TERAMO. EDITORIA: “DOCUMENTI PER UNA STORIA DELLA GIUSTIZIA E DELL’AVVOCATURA TERAMANA” – LA PRESENTAZIONE A TERAMO DEL LIBRO DELL’AVVOCATO GIANFRANCO COCCIOLITO


Venerdì 16 dicembre 2022 alle ore 18 presso la Corte interna della Biblioteca “Melchiorre Dèlfico” di Teramo (Via Dèlfico, 16), si terrà l’attesa prima presentazione del volume di Gianfranco Cocciolito dal titolo “Documenti per una storia della Giustizia e dell’Avvocatura teramana” edito dalla casa editrice teramana Ricerche&Redazioni.
All’incontro, realizzato in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Teramo e la Biblioteca Dèlfico, prenderanno parte insieme all’autore il Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, il Presidente del Tribunale di Teramo Carlo Calvaresi, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Teramo Antonio Lessiani, il Direttore emerito dell’Archivio di Stato di Teramo Ottavio Di Stanislao, il Direttore della Biblioteca Dèlfico Dimitri Bosi. Presenterà il volume Roberto Ricci, Deputato di Storia Patria negli Abruzzi. A moderare la presentazione il Giornalista Marcello Martelli.

La presenza di un sistema che amministri la giustizia in un territorio è connaturata nell’essenza stessa degli uomini e della convivenza tra di loro. È inevitabile che i rapporti umani, in ogni società, abbiano dei momenti di frizione che necessitano di persone che rappresentino le diverse e contrastanti istanze e di qualcun altro che giudichi e attribuisca la ragione o il torto. In ogni territorio, dunque, vi è chi supera i confini dettati dalla legge, divina o degli uomini che sia, e vi è chi si incarica di difenderne l’operato, e chi giudica il rispetto o meno della legge stessa. Tale sistema va inquadrato all’interno di norme prefissate perché, altrimenti, tutto sarebbe mero capriccio e arbitrio.

Anche Teramo, con il suo territorio e la sua gente, ha avuto e ha uomini destinati a tali funzioni e regole che hanno disciplinato e disciplinano la loro azione. Il libro dell’Avv. Gianfranco Cocciolito rappresenta un primo tentativo di fornire elementi utili a delineare lo straordinario excursus storico della nobile professione nel Teramano. Esso infatti ripercorre in modo scrupoloso e dettagliato, pur se con un linguaggio volutamente non tecnico e divulgativo, l’affascinante evoluzione dell’amministrazione della Giustizia e dell’Avvocatura nel territorio di Teramo e provincia.

Una strada assai lunga che prende avvio dall’epoca greca e romana, attraverso il medioevo, passando per i Borboni, i Savoia e la Repubblica.

Vengono descritte puntualmente le diverse regole con le quali la giustizia veniva amministrata nei diversi periodi storici e si descrive in quale modo l’Avvocatura teramana si sia affermata nel tempo, da Maione, avvocato dell’Imperatore presente a Teramo nell’873, fino alle lotte per la libertà, per l’affermazione dell’alto ruolo sociale dell’Avvocatura.

In definitiva, una ricca e appassionante rassegna di alcune delle più illustri carriere dell’Avvocatura teramana, dal suo nascere fino agli anni Cinquanta del Novecento.

Nella copertina del volume è riprodotta la mirabile opera del pittore Gennaro Della Monica (Teramo, 1836-1917) dal titolo “Bruto condanna a morte i propri figli”, tempera su muro realizzata nel 1886. L’affresco sovrastava l’anfiteatro degli scranni dei giudici nell’aula della Corte d’Assise nel Palazzo del Collegio San Carlo di Via Dèlfico, il c.d. “Vecchio Tribunale”. Il tema dell’affresco è noto: Lucio Giunio Bruto, fondatore della Repubblica Romana, strenuo combattente contro l’ultimo Re di Roma Tarquinio il Superbo, condanna i figli Tiberio e Giunio per aver complottato contro la Repubblica. Nonostante il popolo si fosse commosso e chiedesse pietà, Bruto fu inflessibile e ne ordinò la condanna a morte. Nel quadro è pienamente rappresentata l’allegoria della Giustizia che deve essere cieca anche dinanzi ai sentimenti personali, come la sorte dei propri figli. (Foto di copertina di Franco Giuliani, g.c.)

