Montepagano-Colledara. Giuseppe Canzerini, l’Alpino catturato dai greci e prigioniero a Creta.

Storie di emigrazione

di Walter De Berardinis

Giulianova. La ricerca storica sui militari italiani caduti e sopravvissuti durante la Seconda Guerra Mondiale riserva sempre delle incredibili scoperte. Il caso dell’Alpino Giuseppe Canzerini è davvero singolare per le peripezie di questo militare italiano che fin da piccolo ha combattuto contro le avversità della vita fino ad arrivare alla veneranda età di quasi 100 anni. Giuseppe nasce il 28 novembre 1919 a Montepagano (oggi comune di Roseto degli Abruzzi), ma viene subito abbandonato dalla madre naturale davanti una casa dell’antico comune abruzzese. Il giorno seguente, le autorità del luogo, non avendo ricevuto nessuna segnalazione da parte di alcuno, probabilmente tramite l’Assessore supplente Alberto Guerrieri, viene registrato con il nome di Giuseppe e il cognome Canzerini. Sempre in giovane età, ma non sappiamo le modalità in cui avvenne l’incontro a Montepagano, una coppia (la famiglia Catalogna) di Colledara se ne prende cura portandolo sotto le pendici del Gran Sasso lasciando al bambino lo stesso nome e cognome d’origine. Alla maggiore età viene chiamato alla visita di leva nel distretto di Teramo, risultando idoneo il 21 febbraio 1939. Il 1 febbraio 1940 viene chiamato alle armi e il giorno successivo inviato a Sulmona per essere inquadrato nel 9° Reggimento battaglione l’Aquila. Il 25 febbraio parte per l’Albania e il giorno dopo sbarca a Durazzo.

All’indomani del famoso “NO!” del primo ministro greco, Ioannis Metaxas, il 28 ottobre 1940, Giuseppe si ritrova catapultato nella Campagna di Grecia. Il 7 marzo 1941, durante l’ennesima offensiva per piegare la resistenza greca, viene ferito e catturato nella località di Mezhgoranit di Klisura o Valle di Tepeleni (Albania) – Monte Golico. Tragico è il racconto di un sopravissuto, l’Alpino Albino Porro della 114° Compagnia, battaglione Tolmezzo dell’8° reggimento, pubblicato postumo nel libro di Giulio Bedeschi “Fronte greco-albanese: c’ero anch’io”, edizione Mursia nel 1977: “…innanzi ai nostri occhi uno spettacolo orribile decine di morti accavallati uno su l’altro, alcuni trafitti nel corpo. Qualcuno ancora in vita invocava la mamma, chi invocava la Madonna.” Finito nelle mani dei greci e con l’aiuto degli inglesi, viene internato in un campo di prigionia a Creta. La sua incolumità, nonostante prigioniero sull’isola maggiore, viene messa a dura prova quando i tedeschi, arrivati in soccorso dei camerati italiani nella Campagna di Grecia, attaccano Creta nell’Operazione Mercurio del 20 maggio 1941 con pesanti bombardamenti e il lancio di moltissimi paracadutisti. Il 28 maggio viene liberato e imbarcato per Bari il 6 giugno dove arriva il 12 giugno. Viene trattenuto sotto le armi per essere interrogato come prigioniero fino al 1 agosto. Successivamente viene inviato in licenza il 29 agosto. L’11 settembre rientra nel deposito del 9° reggimento alpini L’Aquila. Solo il 26 gennaio 1942, la commissione interrogatrice dei militari nazionali reduci dalla prigionia di guerra (fronte Greco) di Verona da il nulla osta per essere reintegrato. Il 22 aprile cessa di essere in forza nella 29° sezione salmeria (la stessa che verrà decimata con l’ARMIR-Armata italiana in Russia, corpo di spedizione che operò nel 1942-43 nella zona del Don). All’indomani dell’8 settembre 1943, ben consapevole di quello che aveva passato in Grecia e a Creta, si da alla macchia. Dopo la liberazione del giugno 1944, nonostante il nuovo comando militare Lazio-Umbria-Abruzzo avesse emesso il bando di arruolamento del 14 novembre 1944, non si presenta alle armi. Il 1 novembre 1945 viene posto in congedo e il 31 dicembre 1964 in quello assoluto. Alla fine della guerra, con un Paese da ricostruire e con scarsa possibilità di trovare lavoro, emigrerà prima in Belgio e poi in Francia come minatore. Stabilitosi a Villerupt, un comune francese situato nel dipartimento della Meurthe e Mosella nella regione nord-est, si sposerà con la sua concittadina della frazione di Collecastino, Addolorata Candelora Maria Di Girolamo (figlia di Giustino e Domenica Mucciarelli nata a Colledara, 7 gennaio 1921 e morta a Villerupt, 28 dicembre 1997), dal matrimonio nasceranno 9 figli, i primi tre nati a Colledara dal 1943 al 1949: Diego, Giovanna, Rolando e gli altri a Villerupt dal 1951 al 1960: Maria Teresa, Gilberto, Elena, Walter, Sergio, Nadia. Per tornare nella sua terra e per godersi il mare della sua infanzia, acquistò una casa a Giulianova per le vacanze estive. Il 3 maggio 2019 (mancavano 6 mesi per i 100 anni di vita), a Villerpurt, si spegneva l’esistenza terrena di Giuseppe Canzerini con l’unico rammarico di non aver conosciuto la sua mamma naturale di Montepagano. Un sogno però lo aveva realizzato, quello di avere una famiglia tutta sua composta da ben 9 figli che lo hanno amato fino alla fine insieme ai tredici nipoti (Eric, Karine e Mario, Céline e Florent, Lionnel e Sloanne, Nathalie, Thomas, Mathieu e Marion, Martha, Lucas, Giorgia, Ettore, Giuseppe, Alessia), dieci pronipoti (Alexandra, Eva, Emma, ​​​​Louis, Lou, Alexandre, Thomas, Antoine, Leo e Loua) e la nuova compagna, la signora Ginette Cialini.

Walter De Berardinis