Giulianova. Una Buona Pasqua di 85 anni fa: ritrovata una cartolina durante la guerra civile in Spagna.

Buona Pasqua di 85 anni fa. Una singolare e particolare cartolina di Buona Pasqua partita da Giulianova il 7 aprile 1938 per gli auguri (il 17 aprile 1938 Pasqua) al Tenente Cappellano militare Tesoro o Teodoro Fascioli (Don o frate) diretta nell’ospedale da campo n° 8 – posta speciale 500. Affrancata con 4 francobolli da 5 centesimi della serie “imperiale” messi in circolazione dal 1929. In quel periodo la cartolina illustrata con 5 parole scritte veniva affrancata con 20 cent.. Tutta la posta italiana diretta in Spagna partiva da “Napoli concentramento” e censurata a Malaga. Recentemente, tramite un collezionista spagnolo, sono riuscito a trovare la cartolina a Madrid dopo 85 anni.




Campobasso. Il lato oscuro del Mezzogiorno durante la Seconda Guerra Mondiale: una mostra che svela i campi di concentramento fascisti in Abruzzo e Molise, con una lectio magistralis di Marta Verginella dell’Università di Lubiana

 

Campobasso: il 13 aprile 2023, alle ore 10:00, presso l’atrio del Dipartimento Giuridico dell’Università degli Studi del Molise, in Viale Alessandro Manzoni, 86100 Campobasso CB, si terrà l’inaugurazione della mostra storico-documentaria “I campi di concentramento fascisti in Abruzzo e Molise dal 1940 al 1943”, con il patrocinio del Comune di Campobasso e del Comune di Casoli (CH).

 

La mostra, curata da Giuseppe Lorentini, Kiara F. Abad Bruzzo, Gianni Orecchioni, Nicola Palombaro e con l’aggiunta di cinque nuove sezioni curate da Fabrizio Nocera, Costantino Di Sante e Mattia Crocetti, ha lo scopo di documentare e rendere fruibile a tutti i cittadini il sistema concentrazionario italiano durante la Seconda guerra mondiale, nello specifico negli anni 1940-1943. Saranno presentati, attraverso un percorso didattico di assoluto rigore scientifico e arricchito da documenti storici, 19 pannelli di grandi dimensioni che evidenzieranno come l’Abruzzo e il Molise siano state le regioni prescelte dal regime fascista per attuare il suo sistema di internamento civile durante le contingenze belliche.

La mostra darà particolare rilievo alla presenza di ebrei stranieri, di antifascisti, di rom e sinti, oltre alle numerose persone deportate dalla ex Jugoslavia, tra cui il pittore sloveno Ljubo Ravnikar che, con i suoi acquerelli, ha raffigurato scene di vita del campo di concentramento di Casoli in cui fu internato.

 

Inoltre, presso l’Aula Magna, si terrà una conferenza con una Lectio Magistralis della professoressa Marta Verginella dell’Università di Lubiana, dal titolo “Vendetta offesa: donne e uomini sloveni ricordano i campi fascisti italiani”. Il programma della conferenza prevede i saluti istituzionali del Rettore dell’Università degli Studi del Molise, del Sindaco di Campobasso e del Sindaco di Casoli (CH). Altresì, si terranno gli interventi di Giovanni Cerchia sull’introduzione, di Costantino Di Sante sul sistema concentrazionario fascista, di Giuseppe Lorentini sui documenti e i monumenti del memoriale di Casoli e di Fabrizio Nocera sul Molise e la memoria dei suoi campi fascisti.

 

L’evento rappresenta un’importante occasione per approfondire la conoscenza della storia italiana durante la Seconda guerra mondiale, in particolare dell’esperienza dei campi di concentramento fascisti in Abruzzo e Molise. La mostra rimarrà esposta presso dal 13 aprile al 30 novembre 2023 e sarà visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì dalle ore 8:00 alle 20:00.




Giulianova. 100 anni: l’Aeronautica Militare Italiana celebra il secolo dalla fondazione. Giulianova ricorda i caduti e ringrazia la sezione Marinucci.

Cento anni fa, il 28 marzo 1923, nasceva l’Aeronautica Militare Italiana, istituita come forza armata dell’Aria, indipendente e autonoma. Giulianova, in particolar modo, ricorda i suoi caduti dell’aria con il monumento dei Caduti del mare e dell’aria, recentemente restaurato e ricollocato nella nuova piazza Dalmazia. In occasione della fondazione dell’arma azzurra, l’ Amministrazione Comunale ricorda i caduti giuliesi e ringrazia la sezione Marinucci dell’ Associazione Arma Aeronautica Teramo-Giulianova , per il fattivo impegno e partecipazione che ogni anno dimostra nella ricorrenza del 4 novembre. Caduti giuliesi: il capitano pilota Francesco Bargagna; l’ aviere Domenico Canzari; l’aviere scelto Mario Di Pietro; l’aviere Alberto Manocchia; l’ aviere scelto marconista Ernesto Marinucci; l’ aviere Pierino Sponcichetti.

