Teramo. VERSO FIRENZE 2015- RISCOPRIAMO L’UMANESIMO L’Ufficio per l’Evangelizzazione della Cultura

 

 Il Centro Ricerche personaliste-Salotto Culturale 2015

L’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali

Organizzano il secondo evento culturale

in preparazione al Convegno Nazionale Ecclesiale

Firenze 9-15 Novembre

 

“Paul Ricoeur e l’umanesimo cristiano”

Teramo   22 Maggio 2015

Sala del Vescovado – Ore 16,30

 

In vista del grande Convegno Ecclesiale di Firenze (9-12 Novembre 2015), un appuntamento che si ripete ogni 10 anni e che definisce gli orientamenti della Chiesa Italiana per il decennio successivo, l’Ufficio per l’Evangelizzazione della Cultura, il Centro Ricerche Personaliste – Salotto Culturale 2015, l’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali, organizzano due appuntamenti culturali sul tema “Riscopriamo l’umanesimo cristiano”, che si svolgeranno a Teramo presso la Sala del Vescovado, alle ore 16,30.

Il secondo incontro, in programma si terrà il 22 Maggio e verterà sul tema “L’umanesimo cristiano di Paul Ricoeur a dieci anni dalla morte”. Intervengono Francesca Brezzi (Università di Roma Tre)  e Daniella Iannotta  (Università di Roma Tre). Introduzione a cura di Giovanni Giorgio (Università Lateranense e ITAM, Chieti).

Per il decennale della scomparsa del grande filosofo Paul Ricoeur, la manifestazione teramana, ad oggi, sembra essere l’unica in Italia, nonostante l’importanza che riveste questo pensatore per la riflessione ecclesiale attuale che vede nella evidenza dell’umanesimo cristiano la risposta più adeguata ai bisogni dell’uomo di oggi.

Per questa iniziativa è pervenuto un messaggio di Catherine Goldenstein, segretaria del “fondo Paul Ricoeur”, che si congratula per l’iniziativa e si rammarica di non poter essere presente per una personale testimonianza.

Gli incontri saranno presieduti dal vescovo Diocesano, Mons. Michele Seccia.

G.M.

Scheda di approfondimento

LE RAGIONI DI UNA SCELTA

Il vero nocciolo della questione “umanesimo” è di tipo culturale e spirituale dato che la dispersione del singolo e delle sue intenzioni non garantisce l’affermazione dei valori umani. Il sistema è autoreferenziale e si autoregola rivelando la sua manchevolezza, perché non tutto è pensabile in termini di funzionalità e di autoreferenzialità interna, pena l’essere disfunzionale a se stesso, proprio per la esclusione del mondo della vita, dell’affettività e della spiritualità.

E’ una necessità dello stesso sistema economico-politico, per la sua stessa autoregolazione, concepirsi a servizio dell’umano. Ma ci vuole un “gusto per l’umano”, per “leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore”.  L’opzione di fondo della Traccia per Firenze: “Partire dalle testimonianze che sono esperienza vissuta della fede cristiana e che si sono tradotte in spazi di ‘vita buona del Vangelo’ per la società intera”.

Il Centro Ricerche Personaliste di Teramo su sollecitazione degli Uffici Diocesani della cultura e della comunicazione sociale e su invito della intera Diocesi di Teramo-Atri   nel secondo appuntamento presenterà la figura e l’opera di Paul Ricoeur a dieci anni dalla morte(2005). La figura del filosofo francese morto appena 10 anni or sono vuole aiutare la preparazione dei cristiani per il Convegno Nazionale di  Firenze 2015 attraverso la rilettura contemporanea del suo ‘umanesimo di ispirazione cristiana’ pensato e vissuto come proposta di valori etici validi anche per i non credenti.

Il 22 maggio 2015 alle ore 16,30 nella Sala del Vescovado in P.za Martiri, a Teramo, dopo la presentazione da parte del vescovo Michele Seccia , amico personale di Paul Ricoeur,  l’attenzione verrà centrata su una tematica che ha interessato la filosofia  della seconda metà del novecento e l’inizio del nuovo secolo: l’etica responsabile e l’antropologia personalista. 

