Giulianova. #FATTIVEDERE 2018 WORKSHOP CINEMATOGRAFICO A GIULIANOVA

 

Un progetto di Fondazione Umberto Veronesi, in collaborazione con SIAMO

 

Dopo il grande interesse riscosso durante le precedenti edizioni, saranno in tutto 10 i workshop cinematografici #fattivedere organizzati da Fondazione Umberto Veronesi in collaborazione con SIAMO (Società Italiana Adolescenti con Malattie Onco-Ematologiche) in altrettante 10 città italiane, durante i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2018.

 

I workshop, ai quali prenderanno parte i divulgatori scientifici di Fondazione Umberto Veronesi e specialisti oncologi e psico-oncologi pediatrici, saranno dedicati all’importante tema della prevenzione negli adolescenti. Dopo la proiezione del film “Quel fantastico peggior anno della mia vita” (Alfonso Gomez-Rejon, 2015), ci sarà un dibattito con gli studenti in cui verrà presentata la campagna di prevenzione #fattivedere, ideata da Fondazione Umberto Veronesi e dedicata ai ragazzi di età compresa fra i 14 e i 19 anni con lo scopo di incoraggiarli a rivolgersi a un medico qualora dovessero insorgere sintomi sospetti e ad adottare uno stile di vita sano per mantenersi in perfetta salute anche in futuro.

 

All’incontro organizzato per venerdì 9 febbraio parteciperanno Fabio Di Todaro, giornalista del sito di Fondazione Umberto Veronesi, la Dott.ssa Antonella Sau Dirigente Medico dell’UOSD Oncoematologia pediatrica e la psicologa Pierpaola Sciarra dell’Ospedale Civico di Pescara.

L’incontro si terrà dalle ore 9.30 alle ore 12.30 presso il Liceo Scientifico “M.Curie” di Giulianova.




Giulianova. Apericena di autofinanziamento e presentazione dei candidati di “POTERE AL POPOLO”Giulianova

Apericena di autofinanziamento e presentazione dei candidati di “POTERE AL POPOLO”Giulianova Sabato 10 Febbraio 2018 dalle ore 18 alle 21

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Giulianova. Associazione “Insieme per costruire”: cena di beneficenza & Live Music per l’Africa.

Locandina cena beneficenza Benedettini




Giulianova. MAS-scritti ad arte: Il Tempio Cumano di Apollo tra Arte, Letteratura e Mito (conferenza)

Daniele Di Massimantonio

Relatori: Marialuisa De Santis (storica dell’arte)

Daniele Di Massimantonio (filologo)

Data: sabato 3 febbraio 2018 – ore 17.00

Luogo: Museo d’Arte dello Splendore – Viale dello Splendore, 112 – Giulianova (TE)

Per informazioni: 085/8007157 – staff@museodellosplendore.it

Marialuisa De Santis

Dopo il successo della conferenza-dialogo a due voci del novembre scorso con il confronto tra la storica dell’arte, Marialuisa De Santis e l’antropologa Alessandra Gasparroni sul tema L’uomo e l’incontro, il Museo d’Arte dello Splendore di Giulianova organizza per sabato 3 febbraio 2018 alle ore 17.00, la conferenza dal titolo Scritti ad arte: il tempio cumano di Apollo tra arte, letteratura e mito.

Con la storica dell’arte, Marialuisa De Santis, direttrice del Museo d’Arte dello Splendore questa volta dialogherà il filologo Daniele Di Massimantonio.

Prendendo spunto da tre opere di Gonsalvo Carelli che rappresentano la Grotta della Sibilla e il tempio di Apollo, la storica dell’arte introdurrà all’ importante collezione di cui fanno parte, collezione donata da Vincenzo Bindi, educatore, storico, critico d’arte, politico, all’amatissima città di Giulianova nell’anno della sua morte, esattamente novanta anni fa, nel maggio del 1928.

Il filologo Daniele Di Massimantonio, con lo sguardo rivolto alle opere del Carelli rilegge i versi del VI libro dell’Eneide, che narrano l’incontro a Cuma tra Enea e la Sibilla. Il filo rosso scelto da Di Massimantonio per legare le opere pittoriche e l’Eneide è il suggestivo e affabulatorio mondo dei miti: quello di Enea, di Apollo, di Deifobe, di Dedalo e Icaro.

