Tortoreto. Ritorna il binomio vincente “Murena & Florence”

Ritorna il binomio vincente “Murena & Florence”

MURENA & FLORENCE
MURENA & FLORENCE

che nell’estate 2010 ha regalato tanti momenti indimenticabili a turisti e residenti. Nel solco di una tradizione ben collaudata, l’accoppiata notturna presenta “Un Sabato d’aMare”. Opening il prossimo 18 giugno, a partire dalle ore 21 sul lungomare Sirena presso lo chalet Murena di Tortoreto Lido. La serata d’apertura vedrà l’esibizione degli artisti dell’Accademia degli Artefatti con performance teatrali e musicali di alto livello. Saranno il DJ Filippo Porrini ed  il Vocalist Nico Battistelli a tenere alta l’atmosfera  dell’evento. Ingresso omaggio per il gentil sesso entro le ore 24.

Alfonso Aloisi




Silvi. SILVI – Sarà presentato domani, giovedì 16 giugno, alle ore 19.00, presso la sala convegni della Parrocchia S.M. Assunta di Silvi, il libro “L’Angelo della Maiella”

SILVI – Sarà presentato domani, giovedì 16 giugno, alle ore 19.00, presso la sala convegni della Parrocchia S.M. Assunta di Silvi, il libro “L’Angelo della Maiella” scritto da Franco Costantini e Ottavio Scianitti. L’opera sarà presentata dal prof. Ezio Sciarra, ordinario di metodologie delle scienze sociali, presso l’Università G. D’Annunzio e dall’assessore alla cultura del comune di Silvi Luciana Di Marco.



Bellante. “Il lavoro non è merce – liberismo e sindacalismo da Le Chapelier a Pomigliano”

sabato 18 giugno 2011 alle ore 17.00 presso la sala consiliare del municipio
di Bellante (Bellante Paese) l’Associazione Culturale Nuove Sintesi e Identità
Europea Abruzzo organizzano la conferenza “Il lavoro non è merce – liberismo e
sindacalismo da Le Chapelier a Pomigliano” relatore il saggista e giornalista
dott. Luigi Copertino. Ingresso libero.




Abruzzo. L’Aquila l’identità del contesto a cura di Francesca Referza e Maria Rosa Sossai

L’Aquila l’identità del contesto

a cura di Francesca Referza e Maria Rosa Sossai

un progetto del Dipartimento Cultura del PD, sviluppato nell’ambito della Festa Democratica della Cultura 2011

Mattoni

Francesco Arena

Sabato 25 giugno alle ore 18.00 verrà presentato all’Aquila Mattoni di Francesco Arena, il secondo intervento del progetto L’Aquila l’identità del contesto a cura di Francesca Referza e Maria Rosa Sossai. Con Mattoni Francesco Arena stabilisce un legame invisibile, ma potente tra il passato e il presente di Dresda e il presente e il futuro dell’Aquila. Dresda è un centro d’arte di importanza internazionale e di eccezionale bellezza, tanto da essere stata definita la Firenze sull’Elba. La città tedesca è stata scelta da Francesco Arena perché durante la seconda guerra mondiale (1315 febbraio 1945) ha subito un terribile bombardamento con migliaia di vittime (le stime ufficiali oscillano fra 18.000 e 25.000). Grazie alla collaborazione di Andreas Aumüller, Console Onorario d´Italia a Dresda, la terra utile a realizzare i Mattoni pensati da Francesco Arena per l’Aquila, è stata raccolta in quattro diversi punti della città tedesca, ossia nei pressi dello Zwinger, della Kulturrathaus, dell’Hellerauerau e del Museum für Militärgeschichte.

Zwinger, Dresda

Lo Zwinger è uno dei principali punti di attrazione della città di Dresda. Si tratta di un complesso architettonico (palazzo con giardini) in stile barocco, costruito tra il 170910 e il 1732-33 per volere di Augusto II di Polonia, detto il Forte e progettato dall’architetto Matthäus Daniel Pöppelmann con la collaborazione dello scultore Balthasar Permoser. Il termine Zwinger, con cui è conosciuto il complesso, significa ‘fra le mura cittadine’ e fa riferimento ad una pre-esistente fortezza medievale. Il complesso, pressoché interamente ricostruito dopo le distruzioni dovute ai bombardamenti nel corso della seconda guerra mondiale, è considerato una delle massime espressioni dell’architettura barocca tedesca e il simbolo della rinascita postbellica della città di Dresda. Un tempo utilizzato per giochi e feste di corte, attualmente ospita alcune importanti collezioni museali, tra cui la  prestigiosa Gemäldegalerie. La Kulturrathaus è invece uno splendido edificio del 1735 che si trova proprio nel cuore della vecchia Dresda. Durante tutto l’anno qui si svolgono eventi di importanza nazionale e internazionale tra cui concerti sinfonici, convegni e ricevimenti. Gli altri due luoghi, altrettanto significativi per la storia passata e l’identità attuale di Dresda, da cui è stata prelevata la terra richiesta da Francesco Arena per l’Aquila sono l’Hellerauerau, il Centro Europeo per le Arti e il Museum für Militärgeschichte, il Museo di Storia Militare.

