Editoria. I giovani di Taranto e le loro storie, sogni e progetti, protagonisti del nuovo libro di Tiziana Grassi sulla rinascita della città

 

“Taranto. Storie di chi investe nella felicità del territorio.

I seminatori di cambiamento dalla Laudatosi’ all’Agenda 2030”

 

TARANTO – Sarà presentata a Taranto,lunedì 19 dicembre alle ore 18:00, presso l’Aula Magna del Dipartimento Jonico dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’ (via Duomo 259), la nuova opera della giornalista tarantina Tiziana Grassi, per molti anni autrice di programmi di servizio per gli italiani nel mondo a Rai International.

 

Un’opera corale,la quarta che dedica alla sua città di nascita, in due volumi di oltre 1000 pagine, dal titolo “Taranto. Storie di chi investe nella felicità del territorio. I seminatori di cambiamento dalla Laudatosi’ all’Agenda 2030” (Posa Edizioni – Mottola (TA), – la prima parte sarà presentata a dicembre mentre la seconda vedrà la luce nei primi mesi del 2023 – che raccoglie e mette in sinergia alcune delle numerose buone pratiche della città e del territorio ionicoche ha da tempo scelto di rinascere anche attraverso una narrazione nuova.

 

Una narrazione – spiega l’Autrice – che adotta la lente della buona notizia, facendo emergere la comunità operosa che, da sempre impegnata per la crescita del territorio, crea il cambiamento, ma che spesso non fa notizia. Dopo essere stati a lungo ostaggio di uno storytellingfuorviante che nell’immaginario collettivo ha penalizzato Taranto in un racconto prevalente delle sue ferite, che pure permangono, e ha relegato in un cono d’ombra tutte le sue migliori risorse, per la nostra città è arrivato il momento di rovesciare la prospettiva, di rompere gli schemi e dare voce ai protagonisti e facilitatori della rinascita facendo emergere e valorizzando il nucleo identitario di Taranto, fatto di bellezze materiali e immateriali di cui siamo a buon diritto portatori e in cui, con orgoglio e consapevolezza, dobbiamo maggiormente credere”.

 

Con la Prefazione di Marco Frittella, giornalista Rai e Direttore di Rai Libri, “Taranto. Storie di chi investe nella felicità del territorio”, arricchito da un apparato fotografico e multimediale con video e qr code,descrive il fermento e il virtuoso diveniredi un territorio attraversoprogetti scolastici, di imprenditori e startupper su transizione ecologica, sviluppo sostenibile, ambiente, blue e green economy, ein particolare il dinamico contributo di molti giovani che hanno scelto di restare o di ritornare a Taranto, anche grazie al propulsivo impegno dell’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Rinaldo Melucci.

 

Ho già apprezzato il lavoro della giornalista Tiziana Grassi profuso nel precedente volume‘Taranto all’appuntamento con il futuro. In colloquio con la città sui traccianti delMare’, perché– dichiara la Presidente del Consiglio Regionale della Puglia, Loredana Capone, che ha sostenuto e inserito la pubblicazione nella Linea editoriale ‘Leggi la Puglia’, condividendone gli obiettivi di conoscenza e valorizzazione di Taranto e della Puglia, soprattutto pensando ai giovani del territorio – non c’è un unico sguardo a guidare il lettore: la sua Taranto è la Taranto di tutti,dei tanti, tantissimi progetti realizzati negli anni in un sodalizio pubblico-privato che ha sempre riconosciuto nella storia e nella cultura del mare un grande patrimonio.Un’operazione, quella di Tiziana Grassi, che punta a fare di Taranto e della sua provincia un’opportunità di economia, di sviluppo e, contemporaneamente, metafora di accoglienza, umanesimo, libertà”.

 

Marco Frittella, nell’analisi-Prefazione al volume, osserva: “Per anni abbiamo raccontato di Taranto il feroce e ingiusto dilemma cui erano sottoposti tanti suoi cittadini: salute o lavoro. Un ricatto cui nessuno al mondo dovrebbe essere sottoposto. Per troppo tempo Taranto è stato quasi soltanto questo: il dramma dell’ILVA, il gigante malato della siderurgia italiana che distribuiva equamente pane e malattia. Ma questo destino crudele, cui prima o poi si dovrà pur vedere la fine, non poteva, non doveva riassumere per intero la realtà di Taranto, città meravigliosa che merita tanto di più, e che effettivamente sta facendo tanto di più. È questo il lavoro di cui si è incaricata coraggiosamente la brava collega Tiziana Grassi, innamorata della sua terra e della sua comunità, e che in questo libro è andata alla ricerca di tutti gli innumerevoli segni della rinascita, del riscatto di una Taranto che reca in sé la gloria di una storia antichissima. Dobbiamo dire grazie a Tiziana Grassi per questa sua meticolosa e preziosa fatica: lei ci testimonia che il giornalismo inteso come servizio pubblico non è solo quello che (giustamente) fa inchieste di denuncia ma anche quello che costruisce, che mette in circolo gli elementi di crescita, di solidarietà, di vita nuova”.

 

Alla presentazione del volume, oltre all’Autrice, parteciperanno: Paolo Pardolesi, Direttore del Dipartimento Jonico in ‘Sistemi giuridici ed economici del Mediterraneo’ Università degli Studi ‘Aldo Moro’; Rinaldo Melucci, Sindaco di Taranto e Presidente della Provincia di Taranto; Loredana Capone, Presidente del Consiglio Regionale della Puglia; Gianfranco Lopane, Assessore al Turismo della Regione Puglia; Giovanni Maria De Vita, Consigliere del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Responsabile Progetto ‘Turismo delle Radici’ presso la Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del MAECI; Fabrizio Manzulli, Assessore allo Sviluppo Economico e Vicesindaco al Comune di Taranto; Aldo Patruno, Direttore Dipartimento Cultura e Turismo Regione Puglia; Sergio Prete, Presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio – Porto di Taranto; Federica D’Urso, Studentessa del Liceo Scientifico ‘Battaglini’ di Taranto – Liceo per la Transizione Ecologica e Digitale (TrED), in rappresentanza di tutti gli Studenti di Taranto e provincia; Silvio Busico, Direttore Generale Programma Sviluppo; Fabio Tagarelli, Presidente Fondazione Taranto 25; l’Editore Attilio Posa. Introduce, coordina e conclude Salvatore Catapano, giornalista Rai.