Ancora una volta l’arte come chiave di lettura per due diversi percorsi in una formula accattivante basata sulla complementarità.

 




Giulianova. La prima edizione di “Unconventional Wedding” nell’ex stabilimento Orsini

Ex stabilimento Orsini

Giulianova. Si svolgerà domenica 18 febbraio dalle 16,00 alle 20,00, presso l’antico stabilimento dell’Ex Confettificio della famiglia Orsini di Giulianova, edificio dei primissimi anni del ‘900, convertito in spazio polifunzionale.
L’evento si rivolge non solo ai futuri sposi, ai professionisti e alle aziende del settore che operano sul territorio, ma anche a tutti coloro che vogliono cogliere l’occasione per visitare e ammirare gli ambienti esclusivi dell’ Ex Confettificio, location ideale per matrimoni ed altri eventi legati al mondo professionale e familiare.

Con ingresso libero, la giornata inizierà alle 16,00 per poi proseguire alle 18.00 con un aperitivo e degustazione vini di benvenuto e alle 19,00, taglio della torta ed estrazione lotteria. 




Giulianova. Università della Terza età: lezioni e iniziative di febbraio.

 

Proseguono le lezioni e le iniziative dell’Università della Terza età
di Giulianova. Il 1 febbraio, alle ore 17, docenti e allievi assisteranno
al Palasport di S. Nicolò a Tordino a “Giocando con Orlando” con Stefano
Accorsi. Lunedì 5 febbraio, a partire dalle ore 16 nell’Aula magna
della scuola media “Bindi” di via Ippolito Nievo, lezione di Sandro
Galantini dal titolo: “Donne giuliesi tra impegno e cultura, dall’età
garibaldina al primo Novecento”.

ARCHIVIO lezione-alluniversita-della-terza-eta-di-giulianova

Dopo la festa di Carnevale dell’8 febbraio, il 12 febbraio lezione di
Raffaella Morselli su “Il pittore e la sposa: Margherita Gonzaga di
Lorena e il ritratto di Frans Pourbus Nancy”.
Il 15 febbraio visita all’Abbazia di San Giovanni in Venere ed alla
Costa dei Trabocchi.
Il 19 febbraio lezione di Piergiorgio Del Nunzio: “Amarsi alla…
“follia”. Amore di figli”. Il 21 febbraio nuovo appuntamento con
il teatro: sempre al Palasport di San Nicolò a Tordino andrà in scena
“Vetri rotti” con Elena Sofia Ricci e Gian Marco Tognazzi.
Il 22 febbraio lezione di Adele Marinelli, Amori e passioni nelle opere di
Shakespeare, e a seguire, il 26 febbraio, lezione di Patrizia De Amicis
dal titolo: “H…come H2 O -Acqua”.




Giulianova. La UILP si riunisce in assemblea per eleggere i delegati al congresso regionale

Giulianova. Oggi, nei saloni comunali del sotto-belvedere, si è svolta la prima assemblea della UILP-Giulianova alla presenza del Segretario provinciale di Teramo, Sabatino Di Sabatino. Hanno coordinato i lavori: Lucia Temperini della ITAL-UIL Giulianova e Luciano Palandrani del CAF-UIL Giulianova. In platea erano presenti circa 50 pensionati del circondario della Val Tordino che hanno eletto i 6 delegati al congresso regionale.

Giulianovanews.it

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Giulianova. Catalogazione libri biblioteca civica “Bindi”. Oggi la firma dell’affidamento alla Piccola Opera Charitas.