L’intervento pensato da Francesco Arena a L’Aquila assume dunque per più di un motivo un valore fortemente simbolico. Il monumento, inteso in senso classico per sua stessa definizione, mira innanzitutto a ricordare (monumentum: monumento, ricordo, segno, memoria, dal latino monere: ammonire, avvertire, avvisare, richiamare l’attenzione o la memoria, ricordare, insegnare, esortare, stimolare), ossia a lanciare un messaggio di valore solitamente civile. Si pone come una testimonianza legata alla celebrazione di un evento. La presenza di un monumento, di solito una piazza o un luogo rappresentativo della città, crea una spazialità autoreferenziale che, con il passare del tempo, si tende progressivamente a ignorare. L’usura spesso riguarda anche l’occasione storica che ha collocato lì quel segno. Francesco Arena, con Mattoni, intende ottenere esiti differenti. In un edificio pubblico dell’Aquila, l’artista lascerà una scritta, una “lapidella” come l’ha chiamata lui, che racconti l’occasione e la motivazione dell’intervento. La terra di Dresda, invece, servirà a realizzare una ventina di mattoni che entreranno nel DNA della ricostruzione dell’Aquila, nel tessuto murario di alcune case della città. I Mattoni spariranno alla vista,  saranno quindi volutamente antimonumentali, nella pratica, ma contribuiranno emotivamente, nelle intenzioni dell’artista, a rigenerare quell’identità della città che il terremoto e il tempo che passa, stanno provando a cancellare per sempre.

In Storia naturale della distruzione – spiega Francesco Arena – Sebald narra come si presentavano le città tedesche distrutte dai bombardamenti compiuti dagli alleati alla fine della seconda guerra mondiali. Città distrutte, alcune rase completamente al suolo, come Dresda, luoghi nei quali i sopravvissuti cercavano di riconquistare una qualche forma di normalità e nelle cui strade l’erba cresceva tra i mattoni e sulle macerie. Queste città sono state ricostruite, la gente ha continuato a viverci. La distruzione innaturale di queste città operata dagli uomini somiglia alla distruzione naturale operata dalla natura e dalla furia degli elementi. Terremoti, inondazioni, frane, cancellano l’attività costruttiva dell’uomo, il suo tentativo di fare comunità. Anche in questo caso l’uomo ricostruisce. Qualunque sia l’origine della maceria o della rovina l’uomo tenta di riappropriarsi di quello che era il suo spazio di vita.

La realtà de L’Aquila è chiaramente molto complessa, credo che il mio intervento debba essere un interstizio poetico in mezzo alla distruzione, un monumento invisibile ma che è come una candela che brucia nel buio, anche se nessuno la vede; il mio intervento è rivolto alle mura delle case aquilane, alla loro possibilità di ricrescere come rampicanti sulle macerie. Il mio progetto prevede la realizzazione di alcuni mattoni di terra realizzati con terra proveniente da Dresda, la città che più di altre è stata distrutta dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale ma che è stata ricostruita; la terra di Dresda una volta era in aria perché le bombe sconvolgevano la sua natura, questa terra ora ferma e trasformata in mattoni, servirà per iniziare la ricostruzione del muro di un edificio pubblico. Saranno mattoni tra i mattoni, un pezzo di distruzione artificiale e ricostruzione utilizzata per ricostruire lì dove la distruzione è naturale.

Francesco Arena, Mattoni, 2011

Per realizzare l’intervento, mi farò spedire da Dresda venti chili di terra e con questa realizzerò dei mattoni che farò cuocere e che una volta pronti potranno essere portati all’Aquila e utilizzati per costruire. Questi mattoni faranno parte di muri della città che bisogna tirare su e che lì resteranno. Per il giorno dell’inaugurazione  si individuerà un solo luogo in cui porre qualche mattone e successivamente, in collaborazione con l’amministrazione della città, saranno scelti gli altri edifici. Credo sia fondamentale disperdere i mattoni in diversi muri, visto che la terra utilizzata è tratta da diversi punti della città di Dresda. D’altronde l’invisibilità è la parte fondante dell’opera, un monumento che c’è, ma che non si vede, in antitesi con la retorica di tanti altri monumenti, un monumento dislocato in vari luoghi, come reazione all’idea del monumento da piazza. In municipio invece sarà collocata una lapidella di piccole dimensioni (cm 30 x 20).

