“Costruiamo un ponte culturale con i Paesi dei nostri emigrati”. L’appello di Goffredo Palmerini, a Pretoro, alla presentazione del libro Preston Street di Franco Ricci

 

 

di Anna Crisante

PRETORO- Nel primo weekend di maggio, nell’ambito dei festeggiamenti che Pretoro dedica al patrono San Domenico Abate, la festività è stata anticipata sabato 4 maggio 2024 con un momento culturale dedicato al tema dell’emigrazione degli italiani e degli abruzzesi ad Ottawa, tenutosi presso il Museo dell’Arte “Nicola d’Innocenzo”, con la presentazione del libro del prof. Franco Ricci“Preston Street – Corso Italia. Una storia informale degli italiani ad Ottawa”. L’evento, presieduto dal padrone di casa, il sindaco Diego Giangiulli, ha visto partecipare i sindaci Camillo D’Onofrio per Fara Filiorum Petri e Rocco Micucci per Rapino, mentre il sindaco di Roccamontepiano Dario Marinelli, impossibilitato a presenziare, ha mandato il suo saluto. Tutte presenze significative della Comunità di Progetto “Abruzzo Marrucino TerrAccogliente”.

 

Autore del volume è Franco Ricci, scomparso due anni fa, professore di Italianistica presso l’Università di Ottawa. Residente nella capitale canadese, era fiero delle sue origini italiane (nato a Caracas nel 1953 da genitori di Sulmona, si era trasferito con la famiglia dal Venezuela a Detroit, per poi laurearsi a Toronto e insegnare a Ottawa). Orgoglioso delle sue radici, tornava ogni anno in Abruzzo con i suoi studenti per le Summer School e per lunghi periodi di vacanze estive a Sulmona. Appassionato al culto delle proprie radici, il prof. Ricci è stato un testimone operoso del valore della lingua italiana e del patrimonio incomparabile d’arte, storia e cultura che l’Italia può vantare.Il suo libro, frutto di un accurato lavoro di ricerca, offre la possibilità di riflettere e valutare un secolo circa di influenza italiana e italo-canadese a Ottawa attraverso il racconto degli immigrati dall’Italia e concentratisi nel quartiere della Little Italy, il cui cuore è Preston Street – Corso Italia. In quel quartiere la comunità italiana accoglieva ed aiutava gli immigrati al loro arrivo, ancora spaesati nella città e nel grande Paese, di cui non conoscevano pressoché nulla.

L’idea di pubblicare l’edizione in lingua italiana del volume scritto dal prof. Ricci è stata di Angelo Filoso, emigrato in Canada nel 1956, presente spesso a Pretoro dove sta ristrutturando la casa natale. Angelo, affermato imprenditore, quale presidente della Fondazione Leonardo da Vinci ha finanziato questa iniziativa per valorizzare il contributo reso al Canada dagli immigrati italiani. Ha collaborato alla traduzione del volume lo scrittore Goffredo Palmerini, che ha anche curato, per conto di Filoso, la pubblicazione del volume distribuito in omaggio, in Italia come in Canada. Importante quanto Palmerini scrive nella Presentazione dell’edizione italiana del volume.

 

La presente edizione di “Preston Street”, il libro del prof. Franco Ricci sulla comunità italiana di Ottawa, vuole essere un tributo di gratitudine e di ammirazione per l’Autore che tanto impegno e una straordinaria passione ha dedicato all’opera di documentazione dell’immigrazione italiana nella Capitale federale del Canada.Questo volume, tradotto in italiano e pubblicato per iniziativa di Angelo Filoso perché possa diffusamente essere conosciuto dagli Italiani residenti ad Ottawa quale indispensabile presidio del patrimonio culturale italiano, è dedicato al Prof. Ricci e a sua moglie Hoda, scomparsi recentemente e prematuramente. Ciò è stato possibile grazie alla espressa autorizzazione resa dal figlio dell’Autore, dr. Alessandro Leonardo Ricci, stimato medico presso l’ospedale di Kingston.Colui che ha avuto l’idea ed intrapreso l’iniziativa della pubblicazione dell’edizione italiana del libro, Angelo Filoso, è lieto di aver potuto realizzare questo gesto in onore del carissimo prof. Ricci, di cui egli vuole sottolineare il significativo impegno culturale ed accademico nel valorizzare il contributo reso al Canada dagli immigrati italiani. Un’opera appassionata, quella del prof. Ricci, in seno all’Università di Ottawa, nel mondo associativo italiano come nell’intera comunità canadese.Sono anch’io lieto di aver potuto prestare collaborazione a questo generoso progetto editoriale, che non ha scopo di lucro, sia per la fraterna amicizia che mi legava al prof. Ricci e alla sua famiglia, sia per aver fortemente apprezzato l’idea dell’amico Angelo Filoso, il cui carattere volitivo non conosce ostacoli e la realizzazione è sempre immediata al pensiero che la genera.