Oggi, 22 gennaio, grazie all’interessamento e all’impegno della
vicesindaco con delega alla Cultura, l’Amministrazione comunale di
Giulianova, tramite il dirigente della 3 area, ha sottoscritto un
contratto con il vicepresidente della Fondazione Piccola Opera Charitas
Onlus relativo all’affidamento del servizio di ricognizione e
conseguente avvio della catalogazione del patrimonio librario della
biblioteca civica “Vincenzo Bindi”.

al centro: Nausicaa Cameli e Cinzia Falini

L’affidamento avviene in coerenza con le norme stabilite dal
Regolamento della biblioteca civica recentemente approvato in Consiglio
comunale. Infatti, al fine di dar vita finalmente a un sistema
bibliotecario cittadino e con riferimento specifico all’art. 4 del
Regolamento, l’importante istituzione bindiana si impegna alla
realizzazione di attività di valorizzazione, fruizione e quindi
catalogazione del patrimonio librario con le altre biblioteche giuliesi.
Grazie all’affidamento, la Fondazione garantirà il lavoro di
catalogazione effettuato da quattro bibliotecari che si alterneranno per
un periodo di due anni, durante i quali, in accordo con
l’Amministrazione comunale, si darà avvio, per la prima volta, alla
catalogazione informatizzata in modo da rendere il patrimonio
bibliografico catalogato visibile sul portale web di ricerca del Servizio
Bibliotecario Nazionale.
L’attività di valorizzazione del lascito di Vincenzo Bindi dà avvio
alle iniziative culturali che celebreranno i novanta anni dalla morte
dell’illustre concittadino avvenuta il 2 maggio 1928.




DUOMO DI TERAMO-ATRI. OMELIA DI S. E. MONS. LORENZO LEUZZI, VESCOVO DI TERAMO-ATRI,

 

IN OCCASIONE DELL’INIZIO DEL SUO MINISTERO EPISCOPALE

 

Duomo di Teramo

Cari fratelli e sorelle della Chiesa che è in Teramo-Atri,

 

con grande gioia mi rivolgo a voi chiedendo, fin da questo momento, quella comprensione e quell’affetto propri di chi partecipa agli avvenimenti della storia con gli occhi della fede e la semplicità dei piccoli.

È stata finora l’esperienza della mia vita che, ne sono certo, voi potete e spero vorrete condividere: avere gli occhi della fede e la semplicità dei piccoli sono  il segreto della vita.  Oggi sono qui davanti a voi e in mezzo a voi vivendo con sincero stupore  una nuova tappa della mia esistenza che, come le altre,  non avrei mai pensato di percorrere.

Dopo aver accolto con gioia e affetto filiale la fiducia di Papa Francesco verso la mia persona, ho già sperimentato, incontrando molti di voi, la genuinità e la robustezza della vita di fede e dell’impegno apostolico delle vostre comunità parrocchiali e realtà ecclesiali. Con tutti ho condiviso la gioia di ripartire per scrivere una  nuova tappa della storia antica e feconda della nostra Chiesa.  Questa vostra testimonianza è stata per me motivo di tanta consolazione! Insieme a tutti voi desidero manifestare la mia fraterna gratitudine a S. Ecc. Mons. Michele Seccia che, con totale dedizione e generosità, ha guidato la nostra Chiesa.

L’esperienza che stiamo vivendo ci rimanda a ciò che hanno vissuto i primi discepoli, Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni.

L’evangelista Marco ci ha tramandato che “passando lungo il mare di Galilea, Gesù vide Simone e Andrea” (Mc 1, 16 ).  È lo sguardo del Maestro che ci chiama tutti, non solo i sacerdoti e i consacrati, ad essere suoi collaboratori, pescatori di uomini. Collaboratori chiamati  a condividere con Lui il desiderio di vedere gli avvenimenti della storia con i Suoi occhi e a servirli con la semplicità dei piccoli.

Se talvolta non riusciamo ad accogliere l’annuncio che il “tempo è compiuto”(Mc 1, 15), con le sue impegnative e decisive  esigenze e con la sua brevità – come ci hanno ricordato il profeta Giona (cf. Giona 5,10) e l’apostolo Paolo (cf 1 Cor 7,29) – è perché siamo tentati ad invertire il paradigma del discepolo del Maestro: insistiamo a voler vedere Lui in qualcosa o in qualcuno  piuttosto che camminare con Lui nella storia e costruirla  con Lui.

