Teramo. Esposimetro d’Oro alla Memoria ad Ennio Guarnieri maestro di luce e colore per De Sica, Zeffirelli e Bolognini

 

Scomparso l’anno scorso, a lui il Di Venanzo alla Carriera nel 2003

Va ad Ennio Guarnieri l’Esposimetro d’Oro alla Memoria della 25^ edizione del Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica “Gianni Di Venanzo”. Il riconoscimento sarà consegnato ai suoi familiari nel corso della cerimonia di premiazione che si terrà a Teramo sabato 10 ottobre 2020.

La giuria del Premio, che assegna i 4 Esposimetri d’Oro (alla Memoria, alla Carriera, Film italiano e Film straniero), è presieduta dal critico e saggista cinematografico Stefano Masi ed è composta da Franco Mariotti (giornalista, già capo ufficio stampa di Cinecittà Holding), Pasquale Cuzzupoli (tecnico del colore, direttore area post produzione di Cinecittà Studios), Pietro Montani (teramano, professore Ordinario di Estetica all’Università Sapienza di Roma), Giorgio Treves (regista e sceneggiatore), Giuseppe Venditti (autore della fotografia cinematografica) e Laura Delli Colli (giornalista, critico cinematografico, pres. Sindacato Naz.le Giornalisti Cinematografici Italiani).

Guarnieri, scomparso il 1° luglio dell’anno scorso ad 88 anni, è stato un vero e proprio maestro nell’illuminare in maniera mirabile film d’epoca dalle tonalità sommesse e intimiste. Per queste indubbie capacità, nel 2003 la Giuria del Premio Di Venanzo gli assegnò l’Esposimetro d’Oro alla Carriera. Come scrive Stefano Masi nel suo “Dizionario mondiale dei direttori della fotografia”: “Guarnieri ha dimostrato di essere uno dei più versatili e raffinati artigiani del colore del cinema italiano, legando il proprio nome a quello di cineasti dal taglio estetizzante come Mauro Bolognini e Franco Zeffirelli. Per le immagini di due capolavori zeffirelliani, “Fratello sole, sorella luna” (1972) e “La traviata” (1982), ha ottenuto altrettanti Nastri d’Argento…è stato anche candidato al Bafta Award per la fotografia di “Il giardino dei Finzi Contini” (1970) di Vittorio De Sica (premio Oscar 1972 per il miglior film straniero), regista con il quale collaborò in molte occasioni nel corso degli anni Settanta”. “Guarnieri è stato un ispirato ritrattista di attrici ed attori, assai rispettoso – come scrive sempre Stefano Masi – delle esigenze del divismo, tanto da diventare nella seconda metà degli anni Sessanta l’operatore di fiducia di Virna Lisi, Sylva Koscina, Tina Aumont, tutte santificate in un mistico soft focus condito di controluce… Da Gianni Di Venanzo apprese i segreti della diffusa…Tra gli anni Sessanta e Settanta visse la sua stagione artistica più ispirata e cominciò a sperimentare l’uso della diffusa nel colore, ottenendo risultati di estenuata raffinatezza in due film di provenienza letteraria, Metello (1970) di Bolognini…e Il giardino dei Finzi Contini, dove la morbidezza di un colore desaturato materializzava bene la dolorosa introspezione dei personaggi di Giorgio Bassani”. Guarnieri ha collaborato con i più grandi registi del periodo, oltre ai citati, lavorò per Pier Paolo Pasolini – Medea (1970) – , Franco Zeffirelli – Fratello sole, sorella luna (1972) –, Lina Wertmuller – Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) -, Marco Ferreri – Storia di Piera – e tanti altri: Renato Castellani, Dino Risi, Luigi Zampa, Nanni Loy, Franco Brusati, Florestano Vancini… una carriera davvero lunga e ricca di soddisfazioni.