Giulianova. 16 settembre 1888, quando arrivò la mongolfiera in città

GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 20
di Sandro Galantini*
«Fu una bella festa quella di domenica a Giulianova». Esordiva così il “Corriere Abruzzese”, nel numero messo a stampa il 19 settembre 1888, riguardo alle manifestazioni organizzate il 16 settembre precedente per la chiusura della stagione balneare. Grande era stata la soddisfazione di Francesco Maria Ciafardoni, sindaco di Giulianova e presidente del Club cittadino, per i numerosissimi partecipanti. «La popolazione venuta dai dintorni era immensa, quale non vedemmo mai nella spiaggia giuliese», sottolineava infatti il “Corriere Abruzzese” dando ragguaglio degli eventi organizzati meticolosamente. Luminarie e fuochi, la festa da ballo nella sede del Club di palazzo Orsini sul Belvedere folta di «dame e damigelle» e l’apprezzato concerto della banda giuliese diretta dal M° Luigi Leone. Ma a sollecitare maggiormente attenzione, divertimento e «applausi a josa» era stata l’ascensione della mongolfiera. Per Giulianova non si trattava di una novità. Già nel 1860, per la tradizionale festa della Madonna dello Splendore del 21 e 22 aprile, insieme con spari di mortai, cuccagne, fuochi artificiali, concerti, corse di battelli e di cavalli erano stati infatti contemplati anche i «globi aerostatici». Tuttavia la mongolfiera del 16 settembre 1888 era altra cosa. Si trattava infatti di un pallone davvero imponente, alto 25 metri e con una circonferenza massima di 45. Proprietario ne era Cesare Antonucci, un garzone di bottega nato ad Ancona nel 1859 il quale, volendo divenire “aeronauta”, aveva addirittura venduto casa potendo così acquistare, per la ingente somma di 1.400 lire, la mongolfiera di Wever Scott che aveva costituto una delle grandi attrattive dell’ Esposizione Emiliana inaugurata solennemente a Bologna il 7 maggio di quello stesso anno 1888. La prima prova come “aeronauta” l’Antonucci l’aveva fatta proprio nel capoluogo dorico ed era andata bene: la sua mongolfiera, ribattezzata “Stamura” in ossequio alla città nativa, aveva effettuato una breve ascensione libera nel cielo di Ancona volando sino a 150 metri di quota. Era così iniziata la sua attività di “mongolfierista” ma anche di temerario ginnasta giacché l’anconetano, per poter raggranellare qualche soldo in più, aveva accentuato il teatrale divertimento che il pallone già di per sé garantiva con esibizioni di acrobazia salendo sulla fune legata alla mongolfiera o, più spesso, con esercizi effettuati tramite un trapezio fissato al globo.
A parte qualche località in cui l’ accoglienza era stata tiepida, come Macerata, le esibizioni del “mongolfierista” e “ginnasiarca” erano sempre motivo di grande entusiasmo. Così appunto a Giulianova come a Città S. Angelo e a Teramo, dove Cesare Antonucci, descritto come «giovinotto bruno, dai baffetti neri, tutto muscoli» e ormai alla sua ventitreesima ascensione, aveva «tenuta desta la cittadinanza» il 30 settembre e il 1 ottobre 1888 producendo in tutti, diceva il “Corriere Abruzzese”, «una grande emozione, per il grave pericolo che ha corso l’aeronauta».
La difficile esistenza di Cesare Antonucci, sempre in giro per l’Italia, a volte povera di gratificazioni economiche nonostante i grandi rischi, si sarebbe conclusa tragicamente ad Arezzo di qui a cinque anni, il 9 aprile del 1893, per l’urto del suo trapezio con il tetto di una casa.
*Storico e Giornalista