E’ la tentazione dell’evidenza della fede, scientificamente o logicamente compiuta, che ci libera da  ogni responsabilità. Vorrei condividere con voi l’invocazione del beato Paolo VI, che hanno segnato il mio cammino di fede nella mia Chiesa di Trani-Barletta e Bisceglie nel lontano 1978 e che tante volte, prima di addormentarmi, ho riascoltato: “Signore, tu non hai esaudito la nostra supplica” (Roma 13 maggio 1978). E’ un’invocazione che ci ricorda che ogni discepolo è chiamato a coniugare quotidianamente, nel suo impegno di costruzione della Chiesa e della società, la certezza della fede e la novità, talvolta imprevedibile, del cammino reale e storico che il Signore ci suggerisce di percorrere.  Di fronte alle difficoltà impreviste e, talvolta, drammatiche,  come è stata per voi l’esperienza del terremoto, possiamo restare delusi o sentirci abbandonati. E’ il momento, invece,  in cui siamo invitati a verificare e a superare le nostre preoccupazioni e a ripartire con sano realismo.

Di fronte a noi c’è la grande illusione dell’uomo contemporaneo, forse anche della stessa comunità cristiana, preoccupato di raggiungere il successo immediato, talvolta a qualunque prezzo. Voler vedere Dio  senza lasciarsi trasformare il cuore e la mente da Lui è la grande tentazione di tutti, anche dei battezzati!

Oggi, insieme, vogliamo accogliere l’incertezza e il disorientamento dell’uomo contemporaneo riscoprendo e testimoniando che la chiamata del Maestro non è quella della sequela di un fondatore sia pure di una religione di alto valore religioso o sociale (CF. Francesco, Messaggio per la Giornata Mondiale Missionaria 2017). È la chiamata che ciascuno di noi ha desiderato da sempre fin dal giorno della sua nascita nel tempo: essere chiamati per nome! È la chiamata che dona all’uomo la sua identità, la sua stabilità e l’eternità.

 

Non è la chiamata ad essere funzionari o, come pensavano i maestri del sospetto, ad essere dipendenti, sia pure di Dio. È la chiamata a costruire la storia portando in essa la forza trasformatrice del Vangelo, l’unica capace di promuovere un vero sviluppo integrale dell’uomo e della società.

Cari fratelli e sorelle,

prima di partire da Roma il Signore mi ha concesso il grande dono di consegnare il Vangelo di Marco, che viene proclamato in questo anno liturgico, agli universitari. Un gesto semplice ma, per me, di grande responsabilità.

Vorrei, insieme a voi, passare per le vie delle vostre Città chiamando ogni uomo e ogni donna,  senza distinzione o pregiudizio, dando voce al desiderio del Signore Gesù di vederli. Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, ci ha ricordato che la Chiesa non è una aggregazione religiosa o sociale (cf. Francesco, Messaggio per la Giornata Missionaria 2013), ma è il luogo dove gli uomini e le donne possono incontrare il Maestro e accogliere quotidianamente il suo invito: “Venite dietro a me” (Mc 1, 17).

La missione della Chiesa, ci ricorda papa Francesco, non è quella di aggregare l’uomo a sé, ma di generarlo alla vita nuova che lo rende capace di essere protagonista nella storia, sia ecclesiale che sociale. È il desiderio di Dio che si ravvede sempre, anche di fronte alle nostre incertezze, affinché ogni uomo possa incontrarlo, come ci ha ricordato il profeta Giona: “e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece” (Gv 3, 10).

E’ la via per riscoprire insieme la gioia della missione evangelizzatrice della Chiesa che Papa Francesco ci ha descritto nell’Evangelii Gaudium. Un testo che, con saggezza e realismo, sintetizza il cammino della Chiesa del Concilio e che insieme vogliamo riscoprire per servire quello che il Papa chiama il cambiamento d’epoca. Come non ricordare l’invito di papa Francesco a rileggere il suo testo e a confrontarlo con l’Esortazione apostolica del beato Paolo VI, la Evangelii Nuntiandi? (Cf. Francesco, Discorso al convegno ecclesiale della Chiesa di Roma, 16 giugno 2014). Vorrei che questo binomio potesse  animare i primi passi del nostro camminare insieme per tentare, per ciò che ci sarà concesso dal nostro Maestro, di superare quella fase di transizione che avevo indicato nel mio primo messaggio.

Il cambiamento d’epoca, infatti, richiede di compiere un ulteriore passo in avanti riannodando quel rapporto tra evangelizzazione e annuncio della salvezza, così come ci viene descritto nelle due Esortazioni apostoliche. Dobbiamo farlo non per noi, ma per il mondo, rispondendo con generosità e creatività alla chiamata del Maestro, dando un volto a quei pescatori di uomini a cui il Signore desidera affidare il Suo Vangelo.

