Ricordi di guerra, Tipi giuliesi

Giulianova. Antonio Lamolinara, il fante morto nella battaglia di Sant’Elia

di Walter De Berardinis
Antonio Lamolinara nasce a Giulianova il 23 novembre 1892, alle ore 11:50, nella casa posta in Via Marina al civico 100, dal 20enne Ernesto e Maria Giostra. Il giorno successivo l’Assessore Apollo Caravelli lo registra alla presenza di due testimoni: il 39enne Emidio Paolone e il 47enne Raffaele Del Nunzio, entrambi proprietari. Giovanissimo si trasferisce a Castellamare Adriatico (oggi Pescara) con i genitori dove trova impiego in ferrovia. Il 31 dicembre 1911 si sposa con la giuliese Rosaria Barlafante (figlia di Davide e Santa Rosini), i testimoni del lieto evento saranno: il 41enne scrivano, Granito Ridolfi e il 26enne calzolaio, Tommaso Pagliaccetti. Il 17 aprile 1912 viene giudicato idoneo al servizio di leva nel distretto militare di Teramo. Il 14 marzo ottiene il passaporto per l’espatrio in America e il 19 aprile s’imbarca sulla nave “Rochambeau” nel porto francese di Le Havre, giungendo a New York il 28 aprile 1913. Il 20 luglio viene chiamato alle armi e non si presenta perché all’estero. Alla fine del 1914 rientra in Italia presentandosi il 29 dicembre al distretto militare di Teramo ed inviato al deposito del 17° Reggimento Fanteria – Brigata Acqui – 6° compagnia. Il 10 maggio viene trattenuto alle armi e mandato al fronte il 23 maggio.
Partecipa subito alle operazioni militari oltrepassando l’Isonzo sul ponte di Pieris, trasferendosi a Turriaco (Gorizia). Nella fase della conquista dell’altipiano Carsico (25 maggio-26 giugno – 400 soldati italiani il bilancio definitivo delle perdite per l’Italia), il giovane Lamolinara viene colpito. Il 9 giugno, nel pieno della battaglia di Sant’Elia (San Pietro d’Isonzo), il giovane giuliese viene colpito da una pallotta all’addome, subito soccorso dalla sanità militare, viene portato nelle retrovie nell’ospedale da campo numero 93, nei pressi di Villa Priuli. Il 16 giugno, alle ore 11:00, si spegneva per sempre la breve esistenza del fante giuliese. Sarà il cappellano militare della diocesi di Ripatransone, Don Vincenzo Calcagni, a dare l’estrema unzione mentre veniva sepolto a Turriaco. L’atto di morte, redatto dal responsabile amministrativo del campo, il Sottotenente Michele Pimpini (originario di Teramo), avrà come testimoni, oltre al cappellano militare, anche: il soldato Umberto Bucato, il Sottotenente medico Guglielmo Lolli e la ratifica del Direttore dell’ospedale, il teramano Capitano Gaetano Passamonti (alla fine della guerra, il 1 agosto 1919, diventato Maggiore, a sua domanda, verrà messo in aspettativa dall’ospedale militare di Chieti). Solo il 18 dicembre, tramite il Ministero della Guerra, a Giulianova arriverà l’ufficialità del suo decesso. Alla sua memoria gli fu conferita la Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia, Medaglia Interalleata della Vittoria e della campagna di guerra 1915.
E’ citato sul monumento eretto sulla facciata del Duomo di San Flaviano, sull’Albo d’Oro “Abruzzo e Molise – (Volume II – sub 8 – 419 pag.) custodito nell’Archivio di Stato di Teramo e nel libro “Quando C’era la guerra” di Francesco Manocchia in varie edizioni, compresa quella del 2015 a cura del sottoscritto, con nota introduttiva di

Sandro Galantini

edito dalla Artemia Nova Edizioni di Maria

Teresa Orsini

. Il suo nome è stato più volte ricordato nelle manifestazioni storiche-patriottiche, dal 2015 al 2018, in occasione del centenario. #unitiperlapatria

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