DEGRADO E COMPORTAMENTI OMISSIVI  SULLA RIVIERA NORD DI PESCARA

 

 

Notizie di stampa riportano alla pubblica attenzione il caso del cd. Palazzo Tintorelli, sulla Riviera Nord. Per la verità ogni giorno sotto gli occhi di tutti svetta quella struttura, dichiarata abusiva da ogni sentenza e conosciuta in città come “ecomostro”;  l’Amministrazione comunale, a causa di atti sempre inspiegabilmente  viziati in dettagli che hanno consentito il protrarsi del contenzioso, non è riuscita fino ad ora ad esercitare il suo diritto/dovere di procedere all’unico provvedimento necessario: l’abbattimento. Anzi, il Comune paga i danni ai vicini per l’accertata violazione, sulla base dei suoi comportamenti omissivi, ma non procede a liberare il fronte a mare della città da quella bruttura. Oggi, addirittura, si ipotizza la sua demolizione e ricostruzione  che, in base al cd. “Decreto Sviluppo” potrebbe raggiungere e superare l’attuale ingombro del fabbricato.

– E’ inaccettabile che un Comune non eserciti le sue prerogative, demolendo, ma patteggi condizioni di sostanziale sanatoria, in danno di tutti i cittadini che vedrebbero ancora una volta prevalere gli interessi privati  contro il diritto ad aver garantita un’ordinata edificazione, soprattutto in una zona delicata come la Riviera.

– E’ paradossale che il Comune non salvaguardi le sue aree pregiate (come le Riviere, ma non solo) dai pesanti effetti del ”Decreto Sviluppo” con specifici provvedimenti, escludendone l’applicazione specialmente nelle zone della città di maggior pregio. Continua a prevalere una concezione del suolo urbano come indifferenziato, dove calare volumi edilizi sulla base di indiscriminate convenienze private in spregio alle stesse aspettative dell’opinione pubblica. Questa supina acquiescenza è la stessa che ha portato prima alla demolizione della Centrale del latte, pregiato edificio degli anni trenta, con l’affannosa corsa fuori tempo massimo per apporre un vincolo di salvaguardia, e più recentemente all’abbattimento dell’ex Filanda Giammaria, per far posto a due palazzine la cui costruzione, fortunatamente, non è ancora iniziata a seguito delle ferma opposizione di una ventina di associazioni cittadine. E’ la stessa acquiescenza che, se qui non demolisce, altrove  consente che un edificio in posizione pregiata come l’ex Gabbiano, sempre sulla Riviera Nord, e situato  su suolo demaniale, resti allo stato di scheletro per anni ed anni, con autorizzazione dei lavori più volte scaduta; senza che si provveda all’unico atto realmente efficace: la revoca della concessione balneare e la riassegnazione mediante gara. Si preferisce invece l’inerzia, funzionale alla interminabile composizione degli interessi privati coinvolti. Ancora la stessa acquiescenza determina che si possa assistere al crollo programmato e ormai atteso, del pregevole villino “Clemente”, a fianco all’hotel Maja,  di nuovo sulla Riviera Nord. Chiunque passi ne può vedere lo stato di avanzato degrado, mentre un cartello annuncia la realizzazione di una incongrua pensilina, incompatibile col vincolo apposto dalla Soprintendenza. Il degrado non è un fatto naturale ed inevitabile; la proprietà ha il dovere del decoro, della manutenzione e della salvaguardia della pubblica incolumità in base alle leggi ed allo stesso dettato costituzionale. L’Amministrazione comunale, prodiga di adesioni a condivisibili posizioni di principio sulle questioni ambientali e sulla conservazione del patrimonio storico, deve modificare al più presto una prassi di  inerzia e scarsa efficacia dell’azione amministrativa in questi campi per impedire il gioco sleale  che combina i lunghi tempi decisionali con il ricorso alla giustizia amministrativa, inferendo alla città colpi reali, mentre la discussione si sviluppa nei convegni.

 

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