Abruzzo

Allarme acqua ma la regione Abruzzo è inadempiente da 11 anni per la tutela delle risorse idropotabili.

 

Dal 2006 doveva proteggere le zone di ricarica degli acquiferi per l’acqua potabile ma non l’ha fatto.

 

Servono regole ferree per difendere l’acqua, non buttare la polvere sotto al tappeto.

In un momento di allarme per la siccità ci sentiamo di denunciare nuovamente, come stiamo facendo da anni, il gravissimo e inaccettabile ritardo della Regione Abruzzo nella predisposizione delle regole per la tutela delle zone di ricarica delle falde acquifere per l’uso idropotabile.

L’art.94 del testo Unico dell’Ambiente, Decreto legislativo 152/2006, obbliga le regioni a definire le modalità d’uso dei territori per la protezione delle acque sotterranee importanti ai fini idropotabili e delle relative aree di ricarica.

Questo il comma più significativo:
7. Le zone di protezione devono essere delimitate secondo le indicazioni delle regioni o delle province autonome per assicurare la protezione del patrimonio idrico. In esse si possono adottare misure relative alla destinazione del territorio interessato, limitazioni e prescrizioni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici, agro-forestali e zootecnici da inserirsi negli strumenti urbanistici comunali, provinciali, regionali, sia generali sia di settore

Come per le valanghe, la Regione sta omettendo da undici anni queste regole. Non è un caso di dimenticanza, fare il proprio dovere significherebbe imporre limiti all’utilizzo attualmente sconsiderato del territorio.

In questi anni, in assenza di regole, si è reso possibile, a mero titolo di esempio, installare fabbriche che usavano prodotti chimici pericolosi 1 km a monte delle meravigliose sorgenti del Tirino, autorizzare megacave a ridosso delle Sorgenti del Pescara, piazzare migliaia di tonnellate di sostanze chimiche pericolose nel cuore dell’acquifero del Gran Sasso. Qualche anno fa la Regione autorizzò una discarica, quella di valle dei Fiori a Pescina, proprio sopra un’area di fondamentale importanza per l’acqua potabile (addirittura volevano usare i pozzi dell’acqua dei cittadini come pozzi spia per l’eventuale inquinamento causato dall’impianto!). Fu bloccata solo grazie ad un ricorso al TAR.

Quello che accade a monte, in un contesto di montagne carbonatiche come le nostre, si riflette immediatamente a valle.

Ora facciamo i conti con progetti di tunnel per il gasdotto SNAM in aree delicatissime dal punto di vista della circolazione sotterranea delle acque a Popoli.

Toto e la Regione Abruzzo con il suo Presidente si sono scatenati sul megaprogetto delle nuove faraoniche gallerie autostradali che bucherebbero i serbatoi d’acqua più importanti della regione.

Ricordiamo anche i progetti per realizzare pozzi di idrocarburi che ancora continuano a minacciare i nostri territori e le nostre acque, interventi che potrebbero essere fermati con una pianificazione seria che ci viene chiesta direttamente dallo Stato da 11 anni e che la Regione non produce!

Questi atteggiamenti la dicono lunga sulla pervicace volontà di andare avanti ” business as usual” senza considerare i limiti della Natura a cui dovremmo adeguarci. Si cerca di fare il contrario, adattare la Natura a noi, ma non funziona.

Sappiamo che uno studio è in fase di redazione ma non ne conosciamo i particolari. Vogliamo sapere a che punto è e, soprattutto, leggere le bozze per vedere se si tratta dell’ennesimo pannicello caldo come l’inutile Piano di Tutela delle Acque approvato per mettere la polvere sotto il tappeto. Noi attendiamo uno strumento realmente restrittivo e, per questo, efficace.

Speriamo che la Regione Abruzzo non voglia continuare a ballare sul ponte del Titanic facendo correre i rischi a tutti gli abruzzesi.
Segreteria Operativa Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua 

e-mail: segreteriah2oabruzzo@gmail.com

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