Nel 1923 nasceva l’Aeronautica Militare italiana con il decreto regio n. 645 (E’ costituita la Regia Aeronautica che comprende tutte le forze  aeree militari del Regno e delle Colonie), ne venne decretata la nascita, come forza armata dell’Aria, indipendente e autonoma.

Dalla ricerca di Walter De Berardinis: il Capitano pilota Francesco Bargagna, pluridecorato al valor militare (2 medaglie di Bronzo e due d’Argento, e 5 croci di guerra, disperso nelle acque della Baia di Bougie (Algeria) il 23 maggio 1943 con il suo aereo appartenente al 89° Gruppo autonomo aerosiluranti. L’aviere Domenico Canzari, della 9° divisione Orvieto, disperso in Albania dopo i noti fatti dell’8 settembre 1943, probabilmente catturato e ucciso dalle unità tedesche. L’aviere scelto Mario Di Pietro,  disperso nell’affondamento della nave Città di Palermo (incrociatore ausiliario 1930), colpito dal sommergibile inglese Proteus, davanti alle acque greche il 5 gennaio 1942. L’aviere Alberto Manocchia, reparto aeronautico di Ancona, deceduto per malattia contratta in servizio a Roma il 13 giugno 1945. Aviere scelto marconista, Ernesto Marinucci, medaglia di bronzo al valor militare, disperso il 28 novembre 1942 nelle acque della Baia di Bougie (Algeria) con il SM 79 della 283° squadriglia  dove morirà anche il Capitano Bargagna. L’aviere Pierino Sponcichetti, morto per malattia contratta in servizio il 15 maggio 1940 a Giulianova.




Ercole Luciani, il poeta atriano caduto nell’oblio.

Ercole Luciani, il poeta atriano caduto nell’oblio.

Di Walter De Berardinis

Nell’era di internet, dove un mare magnum di notizie ti fa perdere l’orientamento, certe volte scopri autori quasi del tutto sconosciuti al grande pubblico, soprattutto se nati nel finire dell’800 e con una forte carica di oblio che ne ammanta l’intera esistenza. Il caso dell’eclettico atriano Ercole Luciani è veramente singolare. Mentre cercavo alcune notizie storiche sui letterati giuliesi vissuti tra il finire dell’ottocento e gli inizi del novecento, ecco che mi compare una recensione della rivista “Picenum” – rivista marchigiana illustrata diretta dalla scrittrice e giornalista marchigiana Nada Peretti (anche lei caduta nell’oblio) – dell’aprile 1913. Nell’articolo veniva citato un brillante oratore presente alla serata futuristica indetta il 13 aprile nei locali del Circolo culturale “Novana” di Portocivitanova, paragonandolo proprio al più famoso Marinetti, con una conclusione al quanto audace per quei tempi: “ il Luciani ha il pregio della sincerità. Pregio rarissimo ai nostri tempi, e una base, ci perdonino i… saggi, di… saggezza. Non per nulla il “Picenum” ha sempre concesso una sua pagina ai versi futuristi.” La sincerità e l’intraprendenza letteraria di questo giovane atriano colpì sicuramente un altro collega affermato come il giornalista napoletano Teodoro Rovito (Theo) del “Roma” che lo inserirà nella seconda edizione del volume “Letterati e giornalisti italiani contemporanei – dizionario bio-bibliografico” edito dallo stesso autore nel 1922 a Napoli. Proprio nel dizionario compariva la voce: “nato ad Atri nel 1884 e domiciliato a Giulianova”. Questo mi ha dato lo spunto per incuriosirmi e indagare sullo “sconosciuto” poeta di Atri. Lui era già reduce da un piccolo successo con “Mamma!…: novellina semplice”, edito nel 1907 per la Tip. Ed. Sannitica di Agnone e “Rintocchi”, edito nel 1920 per la Casa editrice del Lauro di Teramo. Quest’ultimi versi furono accolti favorevolmente dalla critica, tanto che il famoso poeta e romanziere romagnolo, Marino Moretti, dichiarò: “…dei molti volumi e volumetti di versi ricevuti, quello che preferisco è il suo (Luciani, ndr): versi, veri versi e molto spesso poesia. Un suo verso mi è rimasto nell’ anima : « Soffro, sorella, di malinconia ». E’ il male di cui soffriamo tutti!».” Ma di lui avevano già recensito critici e poeti di chiara fama come: Giuseppe Lipparini, Adolfo De Bosis, Fausto Maria Martini, Salvatore Di Giacomo, Angiolo Silvio Novaro, Enrico Cavacchioli, Olindo Giacobbe, ed altri. Sempre nel dizionario, ma di cui non abbiamo certezza dell’avvenuta pubblicazione, si dava annuncio dell’uscita di: “Il demone che ride” e “Concubina”. All’epoca, siamo alla vigilia dell’avvento del fascismo, collaborò con il  Giornale d’Italia, Nuova Lettura dello Streglio di Torino diretta allora da uno scrittore brillantissimo come Carlo Dadone; Il Paese di Roma, l’Idea Abruzzese di Castellamare Adriatico e in tante riviste letterarie. Non trascurò neanche il teatro come autore ed interprete scrisse: “La rivolta”, dramma in due atti mandato in scena per la prima volta nella sua città natia al Teatro Comunale di Atri; successivamente interpretò “Papirio” una commedia di Filippo Casari e l’operetta “Tromperie” del Maestro Bernardino Lanzi.