Non dobbiamo avere paura di prendere coscienza del fatto che il cambiamento d’epoca chiede alla nostra Chiesa di essere coraggiosa e intrepida, di essere consapevole che il futuro dei nostri fratelli dipende dal loro incontro personale con il Maestro. Se il Signore ci chiede di essere pescatori di uomini non lo fa per costituire un gruppo di élite spirituale o sociale, ma per porre nella storia la sua Chiesa, suo Corpo Mistico.

Oggi insieme vogliamo anche noi, come Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, rinnovare la gioia di lasciare le reti che ci separano da Lui e di seguirLo. Sono certo che verranno con noi tanti amici, anche lontani, che saranno affascinati dal sapere che il Maestro è ancora presente nella storia. Sì, il Maestro, è qui, in mezzo a noi che con dolcezza e fiducia ci ricorda: vi farò diventare pescatori di uomini (Cf. Mc 1,17).

Cari amici e amiche,

la storia ha urgente bisogno di discepoli del Maestro capaci di vedere la storia con i Suoi occhi.

E noi non  vogliamo e non dobbiamo deluderLo!

Questo passaggio dalla tentazione di voler vedere Lui nella storia al vedere la storia con i Suoi occhi è il più grande servizio che il cambiamento d‘epoca chiede alla nostra Chiesa. È la meta tracciata dal Concilio Vaticano II e riaffermata dalla due Esortazioni apostoliche.

Il primo impegno che la società contemporanea chiede di percorrere alla nostra Chiesa è quello di promuovere insieme tre forme della carità: quella samaritana, quella intellettuale e quella politica. Forse non siamo preparati a questa distinzione. Forse questa articolazione potrebbe essere considerata  riservata agli addetti ai lavori, superflua e, addirittura, insignificante. Certo tutto sarebbe più facile, ma non adeguato al cambiamento d’epoca. La sinfonia della carità, samaritana, intellettuale, politica,  è il frutto della Chiesa del Concilio, di quella nuova coscienza di Chiesa che è la risposta, forse ambiziosa, alla domanda che ha pervaso i lavori conciliari: “Chiesa, cosa dici di te stessa?” (cf. Paolo VI, Discorso di apertura del secondo periodo del Concilio, 29 settembre 1963).

A noi è affidato l’entusiasmante compito, che ho potuto già sperimentare nella Chiesa che è in Roma, di non separare mai l’una dalle altre, ma di promuoverle insieme con decisione e vigore. Sarà la vera sfida del nostro camminare insieme. La società contemporanea deve essere costruita e non assistita e i battezzati, nella ricchezza dei  diversi carismi e competenze, sia ecclesiali che sociali, sono chiamati ad assumere nell’incontro personale con il Signore la responsabilità storica di accogliere e servire le sfide che si presentano davanti a noi. Come ci insegna papa Francesco, non si può trasformare il Cristianesimo in un messaggio religioso o sociale. In tal modo la stessa azione evangelizzatrice della Chiesa si ridurrebbe, usando le parole dell’Evangelii Nuntiandi, a semplice opera di verniciatura superficiale (cf. EN n. 20).

E tra le sfide che sono davanti a noi  vorrei richiamare quella della ricostruzione! Ripartire insieme superando la logica dell’assistenzialismo per promuovere una nuova cultura del territorio coinvolgendo tutte le realtà ecclesiali, culturali e istituzionali. Da sempre ho imparato a guardare a tutte le realtà con rispetto e fiducia. Senza rispetto e fiducia non si può costruire quel noi-tutti che papa Francesco aveva indicato nel discorso al Parlamento europeo (Cf. Francesco, Discorso al Parlamento europeo, 25 novembre 2014).

Per promuovere questo progetto, il passaggio dal tutti-noi al noi-tutti, è necessario superare la cultura dell’effimero che pervade la società contemporanea e che è rivelatrice che il cambiamento d’epoca deve essere ancora compreso e servito nella sua vera natura. E’ quella cultura che si sviluppa quando si offusca l’onestà intellettuale e  ci impedisce di uscire dalla lunga transizione.

