torcoletti e il dott. Nino Perini dopo una bella mostra di cimeli fiumani, ma ci vollero altri anni prima che si giungesse a una iniziativa pratica in tal senso.

Il 27 novembre 1960, dietro espressa iniziativa di Attilio Depoli e altri intellettuali fiumani fuoriusciti, come Enrico Burich, Giorgio Radetti, Gian Proda e Vincenzo Brazzoduro, fu costituita la Società di Studi Fiumani e in un albergo di Roma si riunì per la prima volta l’assemblea generale con il seguente ordine del giorno:

  1. Ricostituzione della Società
  2. Approvazione dello Statuto
  3. Elezione del Presidente e dei consiglieri
  4. Attività futura

Fu deciso di fissare la sede della società a Roma e il primo presidente eletto fu il professor Attilio Depoli; i sei consiglieri votati dall’assemblea furono: Enrico Burich, Carlo Chiopris, Casimiro Prischich, Gian Proda, Giorgio Radetti, Salvatore Samani.

Fiume, archivio Walter De Berardinis

Nel 1963 fu possibile progettare la costituzione di un archivio-museo fiumano grazie ad alcuni locali che l’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati avrebbe messo a disposizione della Società di Studi Fiumani.

Per quanto riguarda lo statuto della Società, gli esuli fiumani che si assunsero la responsabilità di dirigerla redassero un nuovo documento adatto alla nuova realtà storica del momento e fedele al testo di quello in vigore a Fiume nel periodo italiano, che all’articolo 1 diceva: “La Società di Studi Fiumani ha per scopo l’illustrazione della regione fiumana, nonché la raccolta e lo studio dei documenti e dei cimeli che la riguardano”. Successivamente nel 1999 l’art. 1, per ragioni legate ai mutamenti geopolitici in corso nell’ex Jugoslavia, fu così esteso “La Società di Studi Fiumani […] ha per scopo lo studio e l’illustrazione di Fiume, della Liburnia, delle isole del Carnaro e di tutti i territori adriatici di affine cultura, dal più lontano passato ad oggi, nonché la raccolta e la preservazione delle memorie e dei documenti che li riguardano […]”. All’art. 4 dello statuto si fa esplicito riferimento all’Archivio Museo di Fiume:

Ha istituito nella propria sede l’Archivio Museo storico di Fiume, cui ognuno dei soci contribuisce con la propria opera e col versamento di cimeli, documenti, libri e riviste, interessanti la vicenda fiumana.

Sempre nel 1999 fu inserito nello Statuto il testo integrale del Manifesto Culturale Fiumano, sottoscritto da importanti personalità del mondo politico e culturale, tra cui ricordo il Senatore a vita Leo Valiani nativo di Fiume, il prof. Claudio Magris (attuale presidente onorario della Società di Studi Fiumani), gli onorevoli Gianfranco Fini, Luciano Violante e molti altri. Tale documento, redatto dal Consiglio Direttivo della Società di Studi Fiumani, si richiamava al dialogo promosso per lunghi anni, da Amleto Ballarini e con altri esponenti, con la città di origine Fiume (Rijeka-Croazia) ripreso poco prima della dissoluzione della Jugoslavia nel 1991; il Manifesto sottolineava tra le altre cose la volontà di collaborazione del sodalizio fiumano con tutti gli istituti o associazioni presenti nella città quarnerina aventi analoghi fini culturali:

La Società di Studi Fiumani, ben consapevole dell’ineludibile realtà storica di un’identità culturale fiumana di carattere croato, oggi assolutamente prevalente, sollecita la collaborazione di tutti coloro che di tale identità croata si fanno interpreti al fine di realizzare concretamente, nell’ambito della cultura europea, il superamento d’ogni anacronistica contrapposizione e ricostruire così, insieme, la storia della città nel pieno rispetto delle due culture italiana e croata […].”

Ma torniamo un momento indietro. Ricostituita, quindi, nel 1960, la Società di Studi Fiumani di Roma voleva rappresentare la continuazione ideale della società sorta a Fiume nel 1923, quale erede della deputazione di Storia Patria. In quel tempo per poter divulgare le scoperte e l’esito degli studi sulla città e il suo territorio circostante, fu deciso di pubblicare una rivista di studi fiumani con il nome Fiume, che continuò ad uscire dal 1923 fino al 1940. I promotori di questa iniziativa si proponevano, fondamentalmente, di portare a conoscenza dei fiumani la storia della città e del territorio quarnerino. La rivista Fiume, che dal 2000 reca il sottotitolo  di studi adriatici esce regolarmente ed è diretta dal prof. Giovanni Stelli che è anche il presidente della Società di Studi Fiumani, subentrato nel 2017 ad Amleto Ballarini.

