Secondo la lezione di Hillman e Ortega Y Gasset l’uomo, grazie alla lettura, si è ritrovato solo e nella solitudine ha scoperto la propria individualità e, con essa, la propria unicità: ha imparato a dialogare con se stesso, con il proprio io, dissociandosi dal gruppo.
Con i nuovi media, al contrario, ridiventa membro di un gruppo e di una collettività.
È il processo di retribalizzazione.
Il cinema – per quanto il senso che appare preminentemente coinvolto sia, a una prima analisi, la vista – ha in realtà sul suo pubblico il medesimo effetto del poeta-rapsoda delle società orali, con una stessa analoga e incredibile capacità di evocazione.
Così, mentre la prima scoperta dell’opera di J.R.R. Tolkien è stata una rivelazione principalmente individuale, dove la meraviglia sta nel ripetersi migliaia, anzi milioni di volte della stessa individuale scoperta, l’effetto della trasposizione cinematografica diviene un’esperienza collettiva – ma allo stesso tempo assolutamente coinvolgente da un punto di vista personale – grazie alla totalità di sensazioni trasmesse dall’esperienza stessa; basti riflettere sull’importanza della musica nel sottolineare il ritmo dell’azione e stimolare la visualizzazione.
Al riguardo, si pensi all’enorme sforzo di visualizzazione fatto da Tolkien nel dare forma alle sue storie.
Questi aspetti verranno esaminati durante questo seminario che avrà anche il valore di Kick-off meeting per la preparazione di attività che coinvolgeranno gli studenti in vista dell’anniversario dei 50 anni dalla morte del grande scrittore britannico.
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