Francesco Arena ha esposto in diversi spazi pubblici e privati in tutta Italia. E’ tra i cinque finalisti dell’ultima edizione del Premio Furla per l’arte contemporanea (2011). Tra le mostre personali ricordiamo 3,24 mq, Nomas Foundation, Roma, 2008; Impannellamento, Galleria Monitor, Roma, 2006; Arena, De Marco, Schirinzi, G.A.M. Galleria d’arte Moderna Bologna (con De Marco e Schirinzi), Bologna, 2005. È uno dei 5 vincitori di una residenza di 3 mesi a Villa Arson, a Nizza, per il Premio LUM per l’arte contemporanea, 1° Edizione, LUM, Libera Università Mediterranea, Bari, 2009. Nel 2008 ha vinto: Premio Torino Milano incontrano l’arte, 6° Edizione, Camera di Commercio di Torino, Torino; Premio Terna per l’arte contemporanea, 1° Edizione, Terna, Roma. Nel 2005 ha partecipato al Corso Superiore di Arte Visiva 2005, Fondazione Ratti, Como, Visiting Professor Alfredo Jaar.

Si ringraziano

PD – Dipartimento Cultura; Andreas Aumüller, Console Onorario d´Italia a Dresda; galleria Monitor, Roma

contatti:

Ufficio Stampa del Partito Democratico

Roberto Seghetti r.seghetti@partitodemocratico.it

Chiara Muzzi       c.muzzi@partitodemocratico.it




A Macerata la pittura e l’opera della provincia Cinese di Anhui

A Macerata la pittura e l’opera della provincia Cinese di Anhui

Basta visitare Macerata in questi giorni per conoscere da vicino l’arte e la cultura della provincia cinese di Anhui. Nell’ambito dell’anno culturale della Cina in Italia, la città marchigiana ospita infatti fino al 16 giugno la settimana dello Anhui, unica tappa in Italia, insieme a Roma, degli eventi voluti dal governo della provincia cinese per far conoscere le propria cultura. Molto positivo l’incontro in Comune con la delegazione, ricevuta dal sindaco Romano Carancini e dal vice sindaco Irene Manzi. Il gruppo, guidato da Yang Guo, direttrice del Dipartimento della Cultura della Provincia di Anhui e composto da Sha Linsen, consigliere dell’Ufficio Affari Esteri, Zhang Zhongliang, direttore Generale dell’Ufficio Informazione, Jiang Jianguo, direttore del Teatro dell’Opera Huangmei, ha avuto modo di conoscere la nostra realtà nelle diverse sfaccettature con un tavolo operativo cui hanno partecipato tra gli altri i rappresentanti dell’Unimc e della Regione Marche, presente anche il presidente del comitato celebrazioni ricciane Adriano Ciaffi.

Proprio nel settore culturale, compresa l’opera lirica, si possono trovare spazi di collaborazione tra le due realtà a cominciare dalla partecipazione ad un evento internazionale che si terrà in Cina il prossimo ottobre sull’arte e calligrafie, cui la città di Macerata è stata invitata a partecipare. La provincia di Anhui ha dato i natali a molti grandi dei Taoismo e negli ultimi anni ha visto uno sviluppo enorme divenendo insieme allo Jiangsu e allo Zejiang parte dell’hinterland più prospero della costa cinese e può beneficiare di finanziamenti governativi per favorire lo scambio e la collaborazione internazionale.

La settimana dell’Anhui ha portato a Macerata il meglio dell’opera e dell’arte pittorica e calligrafica della provincia Cinese.

Spettacolo sui capolavori operistici al Lauro Rossi

Cinquanta artisti, tra cui 15 attori e musicisti di fama nazionale hanno proposto  ieri al teatro Lauro Rossi i capolavori operistici dell’Anhui “Tesori Nazionali cinesi e Stile dell’Anhui” che ha affascinato il pubblico sia per i costumi e che il repertorio di brani selezionati dalla musica tradizionale dell’Opera Huangmei, Hui e Lu. Anhui vanta infatti un’antichissima tradizione di teatro dell’Opera da cui l’Opera di Pechino ha tratto molta influenza. Gli spettatori del Lauro Rossi hanno potuto apprezzare le diverse forme di canto come il solo, il duo, il canto antifonale, il coro, il duetto e il canto con recitazione, interpretato da famosi cantanti dell’Anhui e accompagnato dall’Orchestra di musica tradizionale cinese. Tra questi: Huang Xinde, Han Zaifen, Wu Qiong, Jiang Jianguo, Li Longbin.

