UN ANNO FA MORIVA A NEW YORK MARIO FRATTI. Inaugurato all’Istituto Italiano di Cultura un Archivio in onore del grande drammaturgoabruzzese diGoffredo Palmerini

 

 

L’AQUILA – Un anno fa, il 15 aprile, Mario Fratti moriva nella sua bella casa al 146W della 55^ Strada di New York, la città nella quale il grande drammaturgo aquilano viveva dal 1963. Aveva quasi 96 anni, che avrebbe compiuto a luglio: era infatti nato a L’Aquila il 5 luglio 1927. Personalità tra le più insigni e feconde del teatro mondiale, Fratti ha lasciato un grande vuoto nel mondo culturale non solo della Grande Mela, dove bastava dire Mario perché subito si pensasse a lui. Poteva tutt’al più capitare che ci si riferisse a Cuomo, l’ex governatore dello Stato di New York, l’altro Mario che come Fratti godeva di altrettanta stima e fama. Diverse le iniziative che nel corso del 2023, in vari luoghi e circostanze, lo hanno ricordato. A L’Aquila, sua città natale, il 12 luglio si tenneil Memorial Mario Fratti presso il Gran Sasso Science Institute, con una quindicina di testimonianze dall’Italia e dall’estero–con personalità del mondo istituzionale, accademico, teatrale, letterario e della stampa -, attraverso le quali del drammaturgoe intellettuale fu richiamatoil valore, il ruolo rilevante nella promozione della cultura italiana e l’indole.

 

A New York, il 5 aprile scorso, presso l’Istituto Italiano di Cultura si è tenuto il Seminario “Vivere attraverso la nostra Storia – L’Influenza italiana nel mondo attraverso l’emigrazione, la cultura, il turismo, la lingua e l’economia”, organizzato dalla Fondazione Magna Grecia in collaborazione con lo stesso IIC e con il Calandra Institute. Ai lavori del convegno, dopo i saluti di Fabio Finotti, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura,Nino Foti, Presidente della Fondazione Magna Grecia, Fabrizio Frullani, Vicedirettore TG2-RAI, sono seguiti gli interventi di Lisa Ackerman, Direttore esecutivo della Columbus Citizen Foundation, Angela Mazzarelli, Giudice della Divisione d’Appello di New York, Adriana Trigiani, componente del Consiglio Direttivo Nazionale di NOIAW, Joseph Sciame, Presidente di OSDIA, Arthur Gajarsa, Presidente di IAPC. Ha moderato i lavori Anthony JulianTamburri,Preside del John D. CalandraItalian American Institute di New York.

 

A conclusione del Seminario sono stati inaugurati all’interno dell’Istituto Italiano di Cultura, in Park Avenue,gli spazi allestiti con l’Archivio Mario Fratti, solo una piccola parte del consistente patrimonio documentario e teatrale, di opere drammaturgiche e letterarie, corrispondenze e critiche teatrali, dipinti e sculture, poster e cimeli, premi e riconoscimenti, che Fratti custodiva nella sua abitazione e che man mano andrà ad arricchire con successivi lasciti le dotazioni di università, musei e istituzioni culturali di New York. Del materiale esposto nell’Istituto Italiano di Cultura, oltre ad alcune opere del drammaturgo, locandine e poster di spettacoli teatrali in varie parti del mondo, documenti e premi, anche due dipinti tratti dalla Collezione d’arte Fratti, scelte da Roland Sainz, gallerista e amico di Mario. All’operazione hanno collaborato Valentina Fratti – figlia del drammaturgo, anche lei autrice e registateatrale -, e la Fondazione Magna Grecia, prestigiosa istituzione culturale fondata nel 1984, della quale Mario Fratti era una delle figure preminenti del Comitato scientifico.

 

Mario Frattiè stato un punto di riferimento nella vita culturale di New York. L’aveva frequentata intensamente fino all’arrivo della pandemia, che è stata esiziale per lui, abituato a frequentare teatri e circoli culturali, invece costretto in casa per quasi tre anni, privandogli l’attività di critico teatrale e di assiduo operatore culturale in tante importanti associazioni di cui era figura di spicco. Mario ricordava sempre con molto piacere la festa a sorpresa che nel 2007 gli organizzò il Comune dell’Aquila insieme al Teatro Stabile Abruzzeseper i suoi 80 anni e quella che il Consiglio Regionalegli tributò nel 2017 per i suoi 90 anni. Erano stati due eventi che considerava autentici privilegi e che aveva apprezzato più d’ogni altro riconoscimento, egli che ne ha avuti in gran copia in tutto il mondo.

 

Drammaturgo, scrittore e critico, Mario Frattiè stato tra gli autori di teatro più famosi al mondo. La sua produzione supera le 100 opere. Negli Stati Uniti, sin dal suo arrivo a New Yorknel 1963, venne accolto con favore dalla critica. Il suo stile, perfettamente compatibile con l’indole americana, è alieno dalle ridondanze, dalle metafore e dalle sfumature tipiche del teatro europeo. La completa padronanza della lingua inglese (si era laureato in lingua e letteratura inglese alla Ca’ Foscari di Venezia) e la conoscenza profonda della letteratura americana erano stati essenziali per l’ambientamento nel mondo culturale della Grande Mela. A New York fu subito chiamato ad insegnare nella prestigiosa Columbia University, poi all’HunterCollege, dove ha tenuto la docenza fino al 1994.

