Libro di Di Stanislao sulla psicologia del creato

“Per una psicologia del creato” è il titolo del nuovo libro scritto da Augusto Di Stanislao, che analizza “la dimensione relazionale del rapporto tra uomo e natura” (Duende, pp. 130, euro 17). Il punto di partenza del libro sta in una premessa che la sensibilità sociale contemporanea rende sempre più evidente: occorre un nuovo e diverso approccio alla comprensione dell’importanza della dimensione umana nella tutela dell’ambiente naturale.

“Per una psicologia del creato” si concentra sulle prospettive di ricerca e di intervento della psicologia a favore di uno sviluppo locale e globale fondato sul rispetto delle esigenze di conservazione del patrimonio naturale e sul riconoscimento e sulla valorizzazione del patrimonio umano e ambientale delle comunità locali.

Scrivono nella loro prefazione il Rettore dell’Università di Teramo, Dino Mastrocola, e la docente Alessandra Martelli: “L’autoriflessione, che scaturisce dalla lettura del libro, evidenzia la relazione circolare che esiste tra l’uomo e l’ambiente e gli effetti che gli esseri umani hanno sul mondo naturale. Questo favorisce il passaggio (ben condotto nel libro) da una prospettiva antropocentrica a una ecocentrica e quindi la possibilità di creare nuovi modelli di produzione e consumo al centro dei quali non c’è più la persona, ma la comunità in cui le persone vivono. Ecco che il consumo del singolo si inserisce all’interno di una responsabilità sociale nella quale l’esperienza della relazione tra uomo e uomo e tra uomo e natura è valorizzata a tal punto da diventare direzione ecologica. L’obiettivo diventa quindi quello di diventare individualmente sempre più green, così da intraprendere quel processo che ci inserisce in una società ecologicamente sostenibile”.

Augusto Di Stanislao

«La psicologia della conservazione è nei fatti, empiricamente, un’area problematica cui ogni psicologo può offrire il suo contributo da solo o, a livello interdisciplinare, insieme a studiosi di altre scienze sociali orientate ai temi ambientali. Per dirla con Myers, si spera che la psicologia della conservazione si faccia portavoce di problematiche che possano essere fatte oggetto di studi dai ricercatori di ogni branca della psicologia e non solo», si legge nell’introduzione dell’autore.