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Editoria. LA LIBERA MURATORIA IN ABRUZZO DAL XVIII AL XX SECOLO, IL NUOVO LIBRO DI SERPENTINI E DI GIOVANNI

È da pochi giorni in distribuzione l’ultima fatica di Loris Di Giovanni ed Elso Simone Serpentini “La Libera Muratoria in Abruzzo dal XVIII al XX secolo”, quarto volume del Ce.S.S.M.A. il Centro Studi sulla Storia della Massoneria in Abruzzo, per i tipi di Artemia Nova Editrice della teramana Teresa Orsini.

Per quanto la letteratura sulla massoneria sia abbondante, non si può certo dire che essa abbia finora trovato una collocazione in ambito scientifico. Il primo sistematico e originale studio sulla massoneria italiana inserita nel contesto europeo è sicuramente l’Annale 21 della Storia d’Italia a cura del prof. Gian Mario Cazzaniga. Di certo negli anni precedenti non sono mancate opere di egual respiro e corposità, basti pensare al Francovich o al Mola, ma gli “Annali della Massoneria” della Einaudi, con i loro trentuno saggi, hanno coperto quasi tutta la storia della Libera Muratoria nel nostro Paese. Quasi tutta si è detto perché, a volerne scorrere l’indice del Capitolo Quarto, dedicato all’Insediamento e sviluppi della massoneria negli antichi Stati italiani, non si può non notare alcun cenno alla storia della massoneria nell’Abruzzo. Questa necessaria premessa può ben far comprendere l’importanza scientifica e divulgativa di quello che è il secondo studio sistematico sulla storia della massoneria nella nostra regione che segue a distanza di un anno il volume “Storia della Massoneria in Abruzzo” il primo libro scritto a quattro mani dagli storici Elso Simone Serpentini e Loris di Giovanni, che ha superato ad oggi le mille copie vendute.Prime ad essere analizzate in questa ricerca sono le logge castrensi francesi che facevano parte del cosiddetto “Grande Oriente stabilito appresso la Divisione dell’Armata d’Italia per ora nel Regno di Napoli”; erano cinque in tutto: tre operavano negli Abruzzi: la Perfetta Unione all’Oriente di Chieti, la Concordia all’Oriente di Lanciano e Gli Amici Riuniti all’Oriente di Pescara e due nella Puglia, a Taranto e Brindisi. Le comandava il Generale Giuseppe Lechi nato a Aspes nel 1756 e Maestro Venerabile della Rispettabile Loggia La Providence all’Oriente del Primo Reggimento Ussari Italiani. Viene nel testo ricostruita la genesi, il 5 marzo 1805 a Milano del Supremo Consiglio d’Italia dei Sovrani Grandi Ispettori del trentatresimo ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato, per filiazione dell’omonimo Supremo Consiglio di Francia. Ne fu Gran Commendatore ad vitam il viceré principe Eugenio Beauharnais e Luogotenente Gran Commendatore il conte Pietro Calepio, i quali ricoprirono rispettivamente la dignità di Gran Maestro e di Gran Maestro Aggiunto nel neo Grande Oriente d’Italia sedente in Milano. Il Grande Oriente d’Italia tenne una prima seduta ufficiale a Milano il 20 giugno 1805. Vi intervenne il Generale Lechi che, forte delle sue cinque logge castrensi, chiese di poter unificare il suo Grande Oriente Militare con il neo Grande Oriente d’Italia. Fusione che avvenne ufficialmente il 6 giugno. Un capitolo a parte è stato dedicato alle logge castrensi francesi insediate a Lanciano e ai cd. “documenti di Lanciano”, così sono ormai noti da una mostra (della quale Loris Di Giovanni curò assieme ad altri studiosi il catalogo) tenuta nel 2005 dal Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia al Museo Garibaldino di Porta San Pancrazio in occasione dei 200 anni dalla fondazione dell’Ordine, la cui importanza se da una parte è rinvenibile nelle doppie firme carboniche e massoniche e nella prima manifestazione del Rito di Misraim, dall’altra è evidenziata dalla presenza accertata dell’Intendente per l’Abruzzo Citeriore e primo propagatore della carboneria in Italia, il francese Pierre Joseph Briot.. Il Grande Oriente di Napoli emanò nel 1813 una circolare indirizzata a tutte le logge e i capitoli regolari dipendenti, nella quale si ricordavano le norme procedurali ed organizzative del Grande Oriente e si trasmetteva il “Quadro delle LL:: Regolari dipendenti dal G:. O:. di Napoli per l’Anno Massonico 1813. Il “quadro” si è rivelato in questa ricerca una miniera di nomi e informazioni che hanno permesso di collocare logge e venerabili di cui si avevano oggi solo frammentarie notizie, legate, per lo più, a studi settoriali. Sono in totale nove, riferite ognuna ad un Oriente diverso degli Abruzzi. Nel capitolo successivo vengono analizzate le singole officine nelle