Mostra al Buonaccorsi

Taglio del nastro ieri per la mostra di pittura e calligrafia “Incantevole Anhui. Paesaggio sentimentale”, alla presenza del sindaco Romano Carancini, del vice sindaco Irene Manzi e del prefetto Vittorio Piscitelli. La mostra, ideata in occasione dell’anno della cultura cinese in Italia, propone i capolavori di 60 artisti contemporanei ed è rivolta sia a specialisti che al grande pubblico che può apprezzare e conoscere da vicino questa antica arte cinese. L’Anhui è sempre stato una fonte di ispirazione inesauribile per la pittura e la calligrafia tracciata con l’inchiostro nero il cui flusso non si è mai interrotto dall’antichità ad oggi, grazie agli artisti contemporanei che fondono la tradizione secolare degli antichi maestri con le bellezze di questa terra. E allora ecco che le fini pennellate cariche di sentimento ritraggono sulla carta di riso scorci magici ed incantevoli della terra di Anhui proponendo un vero e proprio paesaggio sentimentale. La mostra ad ingresso gratuito sarà aperta fino al 16 giugno, orario 10 – 18.

Anna Pisani)

martedì 14 giugno 2011




Arte. L’ARTE DELLA PESCA…LA PESCA NELL’ARTE

L’ARTE DELLA PESCA…LA PESCA NELL’ARTE

Rassegna internazionale di arte contemporanea dedicata alla Pesca a mosca undicesima edizione

Progetto a cura di Lino Alviani

Castel di Sangro, Convento della Maddalena, 18 giugno 2011

Da diverso tempo lavoravamo su questo progetto che, per la verità, aveva portato a verificare una nutrita presenza di  pescatori a mosca che si dedicavano anche all’arte pittorica.

Da qualche anno abbiamo comunque voluto stravolgere l’idea originaria chiamando ad esprimersi sul tema Artisti che nulla vi avevano a che fare, ma che comunque si sono spinti oltre la loro visione artistica ed hanno interpretato in maniera egregia e, qualche volta, oserei dire in maniera molto curiosa il tema originario pur restando, qualcuno, nella pura e semplice esposizione del soggetto pesca.

Tutti comunque si sono impegnati in  interpretazioni molto particolari e spesso lontano dalle loro cifre espressive, ma che ogni volta, devo dire, sono riusciti a dare il meglio di loro stessi: Artisti differenti per formazione e per scelte operative e per progettualità di lavoro si sono confrontati su questa particolare proposta che è diventata campo privilegiato di analisi, indagine ed espressione.

Il linguaggio utilizzato, al di là  delle possibilità espressive offerte da altri media, si è sviluppato principalmente con mezzi tradizionali (pittura, scultura, fotografia), scelti quindi come contaminazioni che in definitiva poi sono diventate emblema di un sentire comune.

Gli Artisti presenti nella edizione 2011 sono: FERNANDO FALCONI, FRANCO BELLARDI, YVONNE EKMAN, LIDIA PREDOMINATO, GIULIANA IANNOTTI, CONCETTA PALMITESTA, MARISA FACCHINETTI, BRUNO ALLER, ROBERTO DI GIAMPAOLO, GISELDA MAROCCHI, MANUELITA IANNETTI, STEFANIA SILVIDII, GINO BERARDI, ANNA SECCIA, CONNIE STRIZZI.

A tutti abbiamo chiesto di donare l’opera per il nascente MUSEO DELLA PESCA NELL’ARTE, con una dotazione attuale di oltre 60 opere, e che vedrà le stesse in esposizione permanente presso il Convento della Maddalena di Castel di Sangro. Abbiamo  poi chiesto agli stessi di esibirsi in una mini-estemporanea su una sagoma lignea di pesce durante l’annuale incontro del FLY FESTIVAL che si terrà il 18 e 19 e che vedrà la presenza di costruttori di mosche artificiali, di canne di bambu, espositori di antiche attrezzature di pesca, collezionisti, e di maestri che terranno minicorsi gratuiti di pesca a mosca.

Il curatore, Lino Alviani

Castel di Sangro, giugno 2011




Pescara. A due anni dalla prematura scomparsa di Luciano Russi, giovedì 16 giugno, a Pescara, alle ore 17.30, presso la Sala consiliare della Provincia si terrà un convegno dal titolo Luciano Russi intellettuale in Abruzzo.