 

Intermezzi musicali diFrancesco Basile e Claudio Cossu, Studenti del Liceo ‘Ferraris-Quinto Ennio’ di Taranto.Dalle ore 17:30, nei corridoi antistanti l’Aula Magna,il pubblico potrà incontrare gli Studenti degli Istituti Scolastici di Taranto e provincia coinvolti nel volume, che presenteranno attività e progetti: IISS ‘Pacinotti’ – Taranto;Liceo ‘Battaglini’ TrED – Taranto;Liceo ‘Archita’ – Taranto;IISS ‘Archimede’ – Taranto;IC ‘Martellotta’ – Taranto; IC ‘R. Moro’ – Taranto;  IISS ‘Del Prete-Falcone’ – Sava (TA); IISS ‘Majorana’ – Martina Franca (TA); IISS ‘E. Morante’ – Crispiano (TA); IPSSEOA ‘Mediterraneo’ – Pulsano (TA); Liceo Statale ‘Moscati’ – Grottaglie (TA).

 

Saranno presenti i referenti di Intercultura Taranto e di Programma Sviluppo. Tra le giovani eccellenze tarantine, di cui alcune di ritorno, sarà possibile incontrare con attività-laboratori per giovani: Nicola Sammarco e Animatà Academy(la prima accademia sul mondo dell’entertainment in Puglia; con i suoi 13 corsi, Animatà si pone l’obiettivo di fornire una formazione pratica che vada oltre la semplice scuola, attraverso l’esperienza reale del mondo professionale internazionale; Animatà Academy è l’accademia dello studio di animazione nato a Taranto, Nasse Animation Studio: grazie alla sinergia delle due nuove realtà, nel 2023 sarà possibile frequentare il primo corso di animazione gratuitoin Italia); Mario Pagnottella, curatore del Progetto TRUSt – Festival Internazionale di arte urbana; Mattia Locapo e la Band Mangrovia Twang.




“Skill mismatch e processo pedagogico delle risorse umane”. Il 17 dicembre presentazione ad Atri del libro di Giancarlo Prosperi e Giorgina Di Ioia

 

ATRI – Sabato 17 dicembre, alle ore 16, verrà ospitata nell’Auditorium Sant’Agostino di Atri la presentazione del volume “Skill mismatch e processo pedagogico delle risorse umane. Riflessioni e buone pratiche” di Giancarlo Prosperi e Giorgina Di Ioia (Edizioni Itard, collana “Les Observateurs”).

Dopo i saluti del sindaco di Atri Piergiorgio Ferretti, dell’assessore alla Cultura Mimma Centorame, della consigliera regionale Simona Cardinali e del Rettore dell’Università di Teramo Dino Matrocola, dirigente scolastica del “Federico di Svevia”, moderati dal giornalista Sandro Galantini prenderanno la parola Maria Lalli, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Notaresco, Giovanna Ferranti, dirigente scolastica del Liceo “G. Marconi” di Pescara, Emilia Musumeci, storica del Diritto e delegata dei Dipartimento di Giurisprudenza di UniTe, e il sociologo Ezio Sciarra, presidente del Corso di laurea in Scienza sociale all’Università “D’Annunzio” di Chieti.

Concluderanno gli Autori del volume.




Bellante. Associazione Culturale Nuove Sintesi presenta il libro: “LE COLPE DEI PADRI E LE AMBIGUITÀ DEI FIGLI. IL PECCATO ORIGINALE DELLA DESTRA ITALIANA”.

 Libro edito dalla Casa Editrice ‘La Vela’.
L’evento si terrà sabato 17 dicembre 2022 a Bellante paese (TE), con inizio ore 17.30, presso la Sala ex Asilo sita in Piazza Arengo.
Interverrà l’autore del libro il giornalista e saggista Luigi Copertino.
L’introduzione sarà a cura di Barbara Matani (insegnante, associata in Nuove Sintesi).

Nota introduttiva:
“Ogni volta che una forza politica riconducibile al fascismo cresce nei sondaggi o nei risultati elettorali scatta, immediatamente, la reazione dell’establishment globalista, supportato dalla sinistra arcobaleno e fucsia, intesa a contenere l’intruso, a discriminarlo e diffamarlo. È quanto è accaduto e sta accadendo anche a Fratelli d’Italia, partito che si autodefinisce “conservatore”, quindi non neofascista, ma la cui storia è tuttora richiamata nel suo simbolo. Se l’“esorcismo” funziona è perché sul capo d’accusa sussiste una notevole abbondanza di ignoranza storica e filosofica, nonostante la messa a punto di una storiografia nazionale e internazionale rimasta però confinata soltanto tra gli specialisti. Ma una buona dose di responsabilità ricade anche sulle “vittime” le quali, incapaci di elaborare le colpe dei padri, cadono poi nelle peggiori ambiguità politiche. Questo libro cerca, sinteticamente, di mettere in rilievo alcune di queste ambiguità della “destra” politica, incapace di imporre nel dibattito pubblico una seria rivisitazione dell’eredità della quale è accusata di essere portatrice.”



Presentazione romanzo “Pugni al petto” di Dimitri Ruggeri

Venerdì 16dicembre alle ore 21:30, presso il Circolo Virtuoso “il nome della rosa” (Giulianova, Via Antonio Gramsci, 46 bis) si terrà la terza presentazione del romanzo “Pugni al petto” (Capponi Editore, 2022), esordio narrativo dello scrittore e poeta Dimitri Ruggeri. Dopo la presentazione ad Avezzano e al gruppo di lettori della Banca d’Italia di Roma, il libro “marinaresco” sbarca anche nella bella città adriatica.

Con l’autore dialogherà Manuela Valleriani, giornalista e docente.

L’opera è ambientata a Venezia e sul veliero Amerigo Vespucci noto come “la nave più bella del mondo”. È incentrata sul viaggio avventuroso del protagonista verso il mare, un viaggio caratterizzato dall’amicizia, dalla vertigine del vuoto e la scoperta di sé, capace di trasformarlo da adolescente incerto a (in)consapevole eroe.