A voi, uomini e donne laboriosi e sobri,  della Chiesa di Teramo-Atri non sarà difficile condividere con me le parole di Aldo Moro: “La stagione dei diritti si rivelerà effimera  se non nascerà una nuova stagione dei doveri. Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere” (20 marzo 1976).

È un monito che ancora oggi risuona nel mio cuore e che mi ricorda gli anni della mia vita di studente nell’Università a Bari. A voi giovani, che non avete vissuto gli anni della contestazione e del terrorismo, vorrei affidare queste parole. Sono certo che esse risuoneranno nei vostri cuori e nelle vostre menti come parole amiche e confidenziali. Non lasciatevi illudere dagli annunci di nuove primavere: oggi sono qui per dire a tutti voi, vicini e lontani, che l’unica primavera che merita la vostra fiducia è quella che hanno vissuto le donne quando si sono recate al sepolcro e hanno scoperto che il Crocifisso non era più là (Cf. Mc 16,6).

Ma dove incontrare il Maestro, se è Risorto,  mi chiederete.

A voi rivolgo un invito appassionato a non aver paura di inserirvi nelle comunità ecclesiali, quelle più vicine a voi, nelle Parrocchie, nelle cappellanie, nei vari gruppi di cui è ricca la nostra Chiesa. Negli anni giovanili anch’io mi sono inserito in Parrocchia e nei gruppi associativi dove ho imparato ad essere cristiano e cittadino. Innanzitutto ho imparato a studiare. E poi mi sono preparato alla scelta definitiva. Senza la scelta definitiva non si può vivere in pienezza la propria storicità. Non si può frequentare i gruppi ecclesiali senza mai decidersi per una scelta definitiva!  Cari giovani, il Risorto vi chiede di studiare e di acquisire un bagaglio culturale necessario per affrontare quotidianamente le sfide di una società sempre più complessa ed esigente. Mi permetto di rivolgere un particolare appello alle istituzioni: create le condizioni perché ogni giovane possa mettere a frutto i propri talenti.

Nella nostra Chiesa abbiamo un grande dono: il Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata. Pensando ai lavori del prossimo Sinodo dei Vescovi, vorrei manifestarvi il mio auspicio che il Santuario diventi sempre di più un vero e proprio laboratorio internazionale per e con i giovani.

A voi sacerdoti, miei amati fratelli, ai consacrati e alle consacrate, a tutti i responsabili e agli animatori delle diverse realtà ecclesiali desidero rivolgere un particolare pensiero di gratitudine per l’intensa attività che svolgete anche in situazioni di precarietà strutturale e organizzativa. Con animo pieno d’ammirazione e di speranza oso invitarvi ad accogliere e conservare gelosamente l’invito del beato Paolo VI rivolto al termine dei lavori del Concilio agli uomini dell’umanesimo laico, presentando il cammino della Chiesa: “dategli merito” (cf. Paolo VI, Discorso nell’ultima sessione del Concilio, 7 dicembre 1965). Non siamo soli ad accogliere questa responsabilità. Pregano con noi e per noi tante comunità, a cominciare dai monasteri delle monache Clarisse e Benedettine, tanti fratelli e sorelle ammalati e sofferenti che offrono la  loro vita per noi. A loro il nostro grazie e il nostro ricordo al Signore.

Cari fratelli e sorelle,

l’invito del beato Paolo VI, di cui spero si possa celebrare in questo anno la canonizzazione,  deve diventare l’assillo di tutti noi, se davvero vogliamo essere pescatori di uomini. Dobbiamo conquistare la stima, l’amicizia e la simpatia di tutti, perché la Chiesa è per tutti. Non sarà difficile se saremo noi stessi, gioiosi e costanti nel costruire la Chiesa e la società.

Agli amici che si riconoscono nell’umanesimo laico desidero rivolgere un particolare e deferente appello: non chiedete alla Chiesa ciò  che essa non può e non deve dare. È in gioco il futuro dell’uomo e non le strategie culturali o politiche. Davanti  a noi c’è il cambiamento d’epoca e non il primato di questa o di quella opinione. La realtà è molto più complessa di ciò che si pensi.