A due anni dalla prematura scomparsa di Luciano Russi, giovedì 16 giugno, a Pescara, alle ore 17.30, presso la Sala consiliare della Provincia si terrà un convegno dal titolo Luciano Russi intellettuale in Abruzzo. Riflessione politica e discorso pubblico per un paese difficile. A ricordare il profilo culturale di Luciano Russi – storico delle dottrine politiche e simbolo del mondo accademico abruzzese – saranno Lorenzo Ornaghi rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Francesco De Sanctis rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Paolo Gambescia giornalista e Luciano D’Alfonso allievo di Luciano Russi.

L’incontro, organizzato da Fondazione Europa Prossima e moderato da Fabrizio Masciangioli, giornalista Rai, sarà preceduto dalla presentazione di Marco Presutti, presidente Fondazione Europa Prossima e dai saluti di Nazario Pagano, presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, Guerino Testa, presidente della Provincia di Pescara, Lino Nisii, presidente della Banca Tercas e Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Pescarabruzzo.

Ordinario di Storia delle dottrine politiche, Luciano Russi è stato rettore dell’Università degli Studi di Teramo dal 1994 al 2005.

Ha diretto la rivista di studi storici e politici “Trimestre” e la rivista di storia e critica dello sport “Lancillotto e Nausica”.

Si è occupato di pensiero politico italiano dell’Ottocento, analizzando le prime elaborazioni di dottrina socialista e democratica. Ha quindi spostato l’attenzione all’intero panorama ideologico che ha promosso e accompagnato la nascita dello Stato italiano. Si è quindi soffermato sul pensiero politico francese del Sette e dell’Ottocento e su alcune tematiche politiche contemporanee. Oltre a numerosi saggi ha scritto i volumi Carlo Pisacane. Vita e pensiero di un rivoluzionario senza rivoluzione (Milano 19932), Nascita di una Nazione. Ideologie politiche per l’Italia (1815-1861) (Pescara 1984), I percorsi della stella. L’idea di nazione in Italia dal 1796 al 1946 (Pescara 2000), Il passato del presente. Rodolfo De Mattei e la storia delle dottrine politiche in Italia. (Pescara, ESA, 2005).

E’ stato fondatore e presidente del Centro Studi e Documentazione “Carlo Pisacane” di Sapri.

Nella stagione 1996/97 è stato presidente del Castel di Sangro, sulla cui avventura nelle serie professionistica del calcio italiano ha pubblicato il volume Lilliput è salvo (Roma 1997).

Pescara 14 giugno 2011




Il film “Totem Blue”, dopo aver conquistato negli Usa il prestigioso The Accolade, ”il Premio dei Premi” delle produzioni indipendenti, ambito dai filmaker di tutto il mondo, ci prova anche con il Festival delle Nazioni, che viene presentato proprio oggi 15 giugno a Ebensee, in Austria.

Il film “Totem Blue”, dopo aver conquistato negli Usa il prestigioso The Accolade, ”il Premio dei Premi” delle produzioni indipendenti, ambito dai filmaker di tutto il mondo, ci prova anche con il Festival delle Nazioni, che viene presentato proprio oggi 15 giugno a Ebensee, in Austria. Certamente, la pellicola del regista salentino Massimo Fersini incanterà anche lo spettatore austriaco: peccato che il mondo cinematografico italiano offra poche opportunità per un’opera con una sceneggiatura intrigante e piena di contenuti sociali. Peccato, anche perché gli attori che interpretano i personaggi della storia, ben calati nella parte, non possano essere apprezzati dal pubblico italiano. Proprio così, soprattutto per Deborah Malatesta, interprete del personaggio principale del film, un boss, che ha saputo ben trasformarsi nei panni di un uomo malavitoso. La Malatesta, attrice giovane e poliedrica, è riuscita ad indossare i panni di un uomo, anche se per una donna così dolce non è semplice recitare una parte così dura, ma Deborah è riuscita in modo perfetto nella trasformazione, ingannando tutti. Non preoccupatevi, la trasformazione è avvenuta solo sul set , l’attrice giuliese, ha già ripreso la sua attività con gonna e tacchi a spillo. Difatti parliamo di una bella attrice, con tanto talento e studio alle spalle, ma ancora più assurdo è che tanto successo all’estero non è stato veicolato nel nostro paese. Il motivo è semplice: Debora Malatesta è un’abruzzese verace, vissuta e cresciuta a Giulianova, fino a quando la passione per il teatro l’ha portata  a fare le valigie per trasferirsi a Roma.

