Giulianova. Anche il mare restituisce pezzi antichi

GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 34.
di Sandro Galantini*
A parte il “tesoretto” monetale del 1941, l’ultimo rinvenimento in epoca fascista a Giulianova si era avuto nel 1932.
In quell’anno, mentre erano in corso di ultimazione i lavori per il nuovo tracciato in “variante” della SS 16 (per intenderci l’attuale tratto dell’Adriatica compreso tra la caserma della Polizia stradale e l’incrocio con la statale per Teramo), poco prima del cavalcavia per la chiesa dell’Annunziata vennero rinvenute, ad un metro circa di profondità, sei tombe romane alla cappuccina.
Non era comunque unicamente il sottosuolo a celare i segni del passato antico della città.
Il 4 settembre 1953, infatti, un articolo apparso su “Il Popolo di Roma” dava notizia del rinvenimento, da parte di un motopeschereccio nel tratto di mare davanti a Giulianova, di tre anfore «etrusche». Dalla Direzione Generale dei Beni artistici ed archeologici partiva quindi, il 15 dicembre seguente, una richiesta di informazioni che la Soprintendenza di Chieti, sei giorni dopo, a sua volta inoltrava al locale comando dei Carabinieri. Tuttavia l’Arma giuliese riferiva, con nota informativa del 13 gennaio 1954, come gli accertamenti esperiti non avessero dato alcun esito. Nello stesso atto i Carabinieri precisavano comunque che «il rinvenimento di anfore fittili è frequente da parte dei motopescherecci di Giulianova», lasciando intendere tra le righe come per i pescatori del luogo fosse consuetudine strappare reperti antichi al mare. Destinati, va da sé, ad ornare qualche collezione privata.
* Storico e Giornalista