In rilievo, Lettere

Unione Popolare – Giulianova NELLA DESTRA GIULIESE È RIMASTO UN CARICO RESIDUALE DI UMANITÀ?

Riceviamo e pubblichiamo

Si può aderire o meno ai valori dell’accoglienza, possedere una visione parziale e selettiva del concetto di caritasessere distanti, nonostante l’uso strumentale di simboli cristiani, dai princìpi della “fratellanza umana” (cit. Papa Francesco), ma disumanizzare i migranti… considerarli e definirli alla stregua di oggetti (“carico residuale”, per dirla con le parole del ministro Piantedosi), di merci da selezionare e smaltire… beh, è veramente troppo!

Unione Popolare Giulianova, pertanto, chiede una doverosa presa di distanza, da parte dei rappresentanti locali di quelle forze politiche che costituiscono il governo nazionale, se non altro per il fatto di essere figli di una terra, l’Abruzzo, che, nonostante la memoria corta di molti, ha conosciuto la ferita e il dolore derivante da una massiccia emigrazione. Emigranti economici, badate bene. Negli Stati Uniti d’America, quei nostri conterranei li denominavano “Blacks”, per via della carnagione olivastra, e “Dagoes” (derivante dal sostantivo “dagger”: coltello; dal verbo “dug”: conficcare; o dal termine gergale “dag”: persona trasandata), per richiamare l’uso stereotipato del coltello da parte degli italiani (terribile generalizzazione) o l’estrema povertà.

Chiediamo una presa di distanza, da parte di quelle forze politiche che sono al governo della città, affinché, almeno qui, non si replichi questa disumanità linguistica e materiale, questo carico tutt’altro che residuale di gesti e parole xenofobe: gesti e parole che i padri, i nonni o i bisnonni di molti giuliesi e, più in generale, di molti abruzzesi, hanno vissuto sulla propria pelle e hanno portato sulle proprie spalle… in Svizzera, in Germania, in Belgio, in Australia, nel nord e nel sud d’America.

Chiediamo una presa di distanza, affinché in quel palazzo che – non per caso – chiamiamo “COMUNE”, rimanga un carico più che residuale di umanità.

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