Poi ha iniziato a girare l’Italia, partecipando a tanti spettacoli e diventando Cassandra nell’”Agamennone” di Eschilo per la regia di Antonio Ferrante, Estella in “A porte chiuse” di J.P. Sartre per la regia di Francesco Romeo, Lisa nel “Cyrano di Bergerac” di E. Ronstand per la regia di Federica Tatulli. E’ sempre Antonio Ferrante a dirigerla nel ruolo della seconda vegliatrice per il dramma statico “Il Marinaio” di Fernando Pessoa.  Dopo essere passata in televisione, su Rai3, nel programma “La principessa sul pisello” di Oreste De Fornari, ha lavorato con Roberto Bisacco, Anna Orso e il Direttore della Fotografia Pino Pinori nel cortometraggio “Figli delle tenebre” diretto da Antonio Nola, per tornare in Rai come presentatrice del programma televisivo “www.giovani.it”.

Ancora nei panni di presentatrice torna in palcoscenico per “La Turchia suona”, in occasione del Protocollo d’intesa tra la Città di Marino e la Città Tavsanli, per ritrovarsi con un video di pubblicità-progresso contro l’Ecstasy, diretto da Federica Rossi. Un cortometraggio la vede protagonista con Cristina Moglia in “Le bilie”, nel quale lavora anche Beatrice Palme, sotto la direzione di Massimo Fersini, quindi è tenuta a battesimo dal doppiatore e direttore di doppiaggio della Fonoroma, Claudio Sorrentino, nel film “Die Hard-Vivere o morire” con Bruce Willis.

Poi tante serate evento, spettacoli di beneficenza, fino ad arrivare al debutto sul grande schermo, come protagonista, nei panni di un uomo, nel  film “Totem Blue” per la regia di Massimo Fersini. Il film è una commedia, prodotto dalla Leucasia Film e racconta la storia di due amici, Massimo e Willy, che propongono ad un Boss di finanziare il progetto di un videogame, ma vengono derisi. Durante il viaggio che li riporterà a casa, incontrano due ragazze con cui trascorrono una notte di passione sulla spiaggia. Al risveglio trovano un uomo morto che lascia pensare si tratti di un extracomunitario. Le ragazze vogliono andare via, ma sulla schiena del malcapitato notano un tatuaggio, con simboli tribali, simile al totem del loro videogame. I ragazzi con disappunto e rabbia vogliono rompere l’indifferenza della gente e svelare il mistero del totem: l’affare di un videogame, ma senza risultato.




Cellino Attanasio. Borgo creativo: sette domeniche di piacere e mercati a Cellino Attanasio – da giugno a dicembre 2011 –

Borgo creativo: sette domeniche di piacere e mercati a Cellino Attanasio

–         da giugno a dicembre 2011  –

Sette appuntamenti con la cultura, l’artigianato, l’antiquariato e i prodotti tipici del territorio, nella splendida cornice di Cellino Attanasio (Teramo). Questo è il programma di Borgo Creativo, la manifestazione che, a partire da domenica 19 giugno, una volta al mese animerà il centro storico del paese.

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Sette appuntamenti con la cultura, l’artigianato, l’antiquariato e i prodotti tipici del territorio, nella splendida cornice di Cellino Attanasio (Teramo). Questo è il programma di Borgo Creativo, la manifestazione che, a partire da domenica 19 giugno, una volta al mese animerà il centro storico del paese.

Un viaggio alla scoperta di un borgo che si svela lentamente ai visitatori, generando un incontro emozionale tra patrimonio storico – artistico, peculiarità artigianali ed enogastronomiche. Ogni terza domenica del mese, nel centro storico un mercato diverso con espositori qualificati. E poi una piccola, ma ricca offerta di ristoranti e agriturismi per gustare i tanti prodotti tipici del territorio. Arricchiscono i mercati le visite guidate, gli eventi musicali e teatrali, i laboratori didattici e gli incontri informativi.

Si parte domenica 19 con “Sipario: anteprima e prologo dei mercati del borgo”. Una giornata all’insegna delle sorprese enogastronomiche che conducono il visitatore alla scoperta creativa di attività e percorsi tematici: artigianato e laboratori, biologico e consumo consapevole, antiquariato e recupero artistico, autori d’Abruzzo, musica e teatro. Alle 12, dopo i saluti delle autorità, ci sarà la visita guidata per scoprire il paese e le aree espositive. Nel pomeriggio, dalle 15, numerosi laboratori coinvolgeranno adulti e bambini. Sarà presentato inoltre il libro di Enrico Marraffino “ElettriCittà” a cura dell’Associazione GAS Adriatico. Alle 17:30 ci sarà una sfilata vintage dedicata al fascino dell’antico curata da Franca Petrosino. Seguiranno spettacoli teatrali e musicali.

“Artigianando” è invece il nome del secondo appuntamento di Borgo Creativo, in programma domenica 17 luglio, dalle 18 alle 24. Un viaggio nelle tradizioni artistiche e artigianali attraverso lavorazioni, studi d’arte e botteghe. Vasta esposizione e vendita del cosiddetto “fatto a mano”, segno di una naturalità, grazia e bontà di altri tempi.

