Giulianova. Quando Cologna spiaggia era di Giulianova

di Ottavio Di Stanislao*

Antica mappa di Cologna spiaggia e Giulianova

Chi non ha mai avuto l’impressione che gli abitanti di Cologna si sentano più “vicini” a Giulianova che a Roseto? Tale sensazione ha un solido fondamento storico in quanto fino al 1806 il villaggio di Cologna, con il territorio fino al Borsacchio, apparteneva all’università di Giulianova. Con l’avvento del governo filo-francese di Giuseppe Bonaparte si introdussero molteplici riforme tra le quali quella delle circoscrizioni giudiziarie e di conseguenza delle università. Uno dei criteri seguiti per riformare le circoscrizioni territoriali fu quello di evitare che queste fossero attraversati da fiumi, che non era possibile guadare per gran parte dell’anno e che costituivano una pesante limitazione per la mobilità, attesa l’assoluta mancanza di ponti che saranno realizzati solamente dopo l’Unità con il passaggio della ferrovia litoranea. Il territorio dell’antica università di Giulianova, attraversato dal fiume Tordino, costituiva quindi una fattispecie tipica da sottoporre a riforma. D’altronde gli inconvenienti erano reali. Ecco una dichiarazione giurata di 24 naturali di Cologna, raccolta in un atto notarile rogato dal notaio Altobrando De Paulis Fedele, nel 1805, conservata fra gli Atti dei notai dell’Archivio di Stato di Teramo. «… asseriscono ch’essendo essi naturali della villa di Cologna e non avendo un mulino al proprio tenimento sono nella necessità di andare a molinare li loro grani ne mulini della Badia di Mosciano, dell’arcipretura di Giulianova e della camera Allodiale che sono siti di la dal fiume Tordino il quale nel corso dell’inverno e della primavera porta l’acqua in quantità in modo tale ch’essi costituiti più volte hanno perduto le farine ed anche qualche animale da soma col rischio anche della propria vita, anzi vari concittadini sono periti in detto fiume in occasione di passaggio per li loro rispettivi affari in Giulianova e in Mosciano; soggiungendo inoltre che in tempo dell’esistenza delle semine de’ risi l’acqua non solo era sufficiente per animazione de’ suddetti mulini di la dal fiume, ma era esuberante ancora per l’irrigamento di più centinaia di tomolate di terreno nel loro tenimento ch’esiste alla parte opposta e nel corso del fiume mai han (sic) mancato acqua anche in tempo di siccità».

La pianta allegata, proveniente dal Fondo Intendenza francese dell’Archivio di Stato, già da me pubblicata proprio nell’articolo sul bicentenario della riforma amministrativa e sulle ripercussioni per il nostro territorio (Rivista Madonna dello Splendore 2006), in particolare riportata anche nella copertina de “La battaglia del riso” di Giacomo De Iuliis, del 2014, illustra esaurientemente la dichiarazione giurata riportata. Disegnata da Carlo Forti, era allegata alla richiesta del 1807 di costruzione di un mulino da parte di Biagio De Bartolomei, notabile giuliese affittuario del beneficio di S. Salvatore a Bozzino. Si vedono i mulini sul lato nord del Tordino e il canale delle risiere che portava parte delle acque del fiume, costeggiando il percorso su cui dopo qualche anno verrà realizzata la consolare, fino al Borsacchio, in modo da poter allagare il territorio adiacente per la coltivazione del riso. Si vede anche l’antico percorso che da Cologna portava al Tordino all’altezza della masseria Muzi, abitualmente usato per raggiungere Giulianova.
Con la predetta riforma Cologna con il suo territorio fu aggregata a Montepagano, mentre a Giulianova fu “riunita” l’università di Montone che si oppose strenuamente a tale provvedimento ma non riuscì a conservare l’autonomia, finendo per esser compresa nel comune di Mosciano. Ma questa è un’altra storia …
*direttore dell’Archivio di Stato di Teramo