Dalla quarta di copertina: Raimondo riesce ad accedere alla prestigiosa Scuola Navale di Venezia dopo aver superato un duro concorso, scoprendo, sin da subito, una vita comunitaria che si rivelerà gravosa per la ferrea disciplina e le angherie a cui i “Pivoli”, come vengono appellati gli allievi del primo anno, sono sottoposti. Insieme a due compagni inseparabili sperimenterà ogni genere di scappatoia per resistere, e magari perfino sfuggire, agli ineluttabili giri di punizione che si scontano al “Campaccio” correndo con i pugni al petto. Sarà la scoperta fortuita dell’esistenza di un diario, dagli illusori poteri formativi, ad accendere la speranza di poter superare l’anno senza tanto patire, ma l’ostinata ricerca per venirne in possesso li farà imbarcare sulla nave più bella del mondo: l’Amerigo Vespucci.

Per maggiori informazioni www.pugnialpetto.it

Dimitri Ruggeri, laureato in Economia all’Università La Sapienza di Roma ed ex allievo della Scuola Navale Francesco Morosini di Venezia, è scrittore e poeta, autore delle sillogi di poesia Parole di grano (2007), Carnem Levare il Cammino (2008), Status d’amore (2010), Il Marinaio di Saigon (2013), Soda caustica (2015), Krokodil (2018) e Radon (2019). È inoltre uno slammer, performer vocale e videopoeta.

Come operatore culturale svolge l’attività di Direttore artistico del longevo Festival Hombres di Videopoesia e di curatore della sezione di videopoesia del Festival Bologna in Lettere. Nel 2006 è stato ospite al programma RAI (Futura) Miss Poesia. Con Il Marinaio di Saigon ha vinto il Premio della critica Mioesordio- Gruppo Editoriale L’Espresso – Festival Internazionale poesia di Genova 2014. È stato ospite di vari festival di poesia e videopoesia italiani e europei. Ha importato il Poetry Slam in Abruzzo e in Molise e ha ideato SlamContemPoetry, il primo portale in Italia dedicato alle interviste ad autori impegnati nella poesia orale, spoken music e poetry slam.

 




Editoria. Leggo Palmerini da tempo e mai una sua opera mi ha deluso. Note di lettura sul volume “Il mondo che va” del fecondo scrittore abruzzese

 

 

di Franco Presicci *

 

E’ stato presentato ieri sera a L’Aquila, città natale del giornalista e scrittore abruzzese Goffredo Palmerini, il suo dodicesimo libro “Il mondo che va”, pubblicato qualche giorno fa per le Edizioni One Group e già disponibile presso i principali Store di vendita online di libri. L’evento, aperto con alcuni canti popolari e natalizi di un prestigioso gruppo vocale aquilano, il Coro della Portella, ha visto una bella cornice di pubblico seguire gli interventi d’un ricco panel di relatori, quali la giornalista e scrittrice Giovanna Chiarilli (già autrice per la Rai di programmi di servizio per agli Italiani nel mondo), il giornalista e scrittore Angelo De Nicola (che ha sostituito Mario Narducci assente per un’influenza), la presidente della casa editrice Francesca Pompa e l’Autore stesso del volume, moderati dalla giornalista Michela Santoro. Queste che seguono le annotazioni di lettura del libro di Palmerini, scritte a caldo dopo una completa immersione nelle storie raccontate in quest’ultimo lavoro del fecondo scrittore aquilano.

 

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Una sorgente che con la sua acqua limpida e fresca irrora diversi campi attraverso più canali. Mi viene in mente la metafora di Francesco Lenoci raccontata in una conferenza all’Università di Bari, tanti anni fa: Una vecchietta percorreva un sentiero con un secchio in spalla. Un contadino l‘avvertì che da un buco il secchiello perdeva acqua, e lei rispose: “Non è acqua che si perde: disseta i fiori che sbocciano sul bordo della strada”.

 

Penso spesso a Goffredo Palmerini, narratore appassionato, lucido. Uomo instancabile, dinamico, tenace come tutti gli abruzzesi. Non indugia a salire su un aereo e partire per un Paese lontano per scoprire storie da cucire con la pazienza e l’arte del sarto: storie di connazionali che a suo tempo lasciarono la propria terra per andare a cercare lavoro e pane. In ogni città, in ogni borgo oltreconfine vivono italiani espatriati e lui li avvicina.

 

Un proverbio di secoli fa asserisce che “passeri e fiorentini sono per tutto il mondo”. Chi va via pianta nel luogo di arrivo le proprie radici, da cui crescono alberi modesti o imponenti, pini o querce ulivi o mandorli. Dal sacrificio, dall’emarginazione, dalle randellate, dalle derisioni si sono costruiti uomini come una roccia che dirigono aziende, fattorie, giornali e fanno onore al Paese. Palmerini ha bussato a mille porte, e continua a farlo, alla ricerca di vite da sgranare nei suoi libri.

 

“Solo recentemente ho potuto riprendere con qualche tranquillità le visite alle nostre comunità all’estero…”, ed è nato “Il mondo che va”, il dodicesimo volume pubblicato da One Group, presentazione di Mario Narducci; prefazione di Patrizia Tocci. La pandemia ha fatto disastri, cambiando un po’ le nostre abitudini, spazzando progetti, facendo chiudere cantieri, mercati, costringendoci alla clausura o come dice qualcuno agli arresti domiciliari. Con qualche eccezione fra i giovani, che scalpitano. E ha fermato un po’ anche lo scrittore.

 

Adesso, l’ansia, il timore, i lutti si sono attenuati e covid lascia il posto alle polemiche, alle proteste e lo scrittore è tornato a sedersi alla scrivania a confezionare un’opera ricca di avvenimenti, affreschi, personaggi, descrizione di luoghi, paesaggi, con il suo stile sciolto, amabile, agile, efficace.

 

Ed ecco la personalità che apre le pagine: “Ci eravamo abituati alla tua vitalità, caro don Attilio. La tua età di 95 anni era bugiarda rispetto alla giovinezza elegante della tua persona, alla sapienza del tuo pensiero giuridico, alla ricchezza della tua cultura, alla freschezza della tua ironia, all’amore della tua (nostra) terra, al calore del tuo impegno civile. E all’eclettismo della tua vita intensa come emigrante in Venezuela, fondatore di un giornale baluardo nella difesa degli italiani e giornalista dalle stupefacenti risorse”. Attilio Maria Cecchini, “una vita da romanzo”. Nato all’Aquila da una famiglia abbiente, studiò giurisprudenza, poi prese il volo per il Venezuela e dette vita a un giornale. Faceva il corrispondente di “Paese Sera”, conobbe Gabriel Garcia Marquez, intervistò Juan Domingo Peròn; nel 1959 doveva intervistare Fidel Castro, quando risalì a bordo di un aereo e fece ritorno in l’Italia, dove indossò nuovamente la toga. Si torna spesso al nido. Come le aquile.