Il terzo appuntamento chiamato “La dispensa degli Acquaviva”, è dedicato ai prodotti tipici locali e si svolgerà domenica 21 agosto, dalle 18 alle 24. Una saporita credenza a cielo aperto dove si degustano e si acquistano rinomati prodotti locali e regionali. Gusto e gola s’intrecciano per il piacere di conoscere e apprezzare tradizioni e prodotti tipici delle regioni Marche, Abruzzo, Campania e Puglia, nel passato accomunate dalla dominazione della nobile famiglia degli Acquaviva, cui si devono anche curiose ricette erotiche tutte da scoprire.

Filiera corta, sostenibilità e consumo consapevole, finanza etica e fonti rinnovabili sono il tema dell’appuntamento di settembre. Domenica 18, dalle 10 alle 22, il borgo ospiterà una mostra mercato che propone prodotti naturali, equo-solidali, omeopatici e olistici. Tra le vie del centro storico si favorirà l’incontro tra produttori biologici e consumatori finali, nell’ottica della valorizzazione della filiera corta, col fine di incoraggiare il consumo consapevole e stimolare le aziende all’adesione al sistema biologico.

Si prosegue a ottobre, quando domenica 16, dalle 10 alle 22, Cellino si trasformerà in una libreria all’aperto per la mostra mercato dedicata all’antiquariato e all’editoria abruzzese. Pagine ingiallite dal tempo rievocano emozioni lontane, vecchi cimeli riportano alla luce la ricchezza di tempi che furono. Un viaggio affascinante tra storia e letteratura, epoche e stili diversi in cui mobili, libri, gioielli sono i testimoni di storie lontane.

Si torna a parlare di prodotti tipici domenica 20 novembre con la mostra mercato: “Vini e oli delle colline teramane” in programma dalle 10 alle 22 quando il centro storico ospiterà  aree dedicate a degustazioni, laboratori ed esposizioni.

L’ultimo appuntamento è fissato per domenica 18 dicembre. Dalle 10 alle 22 il borgo ospiterà una mostra mercato dedicata all’artigianato natalizio dal titolo: “Aspettando Natale”. Un’ottima occasione per trovare regali particolari e unici destinati a grandi e piccoli all’insegna della più autentica cultura popolare abruzzese, vivendo a pieno le magiche atmosfere natalizie.

La manifestazione, organizzata dall’Amministrazione comunale di Cellino Attanasio e dalla locale Associazione Itaca in collaborazione con la Pro Loco di Cellino e con la Camera di Commercio di Teramo, darà spazio a ogni appuntamento a laboratori, giochi, musica, cultura, punti ristoro e divertimento.

Per info: info@borgocreativo.org –   www.borgocreativo.org




Editoria. “Il pensiero del Papa buono e il Novecento” Piero Nicola, L’OTTIMISMO ERETICALE, Ed. Solfanelli

Chieti,  14 Giugno ’11 – Martedì,  S. Basilio, – Anno XXXII n. 212 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr.  Ch 1/81


Agenzia ABRUZZOpress >>> Nationale


Servizio Stampa – CF 93030590694 – Tel. 0871 63210 – Fax 0871 404798 – Cell. 333. 2577547  –  Dir. Resp. Marino Solfanelli


Ap – Da Il Giornale del 14 giugno ’11

“Il pensiero del Papa buono e il Novecento”

Piero Nicola, L’OTTIMISMO ERETICALE, Ed. Solfanelli

Giovanni XXIII – De Lubac – Teilhard de Chardin

teologicamente accomunati

Il presupposto del ponderoso «L’ottimismo ereticale. Giovanni XXIII-De Lubac-Teilhard de Chardin teologicamente accomunati» di Piero Nicola per le Edizioni Solfanelli è in risvolto di copertina: «In un libro documentario l’autore vuol mettere a confronto le consolidate affermazioni del Papa Buono con i dati certi della dottrina dogmatica, vigente sino al suo pontificato e al Concilio. Ha gettato questa sfida a quanti sostengono non esserci stata discontinuità e contrasto fra la dottrina professata come infallibile sino alla morte di Pio XII e i corrispondenti insegnamenti del periodo successivo terminato con la fine di Giovanni XXIII».

Perché addentrarsi in quasi 500 pagine si chiederà il lettore non versato in questi temi? Troverà con molti stimoli di riflessione risposte sul Novecento da cui veniamo. Sulla base di documenti storici incontriamo Giovanni XXIII nel 1963 quando incarica il cardinal Casaroli a prender contatto con i governi di Ungheria e Cecoslovacchia: per migliorare le condizioni di vita nelle chiese oppresse, pur procedendo con prudenza e senza illusioni. Obiettivo più ampio: ecumenismo, dialogo con i fratelli separati.