Il primo presidente del sodalizio a Fiume fu Guido Depoli, mentre tra i consiglieri vi erano Attilio Depoli, Arturo Meichsner, Silvino Gigante, Salvatore Samanich, Antonio Smoquina, Edoardo Susmel, e altri. Queste, dunque, le radici più antiche del sodalizio sorto in esilio.

Nel 1964, a Roma, venne finalmente inaugurata la sede definitiva della Società di Studi Fiumani, che ottenne in affitto dall’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliano Dalmati un immobile sito in via Antonio Cippico n. 10 e inserito nell’ambito del Quartiere Giuliano Dalmata di Roma (zona Eur-Laurentina). Nella medesima sede fu costituito l’Archivio Museo Storico di Fiume. Il progetto dell’Archivio Museo non nasceva in base a un piano prestabilito, ma era il frutto del desiderio di raccogliere e salvare dall’incuria e dalla dispersione gli aspetti più importanti del patrimonio culturale fiumano. Scriveva così Enrico Burich, intellettuale fiumano, nel 1963:

I fiumani devono avere un ricettacolo in cui deporre quanto possa ricordare il proprio passato. Ricordi delle nostre lotte vicine e lontane, della nostra attività in campo culturale ed economico, le reliquie dei nostri antenati che ebbero modo di distinguersi per il bene della nostra città, le immagini dei nostri caduti e dei nostri volontari nella lotta per la nostra italianità, le opere dei nostri artisti, piccoli o grandi che siano, sempre ugualmente cari. Ricostruiremo anche il volto della nostra città coll’aiuto di riproduzioni, di rilievi topografici di ogni tempo […] Vogliamo riveder le calli e le piazzette della Cittavecchia, le nostre chiese, e poi il nostro Corso, le vie principali, i nostri moli, il nostro teatro e […] il nostro cimitero con i monumenti, i cipressi, le nostre tombe […] Rimarrà ancora tra noi, in vita, quanto ancora noi portiamo nei nostri cuori dell’indimenticabile nostra Fiume.

Parole intense e commoventi queste di Enrico Burich che vanno contestualizzate nel periodo in cui vennero espresse, quando cioè alla maggior parte degli esuli fiumani era ancora precluso dalle autorità jugoslave il ritorno, anche a semplice scopo turistico, nella propria città.

Venne, perciò, rivolto un appello ai fiumani residenti nelle varie città italiane e nel resto del mondo e, con l’aiuto fondamentale delle Leghe fiumane, sorte un po’ ovunque in Italia, iniziò a pervenire a Roma una grande quantità di materiale librario, documentale e fotografico, assieme a cimeli e testimonianze di ogni genere. Fu deciso allora dal Consiglio Direttivo della Società di Studi Fiumani di ordinare l’Archivio Museo di Fiume per settori:

  • Ilsettore per la conservazione e l’esposizione di cimeli, fotografie, bandiere, manifesti e quadri (si conservano opere dei fratelli Carlo e Marcello Ostrogovich, Giorgio Simonetti, Giovanni Butcovich, Oloferne Collavini, Carminio Butcovich-Visintin, Arrigo Ricotti, Romolo Venucci, Tassilo de Guyito, Riccardo Gigante e altri);
  • Lasezione biblioteca, che possiede oltre 6.000 volumi (catalogati informaticamente, sistema SBN) riguardanti la storia di Fiume, dell’Istria e della Dalmazia dalle origini ai giorni nostri;
  • La sezione dedicata all’emerotecanella quale sono conservate le annate delle riviste e dei quotidiani pubblicati a Fiume fino al 1947: Termini, Delta, Il Popolo, La Bilancia, L’Eco di Fiume e altri; e i giornali e le riviste dell’associazionismo dell’esodo giuliano, fiumano e dalmata come La Voce di Fiume, L’Arena di Pola, Difesa Adriatica, Rivista Dalmatica, ma anche i Quaderni giuliani di storia o gli Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno e il Vijesnik dell’Archivio di Stato di Fiume-Rijeka. Vi si conserva anche l’unica copia esistente del primo giornale stampato a Fiume, nel 1813, le Notizie del Giorno.
  • Ilsettore archivistico per la visione di manifesti, cartine geografiche e proclami d’epoca.
  • Il settore archivistico riservato ai documenti provenienti da importanti personalità fiumane come: Michele Maylender (podestà di Fiume nel periodo austro-ungarico), Riccardo Zanella (Presidente dello Stato Libero di Fiume), Antonio Grossich (medico e senatore del Regno d’Italia) con il carteggio originale tra lui e Gabriele d’Annunzio, Andrea Ossoinack (ultimo deputato fiumano al parlamento di Budapest) e tanti altri. In questo settore c’è anche l’importante documentazione del silurificio “Whitehead” sorto proprio a Fiume nel XIX secolo. Nonostante le molte difficoltà, la Società di Studi Fiumani è riuscita da qualche tempo a condividere la descrizione archivistica con altri importanti istituti (Istituto Luigi Sturzo, Istituto Fondazione Antonio Gramsci, Fondazione Lelio Basso, Fondazione Ugo Spirito, ecc.) nell’ambito del progetto “Archivi del Novecento”.
  • Il settore delfondo Esodo che comprende oltre 1.500 fascicoli nominativi di esuli fiumani, istriani e dalmati, le carte della Casa della Bambina giuliana e dalmata di Roma e del Quartiere Giuliano-Dalmata, con una documentazione parziale emessa dall’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliano-Dalmati.
  • Il settore che ospita l’archivio fotografico, la raccolta filatelica e l’archivio topografico.
  • Il settore informatico con un apposito sito internet: www.fiume-rijeka.it.