L’autore
Gianfranco Cocciolito (Teramo, 1945) si è iscritto all’Albo degli Avvocati di Teramo nel 1972, anno del Centenario e ha compiuto il suo cinquantesimo anno di iscrizione nel 2022, anno del Centocinquantenario. 
È diplomato in Pianoforte ed è sempre stato una presenza attiva nella vita culturale del territorio sia come socio dell’Istituto regionale di ricerche storiche che come socio della Deputazione di Storia Patria negli Abruzzi.
Ha pubblicato numerose ricerche e studi su temi di interesse storico.
GIANFRANCO COCCIOLITO
DOCUMENTI PER UNA STORIA DELLA GIUSTIZIA E DELL’AVVOCATURA TERAMANA
Teramo, Ricerche&Redazioni, 2022
ISBN 978-88-85431-62-1
372 pagine su carta naturale di pregio
Prezzo di copertina € 35,00



Giulianova. Il calendario degli eventi natalizi 2022/2023




Giulianova. “Rose di Capodanno”, l’ultima fatica editoriale della scrittrice Caterina Falconi, verrà presentato sabato 17 dicembre, ore 18.

La RespirArt Factory comunica che la presentazione del libro di Caterina Falconi, Rose di Capodanno, pubblicato da Vallecchi Firenze è stata spostata a sabato 17 dicembre ore 18.00 presso la RespirArt Gallery in corso Garibaldi 30 a Giulianova paese. A conversare con Caterina Falconi sarà Marialuisa De Santis già direttrice del Museo d’arte dello Splendore; la lettura sarà a cura dell’attrice Cristina Cartone.

Caterina Falconi ha pubblicato diversi libri di narrativa e di altro genere facendosi apprezzare come autrice di testi per bambini e ragazzi. Sue molte delle sceneggiature del cartone Carotina Super Bip. Collabora con la Rusconi Libri con la serie dei Giovani Ficcanaso e riduzioni di grandi classici della letteratura. Ha curato con Angela Bonafini l’antologia La Vita Invisibile (Avagliano) ed è autrice di Dammi da bere (Mimep Docete). Nel 2021 ha pubblicato Dimmelo Adesso (Vallecchi Firenze) e il suo primo noir La Volta di Troppo (Clown Bianco).

Rose di Capodanno è quindi il secondo thriller di Caterina Falconi: ambientato in una Teramo ancora dolente per il terremoto e nella sua provincia, appare già dalle prime pagine più di un semplice noir. Accanto allo svolgimento dell’indagine, Falconi “indaga” con leggerezza calviniana la vita degli originali protagonisti: un’ispettrice capo bella come Sylvia Plath, quattro suore che vivono in una serra trasformata in convento, un commissario perdutamente innamorato e tanti altri.




Oggi, sabato 10 dicembre, a Giulianova, presentazione del nuovo volume di Luigi Ponziani su come l’Abruzzo divenne fascista.

 

Sarà presentato sabato 10 dicembre alle 17, nel Loggiato “Riccardo Cerulli” sotto piazza Belvedere, la nuova opera di studi storici di Luigi Ponziani, storico e direttore emerito della Biblioteca “Delfico” di Teramo, edito quest’anno da Ricerche&Redazioni. Assieme all’autore interverrà Tito Forcellese, professore associato di Storia delle Istituzioni Politiche presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Teramo. Modera il giornalista Walter De Berardinis.
Settimo titolo della collana Storia, a cento anni dalla “marcia su Roma” e dal primo governo Mussolini, questo saggio di Luigi Ponziani, circoscritto al fascismo abruzzese, arricchisce la conoscenza intorno a un periodo storico ancora al centro del dibattito storiografico nazionale.
L’orizzonte regionale al cui interno si colloca la ricerca e l’ambito cronologico prescelto si prestano a una lettura capace di cogliere sia gli elementi di originalità del fenomeno fascista, sia le modalità attraverso cui si è radicato in periferia contribuendo a meglio definire, nelle sue effettive dimensioni e nei suoi caratteri, un regime che si dichiarò “totalitario”.
Lo sguardo “locale” ci restituisce una immagine del fascismo abruzzese che, ben oltre gli orpelli di pura facciata che accompagnano la costruzione del regime, paga un pegno nient’affatto secondario alle vecchie classi dirigenti che si acconciarono con impressionante tempismo ai nuovi dettami che nazionalmente si affermavano, senza peraltro batter ciglio rispetto alla violenza senza precedenti che anche localmente si abbatteva sulle ancor gracili organizzazioni politiche e sindacali che il movimento operaio e contadino si era dato e si procedeva allo smantellamento di quel sistema di libertà che faticosamente si era affermato a partire dall’Unità.
«Il lungo decennio preso in considerazione – spiega Ponziani – diviene un osservatorio nient’affatto secondario per cogliere, dalla periferia e con maggiore pregnanza, i tratti salienti di un movimento, di un partito, di un regime visti nel loro concreto (e spesso contraddittorio) operare.»