Erano ancora dolenti le ripercussioni della rivolta ungherese del 1956 quando Janos Kadar, segretario del Partito comunista, fu incaricato di riportare l’ordine in Ungheria, cosa che aveva influito anche sulla Polonia. In quel 1963 del Concilio dura perciò la reazione di Mindszenty (primate d’Ungheria reduce dal carcere nel 1948) e di Wyszynski (primate di Polonia, reduce dal carcere nel 1953). Temevano che all’insaputa dell’episcopato locale gli emissari del Vaticano intavolassero negoziati con il regime comunista. Mindszenty dichiara di «non esser tenuto ad obbedire ad una Curia romana che intrattiene contatti con il governo Kadar». Wyszynski nel partire per il Concilio dice (Nuovo Cittadino, 15-VII-1963): «A un Vescovo nero in visita che mi chiede “quante scuole ho nella mia arcidiocesi e lui ne ha un migliaio“, rispondo che ne ho solo due o tre». È un voler far notare quanto fosse più sofferente la Chiesa nei paesi comunisti, ma il Papa che veniva dall’esperienza di rappresentante pontificio in Bulgaria, Grecia e Turchia, guardava più ampiamente e nel 1960 aveva ordinato il primo cardinale negro, nel ’61 con la Mater et Magistra aveva preso posizione per i diritti delle nazioni sottosviluppate del terzo mondo. Indelebile però in un documento dei Vescovi ucraini (ottobre 1962) la «divergenza»: esprimono «gioia per l’avvenimento storico del Concilio Vaticano II», ma «amarezza per l’assenza di Slipyi unico superstite degli 11 membri dell’episcopato ucraino morti nelle prigioni comuniste». Dopo, nel 1971 del Sinodo a Roma, lo sfogo di Slipyi: «I diplomatici del Vaticano hanno taciuto sui 6milioni di ucraini perseguitati».

Questo dunque è anche un libro altamente politico che ricorda «cosa fu il comunismo» agli smemorati ex comunisti italiani, quelli del dovere di «non restar prigionieri del passato».

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ABRUZZOpress – N. 212 del 14 giugno ’11                                                                                                                             Pag 2

Quanto alla lettura alcune precisazioni e coordinate. Il libro segue l’ordine cronologico, cioè al contrario del sottotitolo: la parte riguardo Giovanni XXIII è la seconda, la prima contiene la dottrina del gesuita Teilhard de Chardin e la difesa che ne fa Henry De Lubac. Quest’altro gesuita era uno dei filosofi addetti ai lavori del Concilio per sdoganare la «nuova teologia», bollata nel 1950 dall’Enciclica Humani generis di Pio XII. Su ambiguità e gravi errori delle opere di Chardin ancora nel 1962 (pur essendo morto nel ’55) un Monitum del Santo Uffizio. Chardin era lo scienziato scopritore in Cina del sinantropo e che applicò le tesi evoluzioniste allo spirito. Il Monitum, uscito dimezzato (Giovanni XXIII non lo appoggiò), sancì di fatto la libertà di discutere l’evoluzionismo.

Ma cosa comportava l’ottimismo di Papa Roncalli? Dall’autore Piero Nicola con critica dettagliata sull’oscuramento della Giustizia divina e di altri dogmi: «La possibilità di salvezza per tutti e senza la Chiesa, i liberi rapporti tra cattolici e non (neo-ecumenismo), l’universale diritto alla libertà religiosa». E ancora: «La ragione non ci spiega perché Dio avrebbe programmato un miglioramento del creato». Ma evviva all’ottimismo del Papa Buono e di Giovanni Paolo II del «non abbiate paura»: solo una lettura provvidenziale della Storia ci fa sopportare il mestiere di vivere.

E come non appassionarsi a Chardin? Sul piano più umano ci parla del «dolore costruttore, anche quello che uccide e decompone necessario all’essere affinché viva e diventi spirito». Salendo al piano dello spirito, qualche suo assaggio per invogliare la lettura: «La Scienza ci rivela solo la Materia che è lo sgabello della Divinità»; «non ci si avvicina all’Assoluto con un viaggio, ma con un’estasi»; «la misura di un’Etica è la capacità di svilupparsi in Mistica».

Piero Nicola

L’OTTIMISMO ERETICALE

Giovanni XXIII – De Lubac – Teilhard de Chardin

teologicamente accomunati

Collana i Diamanti

Edizione Solfanelli

[ISBN-978-88-89756-99-7]
Pagg. 496 – € 35,00

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