Ercole Ulrico Giuseppe Luciani era nato ad Atri alle 23,30 del 28 marzo 1884 da Carlo e Marina Vincenza Teresa Ricci, essendo figlio di benestanti fu mandato a studiare nel collegio Boccarini di Amelia (Terni) e successivamente quello di Terni, qui coltivò la passione per la musica imparando a suonare il violino, la chitarra e mandolino ed anche nella scrittura della musica. Il 15 settembre 1905, la rivista “Il Concerto” di Bologna, lo premierà per aver scritto “Torna, petite valse romantique” per chitarra e mandolino. Diplomatosi ragioniere, successivamente entrò nelle ferrovie statali ed approdò sulla costa adriatica, come Capostazione tra le Marche e l’Abruzzo. Il 15 luglio 1911 sposa, nella casa nella borgata di Rosburgo del comune di Montepagano (oggi Roseto degli Abruzzi – in Via Regina Elena al numero 5), alle ore 18,30, per indisposizione della sposa, Emma Lidia Celommi, figlia del già famoso pittore Pasquale. L’anno successivo nasce Vera, nel 1915 Bianca e nel 1918 Carlo. A causa della sua intensa attività letteraria e di qualche articolo inviso al regime, nel 1928 il pretore di Torre dei Passeri lo multa per aver violato gli articoli 112 e 114 del Regio Decreto, Legge del 14 aprile 1927, n° 593 sulla pubblica sicurezza. Da questa esperienza verrà schedato dalla polizia nel casellario politico centrale “Ferrovieri e sovversivi”. Ma già qualche problema lo aveva avuto anni prima quando, nel 1923, sempre per la sua attività giornalistica, viene spedito di gran fretta alla stazione di Sella di Corno di Scoppito (AQ) con la moglie e i tre figli piccoli. Il primo letterato famoso che gli andrà a far visita, per una battuta di caccia, sara il drammaturgo Luigi Antonelli. Sarà  subito ribattezzata da lui in “Cornisella”, lo stesso titolo che verrà usato, nel luglio 2020, dalle nipoti: Emma, Silvia e Rosaria Luciani, per dare alle stampe il pregevole libro “Cronache di Cornisella – diario di un capostazione al confino”. Un libro scritto in memoria di quel nonno che, come scrivono le nipoti, era stato però giovane e vivace, coraggioso ed eclettico, amante della compagnia, promotore di eventi culturali e ricreativi. Nel libro emerge, dalle stesse parole dell’autore del racconto, la descrizione in una prosa di altri tempi dove rivive la stazione di Sella di Corno e il territorio aquilano di oltre 100 anni fa. Dopo aver lavorato anche al nord d’Italia, tra il Piemonte e la Lombardia, Ercole tornerà a vivere da pensionato a Roseto degli Abruzzi dove si spegne nel 1957 (la moglie Emma lo aveva lasciato l’anno prima). Quest’articolo non sarebbe mai uscito se il mare magnum di internet non mi avesse messo sulle tracce della nipote Emma, una delle nipoti del poeta dimenticato, la stessa che da Londra mi spedì il libro e mi ha concesso oggi l’uso di alcune e preziose foto di famiglia del giornalista e poeta atriano che abbiamo riscoperto e fatto tornare agli onori della cronaca che gli compete.

Walter De Berardinis

(C) giulianovanews.it – 27 marzo 2023

Indirizzo web testo https://www.giulianovanews.it/2023/03/ercole-luciani-il-poeta-atriano-caduto-nelloblio/

 




Casoli (CH). La Professoressa Marta Verginella visita Casoli per riconoscere il lavoro di recupero della memoria dell’ex campo di concentramento fascista

 

 

La città di Casoli  annuncia la visita della Prof.ssa Marta Verginella, ordinaria di Storia Contemporanea presso l’Università di Lubiana, accompagnata dal dottorando Giuseppe Lorentini e dallo storico Costantino Di Sante, entrambi dell’Università degli Studi del Molise. La visita è prevista per la mattina del 14 aprile 2023.

 

La visita è stata organizzata sotto la supervisione scientifica del professor Giovanni Cerchia, Direttore del Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi del Molise.

 

La ragione principale della loro visita è la Piazza della Memoria e il lavoro di recupero della storia e della memoria dell’ex campo di concentramento fascista di Casoli. La Prof.ssa Verginella desidera complimentarsi con l’amministrazione comunale per il lavoro svolto.