 

Sono infine emozionato nell’immaginare che questo libro possa essere occasione ulteriore per ricordare Franco Ricci, la cui premurosa dedizione alle attività della comunità italiana non aveva risparmio. È stata una Persona di grande generosità e cultura, il prof. Ricci, che ha onorato le sue origini italiane, come il Presidente Mattarella ha riconosciuto conferendogli l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica e come il Consiglio Regionale ha fatto nominandolo Ambasciatore dell’Abruzzo nel mondo.La traduzione dell’originale testo in inglese consente di ampliare la platea dei lettori che, scorrendo l’accurata ricerca del Prof. Ricci sulla storia della comunità italiana di Ottawa e del suo primitivo insediamento in Preston Street e dintorni, nell’area della capitale denominata Little Italy, possono meglio conoscere l’evoluzione della presenza italiana e sentirsi orgogliosi del contributo reso alla crescita della Capitale con l’impronta del gusto e dello stile italiano.La lettura di questa magnifica opera, se da un lato consente di preservare la memoria della comunità, offre anche il pregio di far riflettere con senso critico come meglio conservare luoghi e memoria, anche correggendo qualche errore. È un eccezionale stimolo a preservare il nostro patrimonio di cultura e tradizioni, specialmente rivolto alle giovani generazioni. D’altronde è proprio la conoscenza approfondita del fenomeno migratorio italiano che ha riguardato il Canada, e in particolare la capitale Ottawa, ad alimentare adeguatamente una memoria condivisa e la fierezza di essere e sentirci Italiani.

 

Proprio Goffredo Palmerini, dopo il saluto del sindaco di Pretoro Diego Giangiulli – che ha richiamato il Turismo delle Radici e il progetto “La valigia di cartone” promosso dal Comune– e l’introduzione di Angelo Filoso, nel corso del suo intervento ha tra l’altro sottolineato: “Il prof. Ricci, nel raccontare la storia della comunità italiana di Ottawa, ha condotto una ricerca approfondita, storica e antropologica. Ha saputo far emergere l’imprinting della presenza italiana e il rilevante ruolo nella crescita della città capitale del Canada. La sua è una ricerca completa sull’evoluzione della mentalità degli italiani a Ottawa, talvolta vittime di pregiudizio che però hanno saputo sconfiggere con testimonianze di vita esemplari. Ottawa conta un’importante presenza abruzzese, circa 15mila su 40mila immigrati italiani. La comunità abruzzese in questa città ha avuto un ruolo attivo e una grande dedizione al lavoro. Laboriosità, talento, creatività, capacità di stare insieme, sono i suoi tratti caratteristici. Gli abruzzesi trainano e sono punto di riferimento per le altre comunità regionali italiane presenti a Ottawa.Il valore degli immigrati italiani ha contribuito a determinare verso l’Italia un atteggiamento di rispetto e di ammirazione per lo straordinario patrimonio storico, artistico e culturale che il nostro Paese possiede. C’è un grande amore per la cultura italiana all’estero, tanto che la lingua italiana è la quarta più studiata al mondo. Molto di questo interesse si deve alla qualità dell’esempio reso nel mondo dagli 80 milioni di oriundi italiani.”

“L’Italia, specie nelle sue classi dirigenti – ha aggiunto Palmerini –, deve però conoscere e far conoscere la Storia e le storie della nostra emigrazione, nelle sue sofferenze ieri e nelle sue grandi affermazioni oggi. Se noi riusciremo a conoscere e riconoscere queste comunità per quello che hanno fatto per l’Italia e che possono ancora fare, avremo tante opportunità di collaborare e crescere. Potremmo stimolare il desiderio, specie nelle giovani generazioni, di venire a conoscere i luoghi, le bellezze e la storia dei paesi d’origine dei loro avi, nonni e padri, da cui partirono per le terre d’emigrazione. C’è dunque la necessità di costruire un ponte che veda crescere la regolarità di un traffico culturale e affettivo tra l’Italia e i suoi figli nel mondo. L’Italia dentro i confini che riconosce l’altra Italia all’estero. Anche il ruolo politico e diplomatico dell’Italia, 60 milioni di italiani entro i confini più gli 80 all’estero, potrebbe crescere e avere un peso maggiore nello scacchiere mondiale. Per concludere, in Canada come in ogni altro Paese della nostra emigrazione, gli italiani hanno dimostrato di quale pasta sono fatti:si sono affermaticon il loro talento e con successo nel mondo dell’impresa, della ricerca, dell’economia, dell’arte e dello spettacolo. Come pure nella politica e nelle istituzioni, con circa 400 personalità d’origine italiana oggi presenti nei Parlamenti, nei Governi e al vertice degli Stati. Qualsiasi cosa abbiano fatto i nostri connazionali all’estero, l’hanno fatta con qualità e dignità. E noi abbiamo un forte debito morale di gratitudine verso tutti gli italiani all’estero, per l’onore che rendonoalla terra d’origine e per il riverbero di prestigio che riversano verso l’Italia con il loro esempio e con la stima che si sono guadagnata in ogni angolo del mondo.”