 

Legata al caso la circostanza che lo portò negli Stati Uniti. Nel 1962 aveva presentato al Festival di Spoleto il suo atto unico “Suicidio”. Piacque a Lee Strasberg, che lo invitò a rappresentarlo all’Actor’s Studio di New York. In quella fucina delle avanguardie teatrali fu un vero successo. Poi di successine seguirono tanti altri. Le sue opere, tradotte in 21 lingue, sono state rappresentate in 600 teatri di tutto il mondo. Dall’America all’Europa, dalla Russia al Giappone, dal Brasile alla Cina, dal Canada all’Australia. Esse si connotano per l’immediatezza della scrittura teatrale, asciutta e tagliente come la denuncia politica e sociale senza veli che vi si trasfonde.Fratti ha scritto drammi, commedie, un romanzo e un libro di poesie. Ma anche un musical. Nine, tratto da una sua commedia scritta nel 1981 e liberamente ispirata dal film 8½ di Federico Fellini, è diventata un musical di successo, di pubblico e di critica, con oltre duemila repliche nei teatri di New York. L’ultimo revival, con Antonio Banderas interprete, è rimasto per molti mesi in cartellone al teatro Eugene O’ Neil, a Broadway. Negli Stati Uniti ci sono state 36 produzioni di Nine; una a Londra, una a Parigi ed una a Tokyo. Molti i riconoscimenti all’autore teatrale, fanno un elenco lunghissimo. Si citano tra gli altri il premio Selezione O’ Neil, il Richard Rogers, l’Outer Critics, l’Heritage and Culture, l’Otto Drama Desk Awards e ben 7Tony Award, che per il teatro sono come gli Oscar per il cinema.




È MORTO NEGLI STATI UNITI OMERO SABATINI, L’AQUILANO CHE HA SVELATO I PROMESSI SPOSI AGLI AMERICANI

6 marzo 2024

 

 

diGoffredo Palmerini

 

 

L’AQUILA –Omero Sabatini è morto ieri mattina nella sua casa ad Alexandria, in Virginia. Avrebbe compiuto 93 anni a giugno. Lascia l’unica figlia Maria e la moglie Belinda. Una vita nella diplomazia americana, una vasta cultura in campo economico ed umanistico, Omero aveva un forte amore per L’Aquila, dove aveva le origini, sebbene fosse nato negli Stati Uniti. Era infatti nato il 26 giugno 1931 a East Chicago, città sul lago Michigan nello stato dell’Indiana. Suo padre Giuseppe era emigrato in America nel 1920, sua madre Carmela Barbati, ostetrica in un piccolo paese dell’aquilano, era rimasta in Italia. Dopo la nascita del primogenito Bruno, nel 1928 a Secinaro,un borgo di montagna sotto il Sirente,l’anno successivo Carmela era partita con il figlioletto per gli Stati Unitiperraggiungere suo marito e stare un periodo insieme a lui. In quegli anni dava alla luce Omero. Restòsei anni in America, Carmela, prima di fare rientro nel 1935 a L’Aquila con i due figlioletti e riprendere il suo lavoro di ostetrica comunale.

 

I due figli crescono, hanno talento. Bruno sarà stimato medico ginecologo all’Ospedale civile dell’Aquila, ma anche finissimo poeta, scrittore, pittore, musicologo e alpinista. Omero, finito il liceo, va a Roma per seguire gli studi all’Università La Sapienza, dove si laurea in Scienze Politiche nel 1954. Giovane intelligente, vivace, sensibile ai temi sociali, assai scottanti nell’Italia nel dopoguerra, Omero presta alla politica il suo impegno appassionato, militando nella Democrazia cristiana,dapprima con l’incarico di delegato giovanile, poi di vice Segretario provinciale. Avrebbe potuto avere, per il suo carisma, un sicuro avvenire in politica e nelle istituzioni. Invecepreferisce tornare negli Stati Uniti per costruire là il suo futuro. Si iscrive all’Università di Chicago, uno degli atenei più prestigiosi, e nel 1960 prende la laurea magistrale in Relazioni Economiche Internazionali. Una formazione eccellente che già è una promessa.

 

Omero Sabatini entra infatti nel Corpo diplomatico degli Stati Uniti iniziando la sua carriera. Il presidente Ronald Reagan, nel 1981, gli conferisce il primo incarico di rappresentanza, ratificato dal Senato. Da quel momento va a rappresentare il Governo federale americano in importanti missioni nel mondo: Belgio, Portogallo, Algeria, Canada, Grecia, quindi in Giappone,Thailandia, India, Iran. Partecipa a negoziati sia con la Comunità Europea (ora Unione) a Bruxelles, sia nella sede delle Nazioni Unite a Ginevra, quindi ad importanti incontri sul commercio internazionale tra Stati Uniti ed Europa, dove mette a frutto le sue qualità di relatore plurilingue (inglese, italiano, francese, portoghese). Sabatiniè stato direttore dell’Ufficio per l’Assistenza e lo Sviluppo del Commercio del Ministero dell’Agricoltura.

 

Molti i riconoscimenti ricevuti nella sua carriera, tra cui il “Nastro Azzurro”, onorificenza conferitagli dal Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti per l’encomiabile impegno nelle relazioni commerciali con la Comunità Europea, e 6 Attestati di Merito dal Governo americano. Ricca la produzione pubblicistica, con articoli e saggi sulle relazioni con l’Europa, sul commercio internazionale degli Stati Uniti e del Canada, sull’economia agricola dell’Etiopia e della Thailandia. Stimato per l’eccellente qualità dei suoi scritti, studi e ricerche nel campo del commercio internazionale e dell’innovazione in agricoltura in alcuni Paesi in via di sviluppo, Omero Sabatiniaveva ricevuto encomi ed attestati da prestigiosi atenei, come l’University of Illinois di Chicago, Georgetown University di Washington, Texas A&M University di Galveston e l’University of Guelph in Canada.

 

Andato in pensione, Omero Sabatini aveva dedicato tempo e passione nella promozione delle relazioni culturali italo-americane e all’associazionismo abruzzese e molisano. Non esisteva ancora un’associazione regionale nell’area di Washington. All’inizio degli anni Duemila fu quindi tra i promotori e fondatori dell’Abruzzoand Molise Heritage Society, associazione della quale sé stato per molti anni dirigente e presidente. L’associazione raccoglie oltre 300 soci nel distretto della Capitale federale, e nelle contigue aree del Maryland e della Virginia. L’AMHS è ora presieduta da Raymond La Verghetta, docente universitario C’è stato di Omero Sabatinianche un impegno singolare che attiene alla sensibilità umanistica, all’amore per la cultura italiana in generale e per la nostra letteratura, che egli aveva sempre coltivato. Tra questi il suo forte interesse per le opere di Alessandro Manzoni e, in particolare per il romanzo “I Promessi Sposi”, letto numerose volte.