 

 




“Il mondo che va”, fresco di stampa il nuovo libro di Goffredo Palmerini. Sarà presentato a L’Aquila il 13 dicembre all’Auditorium ANCE (Via De Gasperi), con il Coro della Portella

5 dicembre 2022

 

 

 

L’AQUILA – Fresco di stampa”Il mondo che va“, dodicesimo libro di Goffredo Palmerinipubblicato daOne Group Edizioni. Il volume sarà presentato in prima assoluta a L’Aquilail 13 dicembre,ore 17:30, presso l’Auditorium ANCE (Viale De Gasperi), per gentile concessione dell’Associazione provinciale Costruttori Edili. Interverranno, oltre all’Autore, Giovanna Chiarilli, giornalista e scrittrice, già autrice per la Rai, Mario Narducci, giornalista e scrittore, Francesca Pompa, presidente One Group.Modererà gli interventi la giornalista Michela Santoro. La presentazione sarà preceduta da un breve concerto del Coro della Portella, diretto dal maestro Vincenzo Vivio, una esibizione augurale per l’imminente Natale nel 40° anniversario del prestigioso gruppo corale aquilano. Il volume reca la Prefazione di Patrizia Tocci.

 

“[…] Sono davvero grato a Mario e a Patrizia – scrive Goffredo Palmerini nella Nota introduttiva – per aver rilevato nel volume quella continuità di filo rosso che lo riconnette alle storie raccontate nei libri precedenti, quasi un sottile invisibile ordito di sentimenti vissuti, valori etici, antiche tradizioni, culture condivise, affinità elettive e relazioni umane che alimentano il senso profondo di una comunità, che sia aquilana o più latamente italiana, dentro e fuori i confini. Trovo le loro parole, di Mario e Patrizia, davvero intense, incisive. Perfino commoventi. “[…] Un’annotazione sul titolo che Francesca Pompa ha scelto per questo volume “Il mondo che va”. In estrema sintesi esprime il cuore del libro, l’ottimismo dei giorni e degli anni che abbiamo davanti, il desiderio – e la responsabilità – di portare ciascuno il proprio contributo per renderli migliori, la consapevolezza che la qualità del futuro risiede anche nelle nostre mani. Ciò che ci aspetta non è un destino inamovibile, ma è ciò che noi stessi contribuiamo a realizzare, con le azioni e i valori umani ed etici che ispirano la nostra vita. E’ quel richiamo all’amore verso i fratelli, specie i più derelitti e gli ultimi, che Papa Francesco costantemente ci ricorda. Proprio al Santo Padre è dedicato questo libro, per averci egli dato una gioia grande venendo a L’Aquila per la Perdonanza, il 28 agosto scorso, ad aprire la Porta Santa dopo 728 anni da quando Papa Celestino V la istituì. Un dono che Francesco ha voluto rendere ancora più splendente, concedendo un anno straordinario di grazia all’antico giubileo celestiniano per chiunque visiti la Basilica di Santa Maria di Collemaggio fino al 28 agosto 2023. “[…]”

 

Il mondo­che va– annotaFrancesca Pompa in quarta di copertina-, un esercizio di delicati equilibri tra il narrante e la vita intorno che diventa racconto nell’accogliere ora questa, ora quell’altra storia. Ora un luogo lontano, ora il territorio di prossimità. Mille voci e altrettanti volti entrano a popolare il puzzle dei tanti argomenti trattati che dilatano gli orizzonti e offrono scenari che aprono cuore e mente, fatti di avventura, meraviglia e tradizioni. Goffredo Palmerini è un cesellatore pieno di acume che con occhi attenti osserva anche il più piccolo particolare di quel “mondo che va” al di là di tutto e nonostante tutto. È la forza trainante che va a doppia distanza “l’Italia di qua” e “l’Italia di là”, oltre confine. In questo girovagare si snodano incontri, incroci, avvenimenti e vicende accompagnate da frammenti di vita collettiva. “Le storie possono aiutarci a capire e a dire chi siamo”, ha scritto Papa Francesco nella giornata mondiale della comunicazione sociale. Senza essere catturati dalla trappola delle spiegazioni, l’arte giornalistica del raccontare aiuta a elaborare, a comprendere e a interpretare il continuo divenire dei nostri giorni. Questo libro è una “casa ospitale”: fa posto a tutte le generazioni, intreccia voci e avvenimenti tra passato e futuro, tra storie di rinascita e di speranza.” Con il consenso dell’editore, qui di seguito si propone la Prefazione di Patrizia Tocci, docente e scrittrice finissima.

