In rilievo, Storie giuliesi

Giulianova. Dal “Monte” al Belvedere

DAL “MONTE” AL BELVEDERE
di Ottavio Di Stanislao*
La sistemazione del “Monte”, come allora veniva chiamato, a piazza del Belvedere comportò moltissimi anni. Fin da 1838, vista la penuria di risorse finanziarie da parte del comune, diversi proprietari avevano preso l’iniziativa di una sottoscrizione volontaria per la “formazione e livellazione della piazza innanzi la Porta da Piedi e per il riempimento del burrone che guarda a sinistra di detta porta, verso il mare”. L’intendente apprezzò vivamente l’iniziativa e contribuì alla sottoscrizione offrendo 10 ducati. Una esigenza di decoro urbano, di qualificazione degli spazi pubblici, era presente fin dagli anni quaranta, quando, il decurionato sanzionò come “inconcedibile” il pomerio esterno perché si voleva creare un’ampia strada che circondasse la città con ai margini un percorso pedonale alberato “per comode passeggiate”, e per il lato meridionale era già presente l’intento della realizzazione di un belvedere verso il mare. Nel lato sud delle mura una delibera decurionale del 1846 aveva indotto Riccardo Cerulli a ritenere che fosse stata aperta una porta a fianco della chiesa ancora dedicata a S. Francesco. In realtà solo nel 1876 il consiglio deliberò l’abbattimento della sacrestia della chiesa “per avere una comunicazione diretta e regolare tra il centro del paese e la piazza belvedere”, come suggeriva Gaetano de Bartolomei. Il varco fu realizzato, ma senza la demolizione della sacrestia, come si vede dalla planimetria del 1882. Per questo intervento bisognerà attendere un altro decennio. Quando si deliberò la livellazione della piazza, nel 1873, si pose anche il problema del cadente muro di fronte al comune che comprometteva pesantemente il decoro di tutto il sito che nella mente degli amministratori doveva divenire il luogo più rappresentativo della città. Ancora una volta era stato il consigliere Gaetano De Bartolomei a convincere il consesso che “… non sarebbe punto decoroso dopo livellata la piazza far rimanere quelle macerie crollanti di fronte ad eleganti palazzine che fan corona alla piazza suddetta”. Ed effettivamente il muro fu ricostruito, con ampio portone, come ampiamente documentato da Sandro Galantini (Giulianova fra storia e memoria). Sempre l’ingegner De Bartolomei chiese ed ottenne la concessione di un tratto di muro “tra il palazzo del sig. Trifoni Biagio e il nuovo muro comunale sul lato nord della piazza belvedere. Tale cessione ha lo scopo di abbellire quel lato (…) si obbligherebbe costruirvi un porticato”. Le domande di appoggiare le fabbriche alla nuova struttura arrivarono subito e vennero assentite alla condizione di iniziare i lavori entro tre anni attenendosi al progetto del De Bartolomei. La costruzione doveva essere “eseguita in perfetta regola d’arte, la muratura deve essere col rivestimento a buoni mattoni sgravinati ed arrotati ed il prospetto, anche se di più proprietari, deve sempre uniformarsi in tutte le sue parti”. Purtroppo ancora oggi si equivoca chiamando il “Portico De Bartolomei”, “Palazzo De Bartolomei”…
*Funzionario Archivista
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