 

Omero Sabatini è andato perfino oltre il puro interesse per Manzoni e per il suo romanzo più famoso. Tre anni fa, in un’intervista che mi rilasciò, alla mia domanda “Come è nata l’idea di realizzare una riduzione, un adattamento e la traduzione dei Promessi Sposi?” aveva risposto: E’ nata dall’amore per la nostra letteratura e, nella narrativa, per il più grande romanzo, appunto il capolavoro manzoniano. Constatavo però che in America, fuori dalla cerchia ristretta degli studiosi di letteratura italiana, nessuno conosceva Manzoni e “I Promessi Sposi”. Per il semplice fatto che non esisteva ancora una traduzione del romanzo in versione “popolare”, ridotta e alleggerita, per favorire la lettura assecondando i gusti degli americani, che rifuggono le trattazioni storiche e i testi lunghi. Esistevano, è vero, almeno cinque traduzioni integrali del romanzo, sotto il titolo The Betrothed, la prima nel 1828 l’ultima nel 1972, ma nessuna ridotta, adattata agli americani. Mi sono quindi è cimentato in una riduzione adattata – anche nei nomi – del testo manzoniano, che fosse alla portata di tutti, e nella sua traduzione in inglese. E’ stato un lavoro durato diversi anni. Il successo del risultato ha sorpreso anche me”.

 

L’appassionata opera di riduzione e traduzione di Omero Sabatini, pubblicata nel 2002, ha prodotto un bel volume di 476 pagine, sotto il titolo “Promise of Fidelity” (First Book Library), e sottotitolo “Una storia d’amore italiana del famoso romanziere Alessandro Manzoni, tradotta adattata annotata abbreviata da Omero Sabatini”. E’ stato davvero un successo. Molti gli apprezzamenti e i commenti favorevoli, dai lettori e da studiosi americani, sulla qualità della traduzione. Riporto per brevità solo uno stralcio di quanto dichiarato nel 2003 dal prof. Roberto Severino, direttore del dipartimento di italiano della Georgetown University di Washington: “[…] Questa traduzione, ridotta e adattata da Omero Sabatini, del capolavoro di Alessandro Manzoni, dovrebbe realizzare ciò che finora è stato praticamente impossibile: prendere questo grande romanzo presente solo negli scaffali delle istituzioni accademiche e farlo conoscere diffusamente nei paesi di lingua inglese. Questa di Sabatini è davvero un’abile interpretazione del testo originale e delle sue caratteristiche stilistiche.”

 

Ad Omero Sabatini era dunque riuscita un’impresa notevole, portata a compimento solo grazie alla sua grande passione per il capolavoro manzoniano, una delle opere più rilevanti della letteratura italiana. Dei Promessi Sposi, secondo la versione di Omero Sabatini, sono uscite due edizioni e varie ristampe negli Stati Uniti, vendute anche nel Regno Unito, Canada, Australia e in altri paesi anglofoni, in cartaceo e soprattutto nell’edizione Kindle, a conferma della felice intuizione e del successo dell’operazione portata a compimento dal traduttore aquilano. Omero Sabatini ha goduto di grande stimanella città di Alexandriama soprattutto a Washington.

 

Chi scrive ebbe occasione di verificarlo, in una visita alla capitale federale fatta nel 2016. Andai a trovarlo e a passare una giornata insieme a lui, dapprima nella sua casa, poi in una magnifica serata ad Arlington, in un buon ristorante siciliano. Con Omero e sua moglie Belinda c’erano Lucio D’Andrea e sua moglie Edvige, Nancy De Santi e la concittadina aquilana Laura Benedetti, docente di lingua italiana alla Georgetown University. Quella serata si concluse con la mia sorpresa di ricevere, da Lucio D’Andrea e da Omero, due storici pastPresident,la pergamena di Socio onorario dell’Abruzzo and Molise Heritage Society. “Un privilegio concesso solo a cinque personalità, tra le quali il Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Antonin Scaliae l’Ambasciatore Luigi Einaudi, già Segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani presso le Nazioni Unite”, annotarono all’atto della consegna. Omero Sabatini ha davvero reso onore alle sue origini aquilane e l’Italia.

 

 

 




Giulianova. Renato Bontà, il marò giuliese scomparso in Tunisia durante la Seconda Guerra Mondiale

Renato Mario Vittorio Bontà nasce a Giulianova alle 4,00 del 29 gennaio 1921, in Via Marina (oggi Via Genova, 25), dal fabbro Pasquale Bontà (figlio di Giuseppe e Santa Candeloro) e Elvira Palestini ( figlia di Massimo e Cristina Di Carlo – famiglia di pescatori – la coppia si era sposata a Giulianova il 28 aprile 1913 alla presenza di due testimoni: Luigi Di Francesco, impiegato ferroviario e Guerino Palestini, marinaio). Sarà la 53enne Rachele Angelozzi, levatrice (il papà del nascituro era già in America), a registrare il bambino alla presenza del Sindaco, Giuseppe De Bartolomei e di due testimoni: Tommaso Lattanzi, 34enne, impiegato e Giuseppe Di Giuliano, 63enne, servente. Renato aveva tre sorelle: Dora, Clara e Lucia, quest’ultima sposata con il sarto Aurelio Rosi di Atri, anche lui morto in guerra contro la Russia (disperso durante la ritirata sul Don il 28 dicembre 1942). Il 17 luglio del 1920, il papà di Renato (Pasquale) si era imbarcato con il giuliese Raffaele Marà, sulla nave “SS Noordam” (transatlantico a vapore varato in Irlanda nel 1901) nella città di Boulogne-sur-Mer, comune francese nel nord della Francia e il 29 luglio 1920 sbarcano a Ellis Island (New York) per dirigersi nello stato Ohio, città di Columbus (qui viveva il fratello Attilio) e Raffaelle Marà a Philadelfia. Intanto Renato, il 15 dicembre 1939, a Teramo, viene cancellato dalle lista leva ( era il 3° nella lista leva di Giulianova del 1921) dell’esercito perché iscritto marittimo su comunicazione dell’ufficio marittimo di Pescara. L’11 febbraio 1940, nella sede di Ancona, viene arruolato nella Regia Marina Militare dal consiglio di leva per la ferma di leva di 28 mesi con le seguenti caratteristiche: alto 1,71, occhi grigi, colorito roseo, capelli castani ondulati, dentatura sana, professione pescatore, comportamento morale-politico-penale: buoni, nessun elemento; titolo di studio 5° elementare e celibe. Viene chiamato alle armi il 15 gennaio 1941 nel deposito del CEMM/CREM (Corpo Equipaggi Marina Militare/Corpo Regi equipaggi marittimi) con il grado di marò. Il 15 maggio 1943 non viene congedato perché l’Italia è in guerra. Renato Bontà, imbarcato sul dragamine M/B 209 o RD 209, risulterà disperso durante la Campagna di Tunisia ( durante l’ultima battaglia tra gli angloamericani e gli italotedeschi che portò alla perdita definitiva del nord-Africa): Il 7 maggio, gli alleati avevano preso Tunisi e il 9 gli americani prendevano Biserta. E’ possibile che Renato Bontà, dato per disperso da tutte le fonti ufficiali: Marina Militare, Stato Civile, Ministero della Difesa, ecc., sia morto (disperso) durante l’attacco via terra o via mare. Difficilmente possiamo pensare che sia morto in prigionia senza che le autorità del tempo (vedi CRI) non avevano mandato un dispaccio. A Roma, presso il Ministero, fu emessa la sentenza di comparizioni per morte presunta e successivamente arrivò la comunicazione ufficiale al comune di nascita per gli adempimenti formali. Oggi Renato è ricordato nella lapide dei caduti del mare in Piazza Dalmazia e nella lapide dei caduti della Seconda Guerra Mondiale all’interno del cimitero monumentale. Aveva solo 22 anni. La sorella Lucia, in quella tragedia della Seconda Guerra Mondiale, perderà il fratello Renato e il marito Aurelio di 33 anni, entrambi dispersi.

