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MONTORIO AL VOMANO: 25 ANNI FA – PER LA PRIMA VOLTA – ANDAVA IN SCENA “LA PRUMASS”, COMMEDIA DIALETTALE DI ERIO D’ANTONIO

 

La sera del 21 maggio 1994 – venticinque anni fa – in una piazza gremita, quella dedicata al teramano Ercole Vincenzo Orsini, andava in scena, per la prima volta, La prumass: commedia teatrale in tre atti in dialetto montoriese, scritta e diretta dal compianto Erio D’Antonio (1953-2002). Era la prima di una lunga serie. L’autore – marito e padre di famiglia – che nella vita  svolgeva la professione di tecnico di laboratorio presso l’Ospedale Civile “G. Mazzini” di Teramo, era un talento dalle tante sfaccettature artistiche: amava la fotografia e l’arte pittorica, scriveva poesie, racconti ed altro, rimasti ancora inediti. Nel Carnevale del 1976, sotto la sua direzione, venne rappresentata, nella sede del teatrino parrocchiale dell’allora Azione Cattolica, Li rabbutt (uomini dal corpo tozzo, come i rospi), la prima opera teatrale, a noi nota, in vernacolo locale scritta dall’amico letterato, e compaesano, Renzo Panzone. Sempre negli anni Settanta, dello scorso secolo, Erio si era interessato anche di politica locale; infatti, attraverso alcuni suoi articoli, apparsi sul periodico montoriese “Il Paese”, aveva preso parte all’acceso dibattito politico tra le varie fazioni dell’epoca. Un personaggio poliedrico che amava – e viveva – il proprio territorio, per condividerlo con gli altri. Fu pure direttore artistico delle prime edizioni de La Congiura dei Baroni, rievocazione storica, con oltre duecento figuranti, ispirata a “La difesa di Montorio. Storia abruzzese del XV secolo”, romanzo storico di Vincenzo Runcini (1833-1907).

Lo spettacolo de La prumass, si diceva all’inizio, era stato organizzato dall’Associazione culturale “Montorio Nostra” e gli attori, tutti dilettanti e senza alcuna pretesa, che si alternarono sul palco, furono: Sara Cifaldi, Mario Colangeli, Stefano Cortellini, Giovanna De Dominicis, Alessandro e Roberta Di Donatantonio, Luigi Di Gennaro, Orietta Foglia, Francesca Marcozzi, Pina Moschella, Angelo Nori e i fratelli Andrea e Federico Verzilli. Le musiche, composte da Antonio “Tony” Coclite (cantante, autore e chitarrista nel periodo aureo dei Romans, gruppo musicale assai in voga nella prima metà degli anni Settanta), furono arrangiate da Marco Di Natale ed eseguite da Peppino Patriarca, virtuosi musicisti. L’allestimento scenografico fu affidato a Carlo Eleuteri e i costumi curati dalle indimenticabili sorelle Virginia e Graziella Naldi, Maria Gabriella De Dominicis, Anna Di Silvestre ed Anna Sperandio.

La commedia ripercorreva uno spaccato di vita dei primi anni Cinquanta, quando i fidanzati, o i corteggiatori, con la scusa di attingere acqua potabile per la casa, con le tradizionali conche di rame, si incontravano nell’antica fontana del mascherone, di via della Conserva, per farsi promesse d’amore. E qui una coppia, giurandosi amore eterno ma consapevole delle ristrettezze economiche della propria famiglia, decide di emigrare oltreoceano per cercare fortuna, a patto – però – che alla fine sarebbe ritornata nel proprio paese d’origine. È questa, in sintesi, la promessa. Vicende a cui fa da sfondo una vivace Montorio, quella di via Beretra, nel popoloso quartiere della chiesa di S. Filippo Neri, piena di botteghe, di artigiani e bambini che giocavano per strada, tra ruette ancora acciottolate, e dove le comari sedute sotto casa si riunivano, dopo aver svolto le faccende domestiche, per spettegolare sulla vita altrui e trascorrere un po’ di tempo libero in compagnia, sferruzzando gomitoli di lana. Un personaggio della Montorio di allora, per concludere, era il non dimenticato Rocco Aprillante (1890-1956), “Brillantino”, ultimo banditore della cittadina del Vomano con l’immancabile trombetta al seguito, figura pittoresca che animava la nostra comunità, ora del tutto scomparsa anche come mestiere, che nella commedia era interpretato magistralmente dal bravo Luigi Di Gennaro.

Pietro Serrani

Pubblicato sul quotidiano teramano La Città del 21 maggio 2019

 

 

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