 

L’occasione rappresenterà un importante momento di scambio culturale e accademico tra le istituzioni coinvolte, e permetterà di rafforzare ulteriormente i legami tra Casoli e le università.

 

L’amministrazione comunale è lieta di accogliere la Prof.ssa Verginella e il suo staff e di condividere con loro l’impegno nella conservazione della memoria storica.

 

Il Sindaco Tiberini si dichiara onorato di ospitare la Prof.ssa Verginella e i dottorandi, e si augura che questa visita possa rappresentare un ulteriore passo verso la promozione della storia e della cultura del territorio.

 




Giulianova. Nell’edizione italiana del libro “Cronache dal disordine” di Teresa Cremisi anche la vicenda giuliese della Wagner

La donna tedesca morta a Giulianova il 14 gennaio 1945 ritrovata negli archivi comunali dal ricercatore Walter De Berardinis

Nella versione italiana (ampliata) la raccolta degli articoli della giornalista italo-francese

Giulianova. Da pochi giorni (14 marzo), per la casa editrice La Nave di Teseo, nella collana “I Fari”, è uscita l’edizione italiana “Cronache dal disordine” dell’autrice italo-francese Teresa Cremisi. L’edizione italiana – come lei dichiara nella prefazione – rispetta lo spirito dell’edizione francese aggiungendo molti articoli finora mai pubblicati in un volume. La vicenda della coppia tedesca, Ignaz Hain (ebreo, morto nel campo di concentramento di Mauthausen l’8 marzo 1945) e Margarete Wagner (cattolica, morta nell’ospedale di Giulianova il 14 gennaio 1945), vissuta durante la Seconda Guerra Mondiale a Tossicia e Civitella del Tronto, era stata già pubblicata sul libro “Chroniques du désordre” per la collana “Folio” della casa editrice francese Gallimard il 10 giugno 2021, dove venivano raccolti i principali articoli dal 2018. L’articolo era uscito, dopo che già il Corriere della Sera si era occupato della vicenda (6 novembre 2020), a firma del giornalista Nicola Catenaro, sul principale settimanale francese “Le Journal du dimanche” del 22 novembre 2022 per la rubrica “actualité Sociétè” con il titolo “La valise oubliée”. Nata ad Alessandria d’Egitto, Teresa Cremisi vive tra Parigi e Milano. Ha lavorato per vent’anni da Garzanti e curato numerose edizioni di classici. Direttore editoriale di Gallimard dal 1989 al 2005, ha poi guidato per più di dieci anni le edizioni Flammarion; attualmente è presidente di Adelphi. Il suo romanzo La Triomphante è stato pubblicato nel 2016; è uscita nel 2022 una nuova edizione del Processo di condanna di Giovanna d’Arco da lei curato. Grazie alle ricerche storiche, portate avanti da Walter De Berardinis, la vicenda tragica della coppia tedesca è arrivata al grande pubblico perché perseguitata prima dal nazismo in Germania e poi dal fascismo in Italia. Il lavoro certosino di ricostruzione dell’intera vicenda è stato reso possibile grazie alla consultazione dei documenti conservati negli archivi pubblici e nel Museo Nina di Civitella del Tronto diretto da Guido Scesi, con la collaborazione di Giuseppe Graziani sulla storia del campo d’internamento fascista di Civitella. Recentemente, per la stessa vicenda storica, la presidente dell’Università della terza età e del tempo libero di Giulianova, prof.ssa Nadia Potenza, ha ospitato De Berardinis per una giornata divulgativa.




PESCARA. PERCHÉ IL FASCISMO E’ NATO IN ITALIA. PRESENTAZIONE DEL VOLUME DI MARCELLO FLORES E GIOVANNI GOZZINI

 

Sarà presentato giovedì 16marzo 2023,nel corso di un evento pubblico organizzato on line dalla Fondazione Brigata Maiella,il volume di Marcello Flores e Giovanni Gozzini, Perché il fascismo è nato in Italia(Laterza, 2022).La presentazione è inserita nella Rassegna “Questione di Resistenze”, che vuole favorire la conoscenza dei più aggiornati prodotti della ricerca storica sui fenomeni plurali delle Resistenze.

 

Il fascismo è da sempre al centro dell’attenzione degli storici, che ne hanno studiato tutte le caratteristiche e le articolazioni. A un secolo dalla marcia su Roma, una domanda continua ad appassionare e dividere gli studiosi: perché il fascismo è nato proprio in Italia?

Perché il fascismo? E perché in Italia? Proprio nel nostro paese si è imposto un regime dittatoriale che ha proposto una formula politica che è stata presa a modello non solo in Europa e continua a esercitare un suo fascino sinistro.