I sindaci Camillo D’Onofrio e Rocco Minucci, portando il loro saluto e contributo di riflessione, mentre hanno testimoniato con vivo interesse delle loro municipalità la condivisione dell’appassionata opera che il Comune di Pretoro sta portando avanti con il progetto “La valigia di cartone”,con lo scopo di tracciare e rintracciare ricordi e documenti dell’esodo migratorio verso il Canada, in uno scambio continuo con le comunità abruzzesi stabilitesi oltreoceano, hanno fortemente apprezzato le considerazioni esposte nell’intervento di Palmerini, stimolo a tenere con le nostre comunità all’estero rapporti di relazione sempre più intensi.




“Universo Calvino”a Giulianova per Il Maggio dei Libri. Dal 9 all’11 maggio tanti gli appuntamenti sull’autore curati dal Patto per la Lettura.

Si svolgerà da giovedì 9 a sabato 11 maggio “Il Maggio dei Libri” ideato e organizzato per la prima volta in maniera coordinata da scuole, associazioni, biblioteche e librerie aderenti al Patto per la Lettura di Giulianova. “Universo Calvino” è il titolo scelto per l’iniziativa. Previsti otto appuntamenti, in luoghi diversi della città, che festeggeranno Italo Calvino, a 101 anni dalla nascita, e il suo modo di guardare e sentire il mondo attraverso la letteratura, capace di intersecare prospettive e generi letterari, stabilendo un dialogo, una combinazione infinita tra i diversi rami del sapere: l’esaltazione della pluralità nella consapevolezza di una trasformazione perenne, tenuta insieme però da una sostanza comune. Il Ministero della Cultura, attraverso il Centro per il Libro e la Lettura, anche per il 2024 promuove la campagna di adesione a “Il Maggio dei Libri” finalizzata alla valorizzazione e diffusione della lettura, attraverso il raccordo di varie e numerose iniziative che coinvolgano diversi soggetti in modo capillare, portando i libri nella quotidianità e il più possibile fuori dai loro contesti tradizionali. In questo senso, sale, biblioteche e librerie, ma anche piazze, parchi e vie di Giulianova saranno inondate da letture animate, performance teatrali, giochi, creazioni artistiche, presentazioni editoriali e incontri con i protagonisti della filiera del libro. In particolare, il programma è stato realizzato dalla Biblioteca civica “Vincenzo Bindi”, dalla Biblioteca del Centro Servizi Culturali della Regione Abruzzo, dagli Istituti Comprensivi Giulianova 1 e 2, dal Liceo Statale “Marie Curie”, dalle associazioni “Auser”, “Conalpa”, “CulturiAMO”, “Il Faro”, “Quid” e “Knà”, e dalla libreria “La Scatola Gialla”, con il supporto degli assessorati alla Cultura e alla Pubblica Istruzione.




Maratona di lettura in open day al Serale Aterno-Manthonè di Pescara

Per l’apertura delle iscrizioni, il corso serale dell’Istituto Tecnico Statale Aterno-Manthonè di Pescara, rivolto a studenti dai 16 ai 90 anni, organizza un open day in presenza.

L’appuntamento è fissato per giovedì 9 maggio 2024, dalle 17 alle 19.30, nell’aula magna dell’istituto pescarese, in via Tiburtina 202. Un’iniziativa aperta al pubblico esterno, interessato a conoscere i corsi di studio – per ragionieri, ragionieri programmatori e geometri – e gli sbocchi professionali.

In adesione alla campagna nazionale del Maggio dei libri, si inizia con la maratona di lettura di brani in varie lingue: francese, inglese, italiano e spagnolo. I protagonisti saranno studenti di varie classi che leggeranno i loro testi preferiti, a scelta tra poesie, romanzi, canzoni.

L’iniziativa Il Maggio dei Libri è la prosecuzione dell’ultima edizione di Libriamoci, a cui il corso serale anche quest’anno ha aderito, e “vuole celebrare l’importanza della lettura come strumento di conoscenza e consapevolezza, capace di rendere autenticamente liberi” (www.ilmaggiodeilibri.cepell.it ).

La lettura dei brani sarà intervallata da testimonianze di ex studenti che racconteranno le loro esperienze post diploma, illustrando la spendibilità del titolo conseguito nel mondo del lavoro.