 

Walter De Berardinis

© giulianovanews.it




Gli scrittori italiani a Vienna per il Festival della Letteratura Di Arturo Varè

 

La terza edizione del Festival della letteratura italiana “La Fonte”al Teatro Odeon di Vienna, dall’1 al 3 marzo, ha visto la partecipazione di numerosi noti scrittori italiani che hanno parlato dei temi dei loro libri. Alessandro Barbero, Gianrico Carofiglio, Serena Dandini, Domenico Dara, Manuele Fior, Fabio Genovesi, Dacia Maraini, Stefano Mancuso, Benedetta Tobagi sono solo alcuni dei nomi che hanno affollato l’intensa tre giorni viennese. Una risposta di pubblico estremamente positiva che ha confermato la validità della formula adottata dagli organizzatori:l’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, l’Associazione culturale Librai in Corso e l’Associazione Libellula di Vienna.

 

Gli autori e le autrici che hanno partecipato hanno raccontato la letteratura italiana contemporanea attraverso i diversi generi letterari e linguaggi affrontati nei loro libri, pubblicati anche in tedesco: dal saggio al romanzo, dal graphic novel al giallo fino ai mondi fantastici dei libri per bambini. Lo svolgimento di tutti gli incontri in lingua italiana e tedesca ha permesso un attivo coinvolgimento dei partecipanti che hanno potuto così conversare e confrontarsi con gli autori.

 

L’ambasciatore d’Italia a Vienna, Giovanni Pugliese, ha inaugurato il festival e la Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite a Vienna, l’ambasciatrice Debora Lepre, ha introdotto i lavori della giornata di domenica. Nell’ambito del festival è stata anche allestita una mostra di pannelli dal titolo “La penna del diplomatico” ideata e realizzata dall’ambasciatore Stefano Baldi, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’OSCE a Vienna.

 

La mostra, composta da pannelli tematici relativi a circa 400 copertine di libri, ha costituito l’occasione per conoscere una nicchia della produzione libraria italiana e scoprire un lato meno noto dei diplomatici, rappresentato dalle loro pubblicazioni. Storia, biografie, memorie e ricordi, politica internazionale, diplomazia, narrativa, poesia e teatro, italiani all’estero, pubblicazioni in altre lingue e monografie sulle ambasciate italiane sono le aree tematiche dei libri illustrati nei pannelli, ciascuno accompagnato da una breve descrizione. Inoltre, un pannello appositamente realizzato per l’occasione è stato dedicato ai libri pubblicati da diplomatici scrittori austriaci.

 

La mostra rientra nel quadro di un vasto progetto di ricerca “La penna del diplomatico” inaugurato nel 2006 con la pubblicazione dell’omonimo libro da parte di Stefano Baldi e Pasquale Baldocci. Ad oggi, la ricerca ha portato all’individuazione e catalogazione di oltre 1.400 titoli pubblicati da oltre 340 autori diplomatici dal secondo dopoguerra, mettendone in luce non solo la considerevole produzione libraria e la loro attività pubblicistica, ma anche gli interessi ampi e diversificati che contraddistinguono chi svolge questa professione.Gli organizzatori, molto soddisfatti per il successo riscosso dall’edizione di quest’anno, hanno annunciato che la quarta edizione del Festival si terrà nel marzo 2025.

 

 




IMMINENTE L’USCITA DEL VOLUME “MARIO SETTA, TESTIMONIANZE DI LIBERTÀ”A CURA DI GOFFREDO PALMERINI

28 febbraio 2024

 

 

L’AQUILA – “[…] Mario mi mandava i suoi scritti. Erano tutti d’una intensità e d’una profondità etica e culturale straordinarie. Molto spesso ero io stesso che gli proponevo di diffonderli attraverso la rete dei miei contatti stampa, conoscendo la sua discrezione e la sua modestia egli non lo avrebbe mai chiesto. Ed è così che una straordinaria fioritura di scritti è comparsa su decine di testate in Italia e su molte altre all’estero. Sarebbe il caso di raccoglierli, questi scritti, per farne una pubblicazione, e forse lo farò. Temi ricorrenti erano approfondimenti storici, filosofici, artistici, sociali, un ampio spettro di questioni trattate con spiccata competenza, esposte con chiarezza e con il dono d’una magnifica scrittura. […]”