quattro province abruzzesi di Teramo, Pescara, Chieti e l’Aquila. Per ognuna di esse vengono riportati, estratti dai singoli verbali o dalla corrispondenza, i nomi dei dirigenti, l’attività profana e le opere caritatevoli nei confronti dei bisognosi o di eventi calamitosi, come ad esempio il terremoto della Marsica. Viene analizzato il carteggio massonico del marchese Gesualdo de Felici di Pianella, maestro venerabile della loggia teatina Vettio Catone, quello dello zio Camillo de Felici de’ baroni di Rosciano e i suoi rapporti con Giuseppe Garibaldi, la storia massonica della famiglia Delfico di Teramo, con la prova dell’affiliazione di Gian Filippo alla loggia Vittoria di Napoli, come delle frequentazioni del fratello Melchiorre con Münter e con i salotti latomici della capitale del Regno. Si analizzano nel dettaglio le biografie di due famosi pittori massoni: Teofilo Patini e la sua militanza nelle logge aquilane e Gennaro Della Monica, maestro venerabile della loggia teramana. La figura di Gabriele Rossetti e suoi rapporti con la carboneria e la massoneria a Napoli sono studiati anche in relazione alla statua che la locale loggia che ricordava il suo nome nel suo titolo distintivo gli fece erigere a Vasto. Stesso studio per la statua di Ovidio, opera dello scultore Ettore Ferrari su indicazione della loggia Panfilo Serafini. Una novitá consiste sicuramente nell’aver rintracciato il nome di Angelo Camillo De Meis da Bucchianico nel piedilista della loggia Felsinea di Bologna nel 1867 accanto a quello di Giosuè Carducci.  Lo scisma ferano del 1908 in Abruzzo e le sue conseguenze viene trattato con notizie finora inedite. L’inizio del ‘900 vedrà il susseguirsi di tante associazioni nate in Abruzzo con il contributo della massoneria: le società operaie e di mutuo soccorso, l’Associazione del Libero Pensiero – Giordano Bruno a Teramo, i comitati massonici pro Cuba e Candia. La nascita dei fasci di combattimento e del partito massonico della Stella Nera dividerà in due campi avversi i Fratelli del GOI da quelli fedeli al Palermi, per poi passare alla legge Rocco sulle società segrete che anche in Abruzzo metteva al bando le logge. La ricerca assolutamente inedita di Serpentini e Di Giovanni ha riguardato le notizie rinvenute nell’Archivio Centrale di Stato (DAGR) sulla soppressione dell’Ordine in Abruzzo durante il fascismo con l’acquisizione dei documenti sui rapporti delle Prefetture indicanti nel dettaglio, sotto la sigla K3, i sequestri e le devastazioni nelle logge abruzzesi. Nel secondo dopoguerra l’attenzione si è soffermata sulla biografia di un personaggio di Chieti, Romeo Giuffrida, già braccio destro di Raoul Palermi e direttore della rivista massonica “Voce Fraterna”, che a quel tempo sistampava in Pescara. L’unica raccolta esistente al tempo era in possesso della Biblioteca Paolo Ungari del GOI e risultava non ancora totalmente censita per le lacune del Fondo Landolina, in seguito integrata nei numeri mancanti dal Di Giovanni. Dalla Comunione Massonica spuria del Giuffrida nascerà la Loggia Aternum, poi regolarizzata dal GOI e loggia madre d’Abruzzo. Vengono ricostruiti da una corrispondenza in un fondo privato gli anni della ricostruzione del Grande Oriente in Abruzzo e l’opera dei suoi pionieri Valentino Filiberto, Alfredo Diomede e Josè Guillem Guerra, che chiudono la trattazione. Di ogni singola loggia viene fornito il piedilista; un lavoro durato anni nell’archivio storico del Grande Oriente d’Italia, ma anche in quello di Palazzo Vitelleschi ed in diversi archivi privati. Una assoluta novità nel campo storiografico è rappresentata dalla scoperta dell’importanza avuta dai fratelli di fede protestante in Abruzzo, sia nell’Ottocento che nell’immediato dopoguerra. Anche la fondazione delle prime banche abruzzesi è dovuta l’interessamento dei liberi muratori, basti pensare  che nel primo Consiglio di amministrazione della Banca di Pescara vi era l’intero piedilista della locale loggia Manthoné. L’opera scritta interamente ‘a distanza’ dai due ricercatori durante l’intero periodo del lockdown é un vero e proprio manuale di storia utile perché tratta scientificamente un argomento difficile che si presta il più delle volte ad esser travisato. Merito dei due studiosi è sicuramente quello di aver ‘fatto luce’ con questa ultima pubblicazione e con le precedenti su una parte di storia abruzzese rendendola facilmente compresibile a tutti e permettendo agli studiosi di cogliere quelle relazioni che erano loro sconosciute.

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