 

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PREFAZIONE

di

Patrizia Tocci

 

Goffredo Palmerini fa sempre un passo indietro, quando scrive. Un po’ come quando lo incontri che, prima ti guarda sorridendo e poi ti abbraccia: e in quel sorriso c’è già tutto il “personaggio”. Perché Goffredo è un personaggio antipersonaggio e tutta la sua opera intera lo dimostra. È capace di far parlare gli altri, nei suoi testi, mettendosi da un lato e raccontando, come una voce fuori campo in un bel servizio giornalistico che ti resta a lungo nella memoria. Palmerini fa questo e non solo questo. Lo ha fatto in modo eccellente nei libri precedenti, raccontando ed intercettando le storie di emigrazione degli italiani nel mondo e finendo per diventare un vero ambasciatore dell’Italia fuori d’Italia; raccogliendo testimonianze di avvenimenti culturali locali o internazionali, e momenti importanti per una comunità; tessendo e ritessendo fili tra memorie lontane e realtà contemporanee.

 

Un mosaico di voci, appunto (bel titolo del penultimo libro, pubblicato nel sempre con edizioni One Group). Siamo di fronte ad uno stile conciso, una scrittura corretta, elegante, lineare; “lo bello stilo che ci ha fatto onore” percorre tutti questi vari brani del libro, diversi per argomento ma legati da un filo rosso spesso e robusto. Molti fili si intrecciano con quelli dei numerosi altri libri che Goffredo ha dato alle stampe negli anni e che hanno avuto sempre ottima accoglienza. Questo nuovo volume “Il mondo che va” contiene un diario di lettura a cuore aperto: preziose schede letterarie a cui Palmerini aggiunge sempre un guizzo personale, dovuto spesso alla conoscenza diretta dell’autore o dell’autrice, alle frequentazioni della sua vita di amministratore pubblico ma anche di uomo di lettere, appassionato e vivace lettore di tanti amici ed amiche che hanno frequentato la poesia e la letteratura.

 

A questa lunga conoscenza e frequentazione con l’autore, a questa bella stima ed amicizia reciproca, mi piace aggiungere una perla, come a una bella collana: il ricordo personale che riguarda l’esordio, del mio primo libro: Un paese ci vuole, pubblicato per le Edizioni Japadre, nel lontano 1990. Lo presentai per la prima volta sotto le ali di Goffredo e GiosafatCapulli, nella pro loco di Onna (L’Aquila). E fu un momento molto bello. Quante cose sono accadute da allora, quanta vita e quanti libri, quanti incontri, quante storie per entrambi. Eppure quel filo di amicizia non si è mai spezzato ed eccomi qui a leggere il suo lavoro, a cercare di accompagnarlo con rispetto, svelandone qualità e quantità peculiari.

 

Il volume ci suggerisce la dimensione pregnante di una vita spesa ad ascoltare gli altri, a leggerli, ad incontrarli per lasciare il segno di questo passaggio proprio in mezzo alle pagine. A volte con una dolcissima forma di pietà per gli amici che non ci sono più; a volte con ethos civile per qualche momento di bellezza, a volte con vicinanza emotiva per qualche premio ricevuto per gli amici: l’autore infatti parla sempre poco di sé, dei suoi premi, delle sue belle e internazionali affermazioni. La stessa delicatezza la avvertiamo nel momento più rivelatore e più caro del libro: la pubblicazione integrale di un piccolo manoscritto, un quaderno del padre Vinicio Palmerini, internato militare in un lager presso Lipsia, durante la seconda guerra mondiale: il documento è venuto alla luce dopo il terremoto del 2009 che ha segnato per molti di noi uno spartiacque doloroso. L’autore riporta fedelmente le parole del padre scritte a matita; ci fornisce informazioni sul periodo, sulle circostanze ma senza mai esagerare.