 

Così tra l’altro scriveva Goffredo Palmerini qualche giorno dopo la scomparsa di Mario Setta, storico e intellettuale abruzzese, avvenuta a Sulmona il 25 marzo 2022. Un proposito che il giornalista e scrittore aquilano, amico di Setta, sta oraper portare a compimento, essendo il libro in corso di stampa. Il volume “Mario Setta, testimonianze di libertà” (Edizioni Etabeta), a cura di Goffredo Palmerini, è infatti oltre che una raccolta di scritti dello storico, un tributo alla memoria per ricordarne l’opera intellettuale, i valori etici, l’amore per la libertà latamente intesa, la forte testimonianza di vita. Gliarticoli raccolti nel volume, recuperati dal curatore nel suo archivio e dagli archivi delle redazioni cui a suo tempo li aveva inviati, datano Marzo 2015-Marzo 2022 e sono uno spaccato significativo dell’intellettuale e dello storico, ma soprattutto di Mario Settapersona nella sua autenticità, nella ricchezza dei suoi valori civili e spirituali, nella sua profonda umanità.

 

Questo piccolo tributo– dichiara Palmerinispero sia utile per fare un altro passo in avanti verso la consapevole conoscenza di Mario Setta, della sua poliedrica figura di intellettuale, mai sussiegoso, e di uomo a tratti “profetico”. Mi auguro, inoltre, che contribuisca a consegnare un ulteriore tassello alla sua memoria.” Con il consenso del curatore, qui di seguito si riporta il testo della Prefazione al volume, scritta dalla giornalista Maria Rosaria La Morgia, e l’INDICE dei capitoli.

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IL CORAGGIO DI UN INTELLETTUALE LIBERO

 

diMaria Rosaria La Morgia *

 

 

Libertà è la parola che più ricorre negli scritti che Mario Setta per sette anni, dal marzo 2015 a quello del 2022, ha affidato a Goffredo Palmerini per diffonderli in diverse pubblicazioni in Italia e all’estero. Articoli che sono stati raccolti in un unico volume, Testimonianze di libertà, pubblicato a due anni dalla scomparsa dello storico abruzzese.Per Mario la libertà era il principio guida: libertà interiore e politica, libertà religiosa e culturale, libertà che coniugava sempre con dialogo e rispetto dell’altro. È stato un intellettuale che non si è mai sottratto all’impegno concreto, nella quotidianità, in continuità con quanto aveva scritto nel suo primo libro Cristo ha le mani sporche (ed. Presenza, 1967) raccontando la storia di un prete operaio, esperienza che aveva vissuto direttamente.

 

Nato a Bussi sul Tirino in una famiglia operaia era entrato in seminario a quindici anni, nel 1951, e si era formato a Bologna. Per lui si rivelarono particolarmente importanti gli anni trascorsi a Roma come “cappellano degli edili”, dal 1962 al 1970, missione che gli consentì di vivere nella quotidianità quei valori di solidarietà e di amore per l’altro che lo avevano ispirato fin da ragazzino e che ribadì nella lettera indirizzata ai parrocchiani di Badia, frazione di Sulmona, dopo aver celebrato l’ultima messa il 7 aprile 1979, quando si concluse la sua prima vita, quella da prete. Scrisse: «Continuerò a credere nell’Amore Universale, come legge fondamentale dei rapporti tra gli uomini. Continuerò a lottare per una società più giusta, più fraterna, convinto come sono che la vita abbia senso solo se donata».

 

Nel 1982, dopo essere stato eletto consigliere comunale a Sulmona nella lista del PCI che lo aveva candidato come “indipendente”, fu sospeso a divinis. Una condizione di emarginazione che riecheggia nell’articolo (settembre 2017) dedicato alla memoria dei fratelli Spaventa e allo spazio che veniva riservato a Silvio, di solito maggiore di quello destinato al filosofo Bertrando. Citando Elena Croce scrive: «era naturale essere fiero di un illustre statista, ma più arduo appropriarsi i meriti di un filosofo e superare la circostanza che egli fosse un sacerdote che aveva lasciato l’abito». Mario Setta, per la sua condizione di prete sospeso a divinis, si vide negato il diritto al lavoro pubblico che aveva conquistato vincendo un concorso come insegnante e, per trovare un’occupazione, fu costretto anche ad emigrare. Dovrà aspettare la riforma del Concordato del Governo Craxi nel 1984 e l’abolizione dell’art. 5 che vietava l’assunzione negli uffici pubblici di “sacerdoti apostati o irretiti da censura” per entrare a pieno titolo nel mondo della scuola. Da quel momento inizia la sua vita di docente nel Liceo Fermi di Sulmona dove diventa un punto di riferimento umano e culturale. Ed è nella scuola che la sua passione per la ricerca storica cresce e si rafforza.

 

Nei primi anni ’90, dopo la visita a Sulmona di J. Keith Killby, fondatore di un’associazione di ex-prigionieri: il Monte S. Martino Trust, il preside di allora, Ezio Pelino, gli affidò il compito di coordinare un laboratorio di ricerca storica sull’aiuto dato dalla popolazione locale ai prigionieri alleati fuggiti dal campo di concentramento di Fonte d’Amore, Campo 78. È del 1995 la prima edizione del libro E si divisero il pane che non c’era, un’opera collettiva di studenti e di docenti su quella che sarà definita la Resistenza Umanitaria. Qualche anno dopo iniziò anche l’avventura del “Sentiero della Libertà”: nacque l’Associazione (Mario ne fu il primo presidente) e la marcia che, in tre giorni, ripercorre il cammino che fecero in tanti per attraversare la Maiella, da Sulmona a Casoli, e raggiungere l’esercito alleato e le zone d’Abruzzo già liberate. Tra loro il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che in Abruzzo, prima a Scanno e poi a Sulmona, aveva trovato rifugio.

