Cultura & Società, In rilievo, Libri in vetrina

Bellante. Editoria: presentazione “Andrea Costantini – Gran maestro carbonaro, Sindaco di Teramo, detenuto ai ferri a Procida, giudice”.

Giovedì 1° luglio 2021, ore 21,30, Piazza Arengo – Bellante (TE).

L’Ass.ne culturale Nuove Sintesi, con il Patrocinio del Comune di Bellante, in collaborazione con “Artemia nova  editrice”, invita alla Conferenza sulla figura di Andrea Costantini, Gran Maestro carbonaro, Sindaco di Teramo, detenuto ai ferri a Procida, giudice.
Libro edito da Artemia nova editrice.

Saluti:
– Teresa Di Berardino (Assessore alla cultura del Comune di Bellante).
Interventi:
– Elso Simone Serpentini (autore del libro, Storico, Saggista).
– Roberto Carlini (Coautore del libro, Ricercatore).

Introduzione al tema:
“Andrea Costantini. Gran maestro carbonaro, Sindaco di Teramo, detenuto ai ferri a Procida, giudice” è un libro che in 480 pagine riscopre un personaggio storico dimenticato o troppo a lungo trascurato, il cui nome è stato confuso con quello di altri protagonisti storici che avevano il suo stesso cognome, e oscurato da quello dei suoi figli Berardo e Settimio, entrambi anche loro Sindaci di Teramo, e soprattutto dal nipote, che aveva il suo stesso nome e al quale, eroe della prima guerra mondiale, la città di Teramo ha intitolato una via e la caserma militare.
Andrea Costantini, del quale per i tipi di Artemia Nova Editrice hanno scritto una documentata biografia Elso Simone Serpentini, Loris Di Giovanni e Roberto Carlini, fu un teramano autentico, uomo dell’Ottocento nato nel Settecento, dal quale aveva attinto quei “lumi” che avevano caratterizzato quel secolo, protagonista del suo tempo. Vertice supremo della carboneria teramana, lottò tenacemente per ottenere la Costituzione e la difese poi quando, una volta concessa, essa venne ritirata. Fu per breve tempo Sindaco di Teramo e attore del Quarantotto teramano. Arrestato, scarcerato, carcerato di nuovo, processato, venne condannato nel 1851 dalla Gran Corte Speciale di Teramo al terzo grado di ferri per 19 anni. Ne scontò solo cinque, prima della grazia sovrana, nel bagno penale di Procida, ma furono durissimi da sopportare, in una delle più terribili carceri borboniche, seconda solo al Carcere di Montefusco.
Nella primavera del 1852 Andrea Costantini aveva 62 anni e si trovava recluso nel carcere centrale di Teramo, in attesa di essere avviato verso la sua destinazione. Alcune delle accuse per le quali era stato incarcerato e condannato erano vere, e lo sapeva. Aveva commesso reati, almeno tali erano e apparivano a chi deteneva il potere e al regime imperante. Altre non erano vere, o almeno non se ne sentiva responsabile, perché egli aveva ispirato la propria vita a principi politici e morali che da altri erano stati ignorati o misconosciuti. Soprattutto non era stata riconosciuta la sua coerenza, che egli rivendicava davanti a tanti equilibrismi di cui era stato testimone e che aveva contraddistinto non pochi voltagabbana di cui c’era un’intera galleria nella sua mente. I suoi ricordi erano dolorosi e aveva tanta amarezza nel cuore, soprattutto pensando alla sua famiglia, alla quale sapeva di aver molto sottratto per inseguire i suoi ideali politici, ai figli, ai quali andava il suo pensiero di padre, non senza preoccupazione circa il loro futuro.
A loro rivolse la sua Difesa, una specie di autobiografia politica, che lasciò inedita per dieci anni, e che pubblicò, alla fine, aggiungendo annotazioni esplicative, quando da giudicato reo quale era stato si apprestava, nell’ultimo tratto della sua vita, ad assumere il ruolo di giudice, vice presidente del tribunale di Lanciano, ma continuando a sostenere con coerenza le proprie posizioni politiche moderate, contro tutti gli eccessi, a dare consigli e a prospettare obiettivi e programmi politici anche al nuovo Stato italiano unitario.
Molto ad Andrea Costantini era stato sottratto dalla polvere del tempo e dall’oblio dei suoi concittadini e il libro scritto da Serpentini, Di Giovanni e Carlini, attingendo a documenti d’archivio e analizzando le sue opere, lo restituiscono all’attenzione che merita, offrendo un inquadramento storiografico che lo colloca nella giusta posizione, in equivoca, di liberale costituzionale moderato, nemico di quelli che definiva “i riscaldati” e avversario di personaggi storici la cui memoria è stata più a lungo conservata, quali Antonio Tripoti e Aurelio Saliceti. Sulla copertina del volume  spicca  lo splendido ritratto che di Andrea Costantini fece nel 1838 il pittore teramano Giuseppe Bonolis (1800-1851), suo amico e sodale.”
image_pdfimage_print
Condividi:

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Controllo anti spam: * Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.