Muovendo da un quadro comparativo internazionale e avvalendosi degli strumenti offerti dalle scienze sociali: dall’economia, dalla politologia, dalla sociologia e dalla psicologia, il libro offre molteplici risposte. La prima rimanda inesorabilmente all’incapacità da parte dello Stato liberale di affrontare le trasformazioni introdotte dalla Grande guerra.

 

Dopo i saluti introduttivi del Presidente dalla Fondazione Brigata Maiella, Nicola Mattoscio, discuterà con l’autore Marcello Flores, Emanuele Felice, professore ordinario di politica economica presso la Libera università di lingue e comunicazione IULM di Milano.

L’evento sarà visibile il 16marzo 2023 dalle ore 17.30 sul profilo Facebook della Fondazione Brigata Maiella al seguente link https://www.facebook.com/Fondazione-Brigata-Maiella-1594887637406894

 

Marcello Floresha insegnato Storia contemporanea nelle Università di Trieste e di Siena. Si è occupato di storia dei totalitarismi e di storia dei genocidi. Tra i suoi ultimi lavori si annoverano: Storia della Resistenza (con Mimmo Franzinelli, 2019) e, con Giovanni Gozzini, Il vento della rivoluzione. La nascita del Partito comunista italiano (2021).

Emanuele Felice è un saggista, storico dell’economia e docente universitario. Ha collaborato con testate come La Stampa, Repubblica e L’Espresso. Si occupa in prevalenza della storia economica d’Italia e del rapporto fra capitalismo e democrazia. Ha pubblicato diversi saggi, tra cui: Perché il Sud è rimasto indietro (2013 e 2016), Ascesa e declino. Storia economica d’Italia (2015 e 2018), Storia economica della felicità (2017), Il sud, l’Italia, l’Europa. Diario civile (2019), Dubai, l’ultima utopia (2020), La conquista dei diritti. Un’idea della storia (2022).

 

 

Fondazione Brigata Maiella
Corso Umberto I, 83 65122 Pescara 085.4219109
www.fondazionebrigatamaiella.it




San Gabriele. 31° raduno degli alpini abruzzesi

 

Domenica 5 marzo 2023 il santuario di San Gabriele (Teramo) ospiterà il 31° raduno degli alpini abruzzesi, in ricordo dei caduti di Selenyj-Jar (Russia) durante la campagna di Russia del 1942. Si prevede la partecipazione di migliaia di ex alpini provenienti soprattutto dall’Abruzzo, ma anche da altre regioni italiane e varie delegazioni dall’estero.

L’incontro, organizzato dall’associazione nazionale alpini (A.N.A.), sezione “Abruzzi”, e dal Gruppo di Isola del Gran Sasso (Teramo), avrà inizio alle ore 9 a Isola del Gran Sasso con il raduno degli alpini; seguirà un lunghissimo corteo verso il santuario. Alle ore 12 le penne nere parteciperanno ad una messa in suffragio dei caduti della campagna di Russia, presieduta da monsignor Orlando Antonini, arcivescovo aquilano, già nunzio apostolico vaticano. Al raduno, che riveste carattere nazionale, parteciperanno varie autorità politiche e militari.

Dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia covid-19 (nel 2020, 2021 e 2022 si sono tenuti raduni limitati), quest’anno si riprende la tradizionale e imponente festa delle penne nere che sfileranno in un interminabile corteo da Isola del Gran Sasso al santuario. Il raduno sarà anche l’occasione per ringraziare gli alpini per il grande sostegno dato in tutta Italia durante la crisi pandemica. Al contempo dagli alpini si eleverà un coro unanime in favore della pace in Ucraina. Al raduno sarà presente anche l’ultimo reduce della campagna di Russia, Alfredo Di Pasquale, che ha da poco festeggiato i 100 anni.

Il raduno di domenica sarà preceduto da alcuni eventi:

Venerdì 3 marzo, alle ore 20, nell’antica basilica di San Gabriele, si terrà un concerto di cori alpini per celebrare il 9° Memorial “Francesco Sfrattoni”. Si esibiranno i cori alpini di Passons (Udine), Pescasseroli (L’Aquila) e Isola del Gran Sasso.

Sabato 4 marzo, alle ore 17.30, presso la sala convegni del Museo Stauròs del santuario, si terrà un incontro con alcuni studiosi e testimoni della celebre battaglia di Selenyj-Jar.