 

Sono tutte interessanti le figure che Palmerini delinea nel suo libro. Molte di livello internazionale. Come Franco Marini, che fu un grande sindacalista e politico. “Presidente emerito del Senato, già ministro del Lavoro e segretario generale della Cisl”. Palmerini gli fu vicino per parecchi anni. Tra l’altro li univa la comune appartenenza al corpo degli Alpini, entrambi sempre presenti alle manifestazioni delle Penne Nere, ovunque si svolgessero. “Mi piace richiamare la semplicità del suo tratto, la bonomia e l’austera sobrietà che ha contrassegnato la sua vita pubblica. E l’attaccamento alla sua terra, a San Pio delle Camere, dove era nato 87 anni fa e dove aveva sistemato la sua casa modesta, dove volentieri tornava, quindi all’Aquila e all’Abruzzo…”.

 

Goffredo Palmerini apprezzava Marini, il suo legame con le antiche amicizie, con la gente della sua terra natale. Per molti anni ha avuto anche la possibilità di condividere con lui giornate costruttive, di sostenerlo nella sua attività pubblica e istituzionale, “da quando nel 1992 entrò in Parlamento, ma soprattutto nella vita di partito, dapprima nella Democrazia Cristiana, poi nel Partito Popolare e nel Partito Democratico”. E da alpino “non posso non rilevare il valore dell’alpinità”.

 

Leggendo le pagine di Goffredo Palmerini si scoprono sempre cose che il lettore ignorava o che aveva dimenticato. L’autore le racconta nel dettaglio. Gli piace scavare dentro i personaggi, scrutarli, esplorarli, per presentarli a tutto tondo. Da un costruttore a un altro. “La pandemia confina, ma non ferma l’effervescenza della ‘chef’ vastese Rosanna Di Michele. Ne ha privato, per il momento, le possibilità del suo dinamismo, confinandola in Abruzzo. Le ha privato di coltivare quella sua consuetudine nella diffusione dei sapori abruzzesi in ristoranti locali tipici, di New York in particolare, ma anche di altre città degli Stati Uniti, laddove ormai è considerata un’ambasciatrice del gusto culinario e dell’enogastronomia della nostra regione. Chi scrive è stato più volte testimone diretto delle sue apprezzatissime ‘performance’, nel corso di alcune delle annuali missioni che ho svolto nella Grande Mela, di solito in ottobre, per partecipare alle manifestazioni del Columbus Day e dell’Italian American Heritage&Culture Month, il mese della cultura italiana nella metropoli nordamericana, che presenta ogni anno un ricchissimo programma di eventi teatrali, musicali, letterari, artistici e di ogni altro genere”.

 

Palmerini l’ha vista dunque all’opera, Rosanna,presso il Consolato generale d’Italia, a Eataly, al ristorante Donna Margherita, al WestchesterItalian Cultural Center… E quindi sa molto bene quello che dice. Palmerini è un pozzo di San Patrizio:conosce fatti, uomini, situazioni, storie, avvenimenti. Tra l’altro, ha una memoria inossidabile. Deve essere orgoglioso del mondo che narra quasi pacatamente, senza enfatizzazioni.

 

Nella presentazione Mario Narducci dice “i volumi di Palmerini sono un appuntamento irrinunciabile. Sono la sintesidi un’attività frenetica che la sua vivacità culturale e il suo amore per una storia di amarezze e di glorie, quale quella dell’emigrazione, hanno saputo tessere con capacità organizzative e risultati positivi acclarati.Goffredo Palmerini, già membro del CRAM, l’organo istituito dalla RegioneAbruzzo per mantenere saldi i rapportitra gli emigrantie laloro Patriaè riuscito negli anni con destrezzae puntigliosità dove le istituzioni si erano sempre arrestate”.

 

Giornalista e scrittore famoso e apprezzato, uomo dall’intelligenza raffinata, dalla cultura profonda, trascorre chissà quante ore al giorno tra viaggi, partecipazione ad eventi, incontri con persone umili e altre importanti che hanno conquistato la poltrona con sacrifici e sofferenze e la stesura del volume. Questa volta è stato dopo tre anni a New York, dove il suo nome è noto e apprezzato da direttori di giornali, sindaci, docenti, imprenditori… E non solo nella Grande Mela, ma anche in Canada, in Brasile, in Argentina… Insomma Palmerini nel mondo.

 

Non c’è bisogno che il sottoscritto raccomandi di leggere “Il mondo che va”, dedicato a Papa Francesco (“Dopo Celestino V ha fatto all’Aquila il dono più grande”). I “fans” di Goffredo sanno già che devono leggere questo libro, anzi lo aspettano. Perché come dice Narducci l’aereo atterra e Goffredo Palmerini si mette al computer per rendere conto dei fatti che ha visto e delle storie che ha ascoltato. Chi può dire di conoscere il mondo dell’emigrazione come lui? Chi lo ama come lui, che lo segue da anni, ascoltando le mille voci come un sacerdote ogni giorno nel confessionale e alla Messa della domenica?

 

Leggo Palmerini da tempo, fin dal giorno che presentò un suo libro nella sede di una banca a Milano, al tavolo dei relatori il Professor Francesco Lenoci. E mai una sua opera mi ha deluso. Patrizia Tocci scrive: “Goffredo Palmerini fa sempre un passo indietro quando scrive. Un po’ come quando lo incontri, che prima ti guarda sorridendo e poi ti abbraccia e in quel sorriso c’è già tuttoil “personaggio”. Perché Goffredo è “personaggio antipersonaggio” e tutta la sua opera lo dimostra. E’ capace di far parlare gli altri nei suoi testi, mettendosi da un lato e raccomandando, come una voce fuori campo, in un bel servizio giornalistico che resta a lungo nella memoria. Palmerini fa questo e non solo questo”. Palmerini è un cronista vero che coinvolge il lettore e tiene sempre desta la sua attenzione.