 

Nell’articolo pubblicato il 19 gennaio 2020 Mario Setta scriveva: «Oggi la Marcia InternazionaleIl Sentiero della Libertà – FreedomTrail – Freiheitsweg – Chemin de la Liberté è certamente il simbolo di Libertà più attuale, interessante, partecipato, giunto alla ventesima edizione, nato per rievocare il passato e proporre la riflessione sui valori di Libertà, Solidarietà, Pace, espressa dalle parole dell’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel discorso per la prima edizione del 2001: Oggi un gruppo si accinge a ripercorrere quegli aspri sentieri, i sentieri della libertà. Anch’io fui uno di loro, lasciai Sulmona, lasciai coloro che mi avevano accolto come un fratello, nelle loro case qui a Sulmona. […] Vedo qui oggi tanti giovani, che sono partecipi, con tutta la passione dei loro anni, di questa straordinaria manifestazione… E a voi giovani ripeto l’invito che rivolgeva a tutti gli uomini il vostro grande poeta Ovidio: guardate in alto, rivolgete sempre gli occhi alle stelle; abbiate ideali, credete in essi e operate per la loro realizzazione».

 

In tutti gli scritti di questa raccolta Mario ha lasciato il segno del suo pensiero che era uno stile di vita. Gli erano estranee ipocrisie e bugie, invidie e cattiverie, era un uomo generoso, libero, capace di scelte coraggiose. È stato un intellettuale che, in tutta la sua vita, si è battuto per la libertà, per i diritti umani, per la diffusione delle conoscenze, per la pace. L’ultimo scritto della raccolta porta la data del 6 marzo 2022, solo diciannove giorni prima della sua scomparsa, e ancora una volta le sue parole rappresentano una denuncia e un appello: «Mai, come in questo periodo di grave crisi socio-economico-politica, sembra così impellente e improcrastinabile il bisogno di una Costituzione universale. La terra è diventata finalmente la “casa comune”, ma la globalizzazione non può ridursi alla compravendita di uomini e di merci.»

 

*Giornalista, presidente dell’Associazione “Il Sentiero della Libertà”

 

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INDICE                                                                                                 

 

 

PRESENTAZIONE – di Goffredo Palmerini

PREFAZIONE – di Maria Rosaria La Morgia

NOTA DEL CURATORE – di Goffredo Palmerini

L’AQUILA DI FRIEDRICH NIETZSCHE

RELIGIONE E POLITICA: IL CASO SULMONA

L’ITALIA FUORI È MIGLIORE DELL’ITALIA DENTRO

IL SENTIERO DELLA LIBERTÀ – con Goffredo Palmerini

LA RESISTENZA UMANITARIA IN ABRUZZO

LUCI E OMBRE NEI PLEBISCITI

UN UOMO GENIALE, VENANZIO DI BIASE

LAPEDOFILIA NELLA CHIESA

BERTRANDO E SILVIO SPAVENTA: TORNIAMO A BOMBA…

NOI FIGLI DI ABRAMO

55 ANNI FA IL CONCILIO VATICANO II

LA DONNA, IERI E OGGI

500 ANNI FA LA RIFORMA DI MARTIN LUTERO

NOVEMBRE 1943, L’ECCIDIO DI PIETRANSIERI

AMORE OLTRE LE BARRIERE

MEZZOGIORNO TRA IDENTITÀ E STORIA

CELESTINO E FRANCESCO

PREMIO POLIDORO 2017 A MARIA ROSARIA LA MORGIA

NATALE DI SANGUE 1943

EMANUELE FELICE E LA FELICITÀ

AUSCHWITZ, OGGI E IERI

GIORNATA DELLA MEMORIA: 27 GENNAIO 1945

FEBBRAIO, IL MESE DEI CONCORDATI TRA STATO E CHIESA

NOI SIAMO BRUZZESI DI MAURO TEDESCHINI

MARIA DI MARZIO – con Maria Rosaria La Morgia

PAPA FRANCESCO DAPADRE PIO

IL MISERERE DEL VENERDI’ SANTO

UNO CHEF: DOMENICO SANTACROCE

IL 5 MAGGIO RIAPRE UN TESORO ABRUZZESE

MATTARELLA E LA RESISTENZA UMANITARIA IN ABRUZZO

FAMIGLIA INCONTRA PARENTI EX PRIGIONIERO – con Mario Salzano

FONTE D’AMORE, LEZIONE DI UMANITA’ – con Mario Salzano

19 MAGGIO 1296, LA MORTE IN PRIGIONE DI CELESTINO V

UN ANNO A ROVERE (1943-1944)

RICORDANDO CAVOUR

IL “CASO” PASCAL D’ANGELO

CRISTO, UOMO DEL SUD

UNA SCRITTRICE ABRUZZESE: AIDA STOPPA

UNA NUOVA REALTÀ

DONNE NELLA RESISTENZA: ADA GOBETTI E IRIDE CAMPEROLI

PAPA FRANCESCO: LA CHIESA HA FALLITO

REDENZIONE. LA NUOVA WELTANSCHAUUNG

75° ANNIVERSARIO DELL’ARMISTIZIO

ELOGIO DEI POCHI

A SCUOLA, SEMPRE

QUESTA, L’AMERICA!

