In rilievo, Storie giuliesi

Giulianova. Il tesoro di Terravecchia

GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 26.
di Sandro Galantini*
Uno scrigno pieno zeppo di tesori archeologici. La zona chiamata un tempo Terravecchia, compresa tra la chiesa dell’Annunziata, il bivio Bellocchio e l’area di via Gramsci nei pressi del cimitero, ha infatti restituito nel corso dei secoli reperti e testimonianze del passato remoto di Giulianova. D’altronde la sua superficie era disseminata di vestigia. Lo avevano detto, tra i quali Filippo Cluverio nella sua Italia antiqua uscita postuma nel 1624, tutti coloro che per varie ragioni erano venuti in città. Inclusa la celebre scrittrice Mariana Starke nella sua guida del 1820 (Travels in Europe) che rinvigoriva l’interesse nei confronti del centro romano di Castrum Novum su cui avrebbero scritto, rispettivamente nel 1826 e nel 1829, l’elvetico-inglese John Antony Cramer, docente ad Oxford, e il tedesco Konrad Mannert.
Proprio nel primo ventennio dell’Ottocento si assiste ad una serie di scoperte dovute per gran parte a lavori agricoli.
Così nell’ottobre 1815, allorché il sarto Giuseppe Cornice, impegnato nel dissodamento di un suo terreno, portava casualmente alla luce i resti di un tempio con diverse colonne, alcune con base in travertino. Due mesi dopo altro ritrovamento sempre per lavori di dissodamento in un terreno di Terravecchia. Il cappellano della chiesa dell’Annunziata, Francesco Saverio De Antoniis, entrava in possesso, tramite alcuni coloni, di nove monete antiche «de’ medi tempi», cinque in metallo e quattro d’argento, che davano luogo alla sorveglianza archeologica da parte di Giuseppe Albi su designazione di Michele Arditi, direttore generale dei dei Reali Musei e degli scavi di antichità del Regno.
Ma altre ancora saranno le scoperte, delle quali si dirà nei prossimi giorni.
Buona domenica delle Palme.
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