 




Rurabilandia apre le sue porte per un centro estivo ricco di iniziative Open day 13 maggio 2024 ore 16,30

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ATRI. Torna anche per l’estate 2024 il Centro Estivo di Rurabilandia, la fattoria sociale didattica della Asp 2 di Teramo, in Viale Europa Unita nel comune di Atri. Dal 17 giugno al 13 settembre 2024 la struttura sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 17,30 con numerose iniziative e attività. I partecipanti verranno accolti e suddivisi in gruppi per fasce d’età e verranno affidati agli educatori coordinati da uno psicologo. Durante la permanenza avranno la possibilità di scoprire la bellezza della natura, imparare a rispettarla e a preservarla attraverso attività come passeggiare nel frutteto e nell’orto didattico, imparando a conoscere gli animali della fattoria e incontrando esperti naturalisti. Il Centro Estivo offre anche molte attività ludiche e di aggregazione, come giochi all’aperto, laboratori didattici (pane, formaggio, confettura, pasta e altro), attività sportive, laboratori creativi, musicali e tanto altro ancora. Inoltre, grazie all’ampliamento della struttura, da questa estate è a disposizione una nuovissima piscina, oltre al campo polivalente, che andranno ad arricchire l’offerta. Gli operatori sapranno coinvolgere i bambini in attività divertenti e stimolanti, promuovendo lo sviluppo della creatività, della socializzazione e della collaborazione. La struttura è dotata di tutte le comodità necessarie per garantire il massimo comfort e la sicurezza di ogni bambino. Per saperne di più è possibile partecipare all’open day in programma lunedì 13 maggio alle 16,30.

La quota di partecipazione settimanale dipende dalla formula settimanale scelta tra le varie disponibili. Per ricevere ulteriori informazioni e chiarimenti su costi e formule disponibili è possibile chiamare il 389.4987359 o scrivere una mail all’indirizzo info@rurabilandia.it. Tutte le quote comprendono: i pasti della giornata, copertura assicurativa, laboratori, attività e altri costi di gestione.

“Finita la scuola – dichiara il coordinatore psicologo della struttura Domenico Meloni – subito tempo di una scuola di vita e tanto divertimento. In aiuto per le famiglie che lavorano, offriamo ai loro figli una occasione educativa, sociale e di svago. La strutturazione di competenze attraverso il gioco e l’esplorazione in tutta sicurezza. Quest’anno siamo certi che il nostro Centro Estivo sarà il più cool d’Abruzzo, grazie alla nuova refrigerante piscina, il campo da calcio, le favolose cavalcate tra la natura, i nostri animali da cortile, la nostra gentilezza e soprattutto la nostra eccellente cucina. Nel ringraziare la nostra presidentissima Giulia Palestini, per aver dato concretezza alla realizzazione di un Centro Estivo a 5 stelle di qualità, vi aspettiamo a braccia aperte. Buona estate”.




ADUNATA DEGLI ALPINI: IMPATTO ECONOMICO DI 105 MILIONI E UN GETTITO FISCALE DI 26

L’Adunata degli Alpini: molto più di un volano di sviluppo economico territoriale. Questo, in sintesi, il messaggio emerso durante la presentazione del volume “L’Adunata degli alpini. Valori, economia e sostenibilità”, curato dalla prof.ssa Cristiana Compagno e pubblicato dalla casa editrice universitaria Forum.
Il volume raccoglie i risultati di una ricerca dell’Ateneo di Udine, che esamina l’impatto dell’edizione 2023 dell’Adunata degli Alpini, che proprio un anno fa animava la città friulana il territorio circostante.

Il progetto era partito a ottobre 2022, quando la Sezione di Udine dell’Ana, in accordo con la Direzione nazionale, chiese la collaborazione dell’Ateneo del Friuli per studiare gli impatti dell’Adunata in termini economici, sociali e di sostenibilità. L’Università costituì allora un gruppo di ricerca multidisciplinare con esperti di questioni economiche, statistiche, storiche e di sviluppo sostenibile. Il gruppo, coordinandosi con la Sezione Ana, avviò un ampio progetto di ricerca fra febbraio 2023 e febbraio 2024, coinvolgendo la comunità Alpina nazionale e l’intera comunità ospitante nelle sue diverse anime. Responsabile scientifica del progetto è la prof.ssa Cristiana Compagno, ordinaria di Management all’Università di Udine e già Rettrice dell’Ateneo. “L’idea alla base del progetto” spiega Compagno, “è stata analizzare l’evento-Adunata sulla base di un framework teorico che sintetizzasse strumenti di analisi propria dell’Event Management con quelli tipici dell’analisi economica, sociale e di sostenibilità, calati dentro la dimensione storico-evolutiva dell’evento stesso. “Ciò ci ha permesso”, sottolinea la docente “di studiare con rigore metodologico gli impatti economici, sociali valoriali e ambientali dell’Adunata”. Inoltre, continua Compagno “per comprendere a fondo quali presupposti consentano all’Adunata di produrre una tale molteplicità di impatti, abbiamo ritenuto opportuno esaminare la dimensione storica delle adunate nel nostro territorio e studiare nello specifico la macchina organizzativa dell’Adunata 2023: una struttura reticolare che garantisce all’organizzazione flessibilità ed efficienza, e integra meccanismi di risk management necessari a garantire la sicurezza dell’evento, dei partecipanti e delle comunità circostanti”.