Manifesto nella mostra permanente

Un’importante evoluzione nel sistema di conservazione e di catalogazione è stata realizzata con l’informatizzazione del materiale librario e documentale, che permette una più facile e rapida consultazione da parte dei ricercatori (sistema ISBN e partecipazione al progetto informatico della Regione Lazio – Memoria Lazio 900). Esiste anche la possibilità di visionare materiale audiovisivo sull’Istria, Fiume e la Dalmazia, atto a sensibilizzare gli studiosi e i visitatori dell’Archivio Museo sulla storia e sulla realtà delle terre adriatiche orientali.

L’Archivio-Museo storico di Fiume, nel 1972, fu oggetto dell’accurata visita di un ispettore del Ministero per la Pubblica Istruzione che compilò una relazione favorevole, alla quale seguì l’emanazione di un decreto dell’allora Ministro della Pubblica istruzione on. Oscar Luigi Scalfaro, datato 12 luglio 1972, con il quale si concedeva all’Archivio-Museo storico di Fiume la qualifica di archivio di “eccezionale interesse storico” e lo si poneva sotto la tutela delle leggi dello Stato. Successivamente, il 20 febbraio 1987, dopo un ulteriore sopralluogo, fu emanata un’ulteriore dichiarazione della Soprintendenza Archivistica per il Lazio, che poneva l’Archivio fiumano, per il suo notevole interesse storico, sotto la disciplina di tutela prevista dall’articolo 38 del D.P.R. 30.91963, n. 1409.

Tuttavia questi riconoscimenti rimasero per lunghi anni sulla carta e non aiutarono molto gli esuli fiumani nell’opera di conservazione. Da qualche anno  molte cose sono cambiate: oltre alla ricordata Legge “Il Giorno del Ricordo”, esiste anche un’altra legge dello Stato, la ex Legge n. 72/2001 e successive modificazioni , “Interventi a tutela del patrimonio culturale spirituale degli esuli istriani, fiumani e dalmati”, che sostiene le attività del sodalizio e delle altre associazioni di esuli sparse un po’ in tutta l’Italia.

Molto importante l’attività di divulgazione storica promosse dall’Archivio-Museo storico di Fiume nelle scuole e le attività di ricerca della Società di Studi Fiumani svolte in collaborazione con varie università. Un’attività che dal 2004 è cresciuta  in maniera esponenziale, grazie anche alle opportunità offerte dal Ministero dell’Istruzione, che ha istituito un tavolo permanente con varie associazioni degli esuli per lo studio e la divulgazione della storia del confine orientale. Purtroppo in Italia, per la conservazione e tutela del materiale storico,  tutto è stato fatto con grave ritardo e con la dispersione dell’esodo un’enorme quantità di materiale documentale, fotografico e librario è ormai andata perduta. A Trieste, fortunatamente è stato istituito il Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata curato dall’IRCI, anche esso figura quale istituzione riconosciuta dalla L. 92/2004. Molto interessante anche l’attività svolta dal Centro di Documentazione Multimediale di Trieste e dalle due Società Dalmate di Storia Patria a Venezia e a Roma. Ovviamente le numerose associazioni ANVGD, Coordinamento Adriatico, Associazione delle Comunità Istriane, Unione degli Istriani, ecc. conservano anch’esse materiali di interesse archivistico e biblioteche ben fornite. A Roma è stata istituita nel 2010, la Casa del Ricordo gestita dalla Società di Studi Fiumani con l’ANVGD di Roma, che rappresenta un solido punto di riferimento anche documentale.

L’ Archivio-Museo storico di Fiume, dopo tanti anni di silenzi  e di difficoltà, rappresenta ormai una solida realtà in Italia capace di ben documentare in maniera organizzata e fruibile la storia del grande esodo della comunità giuliano-dalmata, testimone e protagonista di una storia di italianità plurisecolare. Il futuro è sempre incerto, ma con tale opera gli esuli fiumani lasceranno alla comunità nazionale italiana un patrimonio di grande valore e una testimonianza di amore per le proprie radici dopo la  grande tragedia dell’esodo.

a cura del Direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume MARINO MICICH