Così come è già accaduto in passato, quando la fede cristiana ha permeato la cultura ed è stata promotrice della secolarità della società, della partecipazione, della dignità trascendente dell’uomo,  anche oggi è possibile, anzi doveroso, elaborare insieme una nuova cultura che serva il cambiamento d’epoca superando quello stato d’animo di nostalgia e di delusione che pervade il  cuore di tanti uomini e donne dopo gli avvenimenti del 1989, del 2001 e del 2008. Insieme possiamo entrare con fiducia in quella stagione dei doveri che è l’aurora di un nuovo sviluppo umano integrale.

Cari fratelli e sorelle,

questa sera tornerete a casa certamente con il ricordo di aver conosciuto il nuovo Vescovo, ma la vera gioia si consoliderà nella nostra vita se insieme decideremo di amare  e seguire il Maestro.

Lui, il Risorto, attende la nostra generosa risposta!

Sarà Lui a donare a tutti noi la capacità di vedere i nostri fratelli e sorelle con i Suoi occhi, perché solo i Suoi occhi sono capaci di aprire i nostri orizzonti, quelli di un amore che promuove e non strumentalizza. Forse non saremo esaltati, fotografati, ripresi dalle telecamere. Nessuno parlerà di noi. Non preoccupatevi!  Preoccupiamoci di lasciare nel cuore di tutti il passaggio e la tenerezza di un amore disinteressato, come quello dell’amore del Maestro.

A tutti, in particolare ai fratelli che sono nella malattia o vivono particolari momenti di difficoltà sociale ed economica, portiamo la gioia che abbiamo sperimentato questa sera: il Maestro è in mezzo a noi e ci vuole con sé nel tempo e oltre il tempo.

Affidiamo a Maria e all’intercessione dei Santi patroni, San Berardo e Santa Reparata, e del  compatrono, S. Gabriele dell’Addolorata,  il  nostro cammino di discepoli del Risorto che desiderano vedere la storia con i Suoi occhi.

Così sia!

+ Lorenzo Leuzzi

 




Giulianova. MAS-Evento: una staffetta di lettura per la giornata della memoria.

 

Data: 27 gennaio 2018 – ore 17.00

Luogo: Museo d’Arte dello Splendore – Giulianova (TE)

Per informazioni: 085/8007157 – staff@museodellosplendore.it

giornata della memoria invito Giulianova MAS

La giornata internazionale della Memoria dedicata al ricordo dell’orrore della Shoah, fu stabilita il 27 gennaio con una risoluzione del 2005 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La data del 27 gennaio fu scelta perché il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrarono nel più grande campo di concentramento tedesco, quello di Auschwitz.

L’Italia già cinque anni prima aveva approvato una legge composta da due brevi articoli. Il primo istituisce appunto ogni 27 gennaio la giornata della memoria al fine di ricordare la Shoah ma anche, “le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”

Il secondo articolo stabilisce l’organizzazione di “cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.”

Il Museo d’Arte dello Splendore sente la necessità, in questo particolare momento storico, di contribuire, per quanto gli è possibile, al ricordo di questa orribile tragedia, organizzando un pomeriggio in cui verranno coinvolti, in una sorta di staffetta di letture, molti cittadini, in cui la musica sarà l’amalgama memorizzante e l’arte ancora una volta un’occasione per riflettere.

Immagine-logo del pomeriggio sarà l’opera del M° Sandro Melarangelo Cristo ad Auschwitz, presentata da Marialuisa De Santis.

Parteciperanno p. Simone Calvarese, padre guardiano del Convento dei Frati Cappuccini di Giulianova, il sindaco Francesco Mastromauro, il M° Sandro Melarangelo, il Direttore tecnico-scientifico del Polo Museale Civico di Giulianova Sirio Pomante, le dirigenti scolastiche Carmen Di Odoardo e Angela Pallini, per l’Associazione GAMA Daniele Di Massimantonio, per il Rotary club Eva Galli, per l’Associazione Musicale Gaetano Braga Patrizia Pierabella e tantissimi altri ancora.

La parte musicale sarà affidata all’Associazione Musicale Orchestrale I Sinfonici.

La manifestazione si svolgerà sabato 27 gennaio alle ore 17.00 presso il Museo d’Arte dello Splendore