 

*giornalista e scrittore




TERAMO. EDITORIA: “DOCUMENTI PER UNA STORIA DELLA GIUSTIZIA E DELL’AVVOCATURA TERAMANA” – LA PRESENTAZIONE A TERAMO DEL LIBRO DELL’AVVOCATO GIANFRANCO COCCIOLITO


Venerdì 16 dicembre 2022 alle ore 18 presso la Corte interna della Biblioteca “Melchiorre Dèlfico” di Teramo (Via Dèlfico, 16), si terrà l’attesa prima presentazione del volume di Gianfranco Cocciolito dal titolo “Documenti per una storia della Giustizia e dell’Avvocatura teramana” edito dalla casa editrice teramana Ricerche&Redazioni.
All’incontro, realizzato in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Teramo e la Biblioteca Dèlfico, prenderanno parte insieme all’autore il Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, il Presidente del Tribunale di Teramo Carlo Calvaresi, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Teramo Antonio Lessiani, il Direttore emerito dell’Archivio di Stato di Teramo Ottavio Di Stanislao, il Direttore della Biblioteca Dèlfico Dimitri Bosi. Presenterà il volume Roberto Ricci, Deputato di Storia Patria negli Abruzzi. A moderare la presentazione il Giornalista Marcello Martelli.

La presenza di un sistema che amministri la giustizia in un territorio è connaturata nell’essenza stessa degli uomini e della convivenza tra di loro. È inevitabile che i rapporti umani, in ogni società, abbiano dei momenti di frizione che necessitano di persone che rappresentino le diverse e contrastanti istanze e di qualcun altro che giudichi e attribuisca la ragione o il torto. In ogni territorio, dunque, vi è chi supera i confini dettati dalla legge, divina o degli uomini che sia, e vi è chi si incarica di difenderne l’operato, e chi giudica il rispetto o meno della legge stessa. Tale sistema va inquadrato all’interno di norme prefissate perché, altrimenti, tutto sarebbe mero capriccio e arbitrio.

Anche Teramo, con il suo territorio e la sua gente, ha avuto e ha uomini destinati a tali funzioni e regole che hanno disciplinato e disciplinano la loro azione. Il libro dell’Avv. Gianfranco Cocciolito rappresenta un primo tentativo di fornire elementi utili a delineare lo straordinario excursus storico della nobile professione nel Teramano. Esso infatti ripercorre in modo scrupoloso e dettagliato, pur se con un linguaggio volutamente non tecnico e divulgativo, l’affascinante evoluzione dell’amministrazione della Giustizia e dell’Avvocatura nel territorio di Teramo e provincia.

Una strada assai lunga che prende avvio dall’epoca greca e romana, attraverso il medioevo, passando per i Borboni, i Savoia e la Repubblica.

Vengono descritte puntualmente le diverse regole con le quali la giustizia veniva amministrata nei diversi periodi storici e si descrive in quale modo l’Avvocatura teramana si sia affermata nel tempo, da Maione, avvocato dell’Imperatore presente a Teramo nell’873, fino alle lotte per la libertà, per l’affermazione dell’alto ruolo sociale dell’Avvocatura.

In definitiva, una ricca e appassionante rassegna di alcune delle più illustri carriere dell’Avvocatura teramana, dal suo nascere fino agli anni Cinquanta del Novecento.

Nella copertina del volume è riprodotta la mirabile opera del pittore Gennaro Della Monica (Teramo, 1836-1917) dal titolo “Bruto condanna a morte i propri figli”, tempera su muro realizzata nel 1886. L’affresco sovrastava l’anfiteatro degli scranni dei giudici nell’aula della Corte d’Assise nel Palazzo del Collegio San Carlo di Via Dèlfico, il c.d. “Vecchio Tribunale”. Il tema dell’affresco è noto: Lucio Giunio Bruto, fondatore della Repubblica Romana, strenuo combattente contro l’ultimo Re di Roma Tarquinio il Superbo, condanna i figli Tiberio e Giunio per aver complottato contro la Repubblica. Nonostante il popolo si fosse commosso e chiedesse pietà, Bruto fu inflessibile e ne ordinò la condanna a morte. Nel quadro è pienamente rappresentata l’allegoria della Giustizia che deve essere cieca anche dinanzi ai sentimenti personali, come la sorte dei propri figli. (Foto di copertina di Franco Giuliani, g.c.)

L’autore
Gianfranco Cocciolito (Teramo, 1945) si è iscritto all’Albo degli Avvocati di Teramo nel 1972, anno del Centenario e ha compiuto il suo cinquantesimo anno di iscrizione nel 2022, anno del Centocinquantenario. 
È diplomato in Pianoforte ed è sempre stato una presenza attiva nella vita culturale del territorio sia come socio dell’Istituto regionale di ricerche storiche che come socio della Deputazione di Storia Patria negli Abruzzi.
Ha pubblicato numerose ricerche e studi su temi di interesse storico.
GIANFRANCO COCCIOLITO
DOCUMENTI PER UNA STORIA DELLA GIUSTIZIA E DELL’AVVOCATURA TERAMANA
Teramo, Ricerche&Redazioni, 2022
ISBN 978-88-85431-62-1
372 pagine su carta naturale di pregio
Prezzo di copertina € 35,00



Giulianova. Il calendario degli eventi natalizi 2022/2023




Giulianova. “Rose di Capodanno”, l’ultima fatica editoriale della scrittrice Caterina Falconi, verrà presentato sabato 17 dicembre, ore 18.

La RespirArt Factory comunica che la presentazione del libro di Caterina Falconi, Rose di Capodanno, pubblicato da Vallecchi Firenze è stata spostata a sabato 17 dicembre ore 18.00 presso la RespirArt Gallery in corso Garibaldi 30 a Giulianova paese. A conversare con Caterina Falconi sarà Marialuisa De Santis già direttrice del Museo d’arte dello Splendore; la lettura sarà a cura dell’attrice Cristina Cartone.

Caterina Falconi ha pubblicato diversi libri di narrativa e di altro genere facendosi apprezzare come autrice di testi per bambini e ragazzi. Sue molte delle sceneggiature del cartone Carotina Super Bip. Collabora con la Rusconi Libri con la serie dei Giovani Ficcanaso e riduzioni di grandi classici della letteratura. Ha curato con Angela Bonafini l’antologia La Vita Invisibile (Avagliano) ed è autrice di Dammi da bere (Mimep Docete). Nel 2021 ha pubblicato Dimmelo Adesso (Vallecchi Firenze) e il suo primo noir La Volta di Troppo (Clown Bianco).