 




MUORE A 102 ANNI GILBERTO MALVESTUTO, L’ULTIMO UFFICIALE DELLA BRIGATA MAIELLA

2 marzo 2023

 

 

Comandante della sezione mitraglieri, il 21 aprile 1945 fu tra i primi ad entrare a Bologna

 

di Goffredo Palmerini

 

L’AQUILA–E’ deceduto ieri(1° marzo) a Sulmona, all’età di 102 anni – li avrebbe compiuti il 17 aprile –Gilberto Malvestuto, l’ultimo ufficiale ancora vivente della gloriosa Brigata Maiella. Combattente nella Guerra di Liberazione, è stato un lucido testimone di quella lotta per la libertà specie nei confronti dei giovani, cui consegnava un messaggio autentico di storia vissuta, di impegno civile, d’amor patrio e di forte invito a difendere i princìpi e i valori della Costituzione repubblicana. Di questa appassionata testimonianza della Resistenza, della guerra di Liberazione dal nazifascismo, dei valori della libertà edella democrazia conquistati con il sacrificio di tante vite degli italiani, Gilberto Malvestuto ne ha fatto ragione di vita. Tutti i giorni della sua lunga esistenza egli ha conservato la freschezza della testimonianza e il dovere della memoria da trasmettere alle giovani generazioni, insieme alla limpidezza dell’impegno a preservare la pace, rifuggendo dalla vendetta e dall’odio. Per la forza e la continuità nel testimoniare la lotta di Liberazione dal nazifascismo e la storia della Brigata Maiella Malvestuto era diventato un punto di riferimento per studiosi, storici e per il mondo dell’informazione scritta e televisiva.

 

La sua infallibile memoria, la ricchezza della documentazione posseduta e curata con certosino zelo erano ormai considerata una certezza, specie quando era rimasto l’unico ufficiale della Brigata Maiella ancora in vita al quale, peraltro, sebbene l’età avanzatissima, non difettava la compiutezza e la precisione degli accadimenti bellici di cui era stato protagonista. Posso peraltro riferire almeno due fatti che danno percezione del suo zelo nel rendere onore alla storia della Brigata Maiella. Il primo, nella seconda metà degli anni Settanta, allorché promuoveva l’intitolazione d’una via dell’Aquila ad Ettore Troilo. Ne aveva parlato con un esponente d’un partito di sinistra, ma l’esito tardava ad arrivare. Me ne riferiva con rammarico. Ero suo collega e amico, lavoravo alla stazione dell’Aquila, ma dal 1975 ero anche Consigliere comunale dell’Aquila e capogruppo della Democrazia cristiana. Gilberto mi scrisse anche una lettera per esporre le giuste ragioni della proposta, delle quali peraltro ero pienamente convinto. Ne parlai con il sindaco, il Sen. Ubaldo Lopardi, il quale concordò e mi incaricò di seguire l’iter del provvedimento, che non tardò ad arrivare a soluzione. Qualche tempo dopo, andata in porto l’intitolazione, alla soddisfazione di Malvestuto seguì anche una bella lettera del figlio di Ettore Troilo, Carlo, che ancora conservo tra le mie carte.

 

L’altro fatto riguarda gli anni dopo il terremoto del 2009. Malvestuto, prima del sisma, aveva avuto dalla Presidente della Provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane, la disponibilità dell’ente a pubblicare un volumetto di sue memorie e di storia della Brigata Maiella, tanto che aveva affidato il manoscrittoe un ricco corredo di documenti e immagini in originale, tratti dal suo archivio personale e conservati presso gli uffici della Provincia, adiacenti la Biblioteca Tommasi. Là dov’era stato il Liceo classico “Cotugno” c’era l’assessorato provinciale alla cultura, che avrebbe curato la pubblicazione. Il terremoto del 6 aprile 2009, come aveva squassato l’intera città, aveva particolarmente infierito su quello storico palazzo, già convento francescano, con il crollo di tetti e soffitti. Gilberto non si dava pace che risultasse irrecuperabile, sotto le macerie, non solo il manoscritto, ma soprattutto l’ampia documentazione originale che aveva fornito. Non ebbi alcuna possibilità d’aiutarlo e tuttavia compresi quale attaccamento egli avesse per ogni elemento costitutivo del suo archivio e della sua memoria. Fortunatamente parte di documentazione l’aveva conservata in copia, ma quell’assillo lo perseguitò per diversi anni. Numerose le nostre frequentazioni, specie quando arrivava in treno a L’Aquila, passava negli uffici di stazione a salutarmi. Conservo un magnifico ricordo di lui, della sua gentilezza e dei valori per i quali ha sempre lottato e vissuto.

 