 

C’è pudicizia, delicatezza, timidezza nel presentare queste pagine così vicine alla propria vita; nello stesso tempo c’è tanta fiducia nel lettore da affidarci questa testimonianza così come è, nella sua schiettezza disarmante, dolorosamente bella e cara. Non nego che a questo punto mi sono commossa, anche io. In effetti quelle parole vergate a matita, nate da una storia con la s minuscola che però si innesta perfettamente nella grande Storia, hanno il sapore schietto della testimonianza, di vita vera e vissuta; ci introducono a una delle tante molle segrete di questo libro: il dovere della testimonianza. Ancora una volta la scrittura si trasforma in cronaca emotiva, partecipata: ci riporta a una idea di comunità religiosa e civile che sottende tutto, un grande affresco in cui si mescolano vite e partecipazione per i premi degli altri, dolorosi sentimenti di scomparsa degli amici, la città dell’Aquila con la sua antica Perdonanza, ormai dichiarata patrimonio dell’Unesco. Non a caso il libro è dedicato a Papa Francesco che ha recentemente visitato la città dell’Aquila in piena Perdonanza, lasciando una scia emotiva fortissima e regalando alla città una Perdonanza straordinaria che avrà la durata di un anno.

 

Sfilano, come in una galleria, i ritratti degli amici, le partecipazioni ai tanti premi letterari che continuano ad avere Goffredo tra i nomi eccellenti dei giurati; le riflessioni sui libri appena pubblicati, analisi, ricordi, osservazioni. C’è anche una specie di diario personale, a cuore aperto, in cui Palmerini ricorda amici scomparsi da poco e affida alla pagina e alla scrittura il compito di eternare questi ritratti: aggiunge sempre un dettaglio, una parola, una circostanza, un’espressione sentita per l’amico scomparso che ci fa sentire la vicinanza emotiva, la partecipazione, la tenerezza amicale.

 

La fede, la solidarietà, l’amicizia sono i valori portanti di questo ultimo libro ma appartengono a tutta l’opera di Goffredo Palmerini: un’etica sociale che trova nella gentilezza e nella reciprocità del riconoscersi la sua radice più lontana. Tutto è degno di storia, da questo punto di vista; anzi, forse, le vite dei singoli riverberano in modo più chiaro mutamenti, rivoluzioni, cambiamenti e motivazioni. E la Storia rimane impigliata in questi bei ritratti che Palmerini tratteggia con mano ferma e penna veloce. Nella sua lunga carriera Goffredo ha scritto tanto, collezionato tanti premi: in contatto con tanta stampa oltreoceano, fa rimbalzare notizie per tante comunità che tessono fili e che continuano a sentirsi, ritrovarsi nei suoi resoconti. Quando Goffredo leggerà la mia prefazione avrà un sorriso imbarazzato e timido sul volto, un gesto senza parole come a schermirsi: “sei stata troppo buona, Patrizia”. No, non sono stata troppo buona: avrei dovuto ancora elencare le tante iniziative, le tante situazioni e le tante presenze brillanti di cui si occupa il volume: tanti fatti che purtroppo potrei soltanto, e a torto, riassumere.

 

Questo libro, “Il mondo che va”, resta nel suo insieme un bel “documento umano” senza orpelli e mirabolanti aggiunte, fedele agli avvenimenti e alle persone che descrive: da bravo giornalista qual è, Goffredo Palmerini ci prende per mano e ci trascina in uno zibaldone, per varietà di temi, tenuto insieme da una idea di fondo che è ancora quella della fiducia nell’uomo, nella fede dei valori schietti e nella gentilezza. A questo “documento”, a questo libro si volgerà, per il piacere di leggere e di documentarsi, chi vorrà avere conto di questi ultimi anni, difficili e duri, in cui spesso la scrittura è stata conforto e barra dritta per navigazione in acque molto incerte.

 

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Patrizia Tocci è nata nel 1959 a Verrecchie (AQ). Laureata in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma, insegna materie letterarie a Pescara. Studiosa di Eugenio Montale, di Laudomia Bonanni e più in generale del Novecento, i suoi articoli e saggi sono stati pubblicati su numerosi periodici e riviste specializzate. E’ stata presidente dell’Associazione Internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni” (sezione “L’Imputata”, L’Aquila). Su Laudomia Bonanni ha scritto numerosi articoli e realizzato nel 2007 il video “Come se il fiore nascesse dalla pietra”. Ha esordito con una raccolta di prose e poesie,Un paese ci vuole(Japadre, L’Aquila 1990); poi, una silloge poetica, Pietra serena(Tabula fati, Chieti 2000); ha pubblicato inoltre La città che voleva volare (Tabula fati, Chieti 2010), libro di racconti interamente dedicato alla città dell’Aquila. Ha curato e pubblicato I gigli della memoria, narrazione collettiva (Tabula fati, Solfanelli 2012. Il libro contiene una postfazione dello scrittore e giornalista Paolo Rumiz. La prima sezione è costituita da 55 testimonianze sulla notte del terremoto che ha colpito L’Aquila e i paesi limitrofi. Nel 2010, il compositore romano Matteo D’Amico ha composto “6 aprile 2009, una musica per ricordare” su testi di Patrizia e di Thomas Pistoia, scritti all’indomani del terribile sisma che ha colpito l’Aquila e i piccoli centri del cratere. Ha condotto la rubrica “Password” sull’emittente televisiva Tv Uno Donna. Collabora con il quotidiano abruzzese regionale IL CENTRO, con varie rubriche settimanali: Alfabeto dedicata a Dante Alighieri; Carboncino,La Valigia di cartone, Diacromie.