Rose di Capodanno è quindi il secondo thriller di Caterina Falconi: ambientato in una Teramo ancora dolente per il terremoto e nella sua provincia, appare già dalle prime pagine più di un semplice noir. Accanto allo svolgimento dell’indagine, Falconi “indaga” con leggerezza calviniana la vita degli originali protagonisti: un’ispettrice capo bella come Sylvia Plath, quattro suore che vivono in una serra trasformata in convento, un commissario perdutamente innamorato e tanti altri.




Oggi, sabato 10 dicembre, a Giulianova, presentazione del nuovo volume di Luigi Ponziani su come l’Abruzzo divenne fascista.

 

Sarà presentato sabato 10 dicembre alle 17, nel Loggiato “Riccardo Cerulli” sotto piazza Belvedere, la nuova opera di studi storici di Luigi Ponziani, storico e direttore emerito della Biblioteca “Delfico” di Teramo, edito quest’anno da Ricerche&Redazioni. Assieme all’autore interverrà Tito Forcellese, professore associato di Storia delle Istituzioni Politiche presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Teramo. Modera il giornalista Walter De Berardinis.
Settimo titolo della collana Storia, a cento anni dalla “marcia su Roma” e dal primo governo Mussolini, questo saggio di Luigi Ponziani, circoscritto al fascismo abruzzese, arricchisce la conoscenza intorno a un periodo storico ancora al centro del dibattito storiografico nazionale.
L’orizzonte regionale al cui interno si colloca la ricerca e l’ambito cronologico prescelto si prestano a una lettura capace di cogliere sia gli elementi di originalità del fenomeno fascista, sia le modalità attraverso cui si è radicato in periferia contribuendo a meglio definire, nelle sue effettive dimensioni e nei suoi caratteri, un regime che si dichiarò “totalitario”.
Lo sguardo “locale” ci restituisce una immagine del fascismo abruzzese che, ben oltre gli orpelli di pura facciata che accompagnano la costruzione del regime, paga un pegno nient’affatto secondario alle vecchie classi dirigenti che si acconciarono con impressionante tempismo ai nuovi dettami che nazionalmente si affermavano, senza peraltro batter ciglio rispetto alla violenza senza precedenti che anche localmente si abbatteva sulle ancor gracili organizzazioni politiche e sindacali che il movimento operaio e contadino si era dato e si procedeva allo smantellamento di quel sistema di libertà che faticosamente si era affermato a partire dall’Unità.
«Il lungo decennio preso in considerazione – spiega Ponziani – diviene un osservatorio nient’affatto secondario per cogliere, dalla periferia e con maggiore pregnanza, i tratti salienti di un movimento, di un partito, di un regime visti nel loro concreto (e spesso contraddittorio) operare.»

 

 




“Il mondo che va”, fresco di stampa il nuovo libro di Goffredo Palmerini. Sarà presentato a L’Aquila il 13 dicembre all’Auditorium ANCE (Via De Gasperi), con il Coro della Portella

5 dicembre 2022

 

 

 

L’AQUILA – Fresco di stampa”Il mondo che va“, dodicesimo libro di Goffredo Palmerinipubblicato daOne Group Edizioni. Il volume sarà presentato in prima assoluta a L’Aquilail 13 dicembre,ore 17:30, presso l’Auditorium ANCE (Viale De Gasperi), per gentile concessione dell’Associazione provinciale Costruttori Edili. Interverranno, oltre all’Autore, Giovanna Chiarilli, giornalista e scrittrice, già autrice per la Rai, Mario Narducci, giornalista e scrittore, Francesca Pompa, presidente One Group.Modererà gli interventi la giornalista Michela Santoro. La presentazione sarà preceduta da un breve concerto del Coro della Portella, diretto dal maestro Vincenzo Vivio, una esibizione augurale per l’imminente Natale nel 40° anniversario del prestigioso gruppo corale aquilano. Il volume reca la Prefazione di Patrizia Tocci.

 

“[…] Sono davvero grato a Mario e a Patrizia – scrive Goffredo Palmerini nella Nota introduttiva – per aver rilevato nel volume quella continuità di filo rosso che lo riconnette alle storie raccontate nei libri precedenti, quasi un sottile invisibile ordito di sentimenti vissuti, valori etici, antiche tradizioni, culture condivise, affinità elettive e relazioni umane che alimentano il senso profondo di una comunità, che sia aquilana o più latamente italiana, dentro e fuori i confini. Trovo le loro parole, di Mario e Patrizia, davvero intense, incisive. Perfino commoventi. “[…] Un’annotazione sul titolo che Francesca Pompa ha scelto per questo volume “Il mondo che va”. In estrema sintesi esprime il cuore del libro, l’ottimismo dei giorni e degli anni che abbiamo davanti, il desiderio – e la responsabilità – di portare ciascuno il proprio contributo per renderli migliori, la consapevolezza che la qualità del futuro risiede anche nelle nostre mani. Ciò che ci aspetta non è un destino inamovibile, ma è ciò che noi stessi contribuiamo a realizzare, con le azioni e i valori umani ed etici che ispirano la nostra vita. E’ quel richiamo all’amore verso i fratelli, specie i più derelitti e gli ultimi, che Papa Francesco costantemente ci ricorda. Proprio al Santo Padre è dedicato questo libro, per averci egli dato una gioia grande venendo a L’Aquila per la Perdonanza, il 28 agosto scorso, ad aprire la Porta Santa dopo 728 anni da quando Papa Celestino V la istituì. Un dono che Francesco ha voluto rendere ancora più splendente, concedendo un anno straordinario di grazia all’antico giubileo celestiniano per chiunque visiti la Basilica di Santa Maria di Collemaggio fino al 28 agosto 2023. “[…]”

 