LA GRANDE GUERRA: STORIA E PERSONAGGI

M, IL FIGLIO DEL SECOLO, DI ANTONIO SCURATI

NATALE, LA STORIA

LA GRANDE GUERRA DI ARMANDO DIAZ

L’ABRUZZO TRADITO(RE) – con altri firmatari

FARE STORIA, RIFLESSIONI SU METODI E FORMAZIONE

ATTUALITÀ DELL’UTOPIA

LA LIBERAZIONE E LA RESISTENZA UMANITARIA

L’ITALIA, LA CORRUZIONE, LA CHIESA

LA STORIA AL MICROSCOPIO

UNA STORIA DEGLI UOMINI SCRITTA DA UOMINI

IN UN LIBRO LA VICENDA UMANA DI UN ANARCHICO

LE DIMISSIONI DI CELESTINO E BENEDETTO – con Goffredo Palmerini

I SIMBOLI DELLA LIBERTÀ – con Maria Rosaria La Morgia

GIORNATA DELLA MEMORIA, EBREI IN ABRUZZO

PANDEMIA E GLOBALIZZAZIONE

L’UMANITÀ ALLO SPECCHIO DEL CORONAVIRUS

25 APRILE: L’ALTRA FACCIA DELLA RESISTENZA

9 MAGGIO 1974, STORIA DI UN’EVASIONE

SULMONA, 27 AGOSTO 1943

AMOR SACRI, IL RIMOSSO DELL’OCCIDENTE

EVA E IL PECCATO ORIGINALE

L’ENIGMA BERGOGLIO DI MASSIMO FRANCO E FRATELLI TUTTI

LA LIBERAZIONE DELLA CHIESA – con Raffaele Garofalo e Pasquale Iannamorelli

LA GUERRA IN CASA 1943-1944

LA CONQUISTA DELLA LIBERTÀ

LA FRATELLANZA DI CRISTO

IL SENTIERO DELLA LIBERTÀ, EDIZIONE 2022 – con Maria Rosaria La Morgia

FREEDOM TRAIL, XX EDIZIONE – con Maria Rosaria La Morgia

NESSUNA COLPA uguale NESSUNA SCOMUNICA

L’APPELLO PERLA PACE COL PROGETTO DI IMMANUEL KANT

 




Commiato dell’Ambasciatore dell’India in Italia, Dr. Neena Malhotra – Roma, 28 febbraio 2024

Durante il ricevimento di commiato offerto in onore dell’Ambasciatore dell’India in Italia Dr. Neena Malhotra, il Senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, Presidente del Gruppo Parlamentare di Amicizia “Italia – India”, ha offerto all’illustre ospite un volume sull’Ambasciata d’Italia in India pubblicato in occasione del 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e India.Curato dall’Ambasciatore Gaetano Cortese nell’ambito della prestigiosa Collana dell’Editore Carlo Colombo di Roma dedicata alla valorizzazione del patrimonio architettonico ed artistico delle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero, il libro si apre con una prefazione dell’Ambasciatore d’Italia a New Dehli Vincenzo de Luca e con un indirizzo di saluto dell’Ambasciatore dell’India in Italia Dr.NeenaMalhotra.

L’autoreripercorre la storia della Residenza dell’Ambasciatore d’Italia in India e si sofferma soprattutto sulle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, ripercorrendo le visite di Stato ed ufficiali dei rispettivi Presidenti della Repubblica, dei Capi di Governo e dei Ministri degli Affari Esteri.
Corredato da immagini provenienti dall’archivio storico della Presidenza della Repubblica e dall’archivio fotografico dell’Agenzia ANSA, il volume raccoglie anche una serie di interventi di particolare rilevanza, a cominciare da quello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronunciato alla XVI Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia, e il contributo del Professore Francesco Perfetti, Professore di Storia Contemporanea presso la LUISS Guido Carli di Roma intitolato “Alla scoperta dell’India e della sua civiltà: Tagore e Gandhi in Italia”.




PAOLO IL TENACE. Il TEC di Monterrey ha premiato il prof. Paolo De Francesco per i suoi 20 anni di intensissima attività di promozione della lingua e cultura italiana

di Generoso D’Agnese

Un punto di riferimento di assoluto prestigio per la cultura del nostro paese e un
protagonista instancabile nell’ideazione di proposte, eventi e manifestazioni made in Italy. Questo
ispira oggi il nome di Paolo De Francesco, arrivato in Messico a metà degli anni 80, all’età di 25
anni, facendo prima tappa a Città del Messico, poi a Aguas calientes (una città a nord della capitale)
e infine nell’industriale a Monterrey, relativamente vicina agli Stati Uniti. dal 2004 è entrato a
lavorare all’ "Instituto Tecnológico y de Estudios Superiores de Monterrey" (ITESM), conosciuto
da tutti i locali come Tecnológico de Monterrey" o più semplicemente "Tec de Monterrey",
un’istituzione universitaria fondata nel 1943 dall’imprenditore Eugenio Garza Sada e divenuta negli
anni un polo di eccellenza nel sistema accademico degli Stati Uniti del Messico.
“Sono entrato al Tec dopo una lunga formazione alla Dante Alighieri – spiega Paolo De
Francesco – e nel corso degli anni, attraversando anche momenti molto difficili, sono riuscito a
dedicare tempo ed entusiasmo alla promozione della cultura italiana agli studenti messicani.”
Il TEC, con le sue 31 sedi o campus sparsi sul territorio e 150 mila studenti iscritti nelle 60
carriere accademiche, è uno degli atenei privati più grandi dell’intera America latina ed è famoso
per essere un'istituzione universitaria con la migliore scuola di affari di tutto il Messico. E se
all’interno del TEC oggi l’Abruzzo è una terra conosciuta da molti alunni, il merito è solo del
professore di Atessa.
“Ho avuto la fortuna di preparare la conferenza “Abruzzo: terra di straodinaria bellezza” –
spiega ancora il docente abruzzese – e con questa iniziativa molti dei miei alunni hanno conosciuto
i nostri luoghi iconici, dal parco nazionale d'Abruzzo, al guerriero di Capestrano e al Museo
archeologico di Chieti, dalla costa dei Trabocchi allo straordinario castello di Roccacalascio (set
di vari film cinematografici), e ad alle altre città fra le quali la mia città natale Atessa”.
Paolo De Francesco nel 2004 iniziò il suo percorso di valorizzazione della cultura e della
lingua italiana con la presentazione del suo libro "101 proverbi della lingua italiana", cui fece
seguito nel 2005 la conferenza "Le 20 regioni italiane, un viaggio indimenticabile" per il
dipartimento di lingue moderne. Nominato nel 2007 coordinatore del Forum Internazionale di Arte
e Cultura di Monterrey, il docente ha fatto conoscere al pubblico cittadino il dott. Umberto Bile di
Napoli, il quale ha illustrato in conferenza il tema "Capodimonte: da Reggia a Museo". L’anno
seguente De Francesco ha coordinato la conferenza "Come fare affari con l'Italia" presentata nel
campus Monterrey dall'ing. Leonardo Accettura .
“Il 2010 è stato un anno molto importante perché ho potuto ideare il mio corso di cultura
aziendale italiana per gli studenti del Tec di Monterrey. Insieme al console italiano a Monterrey,
dott. Roberto Caruso nel 2011 abbiamo organizzato l’evento di consegna delle borse di studio
agli studenti vincitori per lo stage formativo in Italia. Nello stesso anno, nella biblioteca
dell’istituto , insieme ad altri colleghi, ho promosso la mostra pittorica "Tra maschere e
coriandoli" della pittrice Myriam Martínez”.
Le energie organizzative non sono mai venute mene al presidente della Dante Alighieri che
nello stesso 2011 ha organizzato la celebrazione dei "150 anni dell'Unità d'Italia" alla presenza delle
massime autorità universitarie. Per l’intensissima attività di promozione culturale sia De Francesco
come presidente) sia la dott. Rosalina Lozano (in qualità di direttrice) sono stati insigniti nel 2013 di
un riconoscimento da parte del TEC per le attività della Dante Alighieri, e nello stesso anno