 

Ha pubblicato il romanzo Nero è il cuore del papavero, con la prefazione di Paolo Rumiz (Tabula fati, Chieti 2017: dedicato al padre che non c’è più ma che continua a vivere nei pensieri e nella scrittura della figlia, tra le luci, gli odori e i profumi di una civiltà contadina che ormai sta scomparendo; un colloquio tra generazioni in cui molti potranno riconoscersi. Con questo libro la scrittrice ha vinto il Premio nazionale di Narrativa “Vittoriano Esposito” come migliore autrice abruzzese; è stata finalista al premio Abruzzese per l’editoria nel 2017; finalista nel concorso festival Controsenso e ha vinto il primo premio nel concorso nazionale “Quel libro nel cassetto”. E’ stata finalista con Menzione speciale per il racconto “Gli Sperduti” al FLA di Pescara 2020. Per laPoesia ha vinto il Premio Marianna Florenzi, per una lettera d’Amore, con la giuria presieduta da Cesare Garboli; il Premio Tagliacozzo e il Premio Libero de Libero. Molti i testi pubblicati in varie antologie: Speciale donna, Racconti dell’Abruzzo e del Molise, Raccontami l’Abruzzo, i Mille Abruzzi, Quando i sogni muoiono all’alba (Tabula fati), I diari della bicicletta (Tabula fati); L’Ammidia a cura di David Ferrante (Tabula fati); Cronache di un tempo senza tempo a cura di Silva GanzittiSavonitto (Tabula fati); la Gioconda dei poeti, a cura di Dante Marianacci (Edizioni Di Felice). Nel 2019 ha pubblicatoCarboncini, sguardi e parole(Tabula fati), con introduzione a cura di Giovanni D’Alessandro. Nel 2021 ha dato alle stampe Alfabeti: le parole di Dante, (Tabula fati). Per questo libro interamente dedicato a Dante e che propone una rilettura originale ed appassionata della Commedia, ha vinto nel 2020 il Premio Internazionale Città del Galateo “A. de Ferrariis”per la saggistica ed è stata finalista al premio per l’Editoria abruzzese. Attualmente collabora con Dj Brahms, per un progetto poetico musicale DIACROMIE che vedrà luce a breve.

 




L’8 dicembre a Fano Adriano presentazione del volume Qui in Abruzzo e video promozionale.

FANO ADRIANO – Il prossimo 8 dicembre, alle ore 18.30 nella Sala polifunzionale di Fano Adriano si terrà la presentazione del volume Qui in Abruzzo di Roberta Di Pascasio (autrice dei testi) e di Giancarlo Malandra (autore delle foto), pubblicato da De Siena editore con Prefazione di Emma Pomilio e una Nota a firma di Donatella Di Pietrantonio.

Dopo i saluti del sindaco Luigi Servi, moderati dal giornalista Sandro Galantini interverranno Umberto De Annuntiis, sottosegretario alla Presidenza della Regione, Alfonso Pecoraro Scanio, presidente del Consiglio generale della Fondazione UniVerde, Tommaso Navarra, presidente del Parco Gran Sasso e Monti della Laga, Simona Cardinali, consigliere della Regione Abruzzo, Paolo de Siena, editore, e i due autori Giancarlo Malandra e Roberta Di Pascasio.

Qui in Abruzzo, volume di grande formato con traduzione in inglese, racconta trentadue località abruzzesi celebrando il patrimonio storico-artistico, paesaggistico e antropologico della regione. La presentazione prevede anche la proiezione di un suggestivo video, sempre realizzato dall’editore De Siena.

«Il volume Qui in Abruzzo, attraverso gli spazi, le architetture, la natura e, discreta ma significativa, la presenza umana», dichiara l’editore Paolo de Siena, «è la testimonianza della palpitante bellezza di trentadue luoghi della nostra regione. Una pubblicazione, questa, che è al tempo stesso atto di amore e di consapevole appartenenza nel cerchio di un sempre rinnovato stupore».