Il mondo­che va– annotaFrancesca Pompa in quarta di copertina-, un esercizio di delicati equilibri tra il narrante e la vita intorno che diventa racconto nell’accogliere ora questa, ora quell’altra storia. Ora un luogo lontano, ora il territorio di prossimità. Mille voci e altrettanti volti entrano a popolare il puzzle dei tanti argomenti trattati che dilatano gli orizzonti e offrono scenari che aprono cuore e mente, fatti di avventura, meraviglia e tradizioni. Goffredo Palmerini è un cesellatore pieno di acume che con occhi attenti osserva anche il più piccolo particolare di quel “mondo che va” al di là di tutto e nonostante tutto. È la forza trainante che va a doppia distanza “l’Italia di qua” e “l’Italia di là”, oltre confine. In questo girovagare si snodano incontri, incroci, avvenimenti e vicende accompagnate da frammenti di vita collettiva. “Le storie possono aiutarci a capire e a dire chi siamo”, ha scritto Papa Francesco nella giornata mondiale della comunicazione sociale. Senza essere catturati dalla trappola delle spiegazioni, l’arte giornalistica del raccontare aiuta a elaborare, a comprendere e a interpretare il continuo divenire dei nostri giorni. Questo libro è una “casa ospitale”: fa posto a tutte le generazioni, intreccia voci e avvenimenti tra passato e futuro, tra storie di rinascita e di speranza.” Con il consenso dell’editore, qui di seguito si propone la Prefazione di Patrizia Tocci, docente e scrittrice finissima.

 

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PREFAZIONE

di

Patrizia Tocci

 

Goffredo Palmerini fa sempre un passo indietro, quando scrive. Un po’ come quando lo incontri che, prima ti guarda sorridendo e poi ti abbraccia: e in quel sorriso c’è già tutto il “personaggio”. Perché Goffredo è un personaggio antipersonaggio e tutta la sua opera intera lo dimostra. È capace di far parlare gli altri, nei suoi testi, mettendosi da un lato e raccontando, come una voce fuori campo in un bel servizio giornalistico che ti resta a lungo nella memoria. Palmerini fa questo e non solo questo. Lo ha fatto in modo eccellente nei libri precedenti, raccontando ed intercettando le storie di emigrazione degli italiani nel mondo e finendo per diventare un vero ambasciatore dell’Italia fuori d’Italia; raccogliendo testimonianze di avvenimenti culturali locali o internazionali, e momenti importanti per una comunità; tessendo e ritessendo fili tra memorie lontane e realtà contemporanee.

 

Un mosaico di voci, appunto (bel titolo del penultimo libro, pubblicato nel sempre con edizioni One Group). Siamo di fronte ad uno stile conciso, una scrittura corretta, elegante, lineare; “lo bello stilo che ci ha fatto onore” percorre tutti questi vari brani del libro, diversi per argomento ma legati da un filo rosso spesso e robusto. Molti fili si intrecciano con quelli dei numerosi altri libri che Goffredo ha dato alle stampe negli anni e che hanno avuto sempre ottima accoglienza. Questo nuovo volume “Il mondo che va” contiene un diario di lettura a cuore aperto: preziose schede letterarie a cui Palmerini aggiunge sempre un guizzo personale, dovuto spesso alla conoscenza diretta dell’autore o dell’autrice, alle frequentazioni della sua vita di amministratore pubblico ma anche di uomo di lettere, appassionato e vivace lettore di tanti amici ed amiche che hanno frequentato la poesia e la letteratura.

 

A questa lunga conoscenza e frequentazione con l’autore, a questa bella stima ed amicizia reciproca, mi piace aggiungere una perla, come a una bella collana: il ricordo personale che riguarda l’esordio, del mio primo libro: Un paese ci vuole, pubblicato per le Edizioni Japadre, nel lontano 1990. Lo presentai per la prima volta sotto le ali di Goffredo e GiosafatCapulli, nella pro loco di Onna (L’Aquila). E fu un momento molto bello. Quante cose sono accadute da allora, quanta vita e quanti libri, quanti incontri, quante storie per entrambi. Eppure quel filo di amicizia non si è mai spezzato ed eccomi qui a leggere il suo lavoro, a cercare di accompagnarlo con rispetto, svelandone qualità e quantità peculiari.

 

Il volume ci suggerisce la dimensione pregnante di una vita spesa ad ascoltare gli altri, a leggerli, ad incontrarli per lasciare il segno di questo passaggio proprio in mezzo alle pagine. A volte con una dolcissima forma di pietà per gli amici che non ci sono più; a volte con ethos civile per qualche momento di bellezza, a volte con vicinanza emotiva per qualche premio ricevuto per gli amici: l’autore infatti parla sempre poco di sé, dei suoi premi, delle sue belle e internazionali affermazioni. La stessa delicatezza la avvertiamo nel momento più rivelatore e più caro del libro: la pubblicazione integrale di un piccolo manoscritto, un quaderno del padre Vinicio Palmerini, internato militare in un lager presso Lipsia, durante la seconda guerra mondiale: il documento è venuto alla luce dopo il terremoto del 2009 che ha segnato per molti di noi uno spartiacque doloroso. L’autore riporta fedelmente le parole del padre scritte a matita; ci fornisce informazioni sul periodo, sulle circostanze ma senza mai esagerare.

 

C’è pudicizia, delicatezza, timidezza nel presentare queste pagine così vicine alla propria vita; nello stesso tempo c’è tanta fiducia nel lettore da affidarci questa testimonianza così come è, nella sua schiettezza disarmante, dolorosamente bella e cara. Non nego che a questo punto mi sono commossa, anche io. In effetti quelle parole vergate a matita, nate da una storia con la s minuscola che però si innesta perfettamente nella grande Storia, hanno il sapore schietto della testimonianza, di vita vera e vissuta; ci introducono a una delle tante molle segrete di questo libro: il dovere della testimonianza. Ancora una volta la scrittura si trasforma in cronaca emotiva, partecipata: ci riporta a una idea di comunità religiosa e civile che sottende tutto, un grande affresco in cui si mescolano vite e partecipazione per i premi degli altri, dolorosi sentimenti di scomparsa degli amici, la città dell’Aquila con la sua antica Perdonanza, ormai dichiarata patrimonio dell’Unesco. Non a caso il libro è dedicato a Papa Francesco che ha recentemente visitato la città dell’Aquila in piena Perdonanza, lasciando una scia emotiva fortissima e regalando alla città una Perdonanza straordinaria che avrà la durata di un anno.