l’infaticabile atessano ha promosso la conferenza "L'Italia: fra cultura, industria e gastronomia"
nella Fiera del Libro di Monterrey, gremita di pubblico.
“L’iniziativa che mi ha dato forse più soddisfazione è stata quella del Progetto di
Formazione Professionale per gli studenti del Tecnologico di Monterrey, realizzato in
collaborazione con le imprese Sacmi di Imola, Sangro Progetti di Atessa e System Group di
Fiorano Modenese. Gli ottimi risultati conseguiti con questa iniziativa mi hanno portato a essere
nominato al prestigioso Premio Eugenio Garza Sada nel 2014, 2015 e 2016”.
Una vita vissuta sempre nel nome della promozione culturale italiana, quella che Paolo De
Francesco ha messo in campo nella sua esperienza di italiano nel Mondo e che lo stesso Paolo ha
voluto riassumere in un libro dal titolo "La libertà di insegnare" pubblicato nel 2017 parallelamente
alla organizzazione dell’evento dedicato al Ballet "Ensamble Folklórico Mexicano", che sul palco
dell’università ha presentato una selezione di balli e canti della tradizione abruzzese, attraverso la
musica, il costume, e i balli italiani, grazie alla sapienza del coreografo e direttore del gruppo ,
David Garcia, che negli anni ’90 aveva collaborato con De Francesco agli scambi culturali.
Impegnato giorno dopo giorno nelle lezioni di lingua e cultura italiana ad alunni che
studiano ingegneria, architettura, medicina, legge, economia e commercio, letteratura, disegno,
moda, musica, canto, gastronomia e che vanno in Italia per frequentare i corsi universitari al
Politecnico di Milano e Torino, al Sacro Cuore di Milano, al Lorenzo de Medici di Firenze, alle
università di Bologna ,Venezia , Napoli e ad altre istituzioni accademiche, il presidente della Dante
Alighieri è stato premiato nel campus del TEC di Monterrey da parte del Direttore regionale del
dipartimento di lingue Nico Wiersema e dalla direttrice amministrativa del centro lingue, Alejandra
Ugarte per i suoi 20 anni di insegnamento




EDITORIA. LA VOCE DEL VAJONT RISUONA A LONDRA

 

LONDRA – Il disastro del Vajont trova eco nel Regno Unito. Mercoledì scorso, 28 febbraio, il fisico dell’atmosfera Andrea Di Antonio, dottore di ricerca all’Università di Cambridge ma originario di Teramo, è stato ospite su London ONE Radio, la sola radio nazionale ufficiale italiana nel Regno Unito.

Durante l’intervista, Andrea ha presentato il suo libro “La notte più buia della valle”, che offre un’analisi approfondita dei processi decisionali dietro al tragico evento del 9 ottobre 1963, causando la perdita di 1.910 vite umane. Quest’opera, pubblicata in occasione del sessantesimo anniversario del disastro, è stata già presentata alla Camera dei Deputati e a Longarone, il paese coinvolto dall’esondazione.

Nel corso del programma, Andrea ha anche lanciato il suo nuovo podcast, “Voce del Vajont”, un format che coinvolge superstiti, sopravvissuti ed esperti del settore in episodi dedicati a mantenere viva la memoria del disastro.

Entusiasta della possibilità di ricordare il disastro del Vajont su un canale radiofonico che raggiunge numerosi connazionali nel Regno Unito, Andrea ha dichiarato: “Comprendere i processi decisionali che hanno portato al disastro, soprattutto in relazione alla realizzazione di opere di grande impatto ambientale, è di fondamentale importanza per preservare sia i territori che i loro abitanti nel presente e nel futuro.”




Proiezione del film-documentario “Wartime Notes” di Barbara Cupisti  in occasione del secondo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina

 
VIENNA – In occasione del secondo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, la Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’OSCE, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, ha organizzato la proiezione del film-documentario “Wartime Notes” di Barbara Cupisti, prodotto da Clipper Media con Rai Cinema.
 
Il film racconta la resistenza non armata in Ucraina seguendo i percorsi e le scelte di alcune figure particolarmente rappresentative che cercano di “trovare un significato alla futilità della guerra scoprendo la forza e il coraggio delle donne e degli uomini ucraini”. Tra i protagonisti del film figura anche Oleksandra MatviichukPremio Nobel per la Pace 2022.
 
Numerosi sono i riconoscimenti che il film ha ricevuto a livello internazionale. È stato presentato al 52° Molodist Kyiv Film Festival, al 9° Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo di Milano e alla 44ª edizione del Festival del Cinema e delle Donne di Firenze“Wartime Notes” ha vinto il premio come miglior film straniero al Bir Duino Film Festival in Kirghizistan.
 
Il film è disponibile sulla piattaforma RaiPlay: https://www.raiplay.it/programmi/wartimenotes
 

Loughborough (Regno Unito). Lutto Chiavetta-Serafini: E’ scomparsa la giuliese Elena Chiavetta

É deceduta Elena Chiavetta (sposata Sepede), nata a Giulianova, che ha lasciato la cittadina adriatica da piccola con i genitori Emidio Chiavetta e Lea Serafini per recarsi a Loughborough in Inghilterra. Elena aveva 64 anni ed era impiegata presso la Loughborough University. Lascia tre figli ed una nipote. Alla famiglia Chiavetta – Serafini e all’amico Dom Serafini le condoglianze della nostra redazione.

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