Gilberto Malvestuto era nato a Sulmona il 17 aprile 1921. Primo di sette figli di Gabriele e Angela Ficorilli, aveva da giovanissimo messo in mostra l’avversione per ogni forma di prevaricazione. Frequentò l’Istituto magistrale esugli stessi banchi di scuola conobbe Leda, che poi sposò, amata compagna della sua vita e madre dei suoi tre figli. Nel 1942 la chiamata alle armi. ABologna aveva seguitoil corso per allievi ufficiali e il 5 settembre ’43 era stato nominato sottotenente. Con l’armistizio dell’8 settembre, in assenza di ordini superiori, tolta la divisa,egli aveva raggiuntoSulmona e si era dato alla clandestinità sulle vicine montagne per sfuggire alle retate fasciste di arruolamento militare alla Repubblica di Salò. Intanto in Abruzzo, dov’erano già operanti bande partigiane e il 25 settembre c’era stata a Bosco Martesela prima azione contro i tedeschi, il 5 dicembre ’43 nasceva a Casoli la banda“Patrioti della Maiella”per iniziativa dell’avvocato Ettore Troilo, già collaboratore di Giacomo Matteotti. La banda,in coordinamento con l’esercito inglese tramite il maggiore Lionel Wigram, nel febbraio ’44 diventavaBrigata Maiella, un vero e proprio reparto militare di combattenti inquadrato nell’VIII Armata britannica, vestendo divisa inglese e con bandiera italiana senzastemma sabaudo. La Brigata Maiella operò sullalinea Gustav, nelle sanguinose battagliedel Sangro e di Ortona, insieme ai contingenti militari Alleati che dall’estate del ’43 avevano iniziato dal sud la liberazione dell’Italia dall’occupazione tedesca. Dal dicembre ’43 e fino all’aprile ‘45 la Brigata combatté eroicamente in Abruzzo, Marche, Romagna e Veneto, fino ad Asiago. Fu l’unico reparto italiano della guerra di Liberazione ad essere decorato di Medaglia d’oro al valor militare.

 

Nel giugno del 1944, alla liberazione di Sulmona, Gilberto Malvestuto non esitò un attimo all’invito di Ettore Troilo-che fortemente stimò per il suo esempio ed al quale fu affezionato come a un padre – ad arruolarsi nella Brigata Maiella come sottotenente e comandante della sezione mitraglieri. Malvestutovisse dunque le operazioni belliche della Brigata Maiella nei combattimenti nelle Marche, in Romagna ed in Emilia, segnatamente per la liberazione di Monte Castellaccio, Brisighella, Monte Mauro, Monte della Volpe, Monte della Siepe, Castel San Pietro, entrandoquindi a Bologna, il 21 aprile 1945, con i primi reparti nella città liberata.

Dopo la fine della guerra Malvestuto rimase nella Brigata Maiella fino allo scioglimento del reparto, avvenuto a Brisighella il15 luglio 1945. Tornòquindi al suolavoro nelle Ferrovie dello Stato, dov’era entrato giovanissimo nel 1939, diventando poi il più giovane capostazione d’Italia. Terminò la brillante carriera come Capo Stazione Sovrintendente, titolare di Sulmona. In campo militare fu promosso al grado onorario di Capitano della riserva e al valoregli venne conferita la Croce di Guerra. In campo civile Gilberto Malvestuto ha ricoperto diversi incarichi nelle associazioni combattentistiche, in rappresentanza della componente resistenziale. Nell’Istituto Abruzzese di Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea, istituito dalla Regione Abruzzo,ha svolto diversi ruoli, diventandone poi Presidente dal 1989 al 1993.Malvestuto aveva anche operatofattivamente, a fianco di Ettore Troilo, per organizzare la cerimonia di consegna della Medaglia d’oro al Valor militare alla bandiera della Brigata Maiella, tenutasi il 2 maggio 1965 in Piazza Garibaldi a Sulmona. Aveva inoltre ricevuto l’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana.

 

A specchio della confidenza con i mezzi di comunicazione moderni, Gilberto Malvestutoha operato fino a tempi recenti sulla sua pagina Facebook, con la quale efficacemente comunicava. Attraverso i suoi post, specie nelle ricorrenze civili importanti, soleva richiamare i momenti rilevanti della propria esperienza di combattente per la libertà e di testimone. Ne viene fuori, dalle sue testimonianze sui social network, la significativa personalità e i valori etici, politici e sociali che hanno ispirato e accompagnato l’intera sua vita, come pure il ricordo cristallino delle vicende belliche vissute. Per ricordare la festa della Liberazione, il 25 aprile 2021 egli scriveva in un post:“Di quei giorni ho un pensiero, in particolare, che riecheggia tra i miei ricordi ultimamente. Nell’ultimo anno di guerra, Hitler aveva richiamato alle armi, costringendoli a morte certa, i ragazzi del 1929. Avevano 15 anni. I miei uomini ne catturarono uno e lo portarono da me. Ancora oggi, nonostante il tempo trascorso e l’età che avanza inesorabile, ricordo distintamente il suo volto. Aveva il viso tondo, gli occhi azzurri e tremava, tremava come una foglia: era convinto che gli avrei riservato lo stesso trattamento che Hitler aveva imposto loro per gli italiani. Lo guardai, gli feci una carezza e lo esortai a dileguarsi. Oggi mi chiedo come sia stata la sua vita e cosa il destino, di cui quel giorno sono stato protagonista, gli abbia successivamente riservato. Mi domando se abbia vissuto una vita bella e piena e se anche lui, come me, abbia avuto una famiglia e dei nipoti ai quali insegnare l’amore per la libertà e la democrazia e l’odio per la guerra e i soprusi. Noi, d’altronde, combattevamo solo per questo. Viva l’Italia libera, viva il 25 aprile!”