 

Sfilano, come in una galleria, i ritratti degli amici, le partecipazioni ai tanti premi letterari che continuano ad avere Goffredo tra i nomi eccellenti dei giurati; le riflessioni sui libri appena pubblicati, analisi, ricordi, osservazioni. C’è anche una specie di diario personale, a cuore aperto, in cui Palmerini ricorda amici scomparsi da poco e affida alla pagina e alla scrittura il compito di eternare questi ritratti: aggiunge sempre un dettaglio, una parola, una circostanza, un’espressione sentita per l’amico scomparso che ci fa sentire la vicinanza emotiva, la partecipazione, la tenerezza amicale.

 

La fede, la solidarietà, l’amicizia sono i valori portanti di questo ultimo libro ma appartengono a tutta l’opera di Goffredo Palmerini: un’etica sociale che trova nella gentilezza e nella reciprocità del riconoscersi la sua radice più lontana. Tutto è degno di storia, da questo punto di vista; anzi, forse, le vite dei singoli riverberano in modo più chiaro mutamenti, rivoluzioni, cambiamenti e motivazioni. E la Storia rimane impigliata in questi bei ritratti che Palmerini tratteggia con mano ferma e penna veloce. Nella sua lunga carriera Goffredo ha scritto tanto, collezionato tanti premi: in contatto con tanta stampa oltreoceano, fa rimbalzare notizie per tante comunità che tessono fili e che continuano a sentirsi, ritrovarsi nei suoi resoconti. Quando Goffredo leggerà la mia prefazione avrà un sorriso imbarazzato e timido sul volto, un gesto senza parole come a schermirsi: “sei stata troppo buona, Patrizia”. No, non sono stata troppo buona: avrei dovuto ancora elencare le tante iniziative, le tante situazioni e le tante presenze brillanti di cui si occupa il volume: tanti fatti che purtroppo potrei soltanto, e a torto, riassumere.

 

Questo libro, “Il mondo che va”, resta nel suo insieme un bel “documento umano” senza orpelli e mirabolanti aggiunte, fedele agli avvenimenti e alle persone che descrive: da bravo giornalista qual è, Goffredo Palmerini ci prende per mano e ci trascina in uno zibaldone, per varietà di temi, tenuto insieme da una idea di fondo che è ancora quella della fiducia nell’uomo, nella fede dei valori schietti e nella gentilezza. A questo “documento”, a questo libro si volgerà, per il piacere di leggere e di documentarsi, chi vorrà avere conto di questi ultimi anni, difficili e duri, in cui spesso la scrittura è stata conforto e barra dritta per navigazione in acque molto incerte.

 

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Patrizia Tocci è nata nel 1959 a Verrecchie (AQ). Laureata in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma, insegna materie letterarie a Pescara. Studiosa di Eugenio Montale, di Laudomia Bonanni e più in generale del Novecento, i suoi articoli e saggi sono stati pubblicati su numerosi periodici e riviste specializzate. E’ stata presidente dell’Associazione Internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni” (sezione “L’Imputata”, L’Aquila). Su Laudomia Bonanni ha scritto numerosi articoli e realizzato nel 2007 il video “Come se il fiore nascesse dalla pietra”. Ha esordito con una raccolta di prose e poesie,Un paese ci vuole(Japadre, L’Aquila 1990); poi, una silloge poetica, Pietra serena(Tabula fati, Chieti 2000); ha pubblicato inoltre La città che voleva volare (Tabula fati, Chieti 2010), libro di racconti interamente dedicato alla città dell’Aquila. Ha curato e pubblicato I gigli della memoria, narrazione collettiva (Tabula fati, Solfanelli 2012. Il libro contiene una postfazione dello scrittore e giornalista Paolo Rumiz. La prima sezione è costituita da 55 testimonianze sulla notte del terremoto che ha colpito L’Aquila e i paesi limitrofi. Nel 2010, il compositore romano Matteo D’Amico ha composto “6 aprile 2009, una musica per ricordare” su testi di Patrizia e di Thomas Pistoia, scritti all’indomani del terribile sisma che ha colpito l’Aquila e i piccoli centri del cratere. Ha condotto la rubrica “Password” sull’emittente televisiva Tv Uno Donna. Collabora con il quotidiano abruzzese regionale IL CENTRO, con varie rubriche settimanali: Alfabeto dedicata a Dante Alighieri; Carboncino,La Valigia di cartone, Diacromie.

 

Ha pubblicato il romanzo Nero è il cuore del papavero, con la prefazione di Paolo Rumiz (Tabula fati, Chieti 2017: dedicato al padre che non c’è più ma che continua a vivere nei pensieri e nella scrittura della figlia, tra le luci, gli odori e i profumi di una civiltà contadina che ormai sta scomparendo; un colloquio tra generazioni in cui molti potranno riconoscersi. Con questo libro la scrittrice ha vinto il Premio nazionale di Narrativa “Vittoriano Esposito” come migliore autrice abruzzese; è stata finalista al premio Abruzzese per l’editoria nel 2017; finalista nel concorso festival Controsenso e ha vinto il primo premio nel concorso nazionale “Quel libro nel cassetto”. E’ stata finalista con Menzione speciale per il racconto “Gli Sperduti” al FLA di Pescara 2020. Per laPoesia ha vinto il Premio Marianna Florenzi, per una lettera d’Amore, con la giuria presieduta da Cesare Garboli; il Premio Tagliacozzo e il Premio Libero de Libero. Molti i testi pubblicati in varie antologie: Speciale donna, Racconti dell’Abruzzo e del Molise, Raccontami l’Abruzzo, i Mille Abruzzi, Quando i sogni muoiono all’alba (Tabula fati), I diari della bicicletta (Tabula fati); L’Ammidia a cura di David Ferrante (Tabula fati); Cronache di un tempo senza tempo a cura di Silva GanzittiSavonitto (Tabula fati); la Gioconda dei poeti, a cura di Dante Marianacci (Edizioni Di Felice). Nel 2019 ha pubblicatoCarboncini, sguardi e parole(Tabula fati), con introduzione a cura di Giovanni D’Alessandro. Nel 2021 ha dato alle stampe Alfabeti: le parole di Dante, (Tabula fati). Per questo libro interamente dedicato a Dante e che propone una rilettura originale ed appassionata della Commedia, ha vinto nel 2020 il Premio Internazionale Città del Galateo “A. de Ferrariis”per la saggistica ed è stata finalista al premio per l’Editoria abruzzese. Attualmente collabora con Dj Brahms, per un progetto poetico musicale DIACROMIE che vedrà luce a breve.