«Come ogni anno l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione», dichiara il sindaco di Fano Adriano Luigi Servi, «nella nostra Comunità, oltre alla ricorrenza religiosa, è il giorno della riapertura del presepio permanente. Quest’anno, insieme con l’accensione delle luminarie, avremo la presentazione del libro “Qui in Abruzzo” e la proiezione del video promozionale, ambedue con inclusione di Fano Adriano. L’evento si inserisce tra le tante manifestazioni, iniziando dal Premio nazionale di giornalismo “Giuseppe Zilli”, tese a valorizzare il nostro patrimonio storico, artistico ed ambientale con l’auspicio che Fano Adriano possa fare il suo ingresso nei “Borghi più belli d’Italia”».




GIULIANOVA – Domani, mercoledì 7 dicembre, alle ore 16 al Kursaal lo storico Sandro Galantini terrà una lezione sulla presenza marchigiana a Giulianova dal ‘400 sino alla metà dell’Ottocento.

La lezione, organizzata nell’ambito dell’anno accademico 2022-23 dell’Università della terza età e del tempo libero di Giulianova, evidenzierà la costante presenza marchigiana sin dal ripopolamento voluto da Giulio Antonio Acquaviva a seguito della edificazione nel 1470 della nuova città. Gli Acquaviva peraltro manterranno  saldi legami con la località marchigiana di Ripatransone mentre è noto come il duca Andrea Matteo sin dal 1519 ebbe come suo tipografo di fiducia il corinaldese Antonio Frezza. Sarà però nel corso del ‘700 che la presenza marchigiana avrà modo di rinvigorirsi. Altre immigrazioni renderanno Giulianova a metà Ottocento un centro a forte presenza di marchigiani, con numerosissime famiglie provenienti dai territori d’oltre Tronto per gran parte dedite all’attività marinara.




Spoltore. GIOCALIBRO al via la 2° edizione del laboratorio creativo

Anche quest’anno la 2° edizione del laboratorio artistico pluridisciplinare GIOCALIBRO si
svolgerà presso l’accogliente Biblioteca Comunale di Spoltore capoluogo in Via Dietro le
Mura, 10. Appuntamento a cadenza settimanale, il lunedì dalle 17:00 alle 19:00, dedicato a
bambine e bambini, ragazze e ragazzi dagli 8 ai 14 anni protagonisti novelli scrittori,
illustratori, stampatori, piccoli artigiani artistici. Inventare una storia con le funzioni essenziali
della scrittura creativa, narrarla in sequenze, illustrarla con differenti stili rappresentativi,
realizzare ciascuno un libro Leporello, stare insieme creativamente, imparare imparando,
acquisendo metodi per giocare sapientemente, per leggere insieme agli amici, ai genitori e a
tutti coloro che desiderano ascoltare le storie originali che sappiamo inventare.
Iscrizioni aperte. Per info inviare whatsApp al 3487426429 o a depositodeisegni@gmail.com
Riduzioni per i soci della Proloco Terra dei 5 Borghi e soci Intercral.
Progetto a cura dell’Associazione Deposito Dei Segni Onlus, promosso dal Comune di
Spoltore e dalla Fondazione Pescarabruzzo, in collaborazione con Proloco Spoltore Terra dei
5 Borghi.




Teramo. Editoria: “Ammazzaru u sinnacu ri Castidduvitranu” (il processo Guzzo-Mandina Saporito 1905), l’ultima fatica editoriale del prof. Elso Simone Serpentini per la collana “La corte! Processi celebri teramani”, edito dalla Artemia Nova Editrice.