La ricerca si è sviluppata in due fasi: una pre-evento e una post, caratterizzate dalla raccolta di specifici dati, attraverso più strumenti: questionari ad hoc (proposti distintamente a partecipanti, cittadini ed esercenti), focus group costituiti dai principali stakeholder locali dell’evento, e lo studio di centinaia di fonti documentali sull’Adunata e la sua storia. Raccolti i dati, i ricercatori han potuto disporre di oltre 3.400 interviste e di centinaia di variabili quali-quantitative relative agli impatti sistemici dell’evento sulle comunità di riferimento.

Il volume fornisce un quadro completo dell’ampiezza e della profondità dell’impatto dell’Adunata 2023, cominciando dalla dimensione economica, di primaria importanza come già peraltro evidenziato in ricerche passate. Nel caso di Udine, calcolando una base dipartendo da una base di 297.500 presenze, i ricercatori hanno stimato che il valore dell’impatto economico diretto e indiretto dell’Adunata sul territorio si attesta a quasi 105 milioni di euro. L’Adunata si conferma quindi anche volano di gettito fiscale, avendo contribuito infatti in media per circa 26 milioni di euro.

I ricercatori spiegano come l’impatto dell’Adunata vada ben oltre la dimensione economica. Approfondendo le ricadute sociali, valoriali e ambientali dell’evento (grazie a strumenti quantitativi di analisi statistica) si rileva come oltre il 60% del campione riconosca l’evento come unico nella sua capacità di creare condivisione e vicinanza intergenerazionale, nonché un’importante occasione di socialità.
Non meno significativo l’aspetto valoriale: in base ai dati pre e post evento, i ricercatori spiegano infatti che l’Adunata rafforza il processo di trasmissione dei valori alpini tra la popolazione: la percezione di valori come fratellanza, solidarietà, allegria e amor di Patria è molto più elevata nella fase ex-post piuttosto che in quella ex-ante, specie fra i non alpini.
Infine, il volume rivela come l’Adunata di Udine abbia prodotto impatti ambientali consapevolmente controllati. Per esempio, le attività di raccolta rifiuti sono state gestite in maniera proattiva dagli Alpini, contribuendo in maniera determinante all’efficacia del lavoro degli operatori comunali, riducendo così l’impatto ambientale dell’evento.
Inoltre, l’Adunata ha minimizzato il proprio impatto anche in termini di consumo di risorse locali. In tal senso, l’analisi dei dati di consumo d’acqua rivela come l’impatto dell’evento sia del tutto contenuto. Un profilo, quello ambientale, evidentemente legato a valori degli Alpini, per cui il rispetto dell’ambiente è da sempre una priorità.

Le dichiarazioni
Il volume – afferma il Rettore – aggiunge non solo un tassello importante alle conoscenze, gettando luce su ciò che avviene dietro le quinte di un grande evento, come l’Adunata nazionale degli alpini, ma, andando oltre agli aspetti quantitativi, documenta il legame strettissimo tra il Friuli e gli alpini.

“L’Adunata degli alpini è un fenomeno unico al mondo, capace di riunire in una città centinaia di migliaia di persone, attratte da quel formidabile collante che è il cappello con la penna nera” – afferma il Presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero – “ed è un fenomeno trasversale, che coinvolge territorio, popolazione, cultura ed economia. Per questo un lavoro di ricerca come quello svolto dall’Università di Udine assume un’importanza fondamentale, perché con criteri rigorosi e scientifici definisce un ritratto globale dell’impatto di un’Adunata sulle persone e sul loro ambiente. Uno strumento autorevolissimo che, oltre a fornire riferimenti precisi, diventa prezioso anche in prospettiva, per leggere le Adunate in una chiave sempre più oggettiva”.

“Il lavoro dell’Università di Udine è un importante punto di arrivo del lavoro costruito insieme con l’Associazione Nazionale Alpini” afferma il Presidente sezionale di Udine Mauro Ermacora, “ma anche un’occasione per prendere consapevolezza e riflettere sui grandi potenziali trasformazionali dell’evento sulle collettività di riferimento”




BUGNARA: UNA GIORNATA DEDICATA A MARIO SETTA

Il secondo appuntamento con la rassegna Primavera dei Libri sarà dedicato al prof. Mario Setta attraverso la presentazione del nuovo volume curato da Goffredo Palmerini.
Al via inoltre la nuova collaborazione tra il Centro Studi “Nino Ruscitti” e la libreria Ubik di Sulmona che sarà presente agli incontri.

