Abruzzo

Anticipazione rapporto Svimez e Abruzzo, comunicato Uil Abruzzo

 

 

L’anticipazione dei contenuti del rapporto Svimez 2015, che verrà presentato in autunno, chiarisce bene la posizione dell’Abruzzo dopo sette anni di crisi.

 

Il PIL negli anni 2008-2014 è sceso in Italia dell’8,7% e in Abruzzo del 6,9%: meglio l’Abruzzo, dunque. Ma l’Abruzzo era fermo già prima della crisi, e infatti il suo PIL nel periodo 2001-2007 era cresciuto solo del 3,9%, contro una crescita media dell’Italia dell’8,3. Complessivamente, negli anni Duemila, il PIL dell’Abruzzo scende del 3,3%, quello medio dell’Italia dell’1,1%: peggio l’Abruzzo.

 

Il Sud perde più della media dell’Italia, sia prima della crisi, sia con la crisi: -13% nel 2008-2014 (Italia -8,7), -9,4% nel 2001-2014 (Italia -1,1): si allarga la divergenza tra Sud e Nord. E l’Abruzzo, che per decenni stava convergendo verso il Centro-Nord, è sì la regione meno debole del Sud, ma è anch’essa in divergenza rispetto al Centro-Nord. Conferma quanto diciamo da tempo: la cerniera si è rotta.

 

I numeri della divergenza tra l’Abruzzo e il Centro-Nord: l’Abruzzo è cresciuto meno del Centro-Nord nel periodo 2001-2007 (Abruzzo 3,9; Centro-Nord 9,6); ha perso con la crisi poco meno del Centro-Nord (Abruzzo -6,9; Centro-Nord -7,4), ma il dato è dovuto alla grave crisi del Centro (-10,4), mentre Nord-Ovest (6,5) e Nord-Est (-6,0) perdono meno dell’Abruzzo. Complessivamente, negli anni Duemila il Centro-Nord cresce (1,5) e l’Abruzzo decresce (-3,3), mentre il Sud sprofonda (-9,4): l’Abruzzo è in testa a un Sud che va alla deriva.

 

Altre considerazioni

 

C’è inoltre in Abruzzo, come ha evidenziato di recente Aldo Ronci, un problema demografico particolarmente grave: l’Abruzzo perde nel 2014 rispetto al 2013 2.365 abitanti e decresce dello 0,18%, in controtendenza rispetto all’Italia che cresce dello 0,02%.

 

Occupazione: negli anni della crisi, prendendo a riferimento il periodo 2008-2014, l’Abruzzo passa da 511mila occupati a 476mila, mentre l’Italia passa da 23.090.000 a 22.279.000. La perdita di base occupazionale è maggiore in Abruzzo (-6,9%) che in Italia (-3,6%): anche il dato occupazionale conferma il processo drammatico di divergenza in atto.

 

Il Sud grande questione nazionale

 

Come sostiene anche lo storico Emanuele Felice, gli stessi mali attanagliano il Mezzogiorno e il grosso dell’Italia, ma nel Sud siamo vicini al punto di non ritorno: la desertificazione economica e demografica impedisce di beneficiare della pur debole ripresa. Si illude chi pensa che il Nord possa ricominciare a correre tirandosi dietro un Sud impoverito, spopolato e clientelare, perché ormai il Nord non ne ha più nemmeno lontanamente la forza. L’Italia non si potrà rimettere in carreggiata senza il contributo del Sud. I destini di Nord e Sud sono indissolubilmente legati. Su questi temi e per lanciare la sua proposta per il Sud e la ripresa della convergenza Nord-Sud, la Uil farà la sua assemblea nazionale a Bari, nell’ambito della Fiera del Levante, il 17 settembre. L’Abruzzo ha un grande ruolo da svolgere: aggiustare la cerniera, rimanere in testa al Sud, ma in un ritrovato processo di convergenza con il Centro-Nord.

 

Pescara, 31 luglio 2015 

 

                                                                       Per la Uil Abruzzo (Roberto Campo)

 

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