 

Quattro anni fa Domenico Logozzo, già caporedattore TGR Abruzzo, scrisse un articolo per il 98° compleanno di Gilberto Malvestuto, frutto anche di un’intensa conversazione telefonica con lui. Tra l’altro, questa parte della loro conversazione mi piace riportare. “[…] E’ stato un colloquio emozionante e commovente con un personaggio storicamente rilevante. 98 anni spesi per la Libertà. “Ho fatto soltanto il mio dovere, ho fatto la cosa giusta, lottando e rischiando la vita con altri per la libertà dell’Italia”, ripete con molta umiltà. La libertà, un bene prezioso. Da difendere. Una conquista pagata a caro prezzo. Tante giovani vite sacrificate. Ed è ai giovani che Malvestuto si rivolge frequentemente. Determinante il ruolo della scuola. “Ha una funzione importante per l’affermazione dei valori della Resistenza”. Senza memoria non c’è futuro. “Continuerò a tenere accesa la ‘fiammella’ del ricordo finché ne avrò la forza”, assicura. Tante battaglie, lutti e dolori, quindi la grande gioia: “Quando il 21 aprile 1945 con le Sezioni mitraglieri della Compagnia Pesante della Brigata Majella al mio comando entrai a Bologna, tra le primissime truppe liberatrici alleate, insieme ai fucilieri della prima Compagnia agli ordini del sottotenente Laudadio, una enorme folla di cittadini ci accolse osannante perché era terminato per loro l’incubo che toglieva il respiro, di una terribile occupazione nazifascista che, nella città felsinea, aveva seminato terrore e morte. Ancora oggi, nel lago dei miei ricordi di quel tempo ormai lontano, rivedo il restante territorio emiliano, al di là del fiume Reno, che fu anche teatro della nostra attività bellica successiva alla liberazione di Bologna: un territorio anch’esso violentato e martoriato durante la Resistenza da un nemico che, rinnegando le più elementari leggi dell’umanità, vi trucidò donne, vecchi e bambini innocenti. Siamo tornati più volte come reduci della ‘Maiella’ a Brisighella, a Marzabotto, a Bologna e in altre località collegate alla nostra storia di Liberazione, per tuffarci sempre nel calore e nella cordialità di quelle meravigliose genti emiliane e romagnole, in cui ha sempre palpitato un’anima generosa, un cuore aperto a ogni esigenza di pace, di progresso, di giustizia. […]”

 

Viva emozione ha destato la scomparsa di Gilberto Malvestuto, ne danno notizia i maggiori giornali nazionali e tutta la stampa regionale. L’Abruzzo perde uno dei suoi figli migliori, vissuto nell’intima fierezza d’aver fatto nient’altro che il proprio dovere, nel lottare per la Libertà e restituire all’Italia la dignità e un avvenire libero e democratico. Gilberto Malvestuto lo ha fatto coltivando il patrimonio di valori scritti nella nostra Costituzione. Di talivalori è stato sempre fedele interprete e testimone, senza mai ergersi ad eroe, convinto che il Paese non ha bisogno di eroi ma di cittadini consapevoli, responsabili e impegnati. Consapevoli,anzitutto, che la certezza dei propri diritti va sempre coniugata con la religione civile dei propri doveri.

 

 

 

 

 

 




RESISTENZA: CORDOGLIO CGIL ABRUZZO MOLISE PER SCOMPARSA GILBERTO MALVESTUTO

 

Il ricordo commosso del segretario generale Carmine Ranieri

PESCARA, 1 marzo – La CGIL Abruzzo Molise esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Gilberto Malvestuto, partigiano e ultimo ufficiale della Brigata Maiella morto a 102 anni, esempio di passione, di coraggio, di amore e di libertà.

“Ricordo l’ultima iniziativa in cui l’ho incontrato – afferma il segretario generale della CGIL Abruzzo Molise, Carmine Ranieri – in occasione del centesimo anniversario della nascita della Camera del Lavoro di Chieti. All’evento, che si svolse al teatro di Lama dei Peligni, parteciparono gli alunni delle scuole, che presentarono i loro lavori sulla Resistenza. Malvestuto parlò dell’importanza di trasmettere quei valori alle nuove generazioni. Quell’idea di libertà, che oggi ci sembra tanto scontata, ma che non lo è affatto, perché loro la conquistarono tra mille sacrifici e perdite di vite umane”.

“Mi colpirono, in particolare, l’emozione e la passione con cui raccontò i fatti della Resistenza. A un certo punto – racconta ancora Ranieri – si commosse e oggi ho impressa nella mente quell’immagine. Gilberto Malvestuto ci lascia in eredità una testimonianza preziosissima. La sua vita e il suo esempio ci ricordano quanto sia importante insegnare alle nuove generazioni la storia della Resistenza e della nascita della Costituzione, perché, oggi più che mai, è fondamentale che questi valori vengano trasmessi ai più giovani, a partire dalle scuole”.