Sabato 11 maggio alle ore 17.00, presso il Centro Congressi in Piazza Annibale De Gasparis a Bugnara,  è in programma il secondo appuntamento con la Primavera dei libri, la rassegna letteraria organizzata dal Centro Studi e Ricerche Nino Ruscitti.
L’incontro sarà dedicato al ricordo del prof. Mario Setta a partire dal volume curato da Goffredo Palmerini “Mario Setta. Testimonianze di libertà”.

A celebrare il ricordo del Professore saranno Antonietta Pace, assessore alla cultura del Comune di Bugnara, Matteo Servilio, presidente del Centro Studi “Nino Ruscitti”, Carlo Fonzi, Presidente dell’Istituto Abruzzese di Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea, Franca Del Monaco, compagna di vita di Mario Setta, Giovanni Ruscitti, direttore del quotidiano on line “Corriere Peligno”, e Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, curatore del volume.

«Siamo felici di poter partecipare, attraverso il volume curato da Goffredo Palmerini, al ricordo di Mario – ha detto il Presidente del Centro Studi, Matteo Servilio. È un evento a cui teniamo particolarmente per la stima e l’amicizia che ci univa. Mario ha contribuito attivamente, attraverso i suoi scritti e attraverso le sue ricerche, alla memoria storica di Bugnara. Il giusto modo di onorarlo sarebbe quello di contribuire all’opera di raccolta documentale da mettere a disposizione delle nostre comunità»

Inizia inoltre la collaborazione tra il Centro Studi Ruscitti e la libreria Ubik di Sulmona, che sarà presente alle presentazioni e che avrà a disposizione nel suo punto vendita in Corso Ovidio i volumi protagonisti della rassegna “Primavera dei Libri”.




I giuliesi tornano “in scena” con la commedia teatrale “Virus”, scritta dal regista Marco Luciani

 

 

GIULIANOVA – Finalmente, dopo due rinvii forzati, vedrà la luce “Virus”, la nuova commedia brillante, in due atti, scritta e diretta dal regista Marco Luciani e messa in scena dalla compagnia teatrale “Giuliesi in scena”. La prima dello spettacolo si terrà questa estate, esattamente il 13 luglio, in piazza Buozzi a Giulianova Alta, ore 21.30. Come è abitudine della compagnia, anche stavolta, l’intero incasso dei biglietti venduti, al netto delle spese, sarà devoluto in beneficenza all’A.I.S.M. (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e all’associazione benefica “Colibrì Onlus”. Il contributo che ogni spettatore potrà dare è di 10,00 euro a biglietto. Lo spettacolo verrà ospitato nella suggestiva cornice della piazza delle meraviglie, con 800 posti a sedere.

Nella commedia Virus ho voluto descrivere, con ironia e un velo di tristezza, come si è vissuto il terribile periodo della pandemia – spiega il regista Luciani-  ambientando la storia in un appartamento di pochi metri quadri in cui si intrecciano le storie di moglie, marito, due figli, un nonno e una nonna. E il clou dello spettacolo può essere racchiuso in questa frase del grande Eduardo: ” nel teatro si vive sul serio quello che gli altri nella vita recitano male“.

La compagnia “Giuliesi in scena” è composta dagli attori in scena Piergiorgio Casaccia, Mario Bellocchio, Maria Ciprietti, Marco Luciani, Fiorella Marcozzi e dagli attori fuori scena Azzurra Marcozzi, Sergio De Lucia, Andrea Sartori.

Regia di Marco Luciani.

Service luci e audio a cura di SDG on STAGE srls.

Scenografia a cura di “Giuliesi in scena”.




Editoria. 4.580 PAGINE DI STORIA CIVILE E SOCIALE: IL “DIARIO GIORNALIERO (1854-1870)” DI DOMENICO SAVINI IL 9 MAGGIO ALLA BIBLIOTECA DELFICO DI TERAMO. UNA NUOVA FONTE PER LA STORIA DI TERAMO E PROVINCIA, UNA DELLE OPERE PIU’ CORPOSE MAI PUBBLICATE