 I relatori nell’ordine:

Giovanni Giorgio, docente all’Università lateranense, autore di un testo su Ricoeur, parlerà sull’antropologia teologica  del filosofo

Daniella Iannotta, già docente di semiotica e filosofia morale all’Università di Roma3,  amica personale  e traduttrice dell’opera di Ricoeru in Italia, puntualizzerà gli elementi fondanti l’umanesimo cristiano del filosofo, quali la relazione di reciprocità e il perdono difficile

Francesca Brezzi, già docente di Filosofia morale a Roma 3, autrice della prima monografia su Ricoeur in Italia, sottolineerà gli aspetti etici dell’umanesimo cristiano di P. Ricoeur con i risvolti sociali e politici da proporre ad un umanesimo che voglia essere rispettoso della persona umana.

 

Approfondimento

Parlare di persona per Ricoeur è evocare la relazione interpersonale (“la persona chiama la persona”), il cui paradigma ideale si esprime nella reciprocità uomo donna. Tale ideale reciprocità è legata all’ethos della persona in relazione; non dunque alla morale come insieme di prescrizioni normative, ma alle  aspirazioni più profonde, realizzando le quali si ha la migliore garanzia di un esistere pienamente umano.

Nella nostra epoca storica sembra essere più forte la discrasia tra l’aspirazione a realizzare un rapporto di reciprocità ideale nella coppia e la crisi del rapporto identitario uomo donna, come è evidente nell’aumento delle conflittualità tra i generi e dentro le coppie.   La proposta dell’umanesimo ricoeuriano sottolinea una solidarietà a tutto campo, nel lavoro, nell’impegno sociale, nel pen­siero, nella cura dei figli.

P. Ricoeur ha così sintetizzato l’ethos della reciprocità: “aspirazione ad una vita felice, con e per gli altri, in istituzioni giuste”. Si tratta di tre poli  (stima di sé, cura dell’altro, aspirazione a vivere in istituzioni giuste) indispensabili a delineare la vita sociale in generale e in particolare   le tre direzioni etiche del rapporto uomo donna.

Nella cultura contemporanea, troppo spesso la relazionalità interper­sonale subisce lo scacco della comunicazione: l’altro è – sartrianamente – “l’inferno”. Mancando rapporti di reciprocità, la relazione è unidirezionale e asimmetrica; si acuiscono il di­sagio sociale, l’ostilità, la diffidenza;  la società si configura come massa, con tutti i possibili esiti totalitari che tale termine evoca. Predomina l’esaltazione dell’io che vive una relazionalità puramente naturale, contrattuale o mercantile. Nei casi migliori, quando si prende in considerazione l’aspetto etico si fa riferimento al volto di un tu (Lévinas) visto più come fonte di imperativo morale (“non uccidere”) che come colui che convoca alla comunione, consentendo alla persona di realizzare il suo essere.

Nell’ottica del personalismo, la coscienza culturale della relazionalità personale non può esu­lare da una  filosofia e una antropologia della reciprocità. La persona può conoscersi se si riconosce in un’altra persona. Non possiamo rispondere alla domanda sull’io, se non ripercorrendo il movimento nel quale l’io, agendo a vantaggio di un tu, diviene se stesso. Riconoscere la necessità della qualità del rapporto significa sostanziare la relazione este­tica con quella etica, innestare que­sta su quella, sapendo giocare fino in fondo la scommessa cui l’incontro allude: restare individui o pas­sare ad es­sere persone, stare nella difesa di sé o spendersi per l’altro e ciò corrisponde non tanto ad un dovere moralistico, quanto all’esigenza profonda dell’essere personale e della sua realizzazione.

Nella prospettiva etica, tale movimento si presenta come consa­pevolezza del dono che ciascuno rappresenta per tutti e del dono che gli altri rappresentano per l’io. Non basta accordare due solitudini, ricalcare l’abitudine, con­tentarsi di un poco di atten­zione reciproca, conservando il massimo per sé, appagarsi del funziona­mento, comunque, dell’istituto e dello status. Reciprocità, infatti, non è solo un “essere con”,  se ciò si traduce in lontananza di due solitudini avvicinate, che  rifiutano di dipendere l’una dalla volontà dell’altro, ma è soprattutto un “es­sere per”.

E’ la stessa stima di sé  che implica la capacità di assumere la responsabilità verso l’altro. D’altro canto la fedeltà al progetto di intesa, di amicizia, di amore, lungi dall’essere immobilismo, esige che la reciprocità sia frutto di reiterate azioni di fiducia, nella disponibilità alla rifondazione , come mezzo per far fronte alla routine, al sovraccarico di fatica, alla caduta di interesse, ai richiami evasive  e dispersivi proposti dai mass media.