Un processo di mafia celebrato a Teramo nei primi del Novecento, precisamente del 1905. Un caso eccezionale, seguito con passione da tutti i teramani, che video la propria città invasa da un folla di siciliani che parlavano una lingua incomprensibile. Molti di loro dovevano testimoniare al processo e per capirli ci vollero diversi interpreti, perché nessuno tra i siciliani residenti a Teramo sembrava in grado di poterli capire a pieno. Il processo vide imputati tre individui, accusati di avere mortalmente ferito la sera di martedì 13 gennaio 1901, verso le ore venti meno un quarto, a Castelvetrano il sindaco del paese, dopo che era uscito dal Circolo dell’Unione insieme con un amico ed era diretto verso la casa della sua amante. La vittima era il cav. Giuseppe Saporito, 52enne, fratello di Vincenzo, deputato alla Camera e avversario di un altro influente esponente politico del trapanese, Nunzio Nasi, ministro dell’istruzione e presidente della commissione parlamentare d’inchiesta incaricata di indagare sulle sue presunte malversazioni. I tre accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio erano i fratelli Giuseppe e Francesco Guzzo e il loro cugino Giovanni Mandina. Come mandanti erano stati inizialmente indicati e processati i fratelli Luigi e Filippo Ampola, rivali dei fratelli Saporito. Dopo il proscioglimento degli Ampola, per insufficienza di indizi, intervenuto nel 1902, l’accusa proseguì per i fratelli Guzzo e per Mandina. Ma il processo venne spostato dalla Corte d’Assise di Trapani a quella di Palermo, per “legittima suspicione” e per lo stesso motivo gli venne assegnata una nuova destinazione. Celebrato presso la Corte d’Assise di Teramo da mercoledì 22 marzo a mercoledì 31 maggio 1905, venne seguito da tutta la città con spasmodico interesse fino alla sua conclusione a sorpresa.

“Ammazzaru u sinnacu ri Castidduvitranu” è il titolo del 41° giallo teramano di Elso Simone Serpentini (Artemia Nova Editrice), che verrà presentato martedì 6 dicembre alle ore 17,30 nella corte interna della Biblioteca “Delfico” a Teramo. Dialogherà con l’autore sulla ricostruzione l’avv. Tommaso Navarra. Tra i numerosi testi che deposero nelle numerose udienze figurarono il delegato di P.S. di Castelvetrano Cesare Mori, che poi diventerà celebre come “Prefetto di ferro” per la sua lotta contro la mafia siciliana, e il nonno di Matteo Messina Denaro, oggi imprendibile capo di Cosa Nostra. Nel corso del processo fu un caso l’audizione dei testimoni, che si esprimevano in dialetto siciliano assai stretto e si alternarono diversi interpreti, per lo più siciliani residenti a Teramo, nel tentativo di rendere più chiare le loro dichiarazioni, non sempre con successo. Il rappresentante dell’accusa era lo stesso P.M. che poco prima aveva fatto condannare a Perugia il bandito Musolino. Arrivò a Teramo e fu trattato come una celebrità dal pubblico e dai colleghi. Come reagirono i teramani ad un processo di mafia celebrato nel 1905? Nelle pagine del libro su questo tema il lettore troverà numerosi elementi di riflessione.




Teramo. “La Maschera di Celestino V”. Il libro game investigativo di Angelo De Nicola e Alberto Orsini alla rassegna “Tutto d’un Fiato”

 

Sabato 3 dicembre, alle ore 16:00, presso il Santuario di Madonna delle Grazie di Teramo, il secondo incontro della rassegna Tutto d’un Fiato, con la presentazione del librogame di Angelo De Nicola e Alberto Orsini, con le letture di Sabrina Giangrande.

 

Il lettore avrà l’opportunità di vivere una misteriosa avventura interattiva ambientata nei giorni della visita del Papa alla Perdonanza Celestiniana dell’Aquila, l’annuale giubileo cattolico, istituito Celestino V nel 1294 nel capoluogo abruzzese. Un rito rivoluzionario, Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco dal 2019, di cui ancora troppo poco è noto fuori dai confini aquilani e dell’Abruzzo.

Personaggi ed eventi illustrati in questo volume sono di fantasia, ma del tutto verosimili e coerenti con l’ambientazione e i reali avvenimenti. Il lettore potrà svolgere una vera e propria indagine attraverso i misteri e gli enigmi di Papa Celestino e, conseguentemente, di cambiare il corso della storia. Il librogame catapulta il lettore indietro all’edizione 2005 dell’evento, che viene sconvolta da una notizia inaspettata: per la prima volta ad aprire la Porta Santa non sarà un cardinale delegato, ma il Papa in persona! E qui la narrativa si intreccia con la cronaca: nel mondo reale, infatti, Papa Francesco ha annunciato che sarà proprio lui a celebrare il Giubileo aquilano il prossimo 28 agosto con una visita epocale. Il lettore interpreterà il ruolo di Giacomo, agente di un imprecisato servizio segreto chiamato a garantire la sicurezza di Sua Santità. Accompagnato dal fidato e informatissimo sovrintendente della manifestazione, il lettore dovrà investigare tra i misteri della città e i segreti di Celestino e cogliere gli indizi giusti, riuscendo così a prevenire eventuali rischi per il pontefice agendo in anticipo rispetto ai tuoi antagonisti.