Dopo tanta attesa arriva la presentazione del Diario Savini il 9 maggio alla Biblioteca “Melchiorre Dèlfico” di Teramo (ore 18), la straordinaria edizione costata 8 anni di lavoro editoriale, un vero e proprio libro dei record, il “Diario giornaliero (1854-1870)” di Domenico Savini, costituito di 8 tomi in cofanetto per complessive 4.580 pagine, una delle opere più corpose mai pubblicate.
Per l’occasione sarà presentato in veste editoriale autonoma anche il volume “L’Ottocento di Domenico Savini” di Luigi Ponziani, che contiene il saggio introduttivo al Diario saviniano.
All’evento prendereanno parte, Franciska Stenius Savini, coordinatrice del progetto, la storica Francesca Fausta Gallo, direttrice del Dipartimento di Scienze Politiche presso UNITE, lo storico Luigi Ponziani dell’Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche e Simone Gambacorta, vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo.
L’OPERA
Il Diario di Domenico Savini, che va dal 1854 al 1870, costituisce un corpus documentario di primaria importanza per lo studio della storia economica, sociale, ma anche civile e culturale della Città di Teramo e dell’ampio territorio della vecchia provincia aprutina del quale fu capoluogo. Quasi una fonte primaria tanto più rappresentativa in quanto scarse ancora sono le testimonianze di prima mano di personalità che ebbero un ruolo eminente nella storia aprutina del XIX secolo. Molteplici sono le ragioni di tale rilevanza: in primo luogo l’ampiezza temporale e l’assiduità giornaliera del documento diaristico; quindi il periodo storico descritto che consente di cogliere passo dopo passo i processi politici e istituzionali che preludono alla crisi finale del Regno delle Due Sicilie e alla nascita del nuovo Regno d’Italia;
infine le connessioni sociali che dalla narrazione risaltano con particolare evidenza e che ci consentono di coglierne dinamiche, movenze, caratteri nel corso di un tornante fondamentale della storia teramana, abruzzese, nazionale: giorno dopo giorno scorrono personaggi grandi e piccoli della società del tempo, avvenimenti locali e nazionali, gli accadimenti europei con gli effetti che producono nell’apparente lontana e appartata provincia del Regno. Cosicché il racconto che ne deriva ci restituisce un caleidoscopio umano, sociale e civile di sicura vivacità.
L’importanza del documento risiede altresì nel ruolo che il suo estensore riveste e che non si esaurisce nella sua specifica individualità, ma si connette ad una tradizione famigliare di governo che, per il peso economico assunto in un arco temporale relativamente breve, faceva della famiglia Savini una componente essenziale della società teramana del tempo.
Figlio di Sigismondo (1777-1851) sindaco di Teramo nel 1815 al tempo della seconda “realizzazione” del Regno borbonico, nipote di Berardo (1746-1818) e pronipote di Ferdinando che già nel 1788 aveva ricoperto la carica di sindaco annuale della Città alla fine del governo oligarchico, Domenico (1810-1889) apparteneva a una famiglia che attraverso i commerci, le successive acquisizioni fondiarie e le proprietà acquistate tra Sette-Ottocento all’interno della Città si proponeva tra le più cospicue, anche se non tra le più antiche, della vecchia provincia teramana.
Sigismondo, poi, sposando nel 1808 Barbara Palma sorella di Niccola, Pancrazio, Emanuele e Vincenzo, si inseriva prepotentemente all’interno del ceto amministrativo e civile cittadino divenendone tra le massime espressioni.
Domenico stesso, due volte sindaco triennale di Teramo nel 1842 e nel 1852, divenne a sua volta protagonista della vita economico-sociale e amministrativa provinciale, fino alla caduta del Regno meridionale; ma anche successivamente, all’interno del nuovo quadro istituzionale dello stato unitario, egli ebbe sempre elevato prestigio sebbene rimase in posizione più defilata rispetto al passato.
Domenico è un cattolico assai ligio ai precetti e ai canoni della Chiesa ai quali impronta i suoi comportamenti quotidiani; è un conservatore di evidenti sentimenti filo borbonici; possiede una cultura nient’affatto superficiale e una sensibilità marcata che gli consente di cogliere e interpretare originalmente gli avvenimenti che incrociano la sua vita.
Alla svolta del 1860-61 egli non pone in essere alcun comportamento ostile nei confronti del nuovo governo: si limita ad un atteggiamento di sostanziale dissimulazione. La deprecatio temporum che egli sviluppa, assai raramente acquista rilievo pubblico dal momento che la sua cultura civile non gli consente di debordare dal sostanziale (oltre che formale) ossequio ad una idea di ordine sociale che poteva ben condurlo entro le coordinate del nuovo stato unitario una volta ristabilita la tranquillità pubblica e debellata ogni anarchia.
Questa originalità di pensiero e di azione è ben presente all’interno del Diario che diviene in tal modo una lente di ingrandimento capace di guardare la società contemporanea e individuare i nodi che la inviluppano in un periodo storico così cruciale. Talché le informazioni che traiamo dalla lettura e dallo studio del Diario di Domenico Savini toccano una infinità di temi atti a ricomporre criticamente non solo la vita individuale comunque di un protagonista, ma anche quella di una realtà territoriale periferica, ma non per questo meno significativa. Finanza, economia agraria, commerci, tecniche agronomiche, vita quotidiana, relazioni sociali, usanze e tradizioni popolari, organizzazione e comportamenti religiosi, assetti territoriali, viabilità, agenti atmosferici, cronaca cittadina, vita civile, cultura, tutto trova spazio e sistemazione all’interno della narrazione diaristica che finisce per riassumere gran parte della storia municipale di Teramo e del suo territorio.
Di qui l’importanza della pubblicazione integrale del manoscritto saviniano che, in assenza di documenti similari (memorie, carteggi) per il periodo considerato, assurge a fonte primaria capace di restituire con vividezza un periodo cruciale della nostra storia contemporanea.
Nella copertina di entrambi i volumi, è riprodotto un prezioso ritratto di Domenico Savini (1810-1889), tratto da un dagherrotipo degli anni ’40 dell’Ottocento custodito nella biblioteca di famiglia di Villa Savini a Selva dei Colli.
LA PUBBLICAZIONE DEL DIARIO
“DIARIO GIORNALIERO (1854-1870)”
di DOMENICO SAVINI
– Coordinamento editoriale di Franciska Stenius Savini
– Saggio introduttivo e revisione trascrizione di Luigi Ponziani
– Trascrizione di Franciska Stenius Savini e Emma Moscardelli Filippone Thaulero
– Progetto sostenuto per le fasi di trascrizione e studio dalla Fondazione Tercas
– Iniziativa promossa dall’Associazione Poggio Spoltino Cultura di Barbara Savini
Ricerche&Redazioni, Teramo 2024
4.580 pagine, 8 tomi, cofanetto cartonato | ISBN 978-88-85431-76-8
> Edizione cartacea e digitale: € 600,00
> Edizione digitale: € 300,00
LA PUBBLICAZIONE DEL SAGGIO AUTONOMO
“L’OTTOCENTO DI DOMENICO SAVINI”
di LUIGI PONZIANI
– Presentazione di Franciska Stenius Savini
Ricerche&Redazioni, Teramo 2024
204 pagine | ISBN 978-88-85431-79-9
> Edizione cartacea: € 24,00



Bellante. Associazione culturale “Nuove Sintesi” presenta: “DRIEU LA ROCHELLE. IL SOCIALISMO, IL FASCISMO, IL TOTALITARISMO” (edito dalla Casa Editrice Solfanelli).


L’evento avrà luogo sabato 11 maggio 2024 a Bellante paese (Te), con inizio ore 17.30, presso la Biblioteca Comunale (all’interno del Municipio) di Piazza Mazzini.

Interverrà l’autore del libro Luigi Copertino (Giornalista, Saggista).



DALLA QUARTA DI COPERTINA
“Questo libro ricostruisce, in una chiave attualizzante, la vicenda politica ed esistenziale di un “anarco-fascio-comunista”, Pierre Drieu La Rochelle, che è stato “profeta” della crisi dell’Europa. Inquieto testimone della decadenza moderna dell’Europa Drieu ha creduto che il totalitarismo politico, rosso e/o nero, potesse riaprire la via del recupero della Tradizione attraversando il deserto nichilista della modernità per ritrovare lo Spirito alla fine del percorso. Fu una speranza alla quale milioni di uomini tributarono fatiche e sacrifici. Il crollo delle illusioni, quando il totalitarismo mostrò il suo vero volto, ha travolto quella speranza, in sé onestamente nutrita, e con essa coloro che, come Drieu, la alimentarono eroicamente e tragicamente. Ripercorrere l’inquieto percorso esistenziale e politico di Drieu vuole essere occasione per comprendere anche le illusioni del dopoguerra, in particolare di quelle del cattolicesimo liberale, quando mancò l’intuizione, che invece fu propria di Drieu, per la quale il “totalitarismo” non è solo quello statuale, conosciuto nella modernità, ma che esso è capace di assumere forme libertarie e virtuali, non per questo meno oppressive, più adatte al post-moderno. Forme nuove ed inedite, quelle della “quarta rivoluzione industriale”, magnificata, con i toni dell’apoteosi millenaristica, dal potere finanziario apolide e dai media al suo servizio. Forme nuove che, tuttavia, sono l’esito ultimo e maturo delle vecchie forme. Si tratta del “totalitarismo della dissoluzione” molto più capace di domino dei precedenti hitleriani e staliniani. Un neo-totalitarismo in veste liberale, libertaria e globalista che coincide con la “società liquida” dei nostri anni”.




Teramo. L’ACI – Automobile Club Teramo compie 100 anni: presentazione alla stampa degli eventi per il Centenario

Un’occasione che il Presidente Carmine Cellinese vuole ricordare nel corso di una
conferenza stampa convocata per giovedì 9 maggio alle 11,30 all’Hotel Sporting di
Teramo. Nel corso della conferenza stampa sarà tracciato un bilancio delle attività dell’Aci di
Teramo e soprattutto il programma delle iniziative allestite per il centenario.
Interverrà anche l’assessore alla cultura e gli eventi del